capitolo 40.
Poche cose mi rendono felice al mondo e vedere Cillian qui davanti a me, vivo e vegeto, è una di queste.
Ero in dormiveglia sul divano del salotto quando ho sentito scattare la serratura della porta e se in un primo momento non ci avevo dato peso perché pensavo fosse Kayden – che con la mia macchina è andato a riaccompagnare Sophie a casa nonostante i nostri avvertimenti dato che ci sembrava troppo pericoloso – mi sono ricreduta quando la voce di Cill ha fatto capolinea nel mio campo uditivo.
«O mio dio, sei davvero qui» mi alzo velocemente dal divano e mi slancio per abbracciarlo. Quando mi rendo conto che nessuno ci sta sentendo, dato che mio nonno è in cucina con mia madre e Sebastian è appoggiato con una spalla alla portafinestra, sussurro: «e sei anche vivo.»
Lui ridacchia e quando si scioglie dall'abbraccio mi appoggia i palmi delle mani sulle spalle e mi sorride.
Un sorriso caloroso che avvolge il mio cuore e che fa sorridere anche me come una scema.
Perché nonostante io non sia biologicamente sua figlia, l'uomo qui davanti a me è la quarta parte del puzzle che compone la mia famiglia. E se prima si incastrava con un po' di forza tra noi tre, come se stesse stretto, dopo tutto ciò che è successo ho capito che forse è arrivato il momento di smettere di respingerlo perché Cillian non è Dominic.
Cillian è mio padre e lui, come tale, è perfetto per stare qui insieme a noi.
Si incastra perfettamente al casino che è la nostra famiglia.
«Sono qui, e non me ne vado per nessuna ragione al mondo. Non adesso che mi hai chiamato papà.» un velo di imbarazzo ricopre il mio volto a quelle parole mentre il suo sorriso, al contrario, va da un orecchio all'altro.
«Se ti ha dato fastidio per via di Camille posso-» l'uomo dai capelli brizzolati scuote la testa e mi stringe nuovamente in un abbraccio «Camille è felice e anche io. Il mio cuore si è riempito di gioia quando ti ho sentito pronunciare quelle parole perciò, se ti andasse, potresti farlo più spesso.»
«Ci proverò, papà.» sussurro quest'ultima parola e sorrido. Lui, in tutta risposta, mi lancia un occhiolino e mi stampa un bacio sulla fronte.
Dopodiché, si volta verso Sebastian e con gratitudine gli fa un cenno del capo «grazie per aver riportato a casa mia figlia, ragazzino.»
Ma Sebastian non risponde. Anche lui fa un movimento del capo, come per dire di non aver fatto nulla di che, e lancia uno sguardo a Cillian che al contempo vale più di mille parole.
Parole che io non riesco a decifrare ma evidentemente l'uomo al mio fianco sì, perché sorride.
«Kayden ha detto che ha appena accompagnato Sophie a casa. Tra poco sarà qui.» mia mamma sbuca dalla cucina e subito si avvicina a Cillian per stampargli un bacio sulla guancia.
Posso notare immediatamente i suoi occhi luminosi e ricolmi d'amore e non credo di averla mai vista così.
Allora, è questo l'effetto dell'amore?
Diamine, sembra che io ne stia parlando come se non l'avessi mai provato ma è impossibile dato che sono stata fidanzata con Josh.
Ma i miei occhi sono mai stati così luminosi?
E il mio sorriso è mai stato così ampio?
Le mie mani hanno mai tremato solo perché fremevano di toccarlo? E il mio cuore?
Ho mai sentito così tanto la sua mancanza, in modo così viscerale, da accartocciarmi su me stessa e bramare di avere le sue mani e il suo sguardo addosso?
Ho paura della risposta, lo ammetto.
Ed è proprio per questo che mi lascio facilmente distrarre dalle parole del mio ex migliore amico che avanza un passo verso di noi, torreggiando così nel salotto della mia abitazione.
«Io torno a casa. Nel caso doveste aver bisogno di me, chiamatemi. Sarò reperibile per qualsiasi emergenza.» a questa frase qualcosa di strano si smuove dentro di me.
È così necessario che torni a casa sua? E se Lucifero se la scontasse con lui proprio adesso?
Tuttavia, non ho il coraggio di aprire bocca e di chiedergli ciò che voglio o ciò che credo sia il meglio per lui... o per me.
Probabilmente risulterei patetica e riceverei come risposta un rifiuto, e io odio sentire un 'no' come risposta.
È tutta la sera che Sebastian è su di giri e molto probabilmente non ha voglia di avere nessuna compagnia, men che meno la mia e poi sono certa che il discorso fuori in cortile con mio nonno abbia ancora di più peggiorato la situazione dato che il ragazzo dagli occhi verdi è più taciturno di prima.
«Puoi rimanere a dormire qui. È tardi e non credo sia opportuno girare a quest'ora della notte in macchina, soprattutto con tanta stanchezza addosso. Ovviamente la proposta si estende anche a te, Adam.» sorride mia madre alternando lo sguardo ai due diretti interessati non appena anche mio nonno ci raggiunge.
«Ti ringrazio Caroline ma devo fare rapporto alle altre due fiere.» la liquida mio nonno che, prontamente, raccatta le sue cose pronto ad andarsene.
«Tu resta, ragazzino.» mi coglie di sorpresa Cillian pronunciando queste parole.
«Possiamo prepararti la depandance e poi, questa sera la tua famiglia è al sicuro. La leonessa sta ancora sorvegliando la zona e il motel, perciò, non succederà nulla.»
In che senso?
Perché una delle tre fiere sta sorvegliando il motel in cui alloggia Sebastian?
Lucifero sta tormentando anche loro?
Anche Alister lavora per l'hell?
E nonostante io abbia tante domande sulla punta della lingua che desiderano solo uscire, rimango in silenzio perché conosco Sebastian e so che odia mostrarsi vulnerabile davanti agli altri perciò, dato che devo già affrontare un lungo discorso con lui su ciò che è accaduto questa sera, mi appunto mentalmente di parlargli anche di questo.
«Esatto.» mia madre da manforte a Cillian interrompendo così il mio flusso di pensieri.
«E poi è tardi e siamo tutti stanchi. Non so quanto sarebbe piacevole farsi 40 minuti di viaggio in macchina.»
Sebastian posa il suo sguardo su di me e quando nota che annuisco flebilmente, un piccolo sorriso spunta sul suo volto e accetta l'invito dei miei genitori.
«Bene, adesso te la mostro. Comunque, sia chiaro ragazzino, devi stare lontano dalla camera di mia figlia questa notte.» o mattina, dato che posso vedere dalle finestre uno squarcio di alba che sta facendo capolinea nel cielo limpido.
Cillian tira una pacca sulla schiena al ragazzo accanto a lui e mentre la voce del primo di disperde sempre di più, dato che imboccano la via per raggiungere il giardino, in modo indirettamente proporzionale le mie gote si tingono sempre più di rosso.
«Non dargli ascolto.» mia madre mi tira una leggera gomitata divertita per poi proseguire, «sono disposta a coprirvi nel caso dovessi sentire lui entrare in casa o te uscire.»
Il suo umore, rispetto a qualche ora fa è totalmente cambiato e sono felice che Cill le faccia questo effetto. È molto più solare e spensierata e tutto questo mi scalda il cuore perché dopo tutto ciò che le è successo mia madre merita solo la felicità.
Si, sono tentata di chiederle più informazioni sulle chiamate anonime e in generale su tutto ciò che è successo questa sera, compreso il bacio con zio Dale, ma adesso è troppo felice e stanca per potermi dare una risposta oggettiva, perciò, lascio cadere questi pensieri e rispondo alla sua insinuazione.
«Non accadrà nulla di tutto questo, mamma. Questa sera ognuno dormirà nel proprio letto.» lei inarca un sopracciglio e mi scruta con un sopracciglio alzato come se fosse consapevole che questa non è per nulla la verità.
*
Credo siano le sette del mattino quando mi alzo dal letto consapevole che non riuscirò per nulla a prendere sonno.
Ebbene sì, ho fatto praticamente after tutta la notte e adesso sembro uno zombie.
Mi sono girata nel letto per circa due ore ma il sonno non ha preso il sopravvento su di me perché la mia mente è stata tutto il tempo a processare gli avvenimenti di questa notte.
Ci sono poche cose che mi destabilizzano nella mia vita e tutto ciò che è successo dal gala in poi probabilmente fa parte di questo.
Domande, dubbi e incertezze si intrecciano nella mia mente portandomi così a pensare senza sosta e a cercare risposte che già so da me che non riuscirò a trovare. Ed è molto probabilmente per questo che, senza pensarci due volte, scendo giù in cucina che fortunatamente è deserta e preparo un po' di latte e Nesquik da portare al mio ex migliore amico.
Per semplice curiosità, senza nessun doppio fine, ho controllato più volte il suo accesso su WhatsApp e ho notato che proprio come me neanche lui è riuscito a dormire perciò ho deciso di fare l'ennesima buona azione di questo mese portandoli praticamente la sua bevanda preferita.
Okay, forse non voglio fare solo una buona azione ma voglio avere anche qualche risposta.
Busso alla porta della depandance, la quale si affaccia direttamente alla fontana presente nel mio giardino, e gongolo sul posto spostando il mio peso da un piede all'altro, in attesa che il ragazzo dagli occhi verdi venga ad aprirmi.
Dopo un minuto interminabile finalmente il mio ex migliore amico apre la porta e io senza troppe cerimonie mi infilo all'interno della struttura di legno. Sarò pur sempre in California ma è dicembre e io con un pigiamino fin troppo striminzito per i normali standard invernali, stavo congelando lì fuori dato che il sole non è ancora sorto del tutto.
«Già sentivi la mia mancanza, occhi belli?» mi schernisce divertito chiudendo la porta alle nostre spalle.
Tuttavia, me ne pento un attimo dopo perché quando porto lo sguardo sul mio ex migliore amico lo trovo semi-nudo e subito le mie gote si tingono di rosso.
Maledizione. Cerco di non abbassare il mio sguardo e non dargli nessuna soddisfazione ma quando si muove verso di me subito vengo tradita da me stessa perché faccio proprio ciò che non avrei mai dovuto fare.
Sebastian è statuario e imponente con solo un paio di boxer neri addosso che, in contrasto con la sua pelle chiara, fanno risaltare quella V che conduce a un punto proibito. Uno con cui sono stata in contatto di recente a causa del mio corpo che non risponde più ai comandi del mio cervello.
Quando un suo finto colpo di tosse mi fa rinsavire mi maledico perché sono rimasta a fissare il corpo di Sebastian, proprio lì, per troppo tempo e naturalmente lui se n'è accorto. Infatti, adesso mi guarda con la testa leggermente inclinata e con lo sguardo di chi mi ha appena colta sul fatto.
«Certo, ti piacerebbe. Ti sono venuta a portare questo.» schiocco la lingua sul palato con indifferenza, come se nulla fosse successo, e indico con un cenno del capo il bicchiere tra le mie mani. Un sorriso furbo compare sul suo volto e io alzo gli occhi al cielo già annoiata di tutta questa situazione.
Annoiata perché odio essere messa alle strette.
«Non parlare. Non voglio sapere cosa significa quel sorriso strafottente.» che ti toglierei a suon di schiaffi e morsi. Ma questo è un altro discorso che non voglio assolutamente intavolare.
«Ti preoccupi per me, ammettilo che ci tieni.» con la schiena mi appoggio al piccolo tavola a isola, sempre in legno, che si trova nella parte della cucina dell'open space e volto lo sguardo verso la finestra accanto alla porta per nascondere un sorriso divertito.
«Ogni mese faccio una buona azione per avere il mio karma pulito, non farti strane idee.» il mio tono fintamente scocciato non regge, soprattutto quando Sebastian si avvicina al tavolo in questione e si mette accanto a me. Il suo bicipite è a contatto con il mio braccio e mi scosto velocemente quando sento una sorta di calore propagarsi nel mio corpo.
Mi volto verso di la sua figura e gli scocco un'occhiataccia mentre lui, incurante, beve il suo latte e Nesquik come se fosse un bambino di sette anni e non un adolescente di diciotto.
E mentre Sebastian continua a fare ciò io mi guardo intorno intenta a calmare l'imbarazzo e il rossore di qualche minuto fa.
Per quanto dovrebbe essere piccola una normale depandance beh, la mia non lo è.
C'è un grande open space che fa da fulcro a tutta la struttura in quanto ospita sia la cucina, con il tavolo a isola, e sia il salotto in stile rustico moderno che comprende, oltre a due divani e una e un tavolino posto davanti ad essi, una poltrona di cuoio marrone e un maxi schermo piatto posto al di sopra del camino.
Successivamente, imboccando una piccola gradinata di sei scalini posta al lato del salotto, si giunge a un piccolo corridoio non molto ampio con tre porte: una a destra, una a sinistra e una al centro.
Quella a destra è un semplice bagno, a sinistra c'è una camera da letto con una cabina armadio incorporata e un letto king size e, infine, al centro c'è il fiore all'occhiello di tutta la depandance se non anche di tutta la casa mia, ovvero la zona benessere con sauna e bagno turco.
Un piccolo sfizio che mi sono voluta togliere per sottomettere alla mia pelle ogni tipo di comfort.
Ah, dimenticavo un piccolo dettaglio.
Nella camera da letto c'è anche una vasca idromassaggio, apparentemente è un particolare di poco conto ma subito fa scaturire in me pensieri proibiti quando noto che Sebastian non è in pigiama.
«Si, confessando questo avresti alimentato il mio ego, al contrario adesso è altro ciò che sta venendo alimentato.» sussurra divertito, consapevole che mi sta provocando solo per farmi infuriare, mentre termina il suo bicchiere di latte e lo posa sul ripiano di legno.
Successivamente, si volta verso di me rimanendo appoggiato solo con l'avambraccio destro al tavolo.
Il suo sguardo però non rimane fermo nel mio perché anche lui, proprio come ho fatto anche io, scivola sul mio corpo rimanendo ben presto calamitato sui miei piccoli bottoncini rosa che premono sul tessuto della maglietta mettendosi così in evidenza.
Presa dalla foga di venire qui non ho indossato una giacca e neanche un reggiseno perciò il mio corpo, al contatto con la brezza fresca di fuori, si è riempito di brividi e i miei capezzoli di conseguenza si sono inturgiditi.
«Sei un maiale.» alzo gli occhi al cielo apparentemente infastidita. Dopodiché, mi stacco dall'isola alla quale ero appoggiata e vado a sedermi sul divano il tutto sotto lo sguardo attento di Sebastian che non ha smesso di fissare per neanche un secondo il mio culo che, per sbaglio, ho ancheggiato un po' troppo.
Mi rilasso, o almeno ci provo, e per non far vedere che un velo di nervosismo sta fasciando il mio corpo appoggio l'avanbraccio sinistro sul bracciolo del divano e piego le gambe sotto il sedere in modo da rimanere in una posizione non troppo rigida ma che al contempo mi permette di avere più sicurezza in me.
«E tu sarai in un mare di casini se non smetti di provocarmi, occhi belli.» afferma con voce graffiata e decisa mentre squadra la mia figura.
«Io? Provocarti?» mi porto una mano al petto fintamente sorpresa, «sono venuta qui solo per portarti un po' di latte e Nesquik, sai nel caso fossi ancora sveglio.» e glisso sulla mia piccola fase di stalking che ha appurato che effettivamente Sebastian, proprio come me, non ha chiuso occhio tutta la notte.
«Oramai è troppo tardi per andare a dormire ma credo questo sia il momento giusto per fare colazione.» e anche se il suo tono colmo di lussuria mi fa capire il significato velato delle sue parole, faccio la finta tonta e mi attorciglio una ciocca di capelli biondi intorno all'indice.
Che diavolo sto facendo? Ero venuta qui per parlare di questioni serie e invece mi sto lasciando divorare con lo sguardo del mio ex migliore amico
Okay Sole, riacquisisci un barlume di lucidità.
«Ti ho già portato il latte.»
«Non sono ancora sazio.» e a questa frase si lambisce il labbro e incrocia le braccia al petto mettendo ancora una volta in risalto i suoi bicipiti. Al contrario, le caviglie incrociate evidenziano le sue cosce toniche e marmoree.
«Dopo andremo a fare colazione, ma prima devo chiederti alcune cose. Ho bisogno di avere delle risposte, Sebastian.» sono consapevole di aver rovinato questo momento di tensione che si era creato tra noi ma, al contempo, devo imparare ad usare la razionalità. Ed è per questo che da dieci minuti mi sto concentrando a fissare il collo di Sebastian.
Il viso è una zona troppo pericolosa a causa dei suoi occhi verdi che sono in grado di trapassarmi e bruciarmi la pelle e non ne parliamo della sua bocca che non fa altro che aprirsi in un sorrisetto impertinente.
Allo stesso modo, anche il petto e le gambe muscolose, le braccia e le mani ricolme di tatuaggi potrebbero far cedere ancora di più le mie difese.
Perché anche se io detesto ammetterlo sono irrimediabilmente attratta da lui ed è inutile negarlo perché è una cosa che oramai ho già capito e assimilato, seppur controvoglia.
Ogni lembo del suo corpo mi eccita in una maniera incontrollata e il tutto si aggrava quando dalla sua bocca escono frasi sporche come quella di poco fa che fanno apparire nella mia mente un immaginario poco casto dove io sono sottomessa a lui.
Dove la sottoscritta, ama ricevere ordini da lui.
Bene, non appena tornerò in camera mia devo premunirmi di chiamare una clinica psichiatrica.
«Bene, e a ogni tua domanda io cosa riceverò in cambio?»
«Cosa vorresti dire?» inclino la testa di lato cercando di non spostare lo sguardo dall'unico punto sicuro del suo corpo che non mi provoca alcuna tipologia di reazione: il collo.
«In Italia esiste un proverbio: chi va con lo zoppo impara a zoppicare.» si lambisce nuovamente il labbro inferiore e come se fossimo due poli opposti di superfici magnetiche il mio sguardo corre su, fino a incrociare il suo volto. Il respiro mi si mozza in gola quando i suoi occhi verdi intrisi di lussuria mi scrutano e subito qualcosa in mezzo alle mie cosce si risveglia.
Sul serio sono diventata così debole e sensibile?
«Ciò significa che ronzandoti sempre attorno, alla fine, ho preso le tue stesse abitudini.» e quando noto che fa un passo nella mia direzione io deglutisco rumorosamente e cerco di appiattirmi ancora di più contro il divano.
«E quale abitudine avresti preso dalla sottoscritta?» domando cercando di mantenere un tono fermo ma fallisco miseramente perché un piccolo ansimo fuoriesce dalle mie labbra non appena, involontariamente, abbasso lo sguardo e mi ritrovo faccia a faccia con il suo amichetto che, in modo estremamente educato, è rivolto verso di me.
«Che non si fa nulla per pura generosità, si deve volere sempre qualcosa in cambio.» e anche se queste parole sembrano così meschine alla fine so che è la verità perché io mi comporto esattamente così; anche se in quest'ultimo periodo mi sto ammorbidendo un po' troppo e non riesco a capirne il motivo.
«Frequenti pessime persone, Sebastian.» un sorrisetto impertinente spunta sul mio volto e lui, in tutta risposta, si cala sulle ginocchia fino a raggiungere la mia altezza.
«La penso anche io come te, forse dovrei giocare allo stesso gioco di questa persona però, in modo da fargliela pagare.» il suo tono provocatorio fa a pugni con la mia razionalità e in questo momento non saprei rispondere neanche a una banalissima domanda del tipo, 'come ti chiami?'.
«Mi sembra troppo crudele questo gioco, in fondo lei non ti ha fatto nulla.» schiocco la lingua sul palato mentre continuo a stare al gioco.
«Mi sta solo lasciando con il cazzo pulsante tra le gambe mentre è semi distesa sul divano della sua depandance come un angelo.» e con un luccichio negli occhi si avvicina lentamente a me mentre alterna il suo sguardo tra i miei occhi eterocromi e le mie labbra carnose.
Senza troppe cerimonie afferra una piccola ciocca di capelli e dopo averla attorcigliata tra le sue dita, in un modo alquanto disastroso tant'è che sicuramente mi ritroverò qualche nodo, la tira trascinando di conseguenza il mio volto davanti al suo.
Siamo a pochi millimetri di distanza e basterebbe un piccolo movimento da parte di uno dei due per far sì che le nostre labbra si tocchino. Io, però, non faccio il primo passo perché non voglio che vinca lui a questo stupido gioco bensì, voglio essere adulata e desiderata un altro po'.
Cristo, sono totalmente malata.
«Sai cosa dicono i tuoi occhi?» sussurra in modo impertinente e io vorrei togliergli questa sicurezza dal corpo con un pugno in pieno volto. Il bastardo sa cosa mi piace e sa come farmi cedere perché io improvvisamente, come se fossi ipnotizzata da lui e dal suo profumo al gelsomino, scuoto la testa in segno di diniego con la consapevolezza che le sue prossime parole mi renderanno sul serio alla sua mercé.
«Che tu vuoi essere scopata Marisol Celine di Laurentiis. Fottuta da un bastardo egoista come me. Vuoi essere piegata, dominata, sottomessa,» il mio respiro si incastra nella gola e sento il peccato della lussuria scorrermi per tutto il corpo.
Alla fine, il mio flusso del piacere si ferma proprio lì, in quel piccolo bocciolo che è la mia intimità e che in un gesto spontaneo e istintivo mi fa contorcere contro il mio volere.
Ma, alla fine, è il suo modo di concludere la frase che mi lascia senza parole, o meglio è un gemito strozzato a parlare per me.
«E io non vedo l'ora di accontentarti e sentirti urlare il mio nome a ogni steccata.»
«Prima ho bisogno di alcune risposte, Sebastian.» sussurro più a me stessa che a lui cercando di ritrovare quel barlume di lucidità che mi ha abbandonata non appena ho messo piede nella mia stessa depandance.
«E come ti ho già detto prima io sono disposto a dartele.»
«Si? E cosa vuoi in cambio?» e potrebbe chiedermi letteralmente di tutto perché io glielo darei senza esitazione, compreso il mio corpo che sta vibrando sotto il suo tocco e sta pulsando smanioso di essere appagato.
I suoi polpastrelli, lentamente, iniziano a percorrere un sentiero pericoloso che inizia dalla caviglia e prosegue verso il polpaccio.
Io rimango immobile a fissare ciò che mi sta facendo incapace di dire una parola mentre sento le sue dita solleticarmi la pelle.
E forse, la cosa più sconfortante di tutta questa faccenda è che solo vedere la sua mano tatuata percorrere la mia carne mi manda in visibilio tanto da ritrovarmi completamente fradicia per lui.
Vorrei stringere le cosce e trovare almeno un minimo senso di appagamento a questa situazione del cazzo ma, d'altro canto, non voglio dargli nessuna soddisfazione.
«Tu cosa sei disposta a darmi?» le sue mani si fermano a un millimetro dall'orlo dei miei pantaloncini. Mi sta dando il coltello dalla parte del manico, come sempre. Sebastian Dante Morris è tutto, fuorché un egoista e questo perché nonostante il suo corpo brami il mio lui mi sta dando l'opportunità di scegliere.
Adesso ho due opzioni: posso scostare la sua mano, alzarmi da questo divano e andarmene come se nulla di tutto questo fosse accaduto o, al contrario, potrei dargli il mio corpo e appagare questo senso di insofferenza che mi formicola tutto il corpo.
Alla fine, troverei sempre una risposta a queste domande perché so che anche se scegliessi la prima opzione lui mi aiuterebbe, anche se in un modo più burbero e meno soddisfacente.
E forse, non è solo la voglia di ricevere una risposta che mi porta a pronunciare queste parole. Forse, sono arrivata a un punto di non ritorno dove in modo consapevole so che devo sfruttare questo poco tempo con Sebastian per trarne piacere. A settembre io partirò per il college e lui ritornerà in Italia, probabilmente non ci vedremo mai più quindi perché rinunciare a del piacere reciproco basato solo sul sesso e non sui sentimenti?
Ogni volta che sono nuda davanti a lui mi sento bella.
Le paranoie sulle mie cosce per un po' vengono gettate fuori dalla mia mente e quando tornano a farmi visita lui è lì per ripetermi quanto io non sia i miei difetti.
E con la consapevolezza che in fondo da questo contatto ci guadagniamo entrambi qualcosa – io un po' di autostima e lui piacere fisico, suppongo – mi lascio andare.
«Il mio corpo.» ammetto frettolosamente prima di pentirmene e cambiare idea.
«Il tuo corpo non mi basta, occhi belli. Io voglio quello ma desidero anche la tua anima.» la sua mano inizia a infilarsi nel pantaloncino, dalla parte finale di esso, e io chiudo gli occhi in un sospiro quando sento la sua mano fredda entrare a contatto con la mia pelle bollente.
«C-cosa significa?» cerco di mantenere un tono fermo ma fallisco miseramente mentre sul volto del ragazzo degli occhi verdi compare un ghigno compiaciuto.
«Che il tuo corpo non deve essere uno strumento passivo di questo gioco. Devo fotterti l'anima in modo che tu abbia sempre ben chiaro chi è l'unico bastardo che ti ha mai fatto godere così tanto in vita tua. Perché, quando io me ne andrò e tu ti trasferirai al college so che ci sarà qualche coglione di troppo che cercherà di infilarsi nelle tue mutande e ogni volta che accadrà tu dovrai sempre avere in mente me, dovrai sentire me dentro di te anche quando non sarò fisicamente lì e ricordarti che indipendentemente da tutto solo io ti ho posseduta in ogni modo possibile. Solo io, che ti scopo il corpo e che ti fotto l'anima.»
E io non ho il modo di farmi avvolgere dalla paranoia e dal senso di nostalgia e tristezza che inizia a pervadermi perché Sebastian si allontana da me lasciandomi interdetta.
Si alza e si va a sedere sulla poltrona in cuoio marrone mentre mantiene il suo sguardo fisso nel mio. Non appena si rende conto che la mia attenzione è completamente catalizzata su di lui sorride borioso e si sporge leggermente in avanti poggiando le braccia sulle cosce toniche.
Deglutisco perché Sebastian in questo momento mi sembra un diavolo tentatore il cui unico scopo è condurmi all'inferno con lui. Il mio sguardo vaga sul suo corpo e a ogni dettaglio che noto qualcosa nel mio centro pulsante si risveglia bramando lui. Le vene in rilievo, le dita larghe e virili e l'addome scolpito.
Lucifero era l'angelo più bello del paradiso, siamo sicuri non sia lui a incarnarlo realmente?
Le sue gambe toniche e massicce, segno di duro allenamento, che si incontrano in un unico punto che richiama la mia attenzione.
Il suo cazzo è sull'attenti e un brivido di piacere percorre il mio corpo quando flash della notte di Halloween attanagliano la mia mente. Lui dentro di me e io smaniosa di averne ancora, come una fottuta droga. Quando Sebastian si rende conto di dove sono dirottati i miei pensieri sorride vittorioso e vizioso mettendo in mostra i denti perfettamente dritti e bianchi e così, presa da un ingente imbarazzo, proseguo velocemente la risalita verso il suo volto osservando di sfuggita anche le sue spalle ampie e le sue braccia ricolme di tatuaggi.
Il mio fottuto punto debole.
Osservo prima il braccio destro, quello costernato da rappresentazioni della divina commedia. Gliel'ho già visto da vicino; eppure, starei ore ad ascoltarne il significato. Anime e colori che si intrecciano in questo spettacolo rappresentato sulla sua pelle.
Faccio un passo in avanti, smaniosa di conoscere ogni centimetro del suo corpo. Di scoprire di come sia cambiato nel tempo perché se dieci anni fa avevo di fronte un bambino mingherlino adesso, al suo posto, c'è un adone pronto a sottomettermi.
Sebastian è una cazzo di calamita, un attentato alla mia ragione che preferisce essere schiava del nemico alla sopravvivenza.
Perché il mio ex migliore amico, il ragazzo dagli occhi verdi qui davanti a me, è una droga.
Perché amo il suo sguardo posarsi sul mio corpo, amo le sue mani sfiorarmi casualmente e amo le allusioni che fa quando mi sta accanto.
Forse i troppi libri che leggo mi stanno fondendo il cervello, ma tutta questa tensione repressa – che non ero mai riuscita a provare con Josh – mi fa sentire come una bambina alla scoperta del mondo, che vede e sente ogni cosa come se fosse la prima volta.
E sono estremamente consapevole che questo accade perché Sebastian, in fondo, è una delle poche persone che mi conosce meglio. Sa cosa mi piace e sa come mi piace e mi butterei in mezzo al fuoco con la certezza che lui sa che, anche se in un contesto più intimo amo essere sottomessa, nel contesto quotidiano sa quanto piaccia a me avere le redini del gioco.
Perché se fuori dal letto lui mi provoca sfacciatamente solo perché sa quanto mi piaccia avere i suoi occhi addosso e vederlo crogiolarsi per la mia attenzione, nell'ambito sessuale entrambi sappiamo che io solo apparentemente mi mostro orgogliosa intenta a vincere questo scontro. Alla fine, la nostra guerra finirà sempre in un modo: io che cedo e lui che vince.
E odio ammetterlo ma tutto questo mi fa impazzire ancora di più perché questa non è una vera battaglia, questi si chiamano preliminari.
E cazzo se li adoro.
Per distogliermi da questi pensieri poco casti riprendo il mio itinerario sul corpo di Sebastian con il mio sguardo e, lentamente, proseguo a osservare il suo braccio sinistro prima di soffermarmi sul volto. Ho bisogno di prendere tempo prima di incontrare nuovamente i suoi occhi verdi e affogarci dentro.
Perciò osservo il braccio; pongo attenzione a ogni disegno, a ogni singolo non ti scordar di me, avvolto in un rovo di spine e in questo momento pagherei ogni cifra possibile pur di sapere il significato di ognuno di questi fiori.
"Ogni fiore l'ho fatto dopo aver visto qualcosa che mi ricordava te. Perché volevo sentirti accanto."
Le parole di Sebastian che ha pronunciato all'interno dell'officina del padre mi rimbombano nelle orecchie mentre qualcosa di strano dentro di me si muove. Mi sento formicolare la pancia e cerco di fermare il principio di quelle famose farfalle nello stomaco che stanno iniziando a sbattere le ali un po' troppo rumorosamente.
«A ogni domanda ti sfili un indumento.» la sua voce profonda irrompe nei miei pensieri lasciandomi interdetta.
Immediatamente, alzo il volto fino a incrociare il suo sguardo pregno di malizia.
«E poi?» domando in un sussurro.
Lui non mi risponde immediatamente.
No. Il bastardo qui davanti a me si lambisce il labbro inferiore mentre mi divora con lo sguardo dopodiché si alza dalla poltrona di cuoio e a passo felino avanza verso di me. Al contempo anche io mi sono alzata e ho raggiunto il centro del salotto.
Il suo corpo massiccio e imponente reclama il mio sguardo mentre lui cammina tronfio per il salotto fermandosi poi davanti alla mia figura.
Solo quando arriva a un passo di distanza dal mio corpo, e io alzo il volto per vederlo meglio, inizia a parlare con un tono saturo di desiderio che mi fa tremare le ginocchia.
«E poi dovrai pregare che i tuoi genitori non passino accanto alla depandance perché altrimenti ti sentirebbero urlare il mio nome.»
A questa frase serro le cosce e deglutisco rumorosamente.
Dire che sono eccitata è un eufemismo.
Posso sentire il mio cuore scalpitare nel petto e le mani tremolare dalla voglia che ho di sfiorare il suo corpo che mi reclama. Come una calamita mi sento attratta verso di lui ma cerco di desistere e di mantenere un minimo di contegno.
Tuttavia, il mio piano fallisce miseramente perché libera da ogni tipo di razionalità mi trovo a pronunciare delle parole che si discostano completamente dal mio voler mantenere un minimo di pudore.
«La camera da letto è insonorizzata. Nessuno ci sentirà.»
E mi maledico mentalmente non solo per avergli dato questa informazione ma anche perché così, in modo indiretto, gli ho praticamente detto che non mi è del tutto indifferente e che alla fine a questo gioco non mi tiro indietro.
Lui però non rimane stupido a questa mia dichiarazione anzi, sorride sfacciato, come se il suo fine ultimo fosse un altro e non quello di portarmi nella camera da letto della depandance.
Si avvicina pericolosamente a me e il respiro mi si mozza in gola.
Quando il suo naso sfiora il lato destro del mio collo ho un sussulto ma non mi muovo. Chiudo gli occhi e un gemito strozzato fuoriesce dalla mia bocca facendomi diventare rossa di imbarazzo.
Percepisco le labbra di Sebastian aprirsi in un sorriso mentre con queste accarezza il mio collo dirigendosi sempre più su verso il lobo. Ci soffia sopra e in un riflesso involontario inarco la schiena.
Zona erogena del cazzo.
Al contempo, la sua mano inizia a tracciare un percorso che parte dal mio fianco e prosegue sempre più su e quando entra in contatto con il lembo di pelle scoperto dal tessuto, emetto un ansito senza rendermene conto perché la sua pelle calda, che entra in contatto con la mia completamente fredda, mi provoca un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Mi lascia un bacio dietro l'orecchio nonché una delle zone più sensibili del mio corpo, e quando credo che la tortura sia finita qui lui mi smentisce perché pronuncia delle parole che fanno sparire ogni mio frammento di razionalità.
«E chi ti ha detto che ci limiteremo solo a quello? Scopare su un letto è scontato, occhi belli. Voglio prenderti in ogni angolo di questa fottuta depandance. Prego Marisol, inizia con la prima domanda.»
☀️
Ciao lettori, come state?🩵
Sarò molto breve in questo spazio autrice dato che alle 18/18:30 pubblico la seconda parte di questo capitolo.🤭
Voi fatemi sapere cosa ne pensate (sempre in maniera educata e sincera) e se vi va seguitemi sui miei social per rimanere aggiornati e chiacchierare.
Vi mando un bacio in attesa delle 18 (o 18:30).💋
Ig: beeckyrose.stories
Tiktok:beeckyrose_stories
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