capitolo 41.
Ho le parole incastrate in gola che non riescono ad uscire.
Sono annebbiata dal velo della lussuria e non riesco più a formulare una frase di senso compiuto e cristo, quanto è imbarazzante.
Come ho fatto a ridurmi, proprio io, in questa situazione per un ragazzo?
Quando Sebastian, con i suoi occhi verdi e il suo sorriso strafottente, continua a divorarmi io capisco che se voglio ricavarci qualcosa da questa situazione e soprattutto se voglio trovare delle risposte alle mie domande devo fare un passo indietro e cercare di far tornare nuovamente attivo il mio cervello.
Ho solo cinque domande a disposizione perciò non ne posso spendere neanche una in modo futile o stupido e, dato che adesso io sono ancora vestita e ciò implica che ho ancora un tasso abbastanza elevato di razionalità, devo fare ora la domanda più importante.
«Lo sai che non ti mangio, occhi belli. Perché ti sei allontanata da me?»
Bastardo. Sai perché ho fatto un passo indietro.
«Perché ho bisogno di pensare alle cinque domande che ti farò e se tu mi sei attaccato non ci riesco.» ammetto a metà tra lo stizzita e insofferente perché lui sa ciò che sto provando, dato che mi conosce perfettamente. Solo che il suo ego ha così bisogno di essere pompato che vuole sentirsi dire queste parole in faccia.
Non a caso, un piccolo sorriso sghembo fa capolinea sul suo volto non appena torna a sedersi sulla poltrona.
«Tuttavia, io vedo solo quattro indumenti.»
«Beh, due calz-» inizio a parlare ma la mano di Sebastian ferma ogni intento di proseguire quell'azione.
«Le calze valgono come un indumento, quindi le domande sono quattro.»
«Ma-»
«Gioco mio, regole mie. Avanti Sole, fa la prima domanda. La mia bocca non vede l'ora di reclamarti.»
Sole, pensa.
Non farti distrarre dalle sue parole, dai suoi occhi e dal suo corpo. Pensa a una domanda intelligente, una che può realmente rispondere a un dubbio che ti porti avanti da troppo tempo.
E anche in questo momento, così da come quando Sebastian è tornato a far parte della mia vita, mente e corpo stanno viaggiando su due binari totalmente opposti. La mia mente vuole ottenere risposte mentre il mio corpo vuole diventare cenere sotto il suo tocco.
«Andrew Davis non è Lucifero, almeno così mi hai detto a casa di mio nonno. Allora perché, quando ricevevo le lettere mi hai detto che sconfiggendolo quest'incubo sarebbe finito?» domando lapidaria riprendendo lo stesso argomento di cui abbiamo discusso al gala. Mentre il mio tono è fermo, il mio corpo sta tremando perché ho paura di scoprirne la risposta.
Sebastian non mi aveva mai detto esplicitamente il nome dell'avversario ma dopo che i fratelli Paxton mi hanno portata all'hell alcune cose sono diventate più chiare.
«Ti dirò solo quello che è giusto che tu sappia perché non voglio metterti in pericolo.» inchioda il suo sguardo nel mio mentre cerca la mia approvazione. E anche se io non sono d'accordo perché ho bisogno di sapere tutto dato che adesso anche la mia famiglia è invischiata in questa situazione, annuisco consapevole che un po' di verità è sempre meglio di rimanere all'oscuro di tutto.
Ed è inutile provare anche a litigare con Sebastian per esortarlo a dirmi tutto. È un gioco in cui so che perderò perciò non voglio neanche iniziarlo e, soprattutto, non voglio aggiungere altri problemi alla situazione del cazzo in cui ci stiamo trovando.
«Basta che sia la verità.» e a questa mia affermazione, lui annuisce.
«Perché avevo paura tu potessi indagare e finire in qualche guaio. Con Lucifero non si scherza e non volevo che tu arrivassi a questa conclusione quando oramai sarebbe stato troppo tardi. All'inizio Lucifero si fidava ciecamente di me, tanto che sono l'unico a cui si sia mai mostrato tuttavia, ha ben presto capito che in uno scontro tra te e lui io mi sarei sempre schierato dalla tua parte. Sì, è vero. All'inizio mi sono avvicinato a te solo per quei documenti del cazzo ma questo era anche il mio modo per tenerti sotto controllo e impedire che ti facesse del male. Poi, la situazione mi è sfuggita di mano e cazzo, non volevo più continuare questo gioco perciò ho iniziato a prendere una posizione.»
«Posizione che a lui non è andata bene.» lo incalzo e lui annuisce.
«Esattamente. Questo lo ha portato a non avere più fiducia nei miei confronti e non potevo permettere tutto ciò perché questo significava che avrebbe potuto agire su di te, alle mie spalle senza più darmi informazioni sui suoi piani e sui suoi spostamenti. Quando mi ha detto che avrei dovuto sconfiggere Andrew Davis, l'ho vista come un'opportunità per riacquisire la fiducia di Lucifero, al contempo allontanare Minosse da te, dato che ti dava continuamente il tormento, e tenerti lontana dai guai. Solo così potevo riacquisire la fiducia di quel bastardo e controllare ogni sua mossa.»
«Ma Andrew è scappato e quindi non hai ancora riacquisito la fiducia di Lucifero, giusto?» constato e lui, in tutta risposta, mi guarda con un sopracciglio inarcato, «prima togliti un indumento.»
Io alzo gli occhi al cielo perché finalmente stavo avendo delle risposte e mi tolgo un calzino.
«Anche l'altro, occhi belli.» replica divertito in un finto colpo di tosse e io lo accontento.
«Soddisfatto?» lo provoco.
Lui finge di pensarci su e poi scuote la testa «avrei preferito ti togliessi altro per prima ma com'è che si dice?» domanda retorico per poi scoccare la lingua sul palato «ah si, l'attesa aumenta il desiderio e tu non ne hai idea Sole di quanto vorrei fotterti in questo momento.»
Respira Sole, non lasciarti distrarre.
Oramai ti sei cacciata in questo guaio perciò cerca delle risposte prima di cedere.
«Rispondi alla domanda.» affermo in modo altezzoso e Sebastian, ovviamente, fa di testa sua non ascoltando la mia esortazione. Si alza dalla poltrona di cuoio e si avvicina pericolosamente a me.
A ogni suo passo avanti io ne faccio uno indietro e capisco che è la mia fine è vicina quando sento le mie natiche sfiorare il fianco del camino. La pietra che lo costerna è gelata rispetto al calore che produce il mio corpo e cerco in ogni modo di non inarcare la schiena a questo contatto inaspettato che mi porterebbe a far incontrare la mia intimità con il corpo di Sebastian.
Tuttavia, il mio intento fallisce quando Sebastian si avvicina a me e infila il suo volto nell'incavo del mio collo e il suo profumo al gelsomino mi inebria così tanto il cervello da farmi socchiudere gli occhi.
«Quando cerchi di importi su di me, mi fai eccitare.» sussurra roco non appena le sue labbra raggiungono il mio orecchio destro.
E ovviamente non sta mentendo.
La sua eccitazione preme violentemente contro il mio corpo ed è così evidente che abbassando lo sguardo posso vederla grazie alla piccola fessura che si è creata tra la sua pelle e la sua erezione che, essendo eretta, occupa più spazio del previsto allargando così il tessuto dei boxer.
Le mie mani fremono dalla voglia di stringerlo ma le serro in un pugno e cerco di non dargli nessuna soddisfazione, almeno fino a quando lui non mi darà le mie risposte.
«Se non mi rispondi me ne vado. In fondo, un patto è un patto.» lo esorto ancora una volta consapevole che anche se dovesse tacere io mi farei fare da lui ogni cosa che desidera perché in questo momento il mio corpo lo reclama come se non ci fosse nulla di più appagante al mondo.
«Andrew è scappato la sera in cui i fratelli Paxton ti hanno portata all'hell. Ho lasciato il il ring, il Flagetonte, per seguirti e lui ne ha approfittato per scappare. Da quel momento Lucifero mi tiene all'oscuro di tutto.» e il suo tono duro immediatamente si ammorbidisce non appena termina la frase. Si concentra su di me e in un gesto fulmineo fa scivolare fino a terra i miei pantaloncini rosa.
Il mio volto improvvisamente prende fuoco e mi maledico per non aver messo un intimo più... sensuale. Ho un banalissimo tanga di seta rosa confetto con un piccolo fiocchetto in rilievo sul bordo nella parte centrale e più che sembrare una ragazza di diciotto anni ne sembro una di quindici.
Quello che però induce Sebastian a prestarci così tanta attenzione però non è né il modello e né il colore del mio intimo, bensì una chiazza formatasi a causa dei miei umori e della mia eccitazione che ha impregnato tutto il tessuto.
Dire che sono eccitata è un eufemismo.
«Mancano due domande, occhi belli e poi sarai mia.» a ogni parola le sue mani si avvicinano sempre di più alla mia intimità che, pulsante, brama le sue attenzioni. Scivola con le dita sul mio corpo, partendo dal ginocchio fino ad andare sempre più su.
Questa lenta tortura di sfiorarmi semplicemente con i polpastrelli delle dita iniziata non appena ho messo piede qui dentro è un'agonia che non riesco a sopportare.
Cercando di non perdermi in flashback poco consoni, cerco di trovare un'altra domanda da fargli. E se quando ho messo piede qua dentro la mia mente era in cerca di risposte, così tante da non riuscire neanche a contarle, adesso ho la mente vuota e una voglia insaziabile di lui.
Che smetta di torturarmi e si prenda tutto di me perché almeno sotto il punto di vista fisico io e Sebastian andiamo molto d'accordo.
«All'heartbreakers,» ansiamo quando la sua mano tatuata inizia a giocherellare con il bordo dei miei slip «Cassidy ha detto che hai un quadro su di me. Si trova all'hell, nel tuo ufficio. Cos'è rappresentato di preciso?» domando sperando che non si arrabbi e si allontani da me.
Ci ho pensato di rado a questa informazione che la traghettatrice delle anime mi ha dato, ma poiché adesso posso fare a Sebastian qualsiasi domanda io voglia, desidero togliermi questo sassolino e saperne di più.
«Un giorno te lo farò vedere, occhi belli. Sarebbe troppo riduttivo spiegarti a parole quel capolavoro.»
Ma io non demordo a questa risposta banale.
Mi sono tolta un indumento e di certo non mi fermo qui nel chiedere spiegazioni.
E soprattutto non di una cosa che mi desta tanta, troppa, curiosità.
«Non mi dai neanche un'indizio?» sussurro melensa mentre inizio a utilizzare la sua stessa tattica. Il contatto fisico non è solo il mio punto debole, ma è anche quello di Sebastian perciò so che se riesco a giocarmela bene riuscirò ad ottenere parte della risposta che desidero.
E, naturalmente, non ho intenzione di arrendermi.
Poche sono le cose che attirano la mia curiosità e la mia attenzione e questo quadro è uno di queste.
«Sole-» e questa volta è lui a gemere non appena la mia mano entra in contatto con il suo petto. Allargo le dita sulla sua pelle calda e man mano queste salgono sempre più su fino a raggiungere la sua spalla sinistra e a superarla. Successivamente i miei polpastrelli, così come il mio sguardo, scivolano sempre più giù fino a raggiungere l'inizio di quei rovi che contengono al loro interno i miei fiori preferiti.
«Allora, cosa è rappresentato in quel quadro?» inclino la testa e mi mordo il labbro inferiore cercando di mantenere il mio sguardo fisso nel suo.
«Quello che vorrei farti in questo esatto momento.» sussurra roco per poi cogliermi all'improvviso e prendermi in braccio. In un moto di riflesso le mie gambe si attorcigliano intorno al suo busto e gemo quando le nostre intimità entrano a contatto.
«Scoparmi?» sussurro a mezza voce.
Sento il respiro di Sebastian sul collo e a causa dei brividi che il suo respiro mi provoca entrando in contatto con una delle mie zone erogene inclino il capo all'indietro mentre le mie unghie si conficcano nelle sue spalle possenti.
Non posso essere attratta da delle spalle e una schiena, vero?
«Una volta ti ho detto che sono nato per venerarti, occhi belli.» inizia il suo monologo mentre con il suo corpo cerca di mantenermi salda alla parete del camino. Il suo braccio e la sua mano sinistra mi sorreggono per le natiche mentre la mano destra si intrufola sotto la mia misera maglietta.
Il pollice e l'indice pizzicano un capezzolo e io mi muovo ancora una volta verso di lui con lo scopo di allietare almeno un po' questo senso di impotenza e di frustrazione che mi attanaglia il corpo.
«E il modo migliore per farlo è guardarti dal basso, mentre godi con la mia testa tra le cosce e gli occhi rivolti verso il cielo. Mentre urli il mio nome e il tuo orgasmo esplode sulla mia lingua.»
«Sei un bastardo, non puoi dirmi queste cose.» gemo in tutta risposta non riuscendo a dire altro.
Sul serio ha un quadro di questo tipo, di me soprattutto, all'interno del suo studio?
Sono troppo in estasi per domandarglielo ma in qualche modo contorto lui mi legge nel pensiero perché risponde proprio a questa domanda.
«Perché ti ecciti al solo pensiero che io possa avere un quadro così, di noi due. Vero?» domanda retoricamente per poi proseguire, «forse questa è l'unica cosa che mi manca dell'hell, vederti dipinta nuda ogni cazzo di giorno.» e in tutta risposta fa scontrare le nostre intimità. Gemo e mi aggrappo ancora di più a lui, premendo le mie unghie sulla sua carne che diventa rossa.
«Sei pazzo.»
«Quella pazza sei tu che ti sei infilata nella tana del Minotauro in questo modo. Ti conosco occhi belli, so che fai tutto questo perché sei smaniosa di avere il mio sguardo su di te e fidati che non ci penso neanche un po' a levartelo di dosso. Sei il mio cazzo di chiodo fisso e non riesco a smettere di pensare a te.» a questa confessione il mio corpo cede sul suo e in un modo quasi del tutto osceno inizio a muovermi su di lui.
Sfrego la mia intimità sulla sua con lo scopo di trovare un po' di appagamento in questa situazione che mi sta facendo uscire fuori di testa, «Seb.» gemo.
«Dimmi occhi belli, fammi sentire cosa vuoi che ti faccia.» il suo sguardo brilla di malizia mentre le mie guance iniziano a tingersi di rosso.
Sebastian è il ragazzo più sfacciato con cui io abbia mai avuto a che fare - non che la lista sia lunga - e tutto questo suo comportamento incarna tutto ciò che io bramo quando leggo un libro. Abbasso lo sguardo, incapace di proferire parola, ma il mio ex migliore amico che mi sta sorreggendo non è del mio stesso avviso perché smette di giocare con quel piccolo bottoncino rosa sul mio seno e mi afferra il mento con due dita.
«Succhia.» dischiudo le labbra come un automa non appena capisco il significato delle sue parole e lui prontamente infila il pollice nella mia bocca. La mia lingua gioca con il suo dito e quando simulo un pompino lui sorride soddisfatto.
«Bene, Marisol. Proprio come una brava puttana adesso dimmi cosa vuoi che ti faccia. Il mio obiettivo è soddisfarti perciò, cortesemente, dimmi da dove devo iniziare a sfondarti.» e la sua mano destra lascia il mio volto per catapultarsi tra i miei capelli che vengono afferrati e tirati all'indietro in una morsa che mi fa venire un capogiro.
Non dal dolore, ma dal piacere.
A ogni sua parola sento il mio orgasmo fare capolinea nel mio corpo e questo suo linguaggio esplicito che segretamente mi piace non aiuta la mia situazione.
«I-in camera da letto.»
«La camera da letto è il luogo più scontato per scopare una donna, te l'ho già detto. Ritenta e dimmi cosa vuoi realmente.» con il tono di voce strascica quest'ultima parola come se fosse consapevole che il mio desiderio, in realtà, sia tutt'altro.
Mi mordo il labbro inferiore incerta se esprimere il mio impulso o rimanere in silenzio anche se poi farlo non mi è giovato a nulla con Josh soprattutto all'interno di questo contesto e proprio perché io e Sebastian non siamo nulla non dovrei avere paura del suo giudizio.
Ad un tratto vengo destata dai miei pensieri dal ragazzo dagli occhi verdi e dal suo tocco magnetico che inizia a stimolarmi lì, sempre da sopra il tessuto umido delle mie mutandine e un gemito strozzato fuoriesce dalle mie labbra.
«Dillo, Marisol. Dimmi ciò che ti piace e anche in fretta. Non voglio rischiare di venire nei boxer durante i preliminari, voglio affondare dentro di te.» e quando le sue dita si infiltrano sotto il tessuto dei miei slip qualcosa in me si accende.
Il mio corpo inizia ad andare in ebollizione, ancora più di prima se è possibile, e quando mi muovo con il bacino per andare incontro al suo movimento lui mi prende in contropiede e affonda un dito dentro di me.
A questo contatto inaspettato porto la testa all'indietro e Sebastian ne approfitta per baciare il mio collo, leccarlo e succhiarlo.
«Voglio essere scopata davanti a uno specchio.» sussurro flebilmente e percepisco le labbra di Sebastian, ancora poggiate sul mio collo, aprirsi in un sorriso. Mi lascia un piccolo morso prima di staccarsi e iniziare a incamminarsi verso le scalinate.
Se ha ben esplorato la depandance sa sicuramente a che specchio mi riferisco.
E, infatti, il mio ex migliore amico non mi delude perché arrivati nel piccolo corridoio entra senza troppe cerimonie nella camera di sinistra.
La camera da letto viene superata in fretta e in men che non si dica Sebastian arriva dentro la cabina armadio, sempre in stile rustico-moderno, della depandance.
Una stanza piena di specchi a figura intera che si alternano tra un armadio di rovere e l'altro.
Ma quello che interessa a me si trova sul mobile quadrato posto al centro della stanza.
Apparentemente lo specchio posto sopra di esso, che ricopre tutta la superficie piana, serve per dare luminosità alla stanza ma ammetto di averci fantasticato sopra un paio di volte.
Sebastian però non mi fa sedere su di esso, bensì mi fa poggiare i piedi a terra. Si guarda intorno e solo dopo aver scrutato la stanza affonda riporta i suoi occhi su di me.
«Il gioco delle domande lo continueremo un'altra volta, non riesco più a resisterti.» sussurra per poi afferrare i bordi della mia maglietta e sfilarmela dalla testa.
Il tessuto rosa cade in una parte a caso della stanza e io ovviamente non ci do peso. Percepisco la lussuria di Sebastian scorrermi sotto pelle mentre i suoi occhi e le sue dita scivolano sul mio corpo oramai alla sua mercé.
«Sei mia. Fottutamente mia.» mugola prima di prendere in bocca uno dei miei capezzoli. Getto la testa all'indietro e annebbiata dal piacere mi aggrappo con le mani ai lati del mobile per evitare di non cadere, ì incurante di lasciare le impronte del nostro passaggio.
«Seb-» inizio a pronunciare il nome del ragazzo davanti a me, ma vengo interrotta dallo schiaffo che la sua mano mi riserva proprio lì.
E no, non sulla natica.
Cazzo, non credo di aver mai vissuto qualcosa di più erotico di questo.
«Non replicare.» mi ammonisce non appena si stacca dal bottoncino rosa con il quale stava giocando fino a qualche secondo fa. Passa all'altro capezzolo e una fitta di piacere esplode nel mio centro pulsante.
«Altrimenti?» lo provoco.
«Non ti faccio venire.» si allontana dal mio busto e avvicina il suo volto al mio mentre la sua mano destra si infila nuovamente tra i miei slip. Le nostre carni sono a contatto e il fuoco che esplode tra di noi è dirompente e devastante.
«Posso sempre chiedere a qualcun altro, Morris.» gli faccio un occhiolino divertito ma lui, ovviamente, non la prende bene.
Il suo sguardo colmo di perversione inizia a manifestare qualche segno di furia e anche se dovrei essere spaventata da tutto questo il mio corpo ne vuole di più.
Amo le conseguenze della provocazione e della possessione, solo in questo contesto.
«E fammi sentire Marisol, cosa chiederesti a quest'altra persona?»
Inserisce l'indice dentro di me seguito subito dopo dal medio. La sua brusca intrusione non mi provoca alcun dolore, in questo momento sono così fradicia per lui che a malapena riesco a contenermi.
«Di scoparmi, quello che non stai facendo tu. Di possedermi, di marchiarmi. Di baciarmi.» sussurro quest'ultima parola consapevole che da quando sono entrata nella depandance, ma in generale ogni volta che andiamo oltre il semplice rapporto sociale, Sebastian non mi ha baciata.
È vero, potevo fare io il primo passo ma non sapevo quanto potesse piacergli.
«Sarei capace di uccidere per questo corpo. Perciò, fino a quando io sarò qui con te tu non dovrai permettere a nessuno di guardarlo o toccarlo altrimenti ammazzerò lui e scoperò te, fino a farti dimenticare il tuo nome. Urlerai solo il mio, fino a quando non si imprimerà in modo permanente nella tua testa. Intesi?» replica in modo piatto, come se fosse fermamente convinto di ciò che sta dicendo in questo momento.
E io, inebriata da lui, annuisco.
«Devi dirlo.»
«Si, ho capito.» e lui a questa mia risposta sorride.
«Vuoi essere marchiata, posseduta, baciata? Sarai accontentata, occhi belli. Adoro viziarti e avere un pretesto per toccarti. Scordati ogni tipo di smanceria però, in questo momento sei la mia puttana, non la mia Beatrice.»
E senza darmi la possibilità di replicare, mentre mantiene il contatto visivo con la sottoscritta si inginocchia ai miei piedi.
Non credo che mi dimenticherò mai di questa visione paradisiaca di Sebastian in questo stato.
«Finalmente è arrivata la mia colazione.» proferisce parola prima di scostarmi di lato il tessuto rosa delle mutandine e affondare la sua lingua dentro di me.
Un urlo esce dalle mie labbra e totalmente fuori controllo mi accascio al mobile dietro di me che fortunatamente riesce a reggermi.
La sua lingua affonda nella mia intimità, toccando i punti giusti, muovendosi in modo circolare e spingendo più a fondo. Il mio corpo viene coperto dagli spasmi e capisco che sto per raggiungere l'orgasmo ma il ragazzo sotto di me ovviamente me lo nega. Si stacca dal mio centro pulsante con le labbra bagnate dai miei umori mentre io, in totale affanno, lo guardo con venerazione.
Può essere il Minotauro il capo del paradiso? Perché credo di vederlo ogni volta che Sebastian mi tocca e sfiora le corde del mio piacere.
«Ho bisogno di venire.» replico afflitta.
Un sorriso sghembo compare sul suo volto mentre si alza dalla sua posizione. Si avvicina pericolosamente a me, mentre la sua mano si avvicina pericolosamente alla mia coscia.
«Per quello c'è tempo, adesso assaggiati occhi belli, scopri perché sei la mia fottuta droga.» e mi bacia.
Mi bacia con una prepotenza inaudita, tirandomi i capelli all'indietro in modo da farmi schiudere la bocca e averne libero accesso. Le nostre lingue si mescolano e subito sento il sapore dei miei umori attraverso lui. Gemo a questa azione perversa e urlo nuovamente non appena riprende la sua tortura con la mia intimità perché mi infila tre dita dentro facendomi sobbalzare.
Anche se sono completamente fradicia per lui non sono abituata a questi gesti bruschi e inaspettati.
In un riflesso involontario mi stacco dal bacio e quando alzo il capo, Sebastian ne approfitta per affondare i denti nel mio collo e sollevarmi per farmi sdraiare sul mobiletto che riesce a contenermi solo in parte, per lunghezza, dato che è troppo corto.
«Sto per morire.» mormoro mentre nuovamente raggiungo l'apice del piacere.
«Io credo di essere già in paradiso.» sussurra di rimando mentre si posiziona meglio tra le mie gambe che fuoriescono dal mobiletto. Sfila le dita che subito vengono sostituite di nuovo dalla sua lingua in un movimento più rude di quello precedente.
Appoggio con il suo aiuto le gambe sulle sue spalle e cerco di spingere sempre di più la sua testa verso il mio centro pulsante.
Mi muovo smaniosa verso di lui, incapace di controllarmi e trattenermi e se da un lato tutto questo mi imbarazza, dall'altro non riesco a fermarmi. A porre un freno alle mie inibizioni.
Emetto gemiti osceni e quando cerco di alzare il busto per vedere meglio ciò che sta facendo, lui allunga la mano e non appena raggiunge il mio collo lo stringe in modo da tenermi ferma.
Vedo leggermente il suo sguardo spuntare tra le mie cosce e quando lo percepisco sorridere in modo divertito tra le mie gambe il mio corpo esplode in un orgasmo.
«Tu-» inizio a parlare tra un affanno e l'altro mentre Sebastian si alza dalla sua posizione e tronfio, si impone su di me sempre con la mano stretta intorno al mio collo.
«Io non ho finito.» mi libera e afferra entrambe le caviglie per poi trascinarmi in avanti fino a quando anche le mie natiche non sono più a contatto con la superficie fredda dello specchio; ho solo la schiena e la testa poggiate.
Fa in modo che i miei piedi toccano terra e in un gesto impetuoso e inaspettato mi gira e mi piega in avanti. Il mio seno si scontra con il mobiletto e riesco a osservare il mio riflesso nella superficie riflettente.
Posso notare il mio mio sguardo arrossato, i miei occhi annebbiati e le labbra gonfie e potrei dire che mai mi sono vista più bella di adesso.
Sento Sebastian allontanarsi da me per poi tornare qualche secondo dopo con un preservativo. Lo percepisco perché sento il rumore della bustina aprirsi e cadere a terra.
«Principessa, abbassa la schiena.» e uno schiaffo sulla natica mi fa sussultare per l'eccitazione. Posso sentire i miei umori scivolare tra le mie cosce e Sebastian vedendo questa scena, ne raccoglie un po' con i polpastrelli delle dita e inizia a massaggiarmi il clitoride. Non mi ha ancora sfilato le mutandine e le posso percepire completamente zuppe a contatto con la mia pelle.
Io con molta difficoltà cerco di abbassare la schiena in modo da farla assumere una posizione conca e quando Sebastian nota il mio lavoro sorride soddisfatto. Lo vedo riflesso dallo specchio come, allo stesso modo, vedo la sua mano afferrare i miei capelli.
«Adesso affonderò nella tua carne dolce e finalmente tornerò a casa. Sei il mio inferno personale, occhi belli. Una fottuta dipendenza, una droga di cui non riesco a fare a meno. Hai detto che volevi essere marchiata?» domanda per poi entrare dentro di me, in un modo così diretto e inaspettato che alzo gli occhi al cielo per il piacere.
Gemo e l'attrito della sua stretta tra i miei capelli che vengono tirati mi fa raggiungere un punto di non ritorno.
«Guardati e rispondimi.» prima steccata.
Si ferma e io cerco di obbedire alle sue parole mentre punto i miei occhi sul riflesso sotto di me.
Riesco a vedere il busto di Sebastian affondare dentro di me e quando si rende conto che non ho la forza per rispondere alla sua domanda mi tira uno schiaffo sempre sulla natica destra che mi fa sussultare.
Il tessuto delle mutandine non attenua un cazzo anzi, essendo spostate di lato, tirano la mia pelle generando un attrito che mi manda in visibilio e mi provoca un piacere maggiore.
Annuisco e nuovamente il palmo della sua mano si schianta su di me.
«Rispondimi a parole, occhi belli.»
«Si.»
«Bene Sole, hai firmato la tua condanna.» sorride scaltro e inizia a pompare dentro di me. Dentro e fuori ad un ritmo che mi uccide lentamente perché posso sentire ogni sua spinta arrivarmi fino allo stomaco.
Quando abbasso la testa, presa dalla troppa stanchezza, e dalla voglia di alleviare ancora di più questo piacere che mi sta di struggendo, Sebastian risponde con uno schiaffo.
Sempre in quel punto.
Sento la mia natica bruciare, prendere fuoco e formicolare ma il dolore viene subito sostituito dal piacere di un'altra stoccata che mi fa raggiungere l'iperuranio.
Sono vicina all'orgasmo e non credo di resistere ancora a lungo.
Potrei abituarmici a finire così ogni volta che litighiamo o ci provochiamo ma in realtà il lato peggiore di questa cosa carnale che stiamo avendo è che non durerà a lungo. Sebastian a breve se ne andrà, in Italia o in qualche altro luogo, e non so se lo rivedrò più.
Non che mi debba interessare d'altronde.
Eppure, cos'è questo masso all'altezza del petto che mi impedisce di respirare in modo regolare?
Non lo so, e non riesco neanche a darmi una risposta perché Sebastian mi desta dai miei pensieri con un altro schiaffo.
Inutile precisarlo, sempre lì.
«Occhi belli, te l'ho già detto. Quando scopiamo tu devi essere qui con me.» a ogni parola una steccata e quando mi afferra il volto per voltarmi nella sua direzione, i miei occhi eterocromi incontrano i suoi così verdi e profondi che cedo e il mio corpo esplode in un orgasmo.
Dopo qualche altra steccata Sebastian mi segue a ruota e prima di sfilarsi dal mio corpo mi lascia un bacio sulla colonna vertebrale che si riempie di brividi.
«A cosa stavi pensando?» mi domanda qualche minuto dopo.
Getta il preservativo usato nel cestino posto accanto alla porta e subito dopo mi raggiunge. Sono ancora nuda, grondante dei miei umori e con i capelli tutti sfatti.
Come direbbe Sophie ho proprio la faccia di una che è stata appena scopata e Dio, ancora una volta ci sono cascata.
Le mie gambe a penzoloni si muovono avanti e indietro mentre sono seduta sul mobiletto e mentre i miei capelli lunghi riescono a coprire il mio seno, le mie mani sulle cosce riescono a malapena a nascondere la mia intimità. Nel frattempo, la mia natica completamente rossa brucia al contatto con lo specchio freddo.
Il suo marchio.
Sebastian si infila i boxer ricoprendo quel suo corpo da adone che mi smuove qualcosa dentro.
È da pazzi dire che rifarei tutto da capo, adesso?
«Nulla.» scrollo le spalle mentre tengo ancora il volto basso. Lui a passo felpato si avvicina a me e con una delicatezza inaudita mi alza il volto nella sua direzione. Non sembra proprio il ragazzo che qualche secondo fa mi stava scopando, con una mano sulla gola e le labbra impregnate dei miei umori.
Però Sebastian non è stupido e, soprattutto, mi conosce perfettamente. Non so come sia possibile ma riconosce ogni mia bugia per questo mi guarda con un cipiglio scuotendo la testa.
«Stronzate, dimmi la verità.»
Tuttavia, non so se posso definirla sfortuna o meno, ma non riesco neanche a controbattere perché una porta che sbatte all'ingresso mi fa sobbalzare.
Cazzo, non ho chiuso la porta a chiave e stamattina sono uscita così presto che nessuno immagina che io sia qui.
Spero sia mia madre, forse quella che sarebbe più divertita in questa situazione dato che i miei pantaloncini si trovano in soggiorno, ma la fortuna non è dalla mia parte perché quello che urla è mio fratello.
«Cristo Morris. Ti stai scopando mia sorella in casa mia?»
Sebastian sorride divertito e prima di andare incontro alle urla di mio fratello mi stampa un bacio sulla tempia e mi fa un occhiolino.
*
Sono sgattaiolata in camera mia sfuggendo a mio fratello che è rimasto a parlare con Sebastian nella depandance.
Fortunatamente, lì conservo alcuni dei miei vestiti -quelli che uso di meno dato che il mio armadio sta strabordando di roba- perciò non sono uscita dalla cabina armadio nuda.
Ho evitato mio fratello e sono corsa a casa sotto lo sguardo indagatore di mia madre che aveva un sorrisetto stampato sul volto.
Adesso sono sotto la doccia con il cuore che batte all'impazzata.
Diamine, cosa è successo poco fa? Sono nuovamente ricascata nella trappola che porta il nome di Sebastian, questa è la risposta.
Il mio corpo non riesce a evitare questa tentazione e mi maledico mentalmente quando un sorriso spunta sul mio volto al pensiero delle sue mani su di me.
Mi osservo di sfuggita la natica che è ancora rossa e nascondo un sorrisetto che mi spunta sul volto e quando il ricordo di me e Sebastian nudi e aggrovigliati ritorna prepotentemente nella mia testa, spengo il getto d'acqua ed esco dalla doccia.
Come di consueto mi spalmo tutti i miei prodotti al gelsomino post-doccia sul corpo -evitando la natica destra che brucia al contatto con i miei prodotti - e solo quando i miei capelli sono perfettamente asciutti mi vesto.
Indosso un abito nero che mi arriva a metà coscia, con le maniche lunghe e lo scollo tondo tuttavia, le sue peculiarità sono le pieghe bianche sulle maniche a sbuffo e sull'orlo che vanno a spezzare l'eleganza del vestitino rendendolo casual.
Indosso le mie solite Valentino e mi faccio una treccia laterale. Infine, indosso la mia collana 'tennis' Swarovski e ci abbino un paio di orecchini sempre in argento.
Quando esco fuori dal bagno, dopo essermi rinchiusa al suo interno per almeno tre ore, mi ritrovo davanti mio fratello che alza lo sguardo dal telefono e punta i suoi occhi marroni su di me.
«Avete usato il preservativo?» e a questa frase divento completamente rossa e per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Il cipiglio sul suo volto mi fa comprendere la serietà di questa domanda che non ammette repliche divertenti.
«Non sono incosciente Kayden.» sibilo cercando di non attirare né mia madre e né Cillian qui; di solito i genitori hanno delle calamite uditive per questi discorsi imbarazzanti.
«E poi sei mio fratello, non dovremmo fare questi discorsi.» sussurro quest'ultima frase mentre il destinatario di questa conversazione alza gli occhi al cielo.
«Volevo essere sicuro di non diventare zio prima del previsto.» sorride in modo strafottente.
Mi supera per dirigersi in camera sua ma un secondo dopo si ferma sui suoi passi e torna indietro, «mamma e Cillian tra poco devono andare dal nonno e non vogliono lasciarci soli, prendi quello che ti serve che tra poco andiamo all'heartbreakers con Sebastian.» ordina e dopo essersi passato una mano tra i suoi capelli biondi mi abbandona in mezzo al corridoio.
«Grazie Kayden per avermelo chiesto, non avevo proprio nulla da fare oggi.» borbotto tra me e me consapevole che i miei piani di oggi, scrivere e leggere, sono andati in fumo.
Quando entro nell'Audi nera del mio ex migliore amico il clima è teso. O meglio, colmo di imbarazzo.
Sebastian dallo specchietto retrovisore mi fa un occhiolino, ed è inutile dire che io in tutta risposta arrossisco, e mio fratello a questa scena sbuffa contrariato.
«Hai intenzione di partire o volete fare un secondo round?»
Non me la prendo assolutamente per il comportamento di mio fratello. Lo conosco e so che addosso ha ancora tutto lo stress accumulato di ieri sera, per la sua questione e quella di Sophie.
Finalmente, dopo tanto tempo è venuta a galla la verità e il solo pensiero che lei abbia affrontato tutto da sola, avendo anche il coraggio di allontanarsi da noi, mi fa venire i brividi.
Lei che si è sempre mostrata schiva e menefreghista in realtà è stata quella che ha sofferto di più.
Sicuramente dobbiamo parlare di tutto ciò che è accaduto sia con lei e sia con mio fratello.
Tuttavia, se riesco a mettere alle strette la prima facendomi dire ciò che è successo, con Kayden il compito sarà più arduo. Come un perfetto Di Laurentiis è estremamente testardo e prima di fargli aprire bocca e fargli commettere un gesto avventato contro Lucifero voglio far passare almeno un giorno.
Nel frattempo, dovrei parlare anche con mio nonno e i miei genitori. Non so quando, non so dove e non so neanche come intavolare il discorso senza che mi escludano da tutta questa situazione ma sono consapevole che devo farlo perché non posso e non voglio lasciare la mia vita in mano a uno psicopatico del cazzo vivendo sempre nel terrore.
E poi, se i miei genitori reputano più sicuro l'heartbreakers che casa mia, me le farei due domande sulla gravità della situazione.
Prima di infilarmi in macchina con Sebastian e mio fratello ho chiesto a mia madre se la situazione sarebbe andata sempre così d'ora in avanti e lei anche se ha cercato di rassicurarmi, non c'è riuscita del tutto.
«Sarà solo per poco. Cillian sta cercando di organizzare delle pattuglie nella zona che non diano troppo nell'occhio. Non possiamo attirare l'attenzione su di noi.»
E quando ho chiesto perché il nonno non si potesse trasferire da noi dato che tra tutti è il più esperto riguardo Lucifero e tutto ciò che ruota intorno all'hell, lei mi ha risposto allo stesso modo: non dobbiamo attirare l'attenzione su di noi e mio nonno, essendo il sindaco, ne attirerebbe parecchia.
Perciò, io e mio fratello dobbiamo sempre rimanere con la mia famiglia, con mio nonno oppure con Sebastian.
Ma, il discorso è molto più complesso di così e non vedo l'ora di affrontarlo davanti ai diretti interessati perché, ancora una volta, ho troppe domande e poche risposte.
«Devo passare a prendere Soph?» la voce di Sebastian mi desta dai miei pensieri e riemergo dallo stato di trance in cui mi trovavo, e in cui sono entrata senza neanche rendermene conto.
Siamo su una delle vie principali di Santa Monica e il traffico fortunatamente è ridotto al minimo. Alterno lo sguardo tra mio fratello e il mio ex migliore amico, per cercare di non vedere la macchine attorno a noi che si snodano velocemente tra le strade californiane e sobbalzo quando un veicolo dietro di noi suona il clacson.
Sebastian incontra il mio sguardo nel finestrino e con un cenno del capo cerco di fargli capire che sto bene, che la situazione è sotto controllo.
Però mento perché il mio cuore schizza in gola e come se i miei sensi si fossero acuiti inizio a sentire tutto ciò che mi circonda.
Gomme che stridono sull'asfalto, clacson in lontananza e la musica sparata a tutto volume da parte di qualche macchina vicino a noi. Deglutisco e mi guardo intorno ossessivamente cercando di mantenere il controllo.
I palmi delle mie mani iniziano a sudare e quando la macchina suona nuovamente il clacson dietro di noi strizzo gli occhi e inizio a muovermi sul posto, completamente agitata.
Sebastian davanti a me inizia a perdere il controllo. Alterna lo sguardo tra me e la macchina alle nostre spalle e quando gira lo sterzo per infilarsi in una piazzola di sosta, nella quale si è appena fermata la macchina dietro di noi, mio fratello lo rimbecca con uno sguardo e implicitamente lo esorta a proseguire dritto.
Probabilmente, una rissa mi avrebbe mandata ancora di più nel panico.
«No, l'accompagna suo fratello.» a questa affermazione di mio fratello, che parla con tono pacato come se nulla fosse successo, Sebastian annuisce e imbocca la strada verso il locale in cui lavora.
Con il cuore che mi palpita ancora nel petto, accendo lo schermo del telefono con l'unico scopo di distrarmi. Ho bisogno di mettere piede sulla terraferma e anche sé questa reazione sembra essere eccessivamente esagerata è impossibile riuscire a spiegare a parole il senso di soffocamento che mi pervade ogni volta che mi ficco in macchina.
«Sole, spostati dietro il mio sedile così ho una visuale migliore dietro.» senza troppe cerimonie e senza ribattere mi sposto dal lato destro a quello sinistro dei sedili finendo così dietro Sebastian.
Per scrupolo mi giro indietro per vedere se c'è qualche macchina ma un sospiro di sollievo fuoriesce dalle mie labbra quando mi rendo conto che dietro di noi non c'è nessuno.
Ad un tratto, mentre ripongo nuovamente i miei occhi sul telefono per aprire Instagram il cuore inizia improvvisamente a scalpitarmi nel petto, all'impazzata.
E questa volta non per la paura, bensì per Sebastian.
La sua mano sinistra è scivolata dietro, infilandosi nella parte laterale del veicolo, tra il sedile e la portiera, e sta accarezzando la mia caviglia. Il suo movimento rassicurante e lento fa l'effetto contrario sul mio cuore che punta a lacerarmi la carne e uscire fuori dal mio corpo.
La mia mente mi ripete che è questa tachicardia è dovuta dalla paura perché reggendo il volante con una mano, Sebastian non ha il totale controllo dell'auto.
E con tutte le forze cerco di convincermi che sia questo perché non può essere altro.
A questo punto, dovrei rimproverarlo e dirgli di porre attenzione alla guida, di non toccarmi perché è pericoloso per la nostra sicurezza, ma il corpo si crogiola ancora una volta nel suo tocco.
Mi sorride dallo specchietto, un sorriso furbo conosco perfettamente.
«Adesso sei più tranquilla?» domanda con apparente non chalance per poi continuare a passare i polpastrelli sulla mia caviglia.
Il mio punto di contatto con la realtà.
Quel piccolo appiglio che permette di non andare nel caos.
Io sono stato il suo tempo fa, quando è stato male a casa mia e lui adesso mi sta restituendo il favore, essendo il mio.
Io annuisco, lui sorride.
Il mio cuore? Minaccia di fracassarmi la cassa toracica.
☀️
(Ri)buonasera lettori, eccoci con il secondo aggiornamento di oggi.🤭🩵
Vi devo dire la verità, in questo capitolo Seb&Sole hanno preso possesso del mio corpo perché non ci doveva essere la scena spicy tuttavia, la loro tensione non ha resistito e si sono divertiti un po'.🎀🤭💅🏼
Fatemi sapere anche qui cosa ne pensate e io vi aspetto con il box domande su instagram (potete trovarmi come beeckyrose.stories, mentre su tiktok sono beeckyrose_stories).
Vi mando un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo.
💋🩵
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