capitolo 9.
«Avanti, Sebastian. Non essere timido, dimmi ciò che devi dire e poi sparisci.» esorto il ragazzo al mio fianco a proferire parola dato che è da ben dieci minuti fermo al suo posto a mangiare il mio panino, dato che l'ha pagato con i miei soldi, e a guardare la televisione che sta trasmettendo il mio cartone Disney preferito: la principessa e il ranocchio. Cartone che ho costretto Sebastian a vedere almeno cinquanta volte quando eravamo bambini dato che ogni scusa era buona per rivederlo. Lui lo odiava ma fingeva gli piacesse soltanto per farmi felice.
Chissà se si è dimenticato questo particolare dato che è assorto completamente nella scena di Naveen che litiga con Tiana dopo il loro primo bacio, come se non l'avesse mai visto.
«Dopo il cartone Sole, non vedi che sono impegnato?» domanda retoricamente non distogliendo lo sguardo dallo schermo. Dio, perché oggi vuoi essere così crudele con me?
Sbuffo sonoramente e decido di passare alle maniere forti. Mi allungo verso la sua parte e dopo aver preso il telecomando spengo la televisione. Le mani di Sebastian rimangono a mezz'aria con l'ultimo boccone di panino che termina prima di rivolgersi a me con un'occhiata di fuoco «era quasi finito, potevi farmelo vedere e poi avremmo parlato.» spiega semplicemente come se fossimo amici da una vita e avessimo tutto il tempo del mondo da passare insieme, cosa che ovviamente sottolineo.
«Punto primo era appena iniziato» alzo l'indice per portare il conto mentre il mio tono di voce si fa via via più aspro «punto secondo, nessuno ti ha chiesto di restare» alzo il medio e dopo aver alzando anche l'anulare esplico l'ultimo punto «punto terzo, non siamo amici e non puoi comportarti così.»
«Proprio perché non siamo amici e sono tuo ospite dovresti trattarmi in modo educato e cortese. Fino ad ora ho soltanto visto la tua bocca completamente imbronciata e i tuoi occhi alzarsi al cielo almeno venti volte.» sgrano gli occhi scioccata da ciò che ha detto e una risata amara fuoriesce dalla mia bocca, mentre mi alzo adirata dal mio posto. Se resto un altro po' vicino a lui finisce che lo strangolo.
«E sei stato ancora fortunato, la tentazione di cacciarti di casa usando le maniere forti era molto alta. Sono stata fin troppo educata e cortese.» ribatto sinceramente mentre lo vedo ridacchiare. Si alza anche lui dalla postazione e mi raggiunge sedendosi però sul bracciolo del divano. Abbiamo quasi la stessa altezza solo che per una volta sono io che lo supero di qualche centimetro.
«Sei troppo curiosa di sapere cosa voglio dirti, non l'avresti mai fatto.» azzarda ma in risposta trova solo la mia testa che si scuote in segno di negazione.
«Mi trovi così scontata? Fuori sta venendo giù il mondo, non volevo avere la tua morte sulla coscienza facendoti tornare a casa in macchina, per questo sei ancora qui. E per la cronaca non mi interessa ciò che mi devi dire, Sebastian e non mi interessa ciò che pensi di me o di cosa io abbia potuto fare. Sei sparito e l'ho accettato, adesso sei pregato di rifarlo.» vomito quelle parole alternando sincerità e rabbia.
Sincerità perché per quanto possa odiarlo non lo lascerei tornare a casa sotto questo diluvio. Fuori non c'è nessuna macchina e se questo non è un segnale non so cos'altro possa esserlo. Anche mia mamma mi ha scritto dicendomi che avrebbero fatto ritardo lei e Cill.
Rabbia perché, sempre per quanto possa odiarlo la me bambina ha bisogno di sapere perché è stata abbandonata. L'hanno fatto fin troppe persone e ho bisogno di capire se sono io il problema o se sono semplicemente circondata da stronzi senza cuore.
Tuttavia, la risposta di Sebastian non arriva e quando lo guardo in volto noto che è improvvisamente diventato serio, ammutolito e i suoi occhi sono fissi su un punto vuoto dietro di me. Non era questa la reazione che mi aspettavo e quando mi avvicino a lui noto che non sbatte le palpebre e senza neanche pensarci due volte il mio corpo va in allerta.
«Sebastian.» lo chiamo cercando di mostrarmi pacata mentre sventolo una mano davanti al suo volto. Ma nulla, lui continua a fissare quel punto mentre dei respiri spezzati fuoriescono dalla sua bocca.
«Avanti, non mi fai ridere.» poso una mano sul suo braccio nella speranza che possa scoppiare a ridere dicendomi che è tutto uno scherzo e che sono una credulona di prima categoria, ma ciò non accade. Non appena la mia mano entra in contatto con il suo braccio noto che è bollente e, per quanto possa fare caldo qua dentro, la sua maglietta era ancora bagnata e dubito che il riscaldamento possa avergli provocato una temperatura corporea così alta.
Ad un tratto però i suoi occhi vitrei iniziano a riprendere vita e il mio cuore recupera un battito che subito perde non appena lo sento ansimare in cerca di aria. Ed è solo in questo momento che diversi flashback mi tornano in mente facendomi rammentare quando, ad avere questi attacchi di panico, era mia madre. lo e Kayden cercavamo di aiutarla e, mentre lui cercava informazioni su internet, io svolgevo ciò che lui mi diceva; perciò, in questo momento cerco di fare mente locale e capire cosa fare senza dare di matto.
«Okay Seb» mi abbasso per evitare di sopprimerlo con il mio corpo e prendo le sue mani nelle mie e inizio a fare movimenti circolari con le dita per cercare di dargli un contatto con la realtà «guardami e respiriamo insieme.» lo incito con tono pacato non appena abbassa il suo volto su di me. Annuisce flebilmente ma quando ci prova il suo respiro rimane bloccato «aria» mima con le labbra.
Prontamente mi rialzo e quando noto che vuole togliersi la maglietta l'aiuto per evitare che si affatichi troppo. Lo posiziono sul divano in modo da essere più comodo e per evitare che per troppi secondi rimanga da solo prendo la bottiglietta d'acqua che mi era arrivata con la cena e bagno leggermente il tessuto di cotone.
«Adesso ti passo sul collo la maglietta, è bagnata. Però nel frattempo respiriamo. Insieme.» dico lentamente e con un autocontrollo che non pensavo mi potesse appartenere mentre mi avvicino a lui. Inizio a passargli la maglietta sul collo mentre prendo un respiro profondo «fai ciò che faccio io, fallo insieme a me» sussurro.
«uno» inizia a contare mentre si passa con più forza la maglietta sul torace completamente nudo e cerca di respirare a fondo.
«due» lo seguo mentre mi bagno le mani e gliele passo sul volto ancora pallido.
«tre» continua mentre mi ritrovo a cavalcioni su di lui a causa sua dato che mi ha letteralmente trascinato.
«quattro» questa volta il respiro mozzato è il mio perché ci troviamo in una posizione alquanto ambigua e non mi sento molto a mio agio. Mi muovo a disagio sul corpo tonico al di sotto di me quando Sebastian agguanta i miei fianchi tenendomi ferma. Questa è la seconda volta nel giro di poche ore.
«ho bisogno di un contatto con la realtà, non scendere.» e per la prima volta, da quando l'ho rivisto, ho scorto in lui un barlume di debolezza che non pensavo potesse appartenergli. Questa volta il suo tono non è carico di malizia come ogni volta che mi rivolge la parola, è semplicemente sfinito. Di solito si mostra così sfrontato e sicuro di sé che ho quasi paura di come si sta mostrando adesso...debole e vulnerabile.
E ovviamente io rimango su di lui a cercare di calmarlo, respirando insieme e passando l'indumento umido sul corpo, perché una cosa che ho imparato dall'esperienza di mia mamma è cercare rassicurare e calmare la persona e se lui, in questo momento, ha bisogno di questo contatto con la realtà, non glielo nego. Perché per quanto possa odiarlo e possa essere arrabbiata con lui so che questi momenti ti capitano all'improvviso e non posso lasciarlo da solo.
Continuiamo a contare lentamente e quando vedo che il respiro si è regolarizzato e che il suo battito è tornato normale, anche io torno a tranquillizzarmi. Le sue mani vagano sul mio corpo mentre i suoi occhi, che tacitamente mi stanno ringraziando, rimangono fissi sui miei.
«Ti senti meglio?» domando pacata affrontando la parte più difficile di questi momenti, quella dove si torna alla realtà e ci si sente spaesati. Lui cerca di sistemarsi al meglio e nonostante ci sia io sul suo grembo si muove con facilità, come se non pesassi nulla.
«Si, non è stato nulla di che, ce l'avrei fatta anche da solo.» minimizza facendomi scendere dalle sue gambe e usando un tono tagliente. Imbarazzata accompagno il movimento e per poco non casco giù quando mi lascia andare, ma fortunatamente mi ricompongo.
«Non puoi dire che non è stato nulla di che, hai avuto un attacco di panico.» alzo leggermente il tono di voce quando vedo il suo atteggiamento sereno contrapporsi al mio che invece è pieno di fuoco. Non può sminuire questa situazione quando letteralmente stava sbattendo a terra in casa mia, con me davanti.
«È stato solo un giramento di testa, smettila di preoccuparti inutilmente.» sbotta con un tono freddo e distaccato che mi fa indietreggiare di un passo in modo istintivo.
«Perché devi fare lo stronzo in questo momento?» incrocio le braccia sotto il seno e lo guardo fisso negli occhi mentre un lampo di rabbia attraversa i miei. Sicuramente il mio atteggiamento non è dei migliori dato ciò che è appena successo; tuttavia, la pacatezza e l'autocontrollo di pochi secondi fa sono spariti non appena ha sottovalutato l'avvenimento di poco prima.
«E tu perché devi continuare a farmi girare i coglioni? Mi serve quella cazzo di camicia così posso tornarmene a casa.» sibilo un 'vaffanculo' e dopo averlo superato, colpendolo anche con una spallata, mi dirigo in camera mia afflitta dalla situazione e dal suo carattere di merda.
Recupero la camicia dal mio armadio e quando esco dalla camera me lo ritrovo di fronte «incredibile, già sentivi la mia mancanza?» ribatto con tono ironico poggiandoli malamente sul petto la camicia fresca di lavanderia.
Strano come si capovolgono le situazioni, no? Un attimo fa ero pronta a sotterrare l'ascia di guerra a causa del suo stato di salute e adesso, neanche dieci minuti dopo, siamo già con il fucile puntato l'uno contro l'altro. Ma d'altronde quando si può rimanere calmi quando hai Sebastian Dante Morris intorno? Non si può, perché lui è la miccia che fa accendere la rabbia e il nervosismo che provo ogni volta che si comporta in questo dannato modo.
«Intendi che sentivo la mancanza del tuo carattere di merda da principessina viziata o del tuo sculettare in modo impertinente sotto il mio sguardo? Perché di certo la prima cosa non mi è mancata.» si lambisce il labbro inferiore mentre mantiene lo sguardo fisso nel mio, ritornando il Sebastian dell'ora scorsa. Anche un sorrisetto arrogante nasce sul suo volto e, come di norma a questa sua azione corrisponde una mia reazione, che consiste nell'insultarlo e superarlo in malo modo. Quando però mi rendo conto effettivamente della frase che ha detto, mi blocco a metà scalinata e l'esorto ad andare avanti «prego, passa davanti e sparisci dalla mia cazzo di vista.»
«Come vuoi tu principessa.» alza una mano in segno di resa –dato che nell'altra tiene la camicia- «tanto il tuo culo l'ho già fissato per tutta la sera.» e, detto ciò, scendiamo al piano di sotto quando a cogliermi di sorpresa c'è la scena davanti a me, di mia madre e Cillian appena tornati a casa, che mi fa paralizzare. Si, stasera Dio mi odia.
«Mamma?» spalanco la bocca quando mi ritrovo Caroline di Laurentiis davanti a me «cosa ci fai qui?» domando sorpresa e soprattutto colta alla sprovvista. Lei fa passare così velocemente il suo sguardo da me e Sebastian che ad una certa ho paura che le escano gli occhi dalle orbite. Diciamo che la situazione non gioca a nostro favore dato il suo petto nudo e la sua maglietta gettata a terra nel salotto ma, ovviamente noi abbiamo una giustificazione plausibile.
«È casa mia, Sole. Ci vivo qui.» ribatte seccata mentre incrocia le braccia sotto al seno e mentre continua a scrutare il mio nemico dall'alto verso il basso. Sicuramente non ha riconosciuto Sebastian, altrimenti non avrebbe fatto questo teatrino dato che lei era follemente innamorata di quel bambino dagli occhi verdi. Diceva che lui, insieme a Kayden, riusciva a far brillare nuovamente i miei occhi soprattutto dopo i litigi avvenuti in casa. Quando mamma ha visto che Sebastian era una persona fondamentale non solo nella mia vita, ma stava diventando anche un ottimo amico di mio fratello, ha deciso di farlo venire a casa ogni volta che papà non c'era. Sapeva che ci faceva solo bene. Poi è sparito e improvvisamente il suo nome non è stato più menzionato da nessuno di noi.
«Caroline non è come sembra.» si lascia sfuggire il ragazzo al mio fianco mentre mia madre gli lancia uno sguardo incuriosito e sicuramente uno meno minatorio del mio. Ora è incuriosita e come prevedevo non si ricorda di lui. O almeno, era quello che credevo perché dopo neanche due secondi gli occhi di mia madre sono sgranati e lucidi. Davvero, mamma?
«Sebastian, sei tu?» domanda con la voce rotta per poi darsi da sola una risposta «certo che sei tu, bambino mio. Il tuo accento italiano è riconoscibile anche a distanza di anni.»
Guardo Cillian preoccupata, perché mia madre non si è mai comportata così con nessuno, se non con Eileen e Sophie -già, neanche con me- e noto che anche lui guarda Sebastian con uno sguardo diverso rispetto a quello di mia madre. Come se già lo conoscesse, cosa molto probabile dato che è lo sceriffo di Santa Monica e conoscere praticamente tutti è parte del suo lavoro.
«Si, sono io Caroline.» conferma lui con un sorriso sincero a 32 denti mentre si lascia stritolare da mia madre e quando quest'ultima chiede a lui cosa ci faccia qui, non facendo neanche caso alla sua assenza di maglietta, ovviamente lui non dice la verità: «Sole si sentiva molto sola e così quando mi ha chiamato immediatamente sono corso qui. Ci siamo visti un film e per sbaglio mi ha buttato dell'acqua addosso, per questo sono senza maglietta.» spiega con un tono così convincente da abbindolare anche me, come se effettivamente fosse successo ciò che lui ha detto.
«Non dirmi Marisol, finalmente hai seguito il mio consiglio e hai lasciato Josh.» esulta felice battendo le mani per poi voltarsi verso il suo compagno «hai visto amore, finalmente ha aperto gli occhi su quel mascalzone di Joshua.»
Ma Cillian, che ha come difetto quello di fiutare le bugie anche a lunghe distanze sa che io non ho chiamato Sebastian e che lui si è presentato qui di sua spontanea volontà. Perché mentre mia madre vede solo ciò che vuole vedere, Cill è la persona più razionale e oggettiva che io abbia mai conosciuto.
«Mamma.» digrigno mentre le lancio uno sguardo ammonitore. Ci manca solo che questi due inizino a riandare d'accordo, dato che nei rari momenti di spensieratezza i due si divertivano a farmi impazzire, i tre se contiamo anche mio fratello.
«Cosa c'è Marisol? Stavo solo facendo conversazione.» borbotta con non chalance mentre appende la sua costosissima giacca all'appendiabiti per poi posare lo sguardo da me a lui «A proposito, come stanno i tuoi genitori?»
Tasto abbastanza dolente per il mio ex migliore amico dato che indurisce la mascella per qualche secondo. Tuttavia, se mia madre non è brava a interpretare i segnali corporei dato che in trepidazione attende una sua risposta, io e Cillian sì. Infatti, è proprio quest'ultimo a intromettersi nella conversazione appoggiando dolcemente una mano sulla spalla di mia madre «cara forse è meglio andare, lasciamo i ragazzi soli.»
«Oh si giusto» si batte una mano sulla fronte come se avesse capito un'antifona di Cillian che però non esiste «tu però caro passami a trovare più spesso, soprattutto adesso che sei tornato dall'Italia.» Sebastian annuisce e finalmente mia madre si dilegua in camera sua dopo aver augurato una buonanotte generale con tono allegro, ah e dopo aver dato a Sebastian un pizzicotto sulla guancia neanche fosse una nonna felice di rivedere il nipote. Sarà stata la presenza di Sebastian a farla mettere di buon umore o i due calici di vino che rigorosamente si beve ogni volta che esce a cena con Cill? Sicuramente lo capirò dal suo umore domattina. Se sarà allegra la risposta sarà il mio ex migliore amico, in caso contrario sarà l'alcool.
«Vado anch'io. Buonanotte Sole.» dice Cillian stampandomi un bacio sulla guancia con tono affettuoso «Morris, tu rimettiti la maglietta.» e dopo averlo guardato in modo minatorio e avergli lanciato la sua maglietta, che sarà andato a recuperare dal pavimento in salotto, sparisce anche lui al piano di sopra.
«Vi conoscete?» domando stranita dato che Cillian l'ha chiamato per cognome. Si, sicuramente essendo sceriffo Cillian conosce tutta Santa Monica, tuttavia ha usato un tono così aspro che mi ha fatto pensare a un qualcosa di più confidenziale. E, ovviamente i miei sospetti trovano risposta quando Sebastian mi dà la conferma «mi è capitato più volte di fare un giro in centrale.» afferma secco per poi dirigersi in salotto e raccattare le sue cose.
«Bella l'Italia?» domando nuovamente quando il silenzio tra di noi si fa pesante. Si è percepito che la sua voglia di discutere con me dopo l'avvenimento di prima è sotto lo zero; tuttavia, non riesco mai a tenere la lingua a freno e questo è il risultato. Anche perché tolta la questione del giornalino scolastico che per ovvie ragioni non abbiamo più tirato in ballo, ci sono domande che sono curiosa di porre a Sebastian. Sapevo sua madre fosse italiana ma non ho mai pensato al fatto che potesse essere andato lì in tutti questi anni. A quanto pare mia madre lo sapeva e Kayden anche, e so che non mi hanno detto nulla perché quando avevo effettivamente capito di essere stata abbandonata, ho proibito a tutti di pronunciare il suo nome. Solo che questa lieve informazione nascosta si può perdonare, quello che aveva fatto Kayden precedentemente tenendomi nascosto il suo ritorno è stato molto peggio.
«Sicuramente meglio del South che tuo nonno vuole distruggere.» caspita, e se pensavo avesse deciso di accantonare quel discorso dato l'orario mi sbagliavo di grosso, ma meglio così.
«Non ero anche io la colpevole?» domando retorica mentre incrocio le braccia al petto e lo osservo infilarsi la camicia. Potevo prestargli qualcosa affinché non la rovinasse? Si. L'ho fatto? Assolutamente no. Non volevo avere un altro pretesto per farlo infilare in casa mia, di nuovo, senza permesso.
«Non avresti mai scelto la strada più facile per vendicarti di ciò che ti ho fatto.» mi dice tagliente mentre si arrotola i polsini della divisa scolastica ma al contempo mantiene lo sguardo fisso su di me.
«E perché avresti detto quelle cose in mensa, stamattina?» assottiglio lo sguardo mentre un velo di curiosità traspare dalla mia voce. Curiosità che è palpabile nell'aria dato che fa un ghigno, come se avessi abboccato all'amo e gli avessi chiesto esattamente ciò che si voleva sentire dire.
«Oh, io penso che tu sia meschina Sole e vendicativa. Ma ho dovuto rincarare la dose affinché il tuo ragazzo accettasse di venire all'inferno da me.» da me, non con me. Quando stamattina Sebastian aveva pronunciato 'ci vediamo all'inferno' rivolto verso Josh pensavo fosse una sorta di modo di dire. Adesso però ho paura che non sia più così dato che in entrambi i casi ho notato un bagliore di sfida attraversare il suo sguardo.
«Bugiarda e superficiale perché, allora? Perché sono bionda, amo i trucchi e i vestiti?» domando retorica puntando il mio indice sul suo petto con fare indignato. Cristo, spero non sia lui così superficiale altrimenti potrei seriamente infilare un tacco 12 nel suo bel faccino.
«Oh, non per quello» ridacchia con mascolinità spostandomi il dito dal suo corpo «non credo agli stereotipi classici che se sei bella sei automaticamente superficiale e stupida. Hai un'intelligenza tale da vincere da sola i matleti e lo sappiamo entrambi Sole e sei fin troppo sincera e senza peli sulla lingua, semplicemente, come ti ho spiegato dovevo far in modo che il tuo ragazzo venisse da me all'inferno.»
Ovviamente queste sue parole tendono a destabilizzarmi ma, cerco subito di riprendermi non facendo capire nulla e utilizzo come arma di difesa lo stesso tono tagliente che aveva usato lui precedentemente «prova a fare qualcosa a Josh e giuro che te la farò pagare. All'inferno poi ti ci porto io.» sibilo ritornando di nuovo in me stessa.
«Ci conto, principessa» mi fa un occhiolino per poi continuare il suo teatrino mentre si dirige verso l'ingresso «sono già pronto ad ospitarti nel mio regno.»
E, detto ciò, esce da casa mia in contemporanea al suo telefono che inizia a squillare. È Cindy, la famosa ragazza di Sebastian che non menziona mai. Dio, cosa penserebbe se sapesse cosa è successo stasera?
Mentre chiudo la porta e mi appoggio ad essa scivolando lentamente a terra penso a quanto io sia stata una persona alquanto orribile nei confronti di Josh stasera e Sebastian nei confronti di Cindy. Perché anche se effettivamente non abbiamo fatto nulla di grave che possa essere considerato tradimento -perché quando Sebastian mi ha fatto mettere a cavalcioni su di lui, lui stava male quindi sono giustificata, no? - io mi incazzerei di brutto se fosse accaduto una cosa a parti inverse.
Tuffo il volto nelle mie mani inconsapevole di cosa fare e con l'unica necessità di mettermi a urlare quando una voce mi interrompe il flusso dei miei pensieri.
«Tutto bene?» domanda Cillian preoccupato quando giunge alla fine delle scale. Alzo lo sguardo verso di lui e annuisco poco convinta. Mi alzo dal pavimento e lo seguo quando mi fa cenno di andare con lui in cucina. Sicuramente si starà andando a preparare un te matcha, appena ne ha la possibilità tende a prepararsi quella bevanda verde che, se posso dirlo con sincerità, non mi fa per nulla impazzire.
Mentre prepara la sua bevanda alza di tanto in tanto lo sguardo verso di me in attesa che io parli, solo che effettivamente non so neanche io cosa dire. Perciò aspetto che sia lui a farmi una nuova domanda che, conoscendo il mio patrigno ben presto arriva.
«Quindi è lui il famoso bambino che ti ha spezzato il cuore?» ah, così diretto. Me lo sarei dovuta aspettare da uno sceriffo dato che odia ruotare intorno ai discorsi prima di arrivare dritto al punto, però pensavo che con me avrebbe fatto un'eccezione.
«Si, è lui. E per la cronaca non mi ha spezzato il cuore.» metto in chiaro dichiarando il falso e mettendomi sulla difensiva. Mi appoggio sul bancone della cucina mentre lui mi scruta e sorseggia il suo te.
«Questo non lo so, io ti riporto solo le parole che mi ha detto tua madre. Quando mi sono fidanzato con lei Sebastian non c'era già più.» riflette e io annuisco solamente mentre penso a quanto sia traditrice mia madre.
«E tu, invece come lo conosci?» domando con un tono di voce abbastanza basso dato che se mia madre si svegliasse in questo momento provocherebbe un disastro nucleare. La cosa che odia di più, oltre Josh e cucinare pietanze che non siano dolci, è quando qualcuno la sveglia. Deve riposare almeno 8 ore per far sì che il suo trattamento di bellezza funzioni.
«Più di qualche volta l'ho dovuto portare in centrale. Piccoli reati e qualche ora di detenzione. Il giorno dopo le denunce venivano sempre ritirate.»
«Come mai?» domando curiosa assottigliando lo sguardo. Ogni ragazzo del South è invischiato in reati minori e non mi stupisco che lo sia anche Sebastian. Non si tratta di pregiudizi, semplicemente la maggior parte di questi reati minori corrisponde a furti in qualche negozio di prima necessità. E infatti Cillian mi da la conferma quando inizia a rispondere alla mia domanda.
«La maggior parte delle volte sono furti in negozi di alimentari, farmacie, supermercati o benzinai. Sono tutti negozi del North e ogni volta che andiamo a parlare con i proprietari loro ci rassicurano dicendo che il danno non è stato così elevato e che andare in tribunale per loro sarebbe solo un grattacapo enorme e una spesa maggiore rispetto alla merce rubata.»
«Strano, proprio perché sono furti provenienti dai ragazzi del South dovrebbero approfittarsene e sbatterli in galera dato l'astio profondo tra le due fazioni. Mi sbaglio?» specifico curiosa.
Cillian in risposta alza le spalle e dopo aver messo la tazza nella lavastoviglie si passa una mano tra i capelli brizzolati «Hai perfettamente ragione, solo che anche chi riceve il furto sa che loro sono semplici ragazzini in cerca di beni essenziali per la loro sopravvivenza. Magari si impietosiscono o magari hanno paura di ricevere il ben servito da tutti gli abitanti del South. Fatto sta che una volta caduta la denuncia noi controlliamo sporadicamente i negozi in modo da evitare che questi avvenimenti si ripetono e quando vediamo atteggiamenti sospetti da parte del South immediatamente facciamo scattare le segnalazioni in modo da evitare il peggio.» mi spiega con quella dolcezza che lo contraddistingue mentre uno sbadiglio fuoriesce dalla sua bocca. Capisco che è il momento di andare a dormire e perciò quando mi augura la buonanotte lo lascio andare senza fare ulteriori domande.
Nel frattempo, io mi dirigo in salotto a pulire tutto il disordine che abbiamo lasciato imprecando mentalmente sul fatto che neanche stasera sono riuscita a passare del tempo da sola con me stessa, in santa pace. Mentre raccatto le scatole vuote che prima contenevano il cibo, vedo il mio telefono illuminarsi e quel sorriso speranzoso –e abbastanza colpevole- che sia Josh il mittente, sparisce quando vedo il nome 'sconosciuto' apparire sullo schermo. Oramai so chi è questo famigerato sconosciuto, tuttavia non penso sia il caso di modificare il suo nome tra i miei contatti.
Abbasso la tendina per leggere il messaggio senza visualizzarlo e ciò che leggo non mi stupisce minimamente.
Sconosciuto: non raccontare a nessuno del mio giramento di testa, il resto puoi dirlo a chi vuoi anche perché so che hai apprezzato la mia compagnia. Dovrei tornare più spesso, soprattutto per rendere felice tua madre che era così entusiasta di vedermi.
E, ovviamente in allegato c'è un occhiolino che mi fa alzare gli occhi al cielo. Senza pensarci due volte, e senza perdermi troppo in chiacchere rispondo con un semplice e conciso 'vaffanculo' e dopodiché finisco di pulire velocemente. Successivamente, mi dirigo in camera mia pronta a mettere un punto a questa giornata infernale.
La mattina dopo, come risveglio mi ritrovo una Caroline di Laurentiis abbastanza adirata per aver disobbedito al suo unico ordine, non far venire nessun ragazzo a casa mia. Umore negativo uguale ieri sera ha alzato il gomito.
«Mamma, non l'ho invitato io, si è presentato qui di sua spontanea volontà.» ribatto frustrata mentre appoggio i palmi delle mani sul bancone.
«Potevi mandarlo via.» ribatte con non chalance come se fosse la cosa più semplice del mondo mentre sorseggia la sua tazza di caffè nero. Spoiler, con Sebastian non lo è.
«Ci ho provato.» dico ovvia mentre cerco di attirare invano la sua attenzione. Questa donna è multi-tasking, beve il caffè, sfoglia il suo giornale di architettura e mi ascolta –o meglio, mi rimprovera. Anche se preferirei che mi guardasse negli occhi.
«Potevi farlo meglio anche se, se fossi stata nei tuoi panni neanche io l'avrei mandato via.» mi fa un occhiolino allusivo e sgrano gli occhi al solo pensiero «non ci pensare neanche» ribatto nervosa e schifata mentre addento la mia colazione.
«Per quanto tu possa avere degli gusti discutibili dato il ragazzo con cui ti sei messa, ho fiducia che tu possa cambiare idea figlia mia. È un bel partito.» bel partito a livello estetico, non buon partito a livello economico.
Per quanto noi due possiamo appartenere alla famiglia del sindaco, che è il più conservatore di tutti gli abitanti di Santa Monica, né io e né mia madre teniamo in considerazione il conto in banca o lo status sociale del nostro partner. Lei si è messa prima con mio padre –figlio del sindaco- proveniente dal South e poi con Cillian che appartiene a quella piccola fazione rappresentata da quelle persone agiate che però non si possono permettere grandi lussi.
Tuttavia, come può il sindaco provenire dal South e adesso vivere nel lusso più assoluto?
Tre frasi, brevi e concise: manipolazione dei voti. Ricchezza improvvisa e continua. Rinnegamento del territorio di appartenenza per la paura di poterci tornare a farne parte.
E poi, se devo dirla tutta, la ricchezza della mia famiglia proviene da mia madre e dai suoi genitori anche loro architetti, non da mio padre o mio nonno.
«È uno stronzo.» riprendo il discorso esponendo il mio più onesto parere sul soggetto della nostra discussione. Oramai ometto il suo disprezzo verso Josh, è solo una guerra persa.
«Gli stronzi sono ben altri Sole e lo sappiamo entrambe, lui si comporta così perché vuole attirare la tua attenzione. Abbi fiducia di chi ha fatto più esperienze di te, hai solo diciotto anni e la tua vita è appena iniziata.» e, detto ciò, si dilegua in cucina lasciandomi sola a finire la colazione.
*
Se la prima ora di lezione passa velocemente e in modo molto tranquillo, quella di letteratura italiana della seconda ora mi ha infuso dell'ansia pazzesca. Non solo perché è una materia che abbiamo solo accennato l'anno scorso –in quanto la professoressa mancava un giorno sì e l'altro pure- ma più che altro perché questa nuova prof ci ha avvisati che venerdì prossimo faremo un test in modo che lei potrà capire il nostro livello di conoscenza della lingua e della letteratura. Ovviamente il mio da una scala da 1 a 10 è un 3, perché non mi ricordo assolutamente nulla se non qualche parola basilare. Ci ha dato dei macro-argomenti da ripetere e quindi, nella speranza di avere molto di tempo libero, dovrò fare un mega ripasso per riuscire almeno a prendere una sufficienza. Non dovrei preoccuparmi dato che è un semplice test conoscitivo solo che la professoressa ha detto che per chi andrà male verrà affiancato da un tutor e questi tutor sono nient'altro che tutti i suoi studenti del South dato che, a detta sua, hanno una media eccellente nella sua disciplina.
Quindi, mi appunto sul mio quaderno rosa gli argomenti da ripassare e mi metto d'accordo con il mio fidanzato che, fortunatamente frequenta questo corso con me –insieme anche a Betty, Eileen e i gemelli Paxton- di studiare insieme. Mi da un bacio a stampo e annuisce confermandomi la nostra sessione di studio.
Rispetto a ieri sera il senso di colpa si è alleviato. Ci ho riflettuto quasi tutta la notte e dopo averci pensato bene sono arrivata alla conclusione che è successo tutto per colpa di una successione di sfortunati eventi iniziati da una bugia, e che se avessi dovuto spiegare la sua presenza a casa mia avrei dovuto dire anche il motivo per il quale io avevo la sua camicia. So che prima o poi dovrò dire tutta la verità a Josh, anche perché una relazione non si può basare sulle bugie, solo che ho così tanta paura di perderlo che vorrei rimandare il discorso all'infinito. Oggi lo rimando perché c'è la partita e ci saranno molti sponsor a vederlo e anche molti coach delle università della California, di conseguenza non posso distrarlo. Ed è questo il mantra che mi ripeto mentre io ed Eileen andiamo nei bagni femminili a cambiarci per la partita.
«Alla fine tu e Wade avete risolto?» butto lì non appena constato che siamo sole. Lo ammetto, intavolo questo argomento anche per evitare di pensare ai miei problemi. Tuttavia, è strano che siamo sole dato che in queste occasioni i bagni pullulano di ragazze intente a prepararsi. Solo le cheerleader possono cambiarsi negli spogliatoi appositi.
La mora annuisce facendomi spuntare un sorriso sincero sul volto «si, abbiamo risolto e ho anche parlato con Ethan. Alla fine, mi ha spiegato che si è comportato così solo per farsi nuovi amici dato che il suo fidanzato è impegnato con il lacrosse. Mi ha rassicurata dicendomi che è gay e che per quanto io sia bella non vuole provarci assolutamente con me.» diventa rossa a quel complimento e il mio cuore si quasi scioglie davanti questa scena.
«Beh, è positivo. Hai risolto un problema e finalmente potrai andare a lavoro senza il timore che Ethan possa farti qualche avances.» sicuramente si sarebbe fatta molti problemi. Non perché Wade le mette qualche pressione anche se è estremamente geloso, semplicemente lei non si sarebbe più vissuta il suo locus amoenus in modo tranquillo; la conosco e si fa troppi problemi per tutto, anche dove non c'è né bisogno.
«Si» ridacchia per poi proseguire il discorso «e ho scoperto che è anche una persona piacevole con la quale passare il tempo. Abbiamo praticamente molti hobby in comune oltre quello degli animali.»
«Tipo?» domando interessata dato che la mia migliore amica è letteralmente appassionata di ogni cosa che la circonda. Un sorriso furbo fuoriesce dalla sua bocca e inizia a parlare citandomi almeno dodici hobby che vanno appunto dagli animali, ai cristalli, per passare all'armocromia, alla musica indie, ai film disney fino ad arrivare ai cowboy.
«Ah, e non scordiamoci di Magic Mike, un paradiso per gli occhi.» blatera sognante Eileen mentre io ridacchio. Si, decisamente un paradiso per gli occhi.
«Cristo!» una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare mentre JJ fa il suo ingresso alle nostre spalle «penso sia uno spreco spendere 120 dollari per vedere dei ragazzi nudi.» constata disgustata mentre scruta dalla testa ai piedi Eileen, con un sorrisino sul volto, che al mio contrario è in intimo, in procinto di vestirsi per la partita. Lei se ne accorge e immediatamente si nasconde dietro di me e di conseguenza lo sguardo di JJ slitta dalla mora alla sottoscritta. Il suo sguardo che qualche secondo fa indugiava un po' troppo sulla ragazza al mio fianco, adesso è spento e mi fissa con indifferenza.
Dopo la lezione di scrittura e arte creativa, e dopo l'episodio in mensa, ho incrociato poche volte JJ. Immagino che provi disprezzo per me e per la mia famiglia però, al contrario di tutti gli altri ragazzi del South che mi lanciano occhiate di fuoco, lei è quella che più che odio o astio mostra indifferenza totale. E, onestamente, a me sta bene così.
Per l'occasione di oggi, indosso solo la felpa grigia della squadra di Josh con dietro il suo cognome e il suo numero e infilo il tessuto in eccesso nella gonna bordeaux a pieghe nonché divisa della scuola. Ripiego la maglietta Chanel e la infilo nella borsa e dopo essermi controllata trucco e capelli, ed essermi ripassata solo il gloss, mi dirigo di nuovo verso la mia migliore amica che come me è già pronta.
«Avverti il tuo caro fidanzato che oggi alla partita dovrà fare attenzione al mio Seb. È pronto a fargli il culo.» Lindsay si para davanti a me con le braccia incrociate e un sorriso strafottente sul volto. Indossa il completo da cheerleader e mi chiedo con quale buon senso Betty l'abbia fatta entrare nella sua squadra dato che non sa neanche per quale squadra deve tifare.
«Lo sai che essendo cheerleader dei Crafty Foxes non dovresti tifare per il South?» domando retorica mentre incrocio anche io le braccia sotto al seno. Lei sbuffa e alza gli occhi al cielo quando nota che intorno a noi si sta formando un piccolo cerchio di ragazze curiose. Solo Jennifer è rimasta in disparte in quanto, con tutta la tranquillità del mondo, si sta facendo due Boxer Braids.
«È irrilevante, Sebastian farà più canestri di Josh e dimostrerà di essere il migliore.» controbatte guardandomi dall'alto verso il basso.
«Sebastian è il portiere» specifico «e si chiamano gol, non canestri Lindy»
«Pensi di essere migliore di tutti noi? Sei solo una puttana egocentrica» mi punta un dito contro guardandomi con un bagliore di sfida nello sguardo. Poteva anche evitare di intavolare la partita di lacrosse e darmi direttamente contro con le accuse dato che era questo l'obiettivo principale del suo discorso. Non ci ha neanche messo tre frasi di senso compiuto prima di darmi addosso.
Abbasso lo sguardo fino ad arrivare alla sua unghia laccata di rosso premuta sul mio petto e gliela scosto malamente accogliendo il suo sguardo di sfida «lo stai dicendo tu, non io. Che io sia meglio di te non è una novità. Almeno conosco il gioco della squadra della partita che sto andando a vedere. Tu cosa conosci? Quanto è lungo il loro cazzo?»
«Di alcuni si, devo dire che i giocatori di lacrosse sono molto prestanti sotto quel punto di vista. Tu però dovresti saperlo meglio di me, o no?» ridacchia sotto i baffi mentre le ragazze attorno a noi si guardano tra di loro incuriosite.
«No, non lo so» affermo altezzosa per poi sollevare un dito in aria quando sta per aprire bocca. So cosa vuole fare, solo che non le darò la possibilità di mettere in giro cazzate su di me e sul mio conto. Ci ha già pensato il giornalino e Richard è ancora un problema da risolvere «se ti riferisci a Sebastian, ci siamo solo baciati. Lo sappiamo entrambe come lo sa anche il mio fidanzato» la incalzo mentre mi avvicino di più a lei con tono e sguardo minaccioso «non giocare a fare l'ape regina con me Lindy, altrimenti potrei pungerti,e fidati sono più velenosa di te.» le faccio un occhiolino e con una spallata la sorpasso quando però la sua voce mi fa fermare ad un passo dalla porta «giuro che ti farò crollare Marisol.»
«Non vedo l'ora Lindy.» e dopo quella non poco velata minaccia esco dallo spogliatoio seguita da Eileen.
«Hai paura?» mi domanda Eileen non appena ci allontaniamo dalla zona di guerra.
Mi fermo in mezzo al corridoio e scruto la mia migliore amica con un sopracciglio alzato, come se non mi conoscesse «assolutamente no. È solo una ragazza maleducata che non sa stare al suo posto e ha poca fiducia in sé stessa.»
«Tu dici?»
«Si, una persona fiduciosa in sé non sente il bisogno di paragonarsi agli altri continuamente e soprattutto non va a ricercare attenzioni quando le persone si dimenticano di lei. È triste, no?» riprendo a camminare questa volta dirigendomi al campo esterno dato che tra circa venti minuti inizierà la partita. Eileen annuisce e pensierosa mi affianca mentre ci dirigiamo alla nostra meta.
«Pensi che io-» inizia a domandarmi Eileen fermandosi in mezzo al corridoio, ma io la blocco avvicinandomi immediatamente a lei consapevole di ciò che sta per dire «tu non sei come Lindy, Eileen. Sei migliore di lei e sei una ragazza meravigliosa» le dico sinceramente mentre afferro le sue mani «non hai nessun motivo per non avere fiducia in te. Brilli sotto ogni punto di vista»
Un sorriso sincero spunta sul suo volto e ovviamente ne rimango contagiata anche io. Non avrei motivo di mentirle e lo sa, non mi faccio problemi a dire se una cosa non mi va bene o a nascondere qualcosa alle persone che amo –tolto gli ultimi avvenimenti è sempre stato così, giuro. Quindi Eileen non ha motivo di dubitare delle mie parole.
Continuiamo a camminare quando il mio telefono vibra. È Josh che mi chiede di andare a prendergli una cosa nello spogliatoio, la sua borraccia, dato che il coach sta spiegando gli schemi di gioco e non può andarci personalmente. Rispondo in modo affermativo e comunico alla mia migliore amica il cambio di rotta.
☀️
Ciao amici, come state? Volevo ringraziarvi per le 2K di letture e dare un caloroso benvenuto a tutti i nuovi lettori che si sono aggiunti nell'ultima settimana. 🫶🏻
Invece, per quanto riguarda i lettori già presenti, mi volevo scusare con voi per l'attesa ma questo capitolo è uscito più lungo del previsto e infatti non doveva neanche finire in questo punto solo che non volevo più farvi aspettare.
Ovviamente, fatemi sapere cosa ne pensate e prima di passare alle domande mi scuso se qualcuno si è sentito 'offeso' nella descrizione della prima scena. Ho cercato di descriverla nel modo migliore possibile, mi sono informata tanto e ho cercato di non prenderla sottogamba. Nel caso non ci fossi riuscita segnalatemelo qui che proverò a modificarla, grazie mille. Ovviamente Sebastian l'ha fatta passare per una cosa di poco conto per una motivazione che verrà spiegata nei capitoli futuri. ❤️🩹
Ma, passando alle domande:
Cosa ne pensate di Seb e del suo essere così fastidioso? Perché, ammettiamolo, lo è (anche se a noi piace).😏
Fatemi sapere anche cosa ne pensate di Caroline e Cillian, i genitori di Sole. Cill è il mio personaggio preferito e voglio descriverveli nel modo più accurato possibile, soprattutto lui che sarà fondamentale nella storia, soprattutto perché sarà quella figura paterna che a Sole è sempre mancata.❤️🩹
Voglio assolutamente sapere anche di cosa ne pensante dello sguardo di fuoco che JJ ha lanciato a Eileen, e tirate le somme di come Sole andrà al test di letteratura italiana. Prenderà una A, o forse una F? 🤭
Fatemi sapere tutto, io vi aspetto sui miei profili:
instagram: beeckyrose.stories
tiktok: beeckyrose_stories
Baci!🩵💋
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