capitolo 36.
Il fatto che Sebastian abbia una forte influenza su di me oramai è appurato altrimenti, in questo momento, non mi starei preparando per andare con lui al centro commerciale.
Come se alla fine fosse questa la cosa peggiore.
Proprio no, dato che ieri sera non solo mi sono mostrata vulnerabile a lui ma mi sono anche toccata sotto il suo sguardo, accarezzata sulle parole suadenti che uscivano dalle sue labbra e dal tocco intriso di fuoco che poi mi hanno portata all'orgasmo.
Per questa giornata totalmente all'insegna dello shopping ho deciso di indossare una gonna a pieghe nera, un maglioncino bianco di Vivienne Westwood e, infine, i miei mocassini Prada con platform. A questo look abbastanza sobrio e comodo aggiungo un po' di trucco e un nastrino pronto a decorare la mia coda di cavallo bionda.
Il suono di una notifica interrompe la canzone di Shawn Mendes che stavo ascoltando perciò sblocco il telefono e rispondo al messaggio che Sebastian mi ha inviato.
È giù.
Aggiunge anche che è passato a prendere Axel in ospedale, dato che suo padre non poteva, e che dobbiamo fare una breve deviazione a casa del ragazzo dagli occhi a mandorla prima di andare al centro commerciale.
Mi controllo velocemente un'ultima volta allo specchio e dopo non aver notato nulla fuori posto prendo la mia piccola borsetta abbinata al maglione e scendo al piano inferiore completamente deserto.
Cillian come di consueto è al lavoro, mia madre starà molto probabilmente dalla mamma di Sophie e Kayden dorme. Sicuramente è tornato dopo l'una di notte perché prima di quell'ora, quando io ero ancora sveglia, non l'ho sentito arrivare.
«Buongiorno.» saluto non appena entro in macchina. Il posto del passeggero accanto a Sebastian è vuoto, perciò, mi siedo lì. Al contrario, i sedili posteriori sono occupati da Axel.
Nonostante l'incidente avuto Axel ha un sorriso abbastanza delineato su volto e questa sua espressione per nulla colma di sconforto ancora una volta appura quella teoria che tempo fa ho fatto su di lui. Odia mostrarsi debole e triste, perciò usa il sorriso e il sarcasmo come arma di difesa.
«Come stai?» gli domando cauta non appena il mio ex migliore amico mette in moto la macchina. Cerco di parlare con il ragazzo dietro di me dallo specchietto dato che girarmi e interloquire con lui faccia a faccia mi metterebbe molta ansia dato che non riuscirei a vedere la strada di fronte a me.
Io e Axel è precisamente da lunedì che non ci parliamo, da quando ci siamo visti all'heartbreakers per le ripetizioni e proprio per questo il nostro rapporto è ancora abbastanza teso.
Adesso però, dopo quello che è successo e soprattutto vederlo in queste condizioni, mi crea un dispiacere così immenso che ho paura che il mio cuore di ghiaccio si stia iniziando a scongelare. A spaventarmi ancora di più è l'idea che mi balena in testa non appena incrocio il suo sguardo nel mio. Perché, forse, se con Sebastian ci sono passata sopra –anche se con troppa facilità- anche con Axel potrei farci un altro tentativo. Non che noi abbiamo avuto questo grande rapporto di amicizia ma, in fondo, è una gradevole compagnia.
«Senza una gamba» scrolla le spalle tranquillamente per poi proseguire con tono più serio non appena vede la mia occhiataccia dal finestrino «e dovrò rimanere senza protesi per circa una settimana. Venerdì prossimo dovrei tornare in ospedale per fare un controllo e Seb, ti nomino mio autista personale.» schiocca le dita per attirare l'attenzione del guidatore il quale alza gli occhi al cielo divertito «come se fosse una novità dato che la tua scatoletta di tonno rosa si rompe ogni settimana.»
«Ti daranno una nuova protesi?» domando con la speranza di non essere troppo invadente. So che le protesi costano davvero tanto e so anche che la loro assicurazione non riesce a coprire tutte le spese data la situazione della madre.
«Nah,» mi liquida con la mano «la mia era perfetta, quindi continuerò a usare quella. Ho solo bisogno di non sforzare la gamba per un paio di giorni ed è qui, cara mia raggio di sole, che arriva il lato positivo di tutta questa situazione di merda.» ghigna divertito e ho quasi paura di sentire la sua risposta.
Alla fine, cedo.
«E quale sarebbe?»
«Vedi, sarò costretto a stare sulla sedia a rotelle fino a quando non mi farò la prossima visita, perciò, avrò una fila di servitori che saranno pronti a fare di tutto per me.» sgrano gli occhi in un mix tra il sorpresa e il divertita e chiedo immediatamente spiegazioni.
«Che ogni giorno avrò qualcuno che mi porterà in giro sottostando ai miei ordini e alle mie richieste. Scusa raggio di sole ma qui a Santa Monica sta arrivando un nuovo reale a fotterti il posto. E ora di porre fine all'era dell'ape regina Sole e dare avvio a quella dell'ape re Axel.» il ragazzo termina la frase regalandomi un occhiolino e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
«E poi, tolto il fatto che a capo delle colonie delle api c'è sempre una regina, si chiama fuco il maschio dell'ape.» puntualizzo facendogli alzare gli occhi al cielo «Sebastian, proprio questa bacchettona puntigliosa dovevi avere come amica?» gli tira uno scappellotto sulla nuca e io lo guardo male.
Sebastian, d'altro canto, scrolla le spalle «fidati, a otto anni era più simpatica di così.» ridacchia e percepisco il suo tono di finto scherno, perciò sto al gioco anche io e lo guardo male «non ti tiro un pugno solo perché stai guidando, Morris ma non sei affatto divertente. Le persone pagherebbero pur di stare con me, anche solo per un giorno.»
«Perfetto, allora possiamo venderti a un'asta e fare un business.» ma non faccio neanche in tempo a replicare a questa squallida battuta che Axel, che si sposta con estrema fatica, infila la testa tra il mio sedile e quello di Sebastian «ragazzi, non per fare l'egocentrico ma stavamo parlando di me.»
«E non ancora hai sentito ciò che chiede in cambio a queste vittime che dovranno scortalo. Su, avanti chiediglielo.» mi sprona Sebastian già ridendo sotto i baffi. Io sto al gioco e naturalmente glielo chiedo.
A questo punto Axel tira fuori dallo zaino sgangherato accanto a lui un plico di fogli, ognuno con sopra un disegno, e me lo porge con fare entusiasto.
«Sul serio le persone vorrebbero questi disegni?» domando scettica mentre inizio a sfogliarli uno per uno. La mia faccia passa dall'inorridita, quando vedo un alieno con quattro braccia, al divertita non appena vedo il disegno che –vagamente, sottolineiamo- mi ricorda una mucca.
Oltre all'alieno e a Eaton ci sono pezzi di sushi, gatti e autoritratti.
«Quando diventerò una stella del lacrosse questi disegni varranno milioni, perciò Sole sei in tempo per sceglierne uno e diventare la mia assistente personale per un giorno.» mi propone con un sorriso sornione sul volto.
Sembra così entusiasta di questa iniziativa che quasi mi dispiace infrangere tutte le sue speranze.
«Non provarci, Akane. Tieni le tue mani e il tuo sguardo lontano da lei.» lo rimprovera Sebastian non appena varchiamo il cartello con su scritto 'South'.
Mi faccio piccola piccola non appena imbuchiamo la svolta che ci porta verso il centro della fazione e cerco di evitare lo sguardo di ogni singola persona.
Come se fossimo passati da una favola a un libro horror, non appena varchiamo il cartello che delimita le due aree di confine le case da palazzi lussuosi si trasformano in baracche diroccate contornate da strade piene di buche e negozi dai vetri rotti. Le poche strutture in mattoni che sono presenti sembrano poter cedere da un momento all'altro e l'unico negozio in questa via è un negozio di alimentari.
Anche le macchine, come gli edifici, sono completamente diroccate dato che oltre a essere totalmente vecchie, ammaccate e graffiate alcune non hanno i finestrini o addirittura le ruote.
Man mano che ci allontaniamo dal centro e ci avviciniamo alla periferia, le case iniziano a sostituirsi con roulotte e l'ombra di negozi e servizi pubblici diventa sempre più scarsa.
Alla fine, dopo pochi chilometri, arriviamo in quella zona del South così malfamata che mio fratello mi ha proibito di venirci da sola, proprio perché qui le persone sono così fuori di testa a causa delle condizioni misere in cui vivono che potrebbero derubarti, o nel peggiore dei casi aggredirti, in qualsiasi momento.
Ad un tratto, a distrarmi da questo luogo cupo e gelido, e soprattutto dalla sfilza di roulotte davanti a me, ci pensa il ragazzo dietro di me. Mi tocca una spalla e si volta nella mia direzione «suvvia Sole, diglielo che preferisci me a lui.»
«Assolutamente sì.» gli reggo il gioco.
Faccio ciò sia per punzecchiare Sebastian ma anche per far capire al ragazzo dagli occhi a mandorla che, forse, possiamo mettere una pietra sopra su ciò che è successo tra di noi precedentemente.
«Io e te abbiamo gusti più affini,» proseguo «e poi Sebastian quando ci si mette è proprio una vera palla al piede.» concludo e in tutta risposta ricevo un pizzicotto sul fianco da parte del ragazzo dagli occhi verdi. Mi guarda male e io scrollo le spalle.
Quando arriviamo alla nostra meta Sebastian, senza farsi vedere dal suo ex migliore amico, mi lancia uno sguardo al cui interno c'è un significato ben leggibile composto da tre parole 'me la pagherai'.
E io, a tutto ciò, vado totalmente in confusione.
Bene, arrivata a questo punto non so se sperare quale sia il reale significato dietro questa sua frase perché anche se sto facendo una fatica enorme a pronunciare questo pensiero all'interno della mia mente, e per quanto io odi ammetterlo, è da ieri sera che penso alle mani di Sebastian su di me.
È sbagliato? Assolutamente sì.
Riesco a porre freno a questo pensiero nella mia mente che si staglia prepotentemente verso di lui non appena lo guardo anche di sfuggita? No.
«Smettetela o vi lascio qui. A te,» indica Axel con un dito «steso a terra senza una gamba e invece a te, occhi belli» e questa volta il dito lo punta nella mia direzione «ti lascio qui al South. Perciò smettetela di fare gli stronzi alleandovi.» quando Sebastian fuoriesce dal veicolo per andare ad aprire il cofano, io e Axel scoppiamo a ridere perché anche se il mio ex migliore amico ci ha provato, il suo tono era tutto fuorché arrabbiato.
«Puoi ripagarmi comprandomi un libro. O più di uno.» schiocca la lingua sul palato «Mi manca la saga twisted e l'ultimo libro della Devil's Night.» afferma con un sorriso sornione per poi puntare l'indice della mano destra verso l'alto come se si fosse appena ricordato qualcosa di estremamente importante «Quasi dimenticavo, mi manca l'ultimo libro della saga della The Campus.»
«Credo di essermi persa un passaggio.» questa volta sono io che mi volto verso di lui «Perché dovrei ringraziarti?»
«Perché ti ho garantito una scopata nei camerini. Mi hai retto il gioco prendendolo in giro e quello sguardo che ti ha lanciato subito dopo la tua affermazione assomigliava a una frase del tipo 'vorrei scoparti'.» replica con tono scontato come se io fossi una totale idiota.
Cosa?
«Credo tu abbia preso una botta in testa mentre sei caduto sul campo.» affermo accigliata con un velo di preoccupazione.
«Cazzo, ho la testa gonfia per colpa del troppo cortisone che prendo dato che sono allergico ai gatti. Adesso sembrerò un palloncino.» sbuffa frustrato ma al contempo usa un tono così serio che non riesco a cogliere la sua ironia. Perciò continuo a parlare con il suo stesso tono di voce serio «Non hai la faccia gonfia ma la frase che hai detto prima, su Sebastian e me, è una stronzata.»
«Ah, ti riferivi a quello.» si batte il palmo della mano sulla fronte e io, per avere altre delucidazioni, annuisco in cerca di riscontro ma non faccio neanche in tempo ad aprire bocca che Sebastian ferma ogni mio intento.
Apre la portiera dal lato di Axel, subito dopo aver posizionato la sedia a rotelle mezza sgangherata accanto a lui, e lo aiuta a scendere del veicolo.
Axel, dopo non poche difficoltà, riesce a posizionarsi su quell'aggeggio instabile e un riflesso indiretto mi porta ad abbassare lo sguardo e a vedere la sua gamba che adesso non c'è più. Dal pantalone di jeans slavato fuoriesce una sola scarpa e istintivamente mi tocco la gamba destra, quella che a lui è amputata.
«Raggio di sole,» urla Axel divertito riportando la mia attenzione su di lui. Sebastian lo sta accompagnando all'interno della roulotte ma d'altro canto il ragazzo dagli occhi a mandorla non è per nulla collaborativo perché si muove come un'anguilla pur di attirare la mia attenzione «mi raccomando ricordati il regalo. Anzi, dato che sei la mia unica amica ricca ricordati di farmelo doppio perché il 25 dicembre è anche il giorno del mio compleanno.»
Gli faccio un cenno affermativo alzando il pollice in su e poi scuoto la testa divertita.
Forse, Axel ha capito il mio messaggio di pace e ha colto il ramoscello d'ulivo che gli ho porto.
Quando Sebastian accompagna Axel all'interno della roulotte, probabilmente per aiutarlo a sistemarsi, io nell'attesa inizio a guardarmi intorno prestando per la prima volta completa attenzione alla macchina del mio ex migliore amico.
Come all'esterno, anche l'interno dell'Audi è nero. Forse, c'è qualche rifinitura argento ma essendo il materiale così rovinato non riesco a distinguere bene il colore.
Al contrario delle rifiniture i sedili sia anteriori e sia posteriore sono intatti così come la carrozzeria fuori che è priva di graffi; forse è questa la fortuna di lavorare come meccanico perché se alla fine la tua auto si danneggia, puoi riparatela da solo.
Le uniche due note di colore in questa macchina totalmente scura sono un piccolo profumatore appeso allo specchietto centrale che profuma di gelsomino e un paio di sticker a forma di principesse e unicorno, probabilmente di Cindy, attaccati sul cruscotto.
Avvolta da una curiosità inaudita che non sapevo neanche di possedere, apro il cruscotto nella speranza di trovare qualcosa legato a Sebastian ma le mie ricerche diventano vane quando aprendolo lo trovo semi-vuoto se non per i documenti della macchina.
«Lo sai che frugare nei posti che non ti appartengono è da maleducati, occhi belli?» mi rimbecca Sebastian non appena entra in auto prendendo posto accanto a me. Mi faccio rossa per l'imbarazzo e chiudo subito il cruscotto colta in flagrante «stavo cercando un fazzoletto.» mento.
«A quanto pare ti piace proprio essere una piccola bugiarda eppure, per quanto mi piacerebbe rinfrescarti la mente con le stesse parole che ti ho detto ieri sera, ti ho promesso che oggi ti avrei portata in libreria. Quindi,» mette in moto la macchina «dimmi la verità occhi belli, cosa stavi cercando?»
«Non lo so di preciso,» sputo il rospo e scrollo le spalle «solo che questa macchina mi sembra così anonima e volevo vedere se ci fosse qualcosa di personale che la potesse ricondurre a te.»
«Non mi piace lasciare il segno, occhi belli. Non voglio che qualcuno vedendo qualcosa la possa ricollegare a me.» inarco un sopracciglio stranita dalle sue parole «cosa significa?»
«Che la nostalgia è l'emozione peggiore che ci possa essere perciò, dato che non piace a me, non voglio che neanche gli altri la provino guardando qualcosa che mi appartiene. O che mi è appartenuta.»
«Sul serio non vuoi essere ricordato?» domando inarcando un sopracciglio «Eppure se diventerai un giocatore di Lacrosse, indirettamente, farai in modo che tutti abbiano un ricordo di te.»
«Touchè.» afferma per poi pormi un'altra domanda e cambiare discorso «Allora, sai già che libro dovrò comprarmi una volta arrivati a destinazione?»
«Non credo che voglio vederti comprare i libri che di solito leggo io e poi non sono sicura siano il tuo genere.» cerco di deviarlo da questo suo intento perché diamine, quanto sarebbe imbarazzante fargli leggere le cose che piacciono a me?
Tutti quei bad boy e tutte quelle scene spicy... assolutamente no.
«Eppure l'ultima volta che ti ho letto un libro ci siamo divertiti parecchio.» mi fa un occhiolino e io per poco non sprofondo dalla vergogna «Rettifica Morris, tu ti sei divertito e io sono morta dall'imbarazzo.»
«Bene, allora possiamo riprovare tanto il titolo del libro me lo ricordo. E poi, facendo così, potrai dare una recensione ancora più sincera ai libri che leggi. Non solo teoria ma anche pratica.» mi porto una mano davanti alla faccia e scuoto la testa esasperata «Sei così tremendo.»
«E tu sei bellissima.» e dice questa frase con un tono così naturale che quasi mi è impossibile non credergli. Tuttavia, non riesco a reggere il colpo che mi ha lanciato con questa frase e perciò cerco di smorzare la tensione usando un filo di sarcasmo «Adesso dici così, ma tra un paio d'ore mi abbandonerai in qualche negozio per via dell'emicrania che ti procurerò. Amo fare shopping e tendo a dare abbastanza in escandescenza perciò preparati a girare con la sottoscritta almeno diciassette negozi. Sei pronto a questa sfida così ardua?» domando.
«Solo se potrò fare da spettatore a ogni abito che indosserai e se camminerai davanti a me in modo tale che potrò guardarti il culo.» alzo gli occhi al cielo mentre lui ridacchia e sbuffo fintamente arrabbiata mentre mi crogiolo nella attenzioni che mi dà.
«Dovresti piantarla e essere meno diretto.» sentenzio incrociando le braccia sotto al seno e guardandolo di sbieco. Lui scrolla le spalle e si infila nel primo parcheggio libero, dopodiché ferma la macchina e si volta nella mia direzione «E perdermi la tua faccia tutta colma di imbarazzo? Neanche per sogno occhi belli.»
Il Santa Monica's Mall è colmo di persone. Nella mia mente già si proiettano immagini di me, nervosa ed esaurita, che litigo con qualche persona perché si è fottuta l'ultima taglia dell'abito che ho adocchiato. L'anno scorso mi sono avvicinata molto a questo scenario e se da un lato Eileen mi calmava, dall'altro Betty mi fomentava.
A volte è strano e non so come mi sia venuto in mente questo pensiero ma, diamine, quante cose possono cambiare in un anno? Chi l'avrebbe mai detto che oggi sarei stata qui accanto al mio ex migliore amico d'infanzia? Lo stesso per il quale avevo una cotta da bambina e che sta iniziando a invadere un po' troppo spesso i miei pensieri. Quello che mai avrei creduto potesse tornare a far parte della mia vita e invece, eccolo qui. Accanto a me in tutta la sua imponenza, Sebastian Dante Morris si staglia come un perfetto protagonista maschile dei libri che tanto amo leggere avvolto da un jeans nero, una felpa bianca con il cappuccio e una giacca di pelle.
«Iniziamo da qualche negozio di abbigliamento? Sai, mi merito una ricompensa per averti portata qui.» mi fa l'occhiolino ma io non ci casco. Lo guardo malissimo e gli tiro una leggera gomitata nelle costole «assolutamente no, la nostra prima tappa è Sephora e poi sei stato tu a volermi accompagnare, io ho solo colto la palla al balzo.» detto ciò, letteralmente senza pensarci perché dio a mente lucida non l'avrei mai fatto, gli prendo la mano e inizio a trascinarlo in mezzo alle persone che senza neanche un pizzico di educazione iniziano a spintonare senza neanche guardare davanti.
Manca solo che ci perdiamo in mezzo a questa massa di gente.
Quando arriviamo davanti la seconda santa sede -perché la prima è la libreria, ovviamente- lascio la mano di Sebastian completamente imbarazzata e gli faccio cenno con il capo l'entrata del negozio «fatti il segno della croce ed entriamo, non so se una prossima volta avrai ancora il coraggio di volermi accompagnare.» lui ridacchia e dopo aver scosso la testa mi segue all'interno del negozio. Mi posiziona un braccio intorno alla vita e segue il mio sguardo tra i vari reparti di trucco.
Io, per evitare di perderlo in mezzo a tutta questa folla non lo scanso e anche se una piccola voce nella mia coscienza mi dice che il motivo per cui lo sto trattenendo vicino a me è un altro, io non la ascolto.
«Sul serio? Quaranta dollari per un rossetto?» domanda incredulo non appena ci fermiamo davanti allo stand di Charlotte Tilbury. Scrollo le spalle «Quello che hai in mano non è un semplice rossetto, bensì è la perfetta colorazione di nude esistente.» snocciolo saccente facendogli inarcare un sopracciglio.
«Mi stai prendendo per il culo?»
Scuoto il capo in segno di dissenso e gli faccio ceno di poggiare il palmo della sua mano sulla mia. Lui con un po' di esitazione lo fa e perciò senza troppe cerimonie inizio a swatchare il tester del rossetto sulla dorso della sua mano.
«Perfetta colorazione di nude.» replico sorridente mettendo poi il prodotto imballato nel piccolo cestino che ho preso all'ingresso.
«Devi colorarmi la mano con tutti i rossetti che vuoi comprare? Non è illegale provarli?»
«Ah, Sebastian Dante Morris, non puoi parlarmi proprio tu di illegalità dato che da quello che mi ha raccontato Cill hai abbastanza precedenti con la polizia.» ridacchio per poi proseguire la mia ricerca di nuovi trucchi all'interno degli altri stand.
«Comunque sì, il mio intento era piomeno quello di riempirti la mano di ogni singolo rossetto che mi interessa per vederne il colore, e si i tester sono messi qui apposta per farlo.» sorrido per poi afferrare la sua mano e provare il colore di un altro rossetto.
«E io cosa ottengo in cambio?» domanda con tono basso avvicinando le sue labbra al mio orecchio. Mi raddrizzo e inizio ad andare in iperventilazione non appena mi lascia un fugace bacio dietro l'orecchio e mi accarezza con i polpastrelli delle dita il braccio che prontamente si riempie di brividi.
«La mia presenza è già un ottimo regalo.» mormoro con velato sarcasmo cercando di non imboccare la direzione che lui vuole.
Sono perfettamente consapevole che se adesso do retta al mio corpo, proprio come ieri sera, ne rimarrò fottuta.
Il motivo? Ogni volta che mi tocca io, come una fottuta dipendenza, bramo le sue attenzioni in una maniera così crescente che non posso permettermi di stare al suo gioco. Non dopo quello che mi ha fatto e non con la consapevolezza che una volta iniziato ne vorrò sempre di più.
«La tua presenza potrebbe essere più gradita con questo.» si allontana furtivamente da me per poi sorpassarmi e prendere un rossetto rosso da uno stand a caso. Me lo passa e io me lo rigiro tra le mani.
«Sul serio Sebastian? Un rossetto rosso?»
«A ognuno le sue perversioni occhi belli perché sai, saresti una visione paradisiaca con questo rossetto,» il suo tono di voce si abbassa man mano che si avvicina sempre di più al mio orecchio «in ginocchio e con il mio cazzo in bocca.»
E infine mi stampa un bacio sul collo provocandomi brividi in tutto il corpo.
Forse, e dico forse, non è stata un'ottima idea venire qui con lui.
«Vuoi sapere la mia, di perversione?» domando un tono mellifluo voltando il mio capo verso di lui. Adesso i nostri volti sono così vicini che i nostri nasi si sfiorano «quale?» domanda pendendo totalmente dalle mie labbra.
«Ficcarti questo rossetto in gola e vederti soffocare.» lo spintono divertita riuscendo a muoverlo soltanto di qualche millimetro «Devi smetterla di mettermi in imbarazzo dicendo queste cose.» e senza neanche dargli il tempo di parlare butto il rossetto nel cestino dove ci sono tutti i trucchi scelti fino ad ora e mi allontano da lui andando verso il reparto dei blush.
«Sei ancora arrabbiata con me?» domanda Sebastian dopo che provo l'ennesimo trucco sul dorso della sua mano. Sono passati circa 15 minuti dalla mia frase e, prima di questa domanda, Sebastian non mi aveva più rivolto la parola. Si era limitato a guardarmi con circospezione e ad annuire distrattamente alle domande che gli facevo.
Nel frattempo, dopo i rossetti e i blush sono passata agli illuminanti: avendo gli incarnati molto simili è comodo avere qualcuno che si sporca le mani al posto mio.
E in questo momento non solo mi sento una stronza ma mi sento anche molto confusa perché se da un lato non riesco a smettere di pensare a ciò che mi ha fatto, mentendomi e avvicinandosi a me per un tornaconto personale, dall'altro lato il mio corpo è totalmente distaccato dalla ragione perché sente la necessità di averlo accanto.
«Non sono arrabbiata, sono confusa.» confesso.
«Come mai?» mi esorta a parlare e io, forse stanca di tenermi tutto dentro, inizio a snocciolare ogni cosa che mi passa per la mente.
«Sei riapparso nella mia vita dopo dieci anni di totale assenza e me l'hai incasinata senza alcun preavviso. Fino a quattro mesi fa ero convinta di non rivederti mai più e invece guardaci» indico repentinamente me e lui «ci comportiamo da amici quando io in realtà dovrei odiarti per ciò che mi hai fatto.» mi passo una mano sulla fronte mentre rilascio uno sbuffo colmo di sconforto. E non mi interessa se le persone accanto a noi possono sentirci.
«E allora perché non lo fai? Allontanati tu da me perché io da solo non riesco a farlo.» mi scosta dietro l'orecchio un piccolo ciuffo ribelle fuoriuscito dalla mia coda e questo tocco così delicato e colmo di accortezza smuove in me qualcosa che vorrei reprimere con tutte le mie forze.
«Perché voglio che sia tu a porre fine a questo rapporto strano che ci unisce. Prima o poi mi abbandonerai di nuovo Sebastian perché per via del college le nostre strade si divideranno. Perché non porre a termine tutto ora in modo da ritornare a essere perfetti sconosciuti?»
«Perché io e te, perfetti sconosciuti non lo siamo mai stati. Come non siamo mai stati dei semplici conoscenti, o amici.» mi coglie in contropiede con queste parole mentre saetta il suo sguardo nel mio. Per colpa di una signora ben poco attenta e molto maleducata il mio corpo viene spinto in avanti e subito finisco appiccicata a quello di Sebastian che prontamente mi afferra.
«Ma non siamo neanche qualcosa di più.» puntualizzo e lui, fortunatamente, è d'accordo con me «E non lo saremo mai perché tu non meriti di avere al tuo fianco una persona come me. E poi, l'hai detto anche tu occhi belli che tra meno di un anno le nostre strade si separeranno quindi è inutile mettere etichette a ciò che ci identifica perché noi non rientriamo in nessuna di queste categorie.»
«Forse amic-» ma non faccio neanche in tempo a terminare la frase che Sebastian mi fulmina con lo sguardo «Quella parola deve essere abolita, occhi belli. Io e te non saremo mai più amici come lo eravamo un tempo perché l'ultima cosa che vorrebbe fare un amico in questo momento è baciarti e torturarti fino a farti implorare di essere scopata come si deve. Ma non possiamo, tu devi odiarmi perché sono stato egoista e perché ti meriti molto di più.» detto ciò poggia per qualche secondo la sua fronte sulla mia, destabilizzandomi completamente, e poi si allontana senza più dirmi una parola.
Ci dirigiamo in silenzio alla cassa dove una commessa tutta sorridente inizia a servirci «che fortuna ragazza,» interrompe i miei pensieri per poi indicare con un cenno del capo la mano di Sebastian che è ancora ricolma di prodotti provenienti dai tester «io per convincere il mio ragazzo a portarmi a fare shopping devo ricattarlo. Addirittura, tu hai la fortuna di averne uno che ti aiuta pure a scegliere i trucchi.» e quando Sebastian intravede una postazione trucco con sopra delle salviette, si allontana da noi per andarsi a pulire la mano ancora sporca «E poi, complimenti, siete entrambi bellissimi. Soprattutto i tuoi occhi.» mi fa l'occhiolino mentre un sorriso genuino si fa strada sul mio volto.
È estremamente raro ricevere complimenti da altre donne dato che l'invidia e la gelosia hanno sempre la meglio, soprattutto tra le sconosciute.
Ancora con il sorriso sul volto, la ragazza dalla pelle ambrata mi porge la busta piena di trucchi e io effettuo il pagamento.
Quando usciamo dal negozio io e Sebastian siamo in religioso silenzio. Le parole del ragazzo dagli occhi verdi continuano a vorticarmi nella mente perché ancora non capisco cosa lui voglia da me. Siamo in quella fase di stallo dove assolutamente non siamo fidanzati ma neanche amici perché appena ne abbiamo la possibilità, con sommo dispiacere della mia mente ma non del mio corpo, ci saltiamo addosso anche se poi è lui a fare tutto.
Anche se tu poi ci stai sempre perché ti piace il suo tocco.
E, infine, non possiamo neanche essere definiti semplici conoscenti perché abbiamo condiviso tante cose per essere un qualcosa che vale così poco.
«Dove hai detto che avresti comprato il vestito per il gala di tuo nonno?» domanda di punto in bianco distogliendomi totalmente dai miei pensieri.
Mi fermo di soppiatto, cercando di fare mente locale e lui non aspettandosi questa mia brusca frenata mi viene addosso «mi dispiace.» afferma semplicemente facendomi inarcare un sopracciglio.
Okay, cosa diavolo sta succedendo? Questa versione accondiscendente e pacifica di Sebastian non mi piace per nulla.
«Dolce & Gabbana, ho visto un vestito online da urlo. Vieni, è da questa parte.» gli indico con un cenno del capo la direzione opposta in cui stavamo andando mentre un senso di disagio inizia a serpeggiare dentro di me. Stiamo andando in uno dei negozi più lussuosi del centro commerciale e mentre io spenderò quasi duemila dollari per un vestito di alta sartoria, il ragazzo al mio fianco non sa neanche se potrà mangiare questa sera.
Mi fermo sui miei passi e passo una mano fra la mia coda che penzola ad ogni mio movimento arrivandomi a sfiorare le spalle «forse è meglio che venga a comprare il vestito con mia madre. Io e te possiamo passare dalla libreria e poi tornare ognuno a casa propria.» propongo e senza dargli il tempo di replicare cerco di orientarmi e capire dove si possa trovare la libreria.
Sebastian però non me lo permette perché mi afferra delicatamente un polso e mi fa avvicinare nuovamente alla sua figura «come mai hai cambiato idea?» mi guarda con circospezione e curiosità.
Io, titubante, mi mordo il labbro inferiore combattuta se dirgli la verità o meno. Non solo sarebbe imbarazzante rivelare questo pensiero ma, d'altro canto, avrei anche paura di sminuirlo.
Perciò, alla fine, dopo vari e veloci ripensamenti faccio ciò che mi riesce meglio in quest'ultimo periodo: dico una bugia.
«Senza offesa Sebastian ma non credo tu ne capisca di moda tanto quanto mia madre perciò, come ti ho già detto, possiamo direttamente andare in libreria.» cerco di divincolarmi dalla sua presa ma senza successo perché ovviamente, Sebastian fiuta la mia bugia.
«Mi hai descritto questo vestito almeno diciassette volte in macchina, ripetendomi ad ognuna di esse quanto fossi felice nel provartelo, perciò adesso andremo in quel negozio. Dimmi Sole, qual è il vero problema?»
E alla fine cedo perché lui mi sa leggere dentro così bene che, fino all'infinito, capterebbe ogni menzogna.
«Mi sento in colpa a spendere tutti quei soldi davanti a te.» sussurro in modo così flebile che dubito possa riuscire a sentirmi e invece, contro ogni mia aspettativa, ci riesce.
«Quei soldi sono i tuoi, Sole. Non me li hai rubati perciò non riesco a capire quale sia il problema. A me non interessa come spendi i tuoi soldi e tu non dovresti farti un cruccio perché avendoli, li spendi come vuoi. Se per te quel vestito è necessario, perché ne hai bisogno o semplicemente ti piace, non devi mettere conto a nessuno nel comprartelo men che meno a me. Non mi togli nulla e rendi felice te, quindi quale sarebbe la tua preoccupazione?»
«Ma tu-» cerco di rispondere ancora ricolma di incertezza ma Sebastian non me lo permette. Mi afferra le spalle, mantenendo una sorta di distanza fisica e mentale che fino a qualche ora fa avrebbe varcato senza problemi, e continua a parlare.
«Nessun ma, io sono felice con le mie felpe logore comprate a cinque dollari nel periodo dei saldi e fidati, mi sentire più offeso se adesso non ci andassimo in quel fottuto negozio perciò Sole, muovi il tuo culetto e fa' strada.» ma quando si accorge di ciò che ha detto simula frettolosamente un colpo di tosse e si corregge «volevo dire, sbrighiamoci prima che qualcuno lo prenda al posto tuo.»
Io so che non avrebbe voluto dire questo ma lascio cadere il discorso.
Con un po' più certezza di prima dirigo Sebastian verso il negozio in questione che pullula di gente non appena entriamo all'interno. Per il Black Friday tutte le persone puntano ai negozi di lusso perché sono quelli che, a tratti, fanno anche le offerte più convenienti. Ovviamente, il vestito che voglio io non è scontato perché è della nuova collezione e da brava egocentrica quale sono ho pre-ordinato tutti e quattro i vestiti presenti nello store per evitare che qualcuno al gala copiasse il mio abito.
«Ci metto cinque minuti, lo prendo, lo provo e lo compro. Va bene?» domando al mio ex migliore amico che si guarda intorno totalmente spaesato. Lui annuisce ma non si allontana da me.
La commessa subito mi riconosce e un sorriso sornione le compare sul volto e credo che sia dovuto alle mance che le lascio ogni volta e non direttamente alla mia presenza.
«Signorina di Laurentiis, che piacere rivederla. Le vado a prendere gli abiti che ha ordinato?» domanda facendo saettare il suo sguardo un po' troppe volte tra me e il mio accompagnatore. Inclino la testa di lato e mi sposto leggermente per far in modo che almeno il mento di Sebastian sia coperto dalla mia figura.
Non è una questione di gelosia, semplicemente voglio sbrigarmi e andarmene in libreria.
«Solo quello della mia taglia, gli altri me li imbusti.» che conosce perfettamente dato che almeno una volta al mese sono qui a fare compere con mia madre. Lei annuisce e dopo aver lanciato un'altra occhiata veloce a Sebastian sparisce nello sgabuzzino riservato al personale.
Tamburello il piede a terra con fare nervoso mentre aspetto che la commessa, di cui non ricordo minimamente il nome, torni con il mio abito. Finalmente, dopo quarantasette secondi, ritorna e in mano ha il mio bimbo.
«Ecco a te, signorina di Laurentiis. Sono disponibili camerini tre, quattro e sette. Nel frattempo se il suo accompagnatore lo gradisce posso offrirgli il rinfresco di cortesia.» questa volta non finge neanche di rivolgersi a me. I suoi occhi marroni sono rivolti completamente al mio accompagnatore che, nonostante sia fuori posto all'interno di questo luogo, ha attirato non pochi sguardi su di lui.
Perché, se da un lato ci sono le vecchiette e quelle signore che sono diventate ricche grazie ad un matrimonio favorevole, che parlano di lui alle spalle chiedendosi che cosa ci faccio con uno del South come lui, dall'altro lato ci sono le adolescenti che lo spogliano con lo sguardo perché lui rappresenta ciò che una normale ragazza ricca e viziata non potrà mai avere.
Perché, in particolar modo le famiglie più tradizionaliste e conservatrici della loro ricchezza, vogliono che le figlie si sposino con un uomo noioso e scontato solo per soldi quando in realtà, e lo sappiamo tutti, sono proprio i cattivi ragazzi ad attirare l'attenzione delle brave ragazze come loro che sono destinate a un futuro già scritto.
Tuttavia, non faccio neanche in tempo ad aprire la bocca che Sebastian, contro ogni mia aspettativa, mi precede «se è gratis, ci vengo.» e quando la commessa, che leggo dal cartellino chiamarsi Harper, annuisce freneticamente, Sebastian si volta verso di me e con un lieve sorriso mi dice «io ti aspetto alla zona rinfresco, allora.»
Con un masso conficcato in gola annuisco in modo forzato e dopo aver strappato il mio vestito dalle mani di questa commessa da quattro soldi la vedo sfilare con un sorriso enorme sul volto mentre trascina Sebastian alla zona rinfresco che si trova in una posizione adiacente al camerino. Si tocca continuamente i capelli rossi sfibrati come paglia e sbatte così tante volte le ciglia che sembra abbia un tic nervoso.
Al contrario di quello che molti potrebbero pensare me la sto prendendo così tanto perché la commessa dovrebbe stare dietro ai miei bisogni e non dietro a quelli del mio non-amico.
Mi dirigo verso il camerino numero tre e dopo essermi assicurata di aver chiuso la tendina, sfilo il vestito nero dalla gruccia e me lo rigiro tra le mani estasiata. È un tubino molto particolare e non solo perché costa quasi duemila dollari, bensì perché ha un piccolo nodo sul lato sinistro che scivola sul lato della gamba fino ad arrivare a metà ginocchio. Inoltre, il bustier senza spalline con lo scollo a cuore è completamente semi trasparente in un gioco di vedo e non vedo che letteralmente mi fa impazzire. Solo le coppe sono ovviamente costituite da un'imbottitura che rende superfluo l'uso del reggiseno.
Mi sfilo ogni indumento rimanendo solo con le mutandine in pizzo bianco e mentre cerco il verso giusto del vestito evito di guardarmi allo specchio perché le luci all'interno di questi cubicoli infernali sono pessime ed è come se si andasse a deformare completamente il mio corpo nudo. Ecco perché mi fido più di mia madre che di un semplice specchio.
Tuttavia, dato che so già che questo vestito addosso mi starà una meraviglia, devo solo provare che le coppe non siano troppo piccole per il mio seno.
Nel frattempo dalla zona posta accanto ai camerini, dove c'è la fatidica zona rinfresco, sento la voce di quella commessa da quattro soldi fare numerose domande al mio ex migliore amico che, contro ogni aspettativa, risponde pure in modo cordiale. La sua voce civettuola è così acuta e stridula che potrebbe fare concorrenza a un corvo.
«Quindi Seb stavi dicendo che tu e la signorina di Laurentiis siete solo amici giusto?» domanda melensa facendomi venire un conato di vomito. Sul serio, è così che adesso si lavora? Me la immagino attorcigliarsi i suoi capelli rossi fra le dita mentre fa gli occhi dolci al mio ex migliore amico.
E mentre inizio a infilarmi il vestito partendo dal basso per farlo salire fino a metà busto sento la risposta di Sebastian pronunciato con un tono altrettanto mellifluo quanto la cassiera «si, qualcosa del genere.»
Quel 'qualcosa del genere' non implica però che lui debba abbandonarmi in un camerino per provarci con un'altra.
E sì, so cosa penserà la mia maledetta coscienza ma tronco la sua affermazione sul nascere dicendo che questa non è gelosia. No, semplicemente vorrei che Sebastian avesse un minimo di educazione nei miei confronti e il fastidio che provo è rivolto al fatto che la commessa non sa svolgere il suo lavoro come dovrebbe.
E poi, i negozi fisici si lamentano se acquistiamo online. Dovrebbero fare un controllo approfondito di chi assumono.
«Beh, allora se non è un problema potrei darti il mio num-» ma Harper non fa neanche in tempo a finire la frase perché in una maniera alquanto incontrollata, senza che io possa minimamente rendere conto, chiamo il ragazzo dagli occhi verdi.
«Sebastian, puoi venirmi ad aiutare con il vestito?» e non c'è bisogno che urlo perché la zona rinfresco è così attaccata a quella dei camerini che pur trovandomi al numero tre riesco a sentirli perfettamente.
Perciò sono abbastanza convinta che lui abbia sentito me.
Si scusa con la commessa e percepisco i suoi passi risuonare all'interno del piccolo corridoio fino ad arrivare davanti alla tenda del mio camerino.
«Posso entrare?» domanda cauto e io acciglio lo sguardo non appena faccio caso al tono che ha utilizzato. Okay, dov'è il Sebastian Dante Morris che conosco e che mi fa sempre dannare? Sul serio quel discorso fatto prima l'ha fatto cambiare così, ad un tratto?
«Si.» e mentre pronuncio questa frase affermativa l'unica cosa che vorrei fare è sbattere la testa contro lo specchio e non solo perché queste parole sono completamente sfuggite al mio controllo, semplicemente mi sono anche resa conto che la zip del vestito si trova lateralmente perciò anche la scusa che speravo di utilizzare e che avevo ideato nel suo percorso dalla zona del rinfresco a qui si è sfumata.
Sebastian si intrufola frettolosamente all'interno del mio camerino e poi rivolge lo sguardo su di me.
Io, al contempo, totalmente imbarazzata dalla situazione in cui mi sono andata a cacciare cerco di mantenere il vestito appiccicato al mio corpo dato che la zip e ancora abbassata e un minimo movimento, anche quello più piccolo, me lo farebbe cadere mettendo così il mio seno alla mercè del mio ex migliore amico dato che, dulcis in fundo, mi sono sfilata il reggiseno per indossare l'abito già munito di coppe.
«Non riesco ad alzare la zip, penso sia difettata. Riusciresti ad aiutarmi?» domando cercando non far percepire al ragazzo alle mie spalle che sto palesemente mentendo. Lui mi guarda con un sopracciglio inarcato, e scommetto che sta fiutando la menzogna da lì, ma poi scuote la testa e si avvicina a me «devi togliere il braccio altrimenti non riesco ad alzare la zip.» sussurra roco non appena i nostri corpi entrano in contatto. Lui si trova completamente alle mie spalle e posso sentire il tocco del suo busto perforarmi la schiena. Fa caldo e noi due siamo attaccati per via del camerino che è minuscolo e non ci lascia libertà di movimento.
Faccio come dice e mi reggo le coppe del vestito solo con la mano sinistra. Nel frattempo, aspetto che lui si avvicini e mi aiuti solo per scoprire che la mia era una semplice scusa fuoriuscitami dalla bocca in un momento di debolezza.
Sento il suo tocco bruciarmi come fuoco sulla pelle e il suo respiro solleticarmi la spalla e il collo mentre con fare concentrato cerca di alzare la zip senza rompere nulla. Alla fine ce la fa e mi guarda, come sospettavo, in modo circospetto «non sembrava difettata.»
«Colpa mia allora, mi sono sbagliata.» affermo con un sorriso tirato per poi fargli cenno di uscire dal camerino pronunciando, anche questa volta, parole che mi fanno scavare la fossa da sola «perché non torni dalla tua commessa? Stavate chiaccherando molto voi due.»
«Sei per caso gelosa Marisol Celine di Laurentiis?» domanda allusivo mentre un ghigno fa capolinea sul suo volto. Io mi porto la mano al petto con fare teatrale giusto per cercare di mantenere in piedi questa commedia destinata al fallimento «Io? Gelosa di quella? Neanche per sogno, mi hai vista?» ruoto su me stessa per poi puntare nuovamente il mio sguardo nel suo.
«Non gelosa di lei, ma gelosa di me, che parlavo con 'quella'.» puntualizza e virgoletta il nomignolo che le ho affibbiato facendomi alzare gli occhi al cielo «Assolutamente no.»
«Quindi posso tornare da Harper e darle il mio numero di telefono?» mi provoca facendo scivolare il mio sguardo su tutto il mio corpo che non ho ancora visto riflesso al mio specchio dato che adesso io e il ragazzo dagli occhi verdi ci guardiamo negli occhi.
No che puoi andare.
Devi rimanere qui, con me.
Non devi andare da una che non ha fatto altro che sbavarti addosso e seguirti come un cagnolino. Non devi dare a lei le attenzioni che solitamente riservi a me perché mentre lei è una qualunque io sono quella che un tempo era la tua migliore amica. E non so perché solo il sentir nominare quella mi mandi così tanto in visibilio da farmi venire un'acidità di stomaco assurda.
Ma io e Sebastian non abbiamo legami e il motivo per cui lui adesso si comporta in modo così freddo con me è proprio perché qualche ora fa ne abbiamo parlato e abbiamo appurato entrambi che non siamo nulla. Né amici, né conoscenti.
«Certo.» gracchio con un sorriso più falso di una banconota da tre dollari.
Quando vedo che sul serio se ne sta andando, e non so se lo sta facendo sul serio o con l'unico scopo di provocarmi, gli afferro un polso e lo blocco. Percepisco il suo sorriso fino a qui e quando si volta nella mia direzione constato che non mi stavo sbagliando «hai cambiato idea, non-amica?»
«Io non sono gelosa Sebastian, ma non puoi mollarmi qui per una che indossa gioielli di colore spaiato.»
«Non ti avrei mai mollato qui da sola, neanche se avesse abbinato il colore dei gioielli. Ma quello che dicevo prima era vero. Meriti qualcuno che ti sappia dare di più di quello che posso offrirti io e poi ne siamo consapevoli entrambi che tra meno di un anno le nostre strade si divideranno, quindi perché devi sentirti abbandonata ancora una volta quando ci separeremo?»
«Perché, per una volta, quella egoista voglio essere io.» sputo questa frase tutta d'un fiato non comprendendo neanche io il significato esatto di queste parole.
Sebastian a questa mia dichiarazione sgrana gli occhi «che significa?»
«Mio padre, tu, Sophie, Betty e Josh mi avete abbandonata. Mi avete voltato le spalle senza nessun preavviso sparendo, allontanandovi e mentendomi senza nessuna considerazione di me. Adesso io lo so che tra un anno le nostre strade si separeranno, ne sono consapevole e lo accetto e poi non sono più una bambina, so ciò che voglio.» e dio non credo di aver mai fatto un discorso così diretto all'interno della mia vita. E non so neanche cosa mi sta succedendo perché tutto ciò che sta fuoriuscendo dalle mie labbra non appartiene alla razionalità del mio cervello bensì a quella piccola parte irrazionale dominata dai sensi.
Quella che brama lo sguardo di Sebastian e le sue attenzioni, quella che vuole le sue mani sempre addosso e la sua lingua in posti indicibili e sempre quella che non fa a meno di sognarsi la sua mano tatuata dentro di sé e che va in visibilio quando i nostri corpi si sfiorano.
«E cosa vuoi?» deglutisce.
«In questo momento? Che tu non vada da Harper.» queste parole spiazzano entrambi perché Sebastian mi fissa con gli occhi sgranati mentre io divento rossa, colma di imbarazzo.
«Tu meriti molto di più, occhi belli. Noi-» tronco sul nascere ciò che mi sta per dire e metto in chiaro la situazione già stanca dalla piega che sta prendendo il suo discorso.
«Il mio fidanzato mi ha tradito con la mia migliore amica quindi Sebastian, sta' certo che adesso non cerco una relazione. Come neanche tu la cerchi, o mi sbaglio?»
«Giusto.» domanda un po' titubante, curioso di sapere la piega che prenderà il nostro discorso. Continua a scrutarmi imperterrito ed è inutile negare che sotto i suoi occhi verdi il mio corpo brucia.
Amore? Assolutamente no.
È qualcosa come attrazione sessuale. Ed è per questo che già so dal principio che la proposta che farò al mio ex migliore amico non ci porterà da nessuna parte di buono.
Sono sincera quando dico che adesso non voglio una relazione, ma non posso neanche evitare il corpo che inizia a vibrare ogni volta che entra nel mio campo visivo. Perché le attenzioni che Sebastian mi rivolge mi rendono viva perché dopo anni dove sono sempre stata la seconda scelta lui sta guardando per la prima volta me. E non mi interessa sapere che il mio carattere da principessina viziata e spocchiosa potrebbe essere migliorato perché ciò che mi interessa e mi ha portato a questa decisione è che lui brama ciò che io odio.
Il mio corpo.
Okay, lo ammetto. Odio 'solo' le mie cosce e le mie smagliature ma lui desidera anche quelle. Desidera ogni centimetro del mio corpo e lo capisco ogni volta che mi guarda, che mi sfiora o che mi parla. Perciò perché devo privarmi di una carica di autostima quando lui può darmi ciò che cerco?
E anche se sono consapevole che prima degli altri dobbiamo amarci da noi so anche che in questo momento, dopo tutto ciò che mi è successo tra Josh, Betty, l'hell, Lucifero e le bugie, so che Sebastian è l'unico che può darmi quella carica di adrenalina e di follia che ho perso per troppo tempo. Perché io da sola non ci riesco.
So che lui, nonostante tutto, indirettamente potrebbe aiutarmi perché ieri sera, dopo quello che è successo, io mi sono vista per la prima volta e ho capito che forse non sono poi così tanto male.
«Perciò è inutile innalzare teatrini dove mi dici che 'merito di più'» virgoletto tra le dita le sue parole per poi proseguire «perché anche se quello che dici potrebbe essere vero, l'ultima cosa che voglio è infilarmi in una relazione quando non sono passati neanche quattro mesi dalla mia rottura. Perciò ti propongo un patto.» inizio a parlare a raffica senza più trattenermi e non so neanche da dove fuoriescono le parole che sto per pronunciare.
O meglio, non so neanche quando mi sia venuto in mente questo pensiero perché la Sole di qualche settimana fa si sarebbe tirata indietro davanti a una proposta del genere, figurarsi proporla.
«Solo una volta a testa possiamo desiderarci così tanto da chiederci di andare oltre. Oltre la morale, oltre gli sguardi e le parole. Una volta per uno potremo piegarci al volere dell'altro solo per il semplice piacere fisico.»
«Se mi stai facendo uno scherzo fermati subito, occhi belli perché non è divertente.» afferma Sebastian con tono roco. Si schiarisce la gola e inizia ad allargarsi con le dita il colletto della felpa che, come con me questo vestito, sta diventando troppo stretto.
«Nessuno scherzo come nessuna etichetta. Non siamo conoscenti, non siamo amici e neanche nulla di più. Solo due ragazzi che vogliono fare qualcosa di folle per un tornaconto personale.» mi avvicino a lui mettendomi sulle punte dei piedi nonostante io abbia ancora i tacchi.
Siamo a un palmo di distanza e il primo movimento tra i due potrebbe causare qualcosa che mai mi sarei aspettata.
Il profumo di Sebastian, che mescola le note fresche del gelsomino a quelle legnose del sandalo, mi invade le narici facendomi totalmente capitolare su un altro pianeta.
«Io voglio avere il tuo corpo perché tu mi fai impazzire, tu cosa vuoi in cambio?» domanda mentre si lambisce il suo labbro inferiore. Adesso il suo sguardo non è più catalizzato nel mio bensì è fisso sulle mie labbra carnose.
«Qualcosa di folle che mi faccia dimenticare gli ultimi mesi frenetici e pieni di delusione» lascio in sospeso la frase per qualche secondo per poi proseguire rivelando quel tarlo nascosto che mi perfora la mente da tempo «e soprattutto desidero le tue attenzioni. Tu che mi guardi, che mi parli, che-» ma non termino la frase perché la testa di Sebastian si infila nell'incavo del mio collo e io mugolo di piacere.
«Che vieni scopata dal sottoscritto. Sei molto egocentrica, occhi belli.» mi schernisce per poi passare a torturarmi il collo con la lingua. A baci dettati con passione in quella zona erogena si alternano soffi delicati che mi fanno rabbrividire. Inarco la schiena e il mio corpo si scontra con il suo scatenando in me un incendio che non riesco a domare.
«Egocentrica? Forse.» cerco di allontanarlo da me soltanto per fare un'altra cosa di cui spero non pentirmi. Le mani di Sebastian vagano sul mio corpo e io sono inebriata del suo tocco. Sa esattamente che punti toccare e tutto questo mi manda in visibilio.
Solo che questa volta prendo io in mano le redini della situazione perché patto mio, regole mie perciò lo faccio sedere sul piccolo cubicolo di legno e prego affinché non entri nessuno qui dentro.
«Ma se vuoi, solo per questa volta, faccio capire a te cosa si prova a stare al centro dell'attenzione.» e presa da un coraggio che non pensavo di avere mi inginocchio davanti a lui.
Dio, se avessi provato a fare qualcosa del genere con Josh probabilmente mi avrebbe mandato in psichiatria intensiva per lo shock.
«Sei una visione.» sibila estasiato. Allunga la mano destra, quella tatuata, verso il mio viso e come da copione appena i nostri corpi entrano in collisione qualche brivido si smuove sul collo, partendo dalla nuca e arrivando fino a lì.
«Allora dovresti aspettare di vedermi completamente prostrata a te, mentre ti guardo dal basso e con la tua mano che stringe i miei capelli.» lui mugola di piacere, cercando di non farsi sentire troppo dato che le pareti dei camerini sono estremamente sottili, mentre un sorriso sardonico compare sul mio volto.
Forse, anche l'effetto che gli faccio mi fa sentire... bella.
Anche Sebastian jr. si mette sull'attenti perché quando il mio sguardo cade lì noto che è rivolto verso di me. Mi mordo il labbro inferiore e più mi avvicino alla meta, più le mie mani iniziano a tremare e la mia audacia inizia a vacillare. Tutta l'adrenalina scaturita da Harper e Sebastian sta abbandonando il mio corpo.
«Non puoi essere reale.» Sebastian con un lieve strattone mi tira indietro la testa e mi fa sollevare il mento, mettendo in bella vista il collo. Si avvicina a me, lentamente, mentre cerca di sbirciare qualcosa dalla scollatura del vestito, ma invano.
«Guardati,» sempre con la mano posta sotto il mento mi fa voltare verso lo specchio, il quale riflette i nostri corpi che sono posti lateralmente ad esso «guarda come sei bella con questo abito, inginocchiata ai miei piedi.» e io mi osservo, fissa nello specchio mentre con questo vestito di lusso sono in ginocchio davanti all'ultima persona che dovrebbe scaturirmi tutto quello che sento adesso.
Passione, eccitazione, adrenalina e paura di essere scoperti.
Osservo il mio riflesso, la mia coda scompigliata e il vestito attorcigliato attorno alle mie cosce. Lo stesso vestito che bramavo da un sacco di tempo e che trovo un incanto su di me dato che mi fascia alla perfezione.
Ho il trucco sbavato, la fronte imperlata di sudore e le cosce serrate ma non credo di essermi mai sentita più bella e viva di così.
Sebastian però interrompe la mia visione perché mi tira nuovamente i capelli e riconduce il mio viso proprio di fronte al suo. Quando vedo il suo sorriso strafottente comparire sul suo volto, quello che la dice lunga sul cosa vorrebbe farmi, io lo blocco perché adesso tocca a me scoprire cosa gli piace.
«Sta' fermo, Seb. Ieri sei stato tu a dirigere il gioco, adesso è il mio turno.» lo allontano da me posizionando una mano sul suo petto. A carponi mi avvicino a lui, non curandomi del nodo del vestito che sta completamente strisciando a terra, con l'unico scopo di slacciargli il bottone dei jeans.
«Non mi piace ricevere ordini, occhi belli. Anche in questi contesti sono io che voglio prendere il comando e dirti ciò che devi fare.» mi sussurra questa frase a metà tra l'orecchio e la guancia e non so neanche io quando si è avvicinato così tanto a me. Deglutisco mentre lui mi lascia un bacio sulla guancia, un gesto completamente opposto al contesto in cui ci troviamo. Poi, come se non fosse abbastanza trascina le sue labbra sul mio volto portandole dalla guancia fino all'angolo della bocca dove si sofferma più del dovuto.
«Tutto chiaro?» sussurra a un millimetro di distanza dalle mie labbra con un sorriso da vero bastardo sul volto. Io deglutisco mentre sento il mio corpo andare in iperventilazione e cazzo, in questo momento io e Sebastian siamo due bombe a orologeria pronte ad esplodere.
Io però, con tutta la forza e la determinazione che posseggo, cerco di contrattaccare mantenendo un tono che all'apparenza vuole sembrare duro ma che in realtà sotto cela un significato molto più nascosto.
«Patto mio, regole mie.» lo provoco riprendendo a slacciargli il pantalone. E questa volta lo faccio perché a me di comandare, in questi contesti, non me ne frega un cazzo. Voglio fingere di provocarlo solo per essere catturata da lui e messa a tacere in quei modi che non dovrebbero farmi impazzire ma che, in realtà, mi eccitano da matti.
Per questo, con un movimento lento e mellifluo, tiro giù la zip dei pantaloni abbassando questi ultimi insieme ai boxer i quali, una volta tolti, mi rivelano la sua intimità che prontamente scatta in atto in tutta la sua lunghezza e spessore.
Deglutisco e per poco non mi strozzo con la mia saliva.
Visto da vicino il suo membro è così grande che dubito sia entrato totalmente nella mia intimità e, allo stesso modo, dubito possa entrare nella mia bocca con facilità.
«Eppure, quando ti dico cosa fare ti ecciti così tanto da bramare ogni parte di me.» e anche se non ha tutti i torti il mio orgoglio è così grande che ancora una volta devo dargli contro per preservare me stessa «Forse hai troppa stima di te, Sebastian.»
«Tu dici? Quanto sei fradicia Sole? Quanto sei bagnata per me?» a queste parole così crude qualcosa in mezzo alle mie gambe inizia a pulsare così forte da farmi girare la testa e anche se vorrei continuare questo battibecco sono così inebriata dalle sue parole, dal suo profumo e dalla visione paradisiaca di lui che incombe su di me che non riesco a difendermi e infatti non rispondo alla sua provocazione ma mi lascio scivolare sulla pelle le sue parole, calde come lava bollente, che mi infiammano il corpo a ogni sillaba che pronuncia «Non nasconderlo occhi belli, il tuo corpo ama ricevere ordini dal sottoscritto perciò, adesso avvicinati.»
E io, come una serva fedele, obbedisco ipnotizzata dalla sua voce roca.
«Ancora di più, non essere timida che questa emozione non ti si addice. Sbaglio, o fino a qualche minuto fa volevi prendere il mio cazzo nella tua perfetta boccuccia impertinente?» chiude gli occhi mugolando quando sono così tanto vicina a lui che il mio busto sfiora le sue cosce nude. Io, dopo di lui, emetto un gemito perché lo sfregare delle cosce involontario, provocato dal tubino, va ad aumentare il senso di eccitazione che già mi pervade.
Quando ci troviamo a pochi centimetri di distanza, il ragazzo davanti a me traccia il contorno delle mie labbra. In un gesto abbastanza volontario succhio il suo pollice simulando una piccola anticipazione di ciò che accadrà dopo e lui sorride soddisfatto. E se pensavo di aver acquisito un po' di vantaggio all'interno di questo gioco perverso capisco che mi sbagliavo quando Sebastian lascia, casualmente, sfregare la sua scarpa contro la mia intimità coperta dall'intimo.
«Sebastian.» un gemito strozzato un po' più alto del normale fuoriesce dalle mie labbra e subito il timore che qualcuno ci abbia sentito pervade il mio corpo. Lui, al contrario, da vero bastardo tentatore sorride sfacciato e dopo aver compreso il mio punto debole ripete il movimento facendomi cascare così nella sua trappola.
«Perfetto, occhi belli. Fammi vedere quanto mi vuoi.» mugola un po' troppo forte non appena le mie labbra entrano in contatto con la sua intimità. Si passa una mano sul volto mentre i miei occhi, dal basso verso l'alto, guardano ogni suo movimento.
Ecco, Sebastian. Vedi che effetto mi fai? Vedi come mi spingi ad agire? Andando anche contro la mia morale e solo perché bramo il tuo tocco come un drogato in astinenza.
«Non guardarmi così o giuro che durerò meno di due minuti.» dice impazientemente cercando di farmi desistere ma io non gli do ascolto. Mentre il mio sguardo è ancora fisso nel suo inizio ad avvicinarmi sempre di più, con le labbra e con la lingua, alla base della sua asta, lentamente, aiutandomi con la mano.
Lambisco tutta la pelle con la lingua calda la quale ruota in un piccolo movimento circolare intorno al suo membro gonfio.
Come reazione, simbolo che questi miei movimenti lievi lo stanno torturando, Sebastian mi afferra i capelli in una morsa così stretta che questa volta quella che geme sono io «shh, occhi belli. Non vorrei mai che qualcuno capisse che la principessina del North di Santa Monica è inginocchiata davanti al peggior ragazzo della fazione opposta a fargli un pompino.»
Il suo tono melenso mi fa eccitare ancora di più e ovviamente capendo che la sua voce e le sue parole sporche hanno un effetto abbastanza deviato sul mio corpo e sulla mia mente prosegue imperterrito, tra un mugolio e l'altro, mentre continua a parlare giocando e strattonando i miei capelli «l'innocente Marisol Celine di Laurentiis,» gemito «inginocchiata tra le gambe del suo ex migliore amico mentre gli succhia il cazzo come una brava troietta.»
E quando sento il suo pene ingrossarsi all'interno della mia bocca lui mi allontana, soltanto per alzarsi e guardarmi dall'alto verso il basso.
«Non ti stava piacendo?» domando abbastanza consapevole della sua risposta negativa. Conosco abbastanza un uomo per sapere quando si sta eccitando o sta per venire. Infatti Sebastian scuotendo la testa in segno di diniego mi da la conferma che mi aspettavo.
«Ho bisogno di scoparti la bocca come si deve e far durare questo momento il più a lungo possibile in modo da imprimerlo nella mia mente e sperare di sognarti la notte. Te, sulle tue cazzo di ginocchia mentre ti fotto la bocca con tutta la forza che ho e con il nostro riflesso allo specchio per ammirarti da ogni angolazione e vedere come il tuo culo sobbalza a ogni mio movimento.» e detto ciò, senza darmi l'opportunità di replicare, mi afferra con ancora più prepotenza il capo e lo spinge verso la sua intimità iniziando a pulsare con una forza che mi fa tremare completamente.
Non riesco a contenerlo tutto e questa volta non ci sono le mie mani che mi aiutano nell'impresa. C'è solo la sua intimità e la mia bocca che si muovono in gesti alterni con lo scopo di completarsi e farci godere.
Lui pompa e io cerco di non soffocare mentre la sua carne entra in contatto con l'inizio della gola con una velocità che non riesco a tollerare.
Gli occhi si riempiono di lacrime mentre i suoi si chiudono per il piacere.
Alla fine, risento nuovamente quella sensazione di prima. Il corpo di Sebastian si irrigidisce di colpo per poi esplodere dentro di me. Ingoio fino all'ultima goccia quel seme salato che fuoriesce dal suo corpo e mi stacco con gli occhi lucidi e le guance arrossate.
«È tutto okay lì dentro?» domanda una voce, probabilmente di qualche commessa che si trova dall'altro lato della tendina. Io mi paralizzo sul posto mentre Sebastian ridacchia divertito «Si, adesso usciamo. La sto aiutando con la zip del vestito.» risponde al posto mio. E direi anche menomale perché il mio respiro in questo momento è così affannato che non riesco a pronunciare neanche una parola di senso compiuto.
Quando i passi della commessa si allontanano da noi Sebastian inizia a sghignazzare e poi mi aiuta a rialzarmi. Lo guardo storto e gli tiro un pugno sul petto «non ridere.» lo ammonisco.
«La tua faccia era troppo esilarante, sei sbiancata di colpo.» gli lancio un'occhiataccia e gli indico con un cenno della testa di andare fuori «devo cambiarmi Sebastian, smamma.»
«Adesso non ti serve aiuto con la zip del vestito?» mi schernisce divertito mentre io improvvisamente mi ricordo della mia piccola bugia.
«Credo di potercela fare da sola.» commento ma lui non demorde perché si avvicina a me e dopo avermi abbassato con estrema delicatezza la zip del vestito mi lascia un bacio delicato sulla spalla «Fingiamo che tu non mi abbia detto una bugia sulla chiusura del vestito, ti aspetto fuori occhi belli.»
Ma prima che se ne possa andare fuori dal cubicolo lo richiamo per mettere, ancora una volta, in chiaro le cose «Sebastian, tra noi non è cambiato nulla. Non siamo amici e neanche qualcosa di più e ricorda che troverò sempre un pretesto per rinfacciarti ciò che mi hai fatto.» lui ridacchia e annuisce «tutto cristallino, occhi belli. Se le nostre litigate da oggi in poi andranno a finire sempre così non vedo l'ora che avvenga la prossima.»
Dopo essere usciti dal camerino, come Sebastian mi aveva promesso, ci dirigiamo in libreria assumendo un tono e un comportamento che non fa presagire a occhi esterni ciò che è successo nel camerino.
Che poi, non appena usciti da lì, Harper ha evitato Sebastian come la peste e l'altra commessa che mi ha servito non riusciva a guardarmi probabilmente perché ha capito cosa è successo lì dentro. Non che ci voglia tanto a capirlo dato che per alzare la zip di un vestito non ci vogliono venti minuti.
Quando entriamo nel mio angolo di paradiso subito mi fiondo sulla parte romance alle mie spalle ed è inutile negare che ho fatto scorta di alcuni libri che avevo adocchiato da varie bookstagrammer che seguo. Ho fatto anche alcune foto carine per metterle come stories sul mio profilo Instagram.
Alla fine, da lì esco con due buste in mano e a mia discolpa posso dire che mentre una busta è mia l'altra è per Axel. Alla fine ho ceduto e dato che a breve sarà il suo compleanno, e soprattutto per fargli passare il tempo dato che non può giocare momentaneamente a Lacrosse, ho preso il primo libro della saga Twisted, Nightfall e l'imprevisto. Infine, in cassa, quando ho visto un segnalibro pieno di mucche e cowboy non ho resistito e gli ho preso anche quello.
Sebastian, al contrario, ha fissato per quindici minuti gli scaffali di libri davanti a lui senza capire da dove iniziare e alla fine ha comprato il Twisted Lies, lo stesso che stavo leggendo ieri sera. Ho detto che prima di leggere quello avrebbe dovuto recuperare gli altri tre ma quando ha sentito che Christian è il mio protagonista maschile preferito all'interno della saga, ha scrollato le spalle e ha detto che si sarebbe letto direttamente questo facendosi raccontare i primi tre libri dalla sottoscritta.
Era necessario? Assolutamente no ma non mi ha ascoltato e ha rifiutato ogni mio tentativo di pagargli il libro e quando si è avvicinato al reparto bambini per prenderne uno a Cindy delle principesse io mi sono offerta di prenderglielo per farle un piccolo regalo di Natale.
È la mia buona azione di fine mese e l'ho fatto solo per far sì che il karma giri a mio favore, e poi lei è solo una bambina e posso solo immaginare la tristezza di non ricevere regali il giorno di Natale.
In tutto ciò spero che il mio cuore non si sta ammorbidendo perché altrimenti sarei nella merda. Troppi sentimenti buoni implicano la caduta della monarchia e io la mia corona da ape regina voglio tenermela stretta e questo perché quando ti mostri invincibile, nessuno può scalfirti.
POV SOPHIE:
💄👠💋
Bevo l'ultimo sorso di Coca-Cola, appoggiata all'isola della cucina, e accartoccio e lancio la lattina con la speranza di fare canestro nel cestino, posto accanto alla porta.
Sto finendo i compiti di letteratura inglese per la settimana prossima e sono così indietro con il programma, dato che la disciplina non mi fa impazzire, che non ho neanche il tempo di alzarmi per raccogliere la lattina che è atterrata fuori dal cestino.
Sbuffo e riprendo a scrivere al pc il riassunto di un'opera da analizzare mentre, tra uno sbuffo e l'altro, cerco di far rimanere in bilico la matita tra le labbra e il naso.
Ad un tratto, a distrarmi dallo studio ci pensa il campanello che suona e ovviamente, essendo da sola con mia mamma che però si sta facendo la doccia, sono costretta ad andare ad aprire io.
A passi pesanti mi dirigo alla porta e quando domando la consueta frase 'chi è?' non ricevo risposta.
Alzo gli occhi al cielo, convinta che questo sia uno scherzo di pessimo gusto, e quando faccio dietro front per tornare a studiare il campanello suona di nuovo facendomi inviperire.
«Non tutti hanno del tempo da perdere perciò chi cazzo-» ma la mia voce smette di emettere alcun tipo di suono quando, abbassando lo sguardo, vedo una lettera bordeaux poggiata sul pianerottolo di casa mia.
Cazzo, non di nuovo.
Titubante mi guardo intorno e dopo aver appurato che il giardino di casa mia è completamente vuoto, afferro velocemente la lettera e mi infilo dentro casa chiudendomi la porta alle spalle.
«Chi era?» domanda mia madre avvolta nel suo pigiama di seta bordeaux. Con ancora le corde vocali bloccate scuoto la testa e cerco di riprendere fiato senza dare troppo in escandescenza «stupidi bambini che erano in vena di scherzare.» liquido la questione.
Successivamente, cercando di mantenere la lettera lontano dai suoi occhi curiosi, la sorpasso velocemente e mi fiondo nella mia camera incurante del casino che ho lasciato in cucina.
Quando arrivo dentro camera, con il cuore in gola chiudo la porta alle mie spalle e mi fiondo sul letto pronta a fare a pugni con quel passato che è tornato a farmi visita.
Pensavo di essermi liberata di queste lettere ma mi sbagliavo completamente. Non è servito a nulla sottostare agli ordini di quel maledetto diavolo perché lui mi ha cercata di nuovo e mi ha trovata.
Perché io pensavo di aver chiuso con l'inferno e invece per lui la partita è ancora aperta tant'è che non ha esitato a ricontattarmi quando ha visto che mi sono riavvicinata a Kayden.
Prendo un respiro profondo, e consapevole che la mia vita subirà una brusca svolta non appena romperò il timbro di ceralacca che chiude la lettera, la apro senza pensarci troppo.
Subito una nausea che non provavo da troppo tempo mi attorciglia le viscere e mentre continuo a leggere le parole che compongono questo foglio maledetto, una lacrima calda mi solca il viso facendomi ricadere in quel baratro che mi ha portato ad allontanarmi da Kayden e Sole.
Sei pronta a camminare tra l'inganno e l'illusione?
Infila l'abito e prepara la maschera perché una notte intrisa di inganni ti attende al gala della famiglia di Laurentiis.
Il cerchio dei fraudolenti ti attende e ricorda, chi entra non è sempre destinato a uscire.
-Ulisse.
E insieme alla lettera nella busta trovo altre due cose: il biglietto al gala come +1 di Kayden e una foto raffigurante proprio me e quest'ultimo.
Sbatto la testa contro la tastiera del letto e lancio un urlo strozzato.
☀️
Buonasera lettori🩵
Eccomi qui con il capitolo 36!! Fatemi sapere cosa ne pensante e datemi il vostro sincero parere con la più grande educazione che disponete🙏🏼
Questo è ufficialmente il capitolo più lungo di QMDLM ed è stato un parto scriverlo ma alla fine ne sono abbastanza soddisfatta🤭
-Vi è piaciuta la scena del camerino?👗
Vi aspettavate una Sole così diretta e intraprendente?
E poi...
-Cosa ne pensate dell'ultimo POV? Finalmente sto iniziando a mostrarvi l'immagine completa della storia e anche lei a quanto pare è coinvolta🤭aspettavo questo momento da troppo tempo e che dire, al gala ne vedremo delle belle💃
Io vi aspetto sui miei social così se vi va possiamo parlare un po'🩵
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Vi mando un bacio e raga, siamo quasi a 90k di letture🤩💋vi amo🩵
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