BRUTTA SORPRESA
Akhena era la seconda nella fila indiana disordinata, il tempo della Grande Caccia era terminato e sembrava essere finito nel migliore dei modi.
Diversi tapiri erano stati presi con successo, le loro carcasse erano legate sottosopra ad alcune aste composte da due bastoni robusti fissati con un paio di liane.
Il buon umore era visibile su tutti quanti, compreso Mornei, ma nessuno poteva sapere quello che era accaduto in loro assenza.
"Sono tornati!" urlò Sophira non appena riconobbe il gruppo di cacciatori.
La prima notata dai suoi occhi fu la sorella, Lika sorrideva innamorata al fianco di Talia intenta a parlare con la cacciatrice.
Le due erano strette grazie al braccio della lupa che si poggiava sul retro del collo, appartenente alla iena, come un serpente innocuo con l'intenzione di proteggerla.
"Madre!"
I cacciatori poterono finalmente vedere il loro villaggio quando la gatta dai capelli rossi corse ad abbracciare la madre a lungo mancata.
Le braccia del canide maturo strinsero la figlia e poggiò la propria testa sulla sua, mentre i tapiri guadagnati nei giorni di fatica appena conclusi le sfioravano i fianchi.
"Vedo che la Dea Giungla ha premiato la tribù." disse la cacciatrice intenta a fissare il bottino destinato a sfamare ogni membro della tribù.
Le due sorrisero, ma solo finché Akhena non notò la sua mancanza.
Alzò la testa e iniziò a guardare ogni angolo che concesso dalla vista, Sophira a volte tardava all'arrivo, restava spesso sull'albero oppure aspettava all'interno del villaggio.
Ma lui... lui era sempre lì ad aspettare il loro ritorno in prima fila: con la pioggia o con il sole, felice o scontento, pieno di energie o esausto.
Il suo cuore battè velocemente per la paura dovuta a qualcosa che nei secoli era e sarebbe stato chiamato "istinto materno".
"Dov'è Ankar? Dov'è mio figlio?"
Micah fissava la punta della sua lancia rinchiuso momentaneamente nella sua piccola casa con solo il buco della porta inesistente a fare da spiraglio per la luce del sole.
Osservava la testa marrone della sua arma, l'oggetto era appartenuto a suo padre anni prima ed era ciò che restava di lui dopo la sua morte.
Il gatto restava anche un'ora a guardarla con la nostalgia del genitore intenta ad elevarsi nel suo animo fino ai peli sopra la testa.
"MICAH!"
Una voce maschile piena d'odio precedette l'arrivo di Liam, quattro dei suoi amici più cari lo stringevano nel tentativo di bloccarlo.
"CHE COSA HAI FATTO?! CHE COSA HAI FATTO?!"
Avanzava a stento mentre parlava finché si ritrovò a pochi passi dal suo obiettivo.
"Liam!"
La voce del leader sembrò avere più successo della presa dei suoi amici, il cacciatore dal pelo nero come la pece arrestò il proprio corpo ansimante.
Fissò i presenti per un istante e uscì senza dire una parola seguito da Akhena.
"Lasciateci." sussurrò il lupo con il fardello del comando senza smettere di guardare Micah.
La madre del lupo esiliato camminava decisa verso una delle case che componevano il villaggio.
Ogni piede poteva essere fatto di metallo per l'intensità con la quale premeva sul terreno e il respiro affranto quanto furioso la faceva apparire come una bestia nata nelle parti più sconosciute e letali della giungla.
Entrò di scatto, incurante della sorpresa della proprietaria, si diresse verso la parete alla sua sinistra e strinse a sè le lance di suo figlio intenta a chiudere gli occhi con le punte poggiate cautamente sul volto.
Enola si alzò dal proprio giaciglio, era come se ogni parola, anche la più corta e semplice, fosse impossibilitata a uscire.
Nonostante ciò fece diversi passi verso la lupa, quando ne mancarono all'incirca tre il canide con più anni sulle spalle si voltò di scatto e costrinse la volpe contro la parete di schiena.
"Ti avevo dato mio figlio! Ti avevo dato uno dei miei tesori più preziosi e tu l'hai lanciato nella giungla!"
I suoi occhi sembravano quelli di un giaguaro furioso che avrebbe ucciso per ira e non a causa dello stomaco vuoto.
"Akhena, io..."
"Taci!"
Strinse il pugno destro e si preparò a sferrarlo ma all'ultimo lo aprì e infine abbassò la mano.
Scosse la testa e uscì senza dire nulla sotto lo sguardo di Enola che ora avvertiva la colpa a un livello più alto.
Mornei fissava ancora il gatto, quest'ultimo cominciava a sentirsi coperto di disagio per quegli occhi così severi.
Non c'era stata una parola da quando erano rimasti soli eppure quello sguardo era peggio di una strigliata urlata davanti all'intero villaggio.
"Dimmi che hai agito per il motivo detto dagli altri." disse il lupo senza perdere la postura finora tenuta.
Non ottenne risposta.
"Dimmi che hai esiliato Ankar per aver preso il fuoco del Dio Sole."
Stavolta lo disse a denti stretti intento a stringere la lancia tenuta nella mano destra.
"Perché? Avevo altri motivi?"
Il leader sbattè la base della lancia sul terreno.
"Non fare il finto tonto!"
Iniziò ad avvicinarsi lentamente finché il gatto poteva sentire il suo respiro, pieno di severità, sul volto.
"Lascia che riporti la tua testa a molti anni fa."
A quel tempo Mornei era molto più giovane e la tribù era guidata da Vax, una iena e padre di Ras, una notte diversi sciacalli fecero l'ennesimo attacco e durante la difesa il capotribù e Mornei si ritrovarono in squadra contro il nemico.
I canidi dalla pelle violacea erano molti, quasi infiniti, e a lungo andare avrebbero sfiancato tutti i cacciatori.
Fu allora che il lupo, quando notò l'avvicinarsi delle nuvole in cielo, prese del fuoco e iniziò a bruciare ciò che poteva della giungla.
Ciò mise in fuga gli sciacalli e poco dopo il Dio Cielo fece piangere così che il fuoco morisse.
Dare fuoco o distruggere in qualunque modo la creazione della Dea Giungla era da sempre una legge severa per la tribù, quanto toccare il fuoco del Dio Sole, ma nonostante ciò Vax scelse Mornei come suo successore per aver messo il bene della tribù prima di sè stesso.
Solo in tre sapevano il motivo di questa scelta e il terzo era un bambino seduto poco in più là che i due avevano protetto per tutta la durata dell'attacco.
"Inizi a ricordare? Eri seduto con le mani sulle ginocchia tremante."
Il silenzio tornò insieme a una tensione enorme quanto il peso della casa in cui i due stavano nel caso fosse crollata su di loro.
"Il tuo silenzio soddisfa la mia domanda."
Il leader scosse la testa.
"Sapevi che avrei scelto Ankar come mio successore, sapevi che i tuoi piani futuri per la tribù sarebbero andati perduti."
Sbattè nuovamente l'arma sul terreno in segno di rabbia.
"Hai esiliato Ankar per egoismo e sete di potere!"
Mornei fece per voltarsi, ma il gatto, preso dal nervosismo, afferrò l'arma del padre e provò a colpire il lupo.
Quest'ultimo, grazie all'udito sviluppato sul terreno di caccia, si girò in tempo e bloccò l'attacco con l'arma posta in orizzontale per poi sferrare un calcio sulla gamba sinistra del suo avversario.
Micah finì in ginocchio e sentì il bastone sui denti prima di finire sul terreno di schiena con il piede destro del capotribù sul petto e la lancia puntata a poco dal collo intento a deglutire.
"Sei senza speranza."
Fu allora che Kabal colpì il leader sulla nuca e lo fece cadere sul terreno privo di sensi.
"Tutto bene?"
Il topo tese la mano verso l'amico e l'aiuto ad alzarsi.
"Se devo usare le mani dure per avere questa tribù, non esiterò... e so già da cosa iniziare."
CIAU!
Vi sono mancato?
Che ne pensate?
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