capitolo 28.
Non appena Cillian oltrepassa la soglia della porta di casa per andare a lavoro, il sorriso che mi aveva accompagnata per tutta la serata mi abbandona. Adesso sono completamente sola.
Inserisco immediatamente l'allarme e dopo aver controllato che tutte le porta finestre del piano terra siano chiuse, finalmente riesco a rilassarmi.
È vero ciò che ho detto a Sebastian, se l'allarme dovesse scattare in qualsiasi momento tempo tre minuti avrei la polizia sotto casa -a meno che non lo disinneschi entro i 33 secondi prestabiliti- tuttavia, l'angoscia non mi ha ancora abbandonata del tutto.
Mi sono premurata di fare la doccia quando Cillian era ancora in casa. Non volevo rischiare di farmela da sola e finire direttamente in un film horror ricreando la classica scena della protagonista che, chiudendo la vetrina del mobile vicino allo specchio, si ritrova riflesso un tipo inquietante. Quindi, per evitare di fare incontri spiacevoli me la sono fatta quando Cill era in salotto e, sempre in sua presenza ma senza dare troppo nell'occhio, ho provveduto a controllare ogni stanza con le relative finestre.
Mi sento al sicuro a casa mia, naturalmente, ma la prudenza non è mai abbastanza.
Avvolta nel mio costoso pigiama blu di seta, marcato Polo Ralph Lauren, mi dirigo in cucina per recuperare la mia cena che, ovviamente, è a base di sushi. Uno dei miei cibi preferiti.
Dopo aver preso tutto l'occorrente, tra cui salsa di soia e bacchette rigorosamente rosa con dei fiocchetti, mi dirigo verso il salotto dove in sottofondo è già iniziato il mio cartone preferito: la principessa e il ranocchio -e le mie ciabatte a forma di rana possono confermare.
Amo la storia di Tiana e di Naveen perché loro due sono l'emblema della determinazione e del vero amore dimostrando che, se si vuole una cosa si può ottenere, nessun ostacolo può essere così ingombrante da impedire la realizzazione del proprio sogno. Lo dimostra Tiana aprendo il suo negozio di cucina, lo dimostrano i due ranocchi ritornando umani e lo dimostra Louis riuscendo a realizzare il suo sogno di diventare musicista jazz.
In modo controverso, lo ammetto, credo che anche Ray alla fine abbia ottenuto ciò che più desiderava ovvero quello di incontrarsi con la sua Evangeline.
Non appena compare sullo schermo la prima scena inizio a recitare ogni singola battuta a memoria nonostante io abbia la bocca piena di sushi.
Amo questo cartone e da piccola lo vedevo praticamente ogni giorno obbligando persino Sebastian a guardarlo con me, di conseguenza potrei doppiarlo sedutastante.
Che poi, a proposito di Sebastian, non ho più risposto al suo messaggio di oggi pomeriggio. Mi ha ribadito ancora una volta che non potevo stare a casa da sola e, ancora una volta, io gli ho risposto che qui ho i migliori sistemi di allarme del paese. Ha iniziato a litigare e io non ho più risposto.
Trascorrere una serata completamente da soli sarebbe stato un suicidio non solo per la mia mente ma anche per il mio corpo. Ha sempre da ridere su ciò che dico e, come se non bastasse, quando vuole ottenere qualcosa non solo usa quel tono roco che smuove qualcosa nel mio stomaco ma dice frasi poco consone alla situazione. Io giuro che ci provo a non dargli corda ma dopo aver vissuto per tutta l'adolescenza a pane ed enemies to lovers non appena vivo una scena del genere, con una persona del genere, il mio corpo mi tradisce e cedo.
E poi, se devo essere completamente sincera, dal punto di vista fisico il sesso con lui è stato fantastico –per questo stare sola con lui sarebbe stato un suicidio per il mio corpo- e per evitare di cadere di nuovo in tentazione mi sono ripromessa che quella di Halloween sarebbe stata l'ultima volta in cui mi avrebbe toccata.
E non credo a ciò che dice Sophie, che il sesso da arrabbiati è mille volte più bello perché io, quando mi arrabbio con una persona voglio solo che quella sparisca immediatamente dalla mia vista.
Ad un tratto, a distogliermi dai miei pensieri, ci pensa una piccola vibrazione del mio telefono. Lo prendo e noto che mia mamma mi ha appena mandato un messaggio, così lo leggo.
Mamma: com'è il tempo a Santa Monica? Qui a Fresno diluvia e le strade sono bloccate a causa del traffico, probabilmente farò un po' di ritardo.
Ci mancava solo questa.
Sbuffo contrariata quando il rombo di un tuono mi fa sobbalzare sul posto.
Cazzo, non è per nulla divertente rimanere da sola a casa quando fuori si prospetta una tempesta in piena regola.
Per un momento sono tentata di chiamare i rinforzi -Eileen- ma quando inizio a scrivere il messaggio per chiederle di fare una videochiamata un altro tuono, seguito da un calo di tensione, mi fanno lanciare un piccolo urlo. La televisione si è spenta e il Wi-Fi è morto tant'è che su WhatsApp mi appaiono le rotelline del caricamento.
«Qualcuno oggi deve avercela con me, altrimenti non si spiega.» borbotto tra i denti mentre recupero il telecomando per riaccendere la televisione. Non appena premo il bottone rosso, però, mi appare una schermata nera che mi avverte l'assenza di segnale e che per ripristinarlo devo sistemare l'antenna poiché, solo in questo modo le varie reti riprenderanno a funzionare. Come no, proprio io devo andare fuori sotto questo tempaccio a provare a sistemare questo casino.
Riprendo in mano il telefono e noto che la rete Wi-Fi non ancora prende e quando passo ai dati mobili una notifica su WhatsApp mi fa sospirare di sollievo: non sono totalmente esclusa dal mondo. Tuttavia, quando apro l'applicazione vorrei rimangiarmi la positività espressa pochi secondi fa perché, ciò che mi comunica mia madre, non presagisce nulla di buono.
Mamma: purtroppo non riesco a tornare stanotte. Il traffico si è intensificato e le strade sono bloccate perciò prendo un hotel con tuo fratello e torno domani. Ti voglio bene.
P.s. Nel caso dovesse succedere qualcosa chiama Cill o invita pure qualche tua amica a casa (o Sebastian. Lui è l'unico ragazzo che accetto).
P.p.s. I preservativi sono nel primo cassetto del mio comodino.
«Non ci credo.» ridacchio nervosa mentre mi parte un tic all'occhio sinistro «stasera l'universo ce l'ha con me. Maledetto mercurio retrogrado.» sibilo frustrata mentre mi accascio sul divano totalmente afflitta.
«Okay, Sole. Respira profondamente.» mi faccio forza dopo qualche secondo alzandomi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza cercando di trovare una soluzione perché, se c'è una cosa che odio, è passare una notte da sola con uno psicopatico a piede libero.
«Hai netflix, una casa piena di allarmi, il tuo cibo preferito e lo spray al peperoncino.» per ogni cosa nominata sollevo un dito della mia mano e anche se ho ben quattro motivazioni per restare tranquilla nessuna di loro mi rassicura. Un altro tuono mi fa sobbalzare sul posto e immediatamente apro la chat di Eileen. Inizio a scrivere un messaggio ma, quando sento qualcosa cadere nel giardino subito mi desto sull'attenti e corro in camera mia.
Chiudo la chat con la mia migliore amica e apro l'applicazione dell'Uber, ne chiamo uno e spalanco l'armadio per infilarmi qualcosa di comodo. So che l'ipotesi più razionale e più realista è che qualcosa sia caduto a causa del vento, tuttavia, in questo contesto la mia mente mi sta giocando brutti scherzi facendomi sentire rumori che in realtà non esistono.
Un po' come quando si vedono i film horror, sai che alla fine non c'è nessuno in casa tua dato che i mostri non esistono, tuttavia la tua mente ti farà credere sempre il contrario - la soluzione che adopero in questi casi è vedere il cast del film. Nel 99% dei casi i cattivi sono interpretati da boni stratosferici che mi fanno passare la paura. Adesso però questo non lo posso fare perché siamo nella fottuta vita reale.
Il mio corpo trema compulsivamente quando mi sfilo il pigiama e, al suo posto, indosso un maglione Polo Ralph Lauren con lo scollo a V, una gonna a pieghe nera e i miei mocassini Prada. A mia discolpa posso dire che i mocassini sono le uniche scarpe basse che posseggo e, per quanto riguarda la parte di sotto del mio abbigliamento, non indosso jeans o pantaloni di tuta da quasi un anno e il mio armadio ne è privo.
A causa delle mie cosce, che sono sempre state la parte del mio corpo che ho sempre odiato, non ho più indossato jeans o altri pantaloni. Ho sempre avuto il timore che me le delineassero ancora di più ed è per questo che ho sempre puntato a mettere gonne e tacchi, per dare l'illusione di avere le cosce più sottili.
In realtà da quando mi sono lasciata con Josh, principale causa delle mie insicurezze, ho smesso di osservare compulsivamente le mie cosce e adesso ci presto molta meno attenzione a quanto sono grandi. Prima invece ci avevo a che fare più spesso dato che il mio ex le giudicava ogni volta che finivamo di fare l'amore. Certo, a volte mi vengono i complessi dato che questi non spariscono da un momento all'altro per magia, tuttavia non durano più di qualche minuto. Nonostante sia migliorata sotto questo aspetto, però, non ancora me la sento di indossare dei pantaloni.
Escluse le mie cosce amo il resto del mio corpo, cellulite, pancetta e smagliature comprese. Anzi, ho maturato anche un piccolo pensiero secondo cui le smagliature assomigliano vagamente alla schiuma delle onde del mare e, non a caso, amo quando esse sono piene di salsedine e riflettono i raggi del sole iniziando a luccicare. E, nel profondo, le amo anche perché esse rappresentano e raccontano la storia del mio corpo e di come prima di essermene innamorata, l'ho odiato. Di come sono riuscita ad apprezzarmi e valorizzarmi sempre di più e di come sono diventata consapevole del concetto secondo cui più una persona si vede bella e ama il suo corpo e più gli altri faranno lo stesso. È come un riflesso, se non lo capiamo noi per primi non lo capirà mai nessuno al posto nostro. Non nel profondo almeno.
Che sia pieno di rotolini, smagliature, cellulite o chicchessia, se il nostro corpo ci fa stare bene dobbiamo esserne felici senza pensare a ciò che dirà la società. Che poi, tutti ci giudicheranno sempre indipendentemente da come siamo e da ciò che facciamo quindi, perché dobbiamo prendere in considerazione il parere di persone di cui non ci interessa minimamente nulla? Dobbiamo imparare ad andare oltre non curandoci delle persone le quali, in modo tossico, cercano solo di far spegnere quel barlume di sole che vibra dentro di noi.
*
Dieci minuti dopo sono nell'Uber diretta verso l'heartbreakers, il locale dove lavora Sebastian. Dato che Sophie non c'è e non volevo mettere in mezzo Eileen in questa situazione -non che poi sia successo effettivamente qualcosa a casa mia- l'ultima opzione era Sebastian.
Non l'ho neanche avvertito, mi sono semplicemente infilata dentro la macchina e ho dato l'indirizzo del locale all'autista; non avrei resistito nove ore in casa, completamente sola dato che Cillian termina il turno domani mattina e mia madre non c'è. Sarei diventata pazza e, naturalmente, non avrei chiuso occhio.
Durante il viaggio in macchina i temporali non cessano di irrompere nel cielo completamente nero. L'unica fortuna –la prima e l'ultima della serata- è che a causa del maltempo Santa Monica è deserta nonostante siano solo le dieci di sera, perciò l'autista ci mette solo una mezzoretta per arrivare a destinazione. Fortunatamente accosta vicino al marciapiede di fronte all'entrata e, dopo aver pagato la mia corsa, esco dall'abitacolo.
Non metto piede all'heartbreakers da San Valentino, il giorno del compleanno di Betty, nonché dal giorno in cui ho rincontrato Sebastian. O meglio, Steph.
Esteticamente, il locale si presenta ancora come qualche mese fa: è completamente di colore nero con dettagli in argento e luci a neon che in questo momento sono spente.
Se non ci fossero un paio di persone sotto il balconcino d'entrata che fumano una sigaretta, o almeno questo sembra da lontano, penserei che questo posto sia chiuso.
Sorpasso velocemente i quattro ragazzi del South cercando di non dare troppo nell'occhio e fingo di non sentire un fischio rivolto nella mia direzione. L'educazione non è di casa dato che è rivoltante rivolgersi ad una ragazza in questo modo. Quando insistono nel fischiarmi dietro neanche fossi un cane, non mi volto. Semplicemente gli mostro un dito medio in tutta risposta ed entro nel pub.
Quando metto piede all'interno del locale, lasciandomi così dietro quei cafoni maleducati, una luce calda mi accoglie. Mi rendo conto che è alla festa di San Valentino non ho prestato realmente attenzione ai dettagli perché, in tutta onestà, me lo aspettavo più dark. Invece, l'arredamento mi stupisce in quanto le pareti sono ricoperte di piante finte e di luci a neon le quali sono intrecciate tra di loro dando vita a frasi che riprendono giochi di parole basate sui drink, il pavimento è di marmo nero e una leggera musichetta fuoriesce dalle casse del locale. La composizione del locale mi stupisce dato che, pur appartenente alla parte neutrale di Santa Monica, l'heartbreakers è maggiormente frequentato dagli abitanti del South.
Nonostante il clima sia gradevole il mio obiettivo rimane sempre lo stesso, ovvero trovare un tavolo appartato per potermene stare da sola e in completa pace. Devo solo aspettare la fine del turno di Sebastian per poi farmi riaccompagnare a casa ma, fino a quel momento non mi schioderò da quel tavolo. Non a caso mi sono portata dietro un libro.
«Signorina, ha prenotato un posto?» domanda un cameriere squadrandomi dalla testa ai piedi. Ha le sopracciglia inarcate e un cipiglio sul volto che si abbina perfettamente alla sua divisa di lavoro completamente nera composta da un pantalone e una semplice t-shirt con sopra il logo del locale. Sembrerebbe minaccioso se solo non fosse di almeno dieci centimetri più basso di me e se indossasse una divisa della sua taglia e non una extra large.
«Lei sta con me.» la voce di Sebastian Dante Morris giunge alle mie spalle e, quando mi volto, per poco non mi strozzo con la mia saliva. Devo ancora capire perché Dio ha creato il binomio bello-stronzo rendendo noi povere ragazze vittime di un conflitto interiore tra mente e corpo.
Il mio ex migliore amico indossa anche lui la divisa da lavoro e, al contrario del cameriere di prima, la sua gli calza completamente a pennello. La maglia a maniche corte fascia perfettamente i suoi bicipiti, il suo petto e il suo addome che sembra una seconda pelle mentre, i pantaloni, mettono in risalto i quadricipiti massicci. Il tutto è contornato dai tatuaggi che avvolgono le sue braccia e si nascondono dapprima sotto le maniche della maglietta per poi spuntare, come schizzi di inchiostro su una tela, sul collo.
Quando Sebastian si para di fronte a me, non prima di aver cacciato via malamente il suo collega, mi squadra dalla testa ai piedi divertito e io, dato che non ho i miei soliti dieci centimetri di tacco che mi regalano quell'altezza che tanto desidero, mi sento uno scricciolo sotto il suo sguardo.
«Principessa, che onore averti qui. Non dovevi ordinare d'asporto e guardarti un film, da sola, a casa tua?» mi schernisce facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Beh, c'è stato un cambio di programma.» schiocco la lingua sul palato per poi guardarmi attorno «Allora, è possibile avere un tavolo? Possibilmente circondato da meno persone possibili.»
«Hai ricevuto qualche altro messaggio?» mi domanda serio, cambiando completamente tono di voce, quando non rispondo alla sua provocazione. Io scuoto la testa in segno di negazione e lui lasciando cadere il discorso probabilmente per non dare troppo nell'occhio, mi accompagna ad un tavolo in fondo al locale che fortunatamente è ben lontano e nascosto da tutti.
«Allora, sentivi la mia mancanza?» cambia nuovamente espressione e ammicca divertito facendomi un occhiolino. Inarco un sopracciglio e scuoto la testa «non montarti la testa, mi stavo annoiando e tu eri l'ultima persona disponibile da poter disturbare nella lista delle persone che conosco. Ritieniti fortunato.» tiro un sorriso forzato e lui ridacchia
«Farò finta di crederti, principessa. Però, toglimi una curiosità, quante persone c'erano prima di me dato che sono l'ultimo della tua famigerata lista?»
«Due, un po' troppe. Penso che dopo stasera mi sbarazzerò di te.» mi porto la treccia dietro le spalle e scrollo queste ultime con non chalance.
«Ti mancherei se non ci fossi, ami avermi attorno e, tra qualche ora potrai avermi tutto per te.» mi tira un buffetto sul naso e lo guardo infastidita «provaci di nuovo e ti mordo il dito.»
Ma lui non da minimamente retta alla mia minaccia perché continua imperterrito con le sue provocazioni «so che muori dalla voglia di spezzare il circolo vizioso della noia con me, principessa. Altrimenti non saresti qui.» mi fa un occhiolino e si avvicina pericolosamente a me.
Faccio un passo indietro per aumentare la distanza fra noi e quando penso che risponderà al mio gesto con un passo in avanti fa una cosa che mi lascia a bocca aperta. Mi passa alle spalle e, dopo avermi sfiorato accidentalmente i capelli, scosta la sedia dal sotto al tavolo per allontanarla e farmi accomodare.
Fingo di non aver notato il suo gesto di galanteria e continuo a punzecchiarlo allo stesso modo in cui fa lui «no, sono sicura di poter trovare qualcun altro di molto più interessante qui.» confermo e, dopo aver detto ciò, mi accomodo.
«Dubito che qualcun altro sia in grado di farti venire come ho fatto io la notte di Halloween. Conosco tutti i tuoi punti deboli, principessa. So cosa ti piace e, soprattutto, so come ti piace.»
«Che arrogante.» sbuffo contrariata mentre lui, impalato davanti a me, se la ride «Sai che ho ragione.»
«Scommetto che prima della fine del tuo turno riesco a trovare un ragazzo più bravo di te nel soddisfarmi, in fondo per superare le tue prestazioni non ci vuole molto.» replico sfacciata mentre inizio a tamburellare le unghie sul tavolo di legno. Non so perché ma mi diverto un sacco a farlo irritare, forse perché al contrario di Josh lui non se la prende ma risponde a tono accendendo in me quel fuoco che mi rende viva e che mi elettrizza.
«E io scommetto che, prima della fine del mio turno, riesco a farti venire senza neanche infilarti un dito nella tua dolce fichetta, principessa.» sgrano gli occhi a questa affermazione e mi volto a destra e sinistra per vedere se qualcuno ci sta sentendo. Fortunatamente il locale è semi vuoto e Sebastian ha preso alla lettera le mie parole facendomi sedere lontano da tutti, quindi nessuno ha sentito l'assurdità che è appena fuoriuscita dalla sua bocca.
«Non sei divertente.» affermo incrociando le braccia sotto al seno.
«Infatti non voglio essere divertente. Sono completamente serio. Quindi, chi fa la prima mossa?» scoppio a ridere per la serietà che mostra ma, non appena capisco che lui non sta scherzando, mi ammutolisco. Ah, quindi fa sul serio. Mi fa l'occhiolino e dopo avermi detto, con tutta la tranquillità del mondo, che mi porterà la specialità della casa -nonché unica cosa da mangiare- se ne va lasciandomi lì impalata e perplessa.
Okay Sole, in che razza di guaio ti sei cacciata?
Di certo non posso aspettare che lui faccia realmente la prima mossa dato che mi sono ripromessa che non devo più permettergli di toccarmi. Tuttavia, quando mi guardo intorno noto che nessuno attira la mia attenzione. Tutto troppo noiosi e troppo banali.
O almeno, fino a quando nella mia traiettoria visiva non entrano un paio di ragazzi appoggiati al bancone del del locale. Riconosco uno dei quattro ragazzi in quanto è uno dei borsisti del North di cui non ricordo minimamente il nome, mi sembra giochi a Lacrosse con Sebastian ma, anche qui, non ne sono sicura.
Accanto a lui c'è un ragazzo dai capelli color castano scuro che indossa un paio di occhiali con la montatura nera, un altro con il buzz cut e dei muscoli che possono paragonarsi a quelli di The Rock e infine, completamente distaccato dal discorso che stanno facendo i suoi amici, c'è un ragazzo alto almeno un metro e ottanta con le spalle larghe e una matassa di capelli ricci e biondi.
Mi sta fissando e, quando nota che sto ricambiando il suo sguardo, fa un cenno di saluto nella mia direzione.
In un altro contesto avrei sicuramente snobbato il ragazzo in questione ma stasera non posso. Non devo assolutamente perdere la sfida contro il mio ex migliore amico ed è proprio con questa convinzione che non appena vedo Sebastian avvicinarsi al mio tavolo con la mia cena mi alzo dal mio posto ritrovandomi faccia a faccia con lui.
«Bene, principessa. Chi sarà lo sfortunato questa sera? Vedo che stai facendo la tua prima mossa.» mi domanda divertito per poi appoggiare la pietanza sul tavolo.
«Il biondino a ore undici, sarà lui 'lo sfortunato'.» virgoletto le ultime due parole e indico con un cenno del capo, in modo impercettibile, il ragazzo alle spalle di Sebastian e quando lui si volta per vedere chi è fa un fischio di approvazione palesemente sarcastico «Lewis Richmond, uno dei miei giocatori. Pessima scelta.»
«Pessima scelta per me o per te, dato che è un giocatore della tua squadra?» incrocio le braccia sotto al seno e lo scruto inquisitoria.
«Per entrambi, sia per te dato che il suo sogno erotico è scoparsi una principessina del North e sia per me dato che se osa toccarti più del dovuto mi ritroverò un giocatore in meno in squadra.» lascio cadere la sua minaccia velata, non consapevole di come sia uscita dalla bocca di Sebastian con tanta tranquillità, e mi concentro sulla prima parte della frase per continuare a provocarlo «bene, anche io cerco solo un'avventura di una notte. Perciò, sia io e sia Lewis otterremo ciò che desideriamo. Con permesso.» supero il mio ex migliore amico con una spallata e mi dirigo verso la mia preda che non mi ha staccato neanche per un secondo gli occhi da dosso.
Di solito amo quando i ragazzi fanno la prima mossa non rimanendo imbambolati a fissarmi ma in questo caso, per ovvie ragioni, ho dovuto reagire diversamente. Com'è che si dice? A mali estremi, estremi rimedi.
Quando mancano pochi passi per arrivare al gruppo, tutti i componenti di esso si accorgono della mia presenza e si voltano nella mia direzione. Mi squadrano dalla testa ai piedi e, ovviamente, il primo che spezza il silenzio rivolgendomi una domanda è proprio Lewis «qual buon vento ti porta qui, ragazza del North?»
«Ero lì da sola» con il pollice indico il posto vuoto alle mie spalle «e avevo bisogno di compagnia.»
Quasi mi schiaffeggerei da sola per il tono mellifluo che sta uscendo dalla mia voce, e tutto per una stupida sfida a cui neanche volevo prendere parte.
«Marisol Celine di Laurentiis che ha bisogno della nostra compagnia? Qual è la fregatura?» il ragazzo che viene alla Royal Prep School con me fa un passo avanti e diamine, da lontano non sembrava così imponente. È leggermente più basso di Sebastian ma, nonostante ciò, con i mocassini devo alzare il volto per poterci parlare.
«Ma non mi dire, sei proprio tu la famosa nipote del sindaco.» mi incalza il ragazzo con gli occhiali. Il suo tono non sembra né aspro e né derisorio, tuttavia non mi fido abbastanza per poterlo dire con certezza.
«In carne ed ossa.» mi indico per poi rispondere piccata alla sua accusa «e non c'è nessuna fregatura. Semplicemente, mi stavo annoiando.» scrollo le spalle con non chalance.
Gliela farò pagare a Sebastian. Se fino ad ora non mi sono vendicata per tutto ciò che mi ha fatto credo che sia arrivato il momento giusto per rimediare.
«Beh, a noi non interessi.» si intromette il ragazzo con il buzz cut per poi coprirsi gli occhi con una mano. Allarga due dita e mi guarda dal piccolo spiraglio che ha creato «noi non dovremmo neanche guardarti.»
«Cosa?» domando stranita non capendo il senso della frase. Tuttavia, il ragazzo non fa neanche in tempo a rispondermi che viene scostato a lato dal ricciolino, probabilmente quello che in questo momento mi risulta più simpatico.
«Non dare peso a ciò che dice Stevenson biondina, io posso ammirarti tutto il tempo che vuoi.» e a queste parole accompagna il gesto, ancora una volta, di squadrarmi dalla testa ai piedi. Solo che questa volta si sofferma sulle mie gambe un po' troppo e io inizio a sentirmi a disagio.
Fortunatamente, e non avrei mai pensato di dirlo, a spezzare la tensione ci pensa il borsista del North da me soprannominato come l'antipatico «io me ne torno al tavolo, state diventando patetici.» sbuffa contrariato e dopo essersi passato una mano prima sul volto e poi nei suoi folti capelli neri se ne va seguito da quello mi pare si chiami Stevenson.
«Non ci pensare. Miller ha una sorta di astio profondo verso tutti voi del North.» mi rassicura, non che ne avessi bisogno, il ragazzo con gli occhiali poggiandomi una mano sulla spalla. Non appena lo guardo torvo si scosta velocemente senza proferire parola.
«E a voi?» domando mentre mi appoggio sul bancone e mi attorciglio un lembo del mio maglioncino nuovo intorno alle dita. Non so cosa mi stia prendendo ma lo sguardo bruciante di Sebastian sulla mia schiena mi fa agire di impulso; l'unica cosa di cui sono consapevole è che voglio continuare a provocarlo.
«A me stai molto simpatica, biondina. Tuttavia, domattina non voglio fare cinquanta giri di campo in più quindi passo qualsiasi cosa tu abbia in mente.» il ragazzo con gli occhiali alza le mani in segno di resa e dopo avermi fatto l'occhiolino e aver dato una pacca sulla spalla al suo amico raggiunge gli altri due componenti del gruppo che ci stanno osservando. O meglio, l'antipatico ci fissa spudoratamente mentre, il ragazzo di nome Stevenson ci osserva da dietro al menu che, per la cronaca è al contrario.
«Sebastian è severo con voi?» non so perché ho tirato in ballo il nome del mio ex migliore amico. Tuttavia, un po' mi intriga sapere cosa i suoi giocatori pensano di lui. Giocatori che ci hanno interrotti nello spogliatoio dopo che, proprio lì dentro, avevamo fatto cose ben poco caste.
«Solo con chi tocca ciò che è mio.» come se si fosse sentito chiamare, Sebastian si frappone tra noi approfittando per togliere un bicchiere che si trovava nel mezzo tra le nostre figure.
Io abbasso la testa divertita, perché so che quello di Sebastian è uno stupido gioco del cazzo, mentre Lewis non capisce l'antifona dato che in tono divertente lo saluta «ciao Cap.»
Ma lui non risponde al saluto del suo giocatore perché, il bastardo, è troppo impegnato a soffiarmi sul collo con la scusa di sporgersi su di me e recuperare sempre quel famoso bicchiere. Un brivido percorre il mio corpo e il divertimento che prima aleggiava sul mio corpo adesso scompare. Com'è possibile che gli sguardi ben mirati di Lewis non mi hanno minimamente fatto nulla mentre, un solo soffio di Sebastian mi sta mandando in estasi?
«State cercando di sperimentare il sesso a 3? Perché nel caso mi offro volontario.» mi domanda non appena Sebastian si allontana dal mio campo visivo. Io quasi mi strozzo con la mia saliva alle sue parole e sgrano gli occhi stupita «come scusa?»
«Inizialmente non pensavo fossi tu, la famosa Sole.» il mio sguardo si acciglia e quando Lewis capisce che non sto minimamente seguendo il suo discorso mi spiega meglio «Sai, siamo degli atleti adolescenti che vogliono fare sempre cazzate e prendere in giro i compagni e, quando è arrivato il turno di Sebastian, per attaccarlo Miller ha fatto il tuo nome e lui si è imbestialito. Nonostante ti abbia visto prima con lui non ho colto il collegamento, ma adesso è evidente che sei tu la sfortunata. Avrei potuto accorgermene dai tuoi occhi eterocromi ma» tossisce imbarazzato «ero concentrato su altro.»
Non appena capisco l'antifona, ossia che stava fissando il mio seno, un conato di vomito quasi mi fuoriesce dalla bocca «che schifo.»
«Ehi, sono un atleta adolescente, ricordi?» scrolla le spalle per poi domandarmi: «quindi, sesso a 3?»
«Non voglio approfondire questo discorso.» rispondo titubante per poi rispondere anche all'altra domanda per evitare equivoci «e, ovviamente, niente sesso a 3.»
E, quando il biondino continua a fissarmi spudoratamente le tette decido di vuotare il sacco. Non riuscirei neanche a fingere di essere interessata ad un ragazzino arrapato che non ci prova neanche a guardarmi negli occhi. Ho standard ben più alti.
«A due? Solo io e te.» alzo gli occhi al cielo e snocciolo velocemente la reale questione. Dio, si è rimbecillito pronunciando solo la parola 'sesso'.
«Niente sesso a tre e niente sesso a due, semplicemente il tuo capitano mi ha sfidata dicendomi che entro la fine della serata non sarei riuscita a rimorchiare qualcuno, per questo sono venuta a parlare con te. Non per altro.» la butto lì nascondendo l'altra parte dell'accordo. Certo, vuotare il sacco ma fino a un certo punto dato che non posso dirgli delle esatte parole che il ragazzo dagli occhi verdi ha usato per dare avvio a questo teatrino.
Ovviamente con Lewis neanche ci provo ad essere gentile e addolcirgli la pillola, la mia buona azione nel non ferire le persone l'ho già compiuta questo mese.
«Beh,» scrolla le spalle divertito «teoricamente hai rimorchiato il sottoscritto e anche se l'hai fatto per una stupida scommessa a me non interessa, la vedo la chimica che c'è tra di noi. Voglio baciarti da quando hai messo piede in questo locale, biondina.» disse il tipo con il fetish per le ragazze del North. Inarco un sopracciglio e appoggio una mano sul fianco «a quante ragazze lo dici?»
«Se ti dicessi che sei la prima mi crederesti?» azzarda facendomi spuntare una smorfia di disgusto sul volto «assolutamente no, quindi non provarci.»
«Dai, biondina. Tutto ad un tratto vuoi fare la sostenuta? Fino a poco fa eri tu quella che moriva ai miei piedi, so che il tuo sguardo non poteva essere solo una farsa.» sbuffo e gli lancio uno sguardo torvo. Pivello; Marisol Celine di Laurentiis non cade ai piedi di nessuno.
«Non hai detto che non mi hai guardato minimamente negli occhi?» domando ironicamente facendo riferimento alla confessione di poco fa. Lui mi guarda male e solleva gli occhi al cielo «voi ragazzine viziate del North siete tutte così insopportabili?»
«Mh,» fingo di pensarci su mentre mi porto l'indice sul mento «no. Io sono la peggiore. E adesso se vuoi scusarmi, o anche se non vuoi non mi interessa, me ne vado.» faccio per girare i tacchi e lasciare mister biondino lì impalato quando, inaspettatamente mi afferra il polso.
Lo fa sembrare un gesto così delicato che non sembra me lo stia stringendo.
«Che cazzo stai facendo, mollami subito.» digrigno a denti serrati cercando di non dare spettacolo. In tutta risposta ghigna divertito e ci manca poco che gli tiri un pugno in pieno volto.
«Non mi piacciono le ragazze ribelli.» si avvicina pericolosamente a me tanto che siamo a un palmo di distanza.
«Allora comprati un cane, bastardo.» gli sputo acida ma lui, ancora una volta, se la ride. Si passa la mano libera tra i suoi ricci ribelli per poi puntare il suo sguardo da maniaco su di me. Se prima mi stava almeno un minimo simpatico adesso mi sta altamente sul cazzo.
«A nessuno frega che sei la nipote del sindaco, biondina. O principessa? So che ti chiama così il nostro capitano. Forse ti eccita di più sentirti chiamare così, sentirti più potente di noi.» il suo sguardo trasuda odio e non ho il coraggio di muovermi.
Lui ovviamente non si preoccupa della mia condizione ma continua a parlare senza attendere la mia risposta «Non provare a muoverti o giuro che rivelo a tutti chi sei. E sai? Qui nessuno sarebbe felice di vederti, tuo nonno ci sta rovinando la vita e a noi non dispiacerebbe rovinare la sua attraverso te. Quindi, principessa» rimarca ancora quel soprannome e quasi gli vomito addosso, ho la sensazione che non mi piacerà più essere chiamata così da Sebastian «adesso rimani ferma mentre mi prendo il bacio che mi devi. Facciamo vedere a Sebastian come sei riuscita a vincere la scommessa.»
«non hai detto che ero troppo viziata e insopportabile?» sussurro mentre cerco di divincolarmi dalla sua presa ma fallisco, anzi lo faccio arrabbiare ancora di più perché la mano libera immediatamente si posa sul mio fianco, stringendomelo. Risale su mentre il suo sguardo dal mio viso fa il percorso inverso scendendo giù.
«Si, ma da questa conversazione anche io ci devo ottenere qualcosa, non solo tu.» e quando io volto il viso per cercare l'aiuto di Sebastian, che si volatizza sempre nei momenti più importanti, la mano ferma di Lewis mi agguanta la faccia per farmi portare lo sguardo nel suo.
E se prima la stretta del polso sembrava una cosa del tutto naturale e innocente questo gesto, agli occhi degli altri, non può sembrare minimamente tale quindi, perché nessuno fa nulla?
Il respiro caldo di Lewis mi colpisce la bocca mentre mi scosta la treccia in avanti, e prima che me ne possa accorgere, le sue labbra sono sulle mie. Mi tiene fermo il capo e io non riesco a muovermi, mi sento intrappolata.
«Richmond, staccale quelle fottute mani di dosso o giuro che non riuscirai più a tenere in mano la tua mazza di lacrosse.» la voce baritonale di Sebastian si manifesta davanti a noi e, come se avesse premuto un pulsante, mi allontano di scatto da Lewis che fortunatamente aveva allentato la presa.
Lo sguardo di Lewis è completamente divertito e, ovviamente non accenna a mollare la presa.
«Stacca. Quelle. Fottute. Mani. Non te lo ripeterò una seconda volta.» e solo adesso noto che la mano di Lewis stringe ancora il mio polso.
Lewis alza le mani in segno di giustificazione mentre una risata fa capolinea sul suo volto «Cap, sul serio ti fai tenere per le palle da questa troietta del North? Pensavo fossi più intelligente di così.» e a quelle parole gli occhi di Sebastian diventano completamente neri e quando sferra il primo colpo verso il suo compagno di squadra uno squarcio irrompe nel locale e, neanche farlo apposta, la musica sceglie questo momento per spegnersi.
L'urlo di Lewis si diffonde nell'aria mentre i suoi amici si precipitano preoccupati e io mi porto una mano davanti alla bocca. Sebastian sembra un animale e non credo di averlo mai visto così. Sta prendendo a pugni Lewis senza alcuna tregua, senza nessun segno di dispiacere. Sembra non provare emozioni, tira semplicemente i pugni come se la faccia del suo amico fosse un sacco da box ed è proprio da quest'ultima che iniziano ad uscire schizzi di sangue quando Sebastian colpisce troppo forte il suo zigomo.
E, fortunatamente, mentre tutti rimangono fermi impalati a guardare la scena dei due che si picchiano a sangue -tranne Miller che guarda me in cagnesco- un ragazzo dagli occhi a mandorla che conosco si immette nella rissa per spostare i due.
«Che cazzo fate, siete usciti fuori di testa?» e quando Axel proferisce parola usando un tono che non gli avevo mai sentito usare, gli amici di Lewis si precipitano ad aiutare lui e Sebastian, dividendoli.
Entrambi annaspano ma, mentre Lewis sembra esserci calmato, Sebastian ha ancora lo sguardo colmo d'ira e anche quando Axel prova ad avvicinarsi a lui, il mio ex migliore amico lo spintona.
«Sole, portalo fuori.» la voce di JJ mi fa sobbalzare sul posto e quando mi volto verso di lei mi fa cenno con la testa di andare verso Sebastian. E io, troppo stordita dalla situazione, accetto senza farmi troppe domande. Sebastian sembrava un mostro completamente dominato dalla rabbia.
«Sei completamente impazzito.» urlo cercando di sovrastare il rumore della pioggia non appena mettiamo piede fuori. Non volevo urlare così forte ma tutta la frustrazione repressa si è scagliata verso l'unica persona che mi ha aiutata.
«Cristo. Aveva le sue mani su di te.» urla di rimando come se fosse una giustificazione.
«Ma non puoi pestarlo a sangue qui, non per una stronzata. Potevi perdere il lavoro.» sembra una gara a chi sta urlando di più ma non mi interessa. Lavora facendo orari assurdi e per guadagnare un po' di soldi non fa cose propriamente legali perciò non può perdere il suo lavoro per colpa di un ragazzino arrapato che non sa tenere a bada le sue mani.
«Aveva le sue cazzo di mani su di te, principessa. È già tanto che non gli ho rotto qualche ossa.» il suo tono di voce si sta placando gradualmente, l'adrenalina sicuramente sta scomparendo.
Adesso siamo appoggiati alla macchina e ha la fronte poggiata sulla mia.
«Il gioco non valeva la candela, avresti potuto perdere il lavoro e sappiamo entrambi quanto ne hai disperatamente bisogno.» si morde il labbro inferiore e si allontana da me passando la mano sul capo dove i capelli decolorati hanno un taglio millimetrico «non ci ho visto più, Sole. Lui ti stava toccando e ho rivisto Josh. Mi formicolavano le mani e tutto intorno a me è diventato nero.» si giustifica anche se non ha nulla per cui farlo. Ha fatto molto di più delle persone lì dentro.
Inizia a camminare avanti e indietro perciò mi paro davanti a lui e lo fermo per le spalle, sembra completamente impazzito e il respiro affannato me lo dimostra «è tutto okay, Seb. È tutto finito, vedi? Non mi sta toccando più.» cerco di rassicurarlo e, quando il suo sguardo entra in contatto con il mio vedo una sorta di amarezza attraversargli lo sguardo.
«No, non ti sta toccando più.» prende un respiro profondo e i suoi occhi sembrano essere tornati normali. È come se fosse partito con la mente per un lungo viaggio e fosse appena tornato indietro.
«Sei al sicuro con me.» sussurra e quando fa per avvicinarsi nuovamente io mi scosto da lui.
«Non puoi dirmi questo, Sebastian. Sai chi non e vero.» cerco di aggrapparmi ad un barlume di lucidità per evitare di cedere al suo tono; il tono che il mio corpo apprezza. Lui si allontana leggermente e posa la fronte sulla mia, i nostri occhi sono incatenati fra di loro e giuro che brillano come smeraldi in questo preciso istante.
«Perché no?» domanda con il respiro mozzato. Nel frattempo le sue mani percorrono la mia schiena lasciando una schiera di brividi che mi fanno sospirare.
«Perché non so più cosa sia vero e cosa sia falso con te, Sebastian. Mi hai mentito dal primo giorno che ci siamo visti, proprio qui all'heartbreakers e, ancora adesso dopo quasi tre mesi non mi dici la verità.»
«Principessa,» le sue mani si aggrappano alle mie con fare disperato e giuro che non so cosa gli stia prendendo «fidati di me. Ti prego.»
«E come dovrei fare? Uno psicopatico ci manda delle lettere di cui io non posso farne parola con nessuno e non so neanche il perché. Ogni volta che ti faccio una domanda cambi atteggiamento e ti innervosisci.» affermo brusca e lo allontano da me. Ho solo voglia di tornare a casa e farmi una bella doccia calda, infilarmi dentro le coperte e lasciarmi questa giornata alle spalle. Parlare con Sebastian è sempre così estenuante.
Quando vede che sono al lato del passeggero, e che sono esausta, sblocca la macchina e mi infilo immediatamente dentro senza preoccuparmi di essere fradicia. Al massimo gli pagherò un servizio di pulizia completo domani mattina. Lui mi segue a ruota e subito mi allaccio la cintura di sicurezza invitandolo a partire.
«Sole-» ma lo interrompo bruscamente stanca delle sue risposte del cazzo. Quando vede che non gli do cenno di risposta mette in moto la macchina e, cercando di mantenere un tono calmo, mi richiama.
«Dimmi.» sbotto frustrata da questa situazione. Vorrei tornare a due settimane fa quando il mio unico pensiero era scegliere i gioielli da abbinare alla mia divisa scolastica.
Strofino i palmi delle mani sulle cosce bagnate e, quando vede che sto morendo di freddo dato che sono fradicia dalla testa ai piedi, accende il riscaldamento. Vorrei ringraziarlo ma dalla mia bocca non riesce a fuoriuscire neanche un minimo suono.
«Fidati di me, principessa. Risolverò tutto, ho solo bisogno di un po' di tempo e della tua fiducia. Che tu mi dica ogni cosa strana che vedi, anche la minima stronzata che per te sembra inutile. Ho bisogno di saperti al sicuro.»
«Forse stare lontani potrà tenermi al sicuro. Te lo ripeto Sebastian, hai bisogno di soldi? Hai picchiato la persona sbagliata? Io posso aiutarti.» sono sfinita e, come tale, mi appoggio al sedile della macchina contando i minuti che mi separano da casa. Ancora troppi.
«Una verità per una verità, Sole. Io rispondo sinceramente alla tua domanda ma dopo ho bisogno che tu risponda ad una mia.» annuisco semplicemente al suo tono esausto e affranto e, come confermano le regole del nostro gioco, adesso lui deve rispondere in modo assolutamente sincero alla mia domanda. Ho paura? Un sacco.
«Avevi ragione tu, ho fatto arrabbiare la persona sbagliata e se l'è presa con me per farmela pagare.» confessa tutto d'un fiato lasciandomi interdetta. Avevo capito volesse dirmi la verità ma non mi aspettavo usasse così poco tatto «Ci siamo scontrati e l'ho sconfitto e da quel momento ha iniziato a darmi il tormento» si volta velocemente nella mia direzione per poi correggersi «a darci. All'hell le notizie circolano velocemente e ci avrà messo meno di due minuti a capire chi sono io e quali sono le persone che frequento. Per questa settimana ha richiesto un altro incontro, perciò, dopo che l'avrò sconfitto ancora una volta lui si leverà dai coglioni. Sono le regole.» e quando finisce di spiegarmi la reale situazione dei fatti un macigno si scioglie nel petto alla prospettiva che tra meno di sette giorni la mia vita finalmente tornerà alla normalità.
«È la verità?» domando cauta sperando in una risposta affermativa.
«Si, sai che non possiamo mentire a questo gioco, principessa. Avrei voluto dirtelo tempo fa, ma prima di darti false speranze volevo sapere, almeno a grandi linee la data dell'incontro.» annuisco fino a quando la tranquillità di qualche secondo fa lascia spazio ad una domanda che mi balena in testa «come fai a sapere che non appena vincerai questa persona ci lascerà in pace? E poi» aggiungo «come fai ad essere così certo che lo batterai?»
«Non per fare l'arrogante ma non ho mai perso un incontro.» replica con un ghigno divertito sul volto per poi abbassare il suo tono di voce rendendolo più serio «E sono sicuro che non ci romperà più i coglioni perché, come dicevo prima, l'hell ha delle regole molto rigide da seguire. Chi perde paga pegno, senza possibilità di scampo. Perciò, fidati di me principessa, tempo pochi giorni e torneremo liberi.»
E, adesso non posso fare altro che credergli. Il nostro gioco si è sempre basato sul raccontarci la pura verità senza giudicare l'altro. Adesso non avrebbe avuto modo di mentirmi e poi, proprio come avevo ipotizzato io, era tutto collegato all'hell. Se dice che non ha mai perso un incontro e mi garantisce che lo batterà io gli credo sulla parola dato che, da quando l'ho rincontrato, l'ho visto solo due volte degli ematomi sul volto: quando ha combattuto con Josh e ieri a scuola. Neanche adesso, reduce dello scontro con Lewis, ha segni in viso. Il suo giocatore non è riuscito a colpirlo neanche una volta.
«Mi dispiace.» sussurro flebilmente dopo qualche secondo passato in silenzio. Lui acciglia lo sguardo e mi guarda preoccupato «per cosa?»
«Lewis, non volevo creare tutto quel bordello.»
«Tu non hai nessuna colpa. Quando hai detto di no, indipendentemente da chi ci ha provato per prima, lui doveva lasciarti andare. Non doveva trattenerti contro la tua volontà come invece ha fatto. Quel pugno se l'è meritato e tu non devi chiedere scusa di nulla. Non hai fatto niente di male.» e quando nota che non lo rispondo rincara la dose «principessa, hai capito? Non hai sbagliato nulla.» mi poggia una mano sulla coscia e un senso di calore si propaga nel mio stomaco. Non provo il disgusto che avevo avvertito con Josh o con Lewis, provo semplicemente calore perché in fondo sono consapevole che nonostante ci scanniamo tutti i giorni, Sebastian non mi farebbe mai del male.
«Si, ho capito. Non ho sbagliato nulla.» ripeto. E so che lo sbaglio è stato completamente suo, il dispiacere deriva dall'aver probabilmente rovinato una squadra.
«Bene, adesso, dato che sei giù di morale ti riporto nella tua comfort zone con la domanda a cui devi rispondere tu.» afferma, rendendomi molto confusa, mentre imbocca la prima delle tre svolte che conducono a casa mia.
«So che muori dalla voglia di tornare ad insultarmi, perciò principessa, quando hai iniziato a odiarmi?»
«Sul serio? è questa la tua domanda?» chiedo divertita, cercando di portare nei meandri della mente l'episodio avvenuto poco fa, mentre lui annuisce fiero sempre concentrato sul volante.
Ci metto due secondi prima di aprire bocca e rispondergli. Mi sono preparata questa risposta circa nove anni fa, nella remota speranza di incontrarlo perché si, io volevo rivederlo un'ultima volta per sputargli addosso tutto l'odio che provavo per lui. Ovviamente, le cose sono andate nel verso sbagliato perché mai mi sarei aspettata tutto questo: una piccola parentesi dove lui è tornato a far parte della mia vita prima del college quando, ancora una volta, le nostre strade si separeranno. Tra un anno, in questo preciso istante, sarò al college e Sebastian sarà di nuovo un lontano ricordo.
«Da quando ho capito che non saresti più tornato. All'inizio pensavo fosse successo qualcosa alla famiglia di tua madre in Italia, giustificandoti più volte e ripetendomi che saresti tornato. Poi, quando è passato il primo anno, ho capito che mi avevi abbandonata e che non ci saremmo più rivisti. In quel momento ho iniziato a odiarti.» snocciolo sbrigativa mantenendo lo sguardo fisso davanti a me «So che eri solo un bambino e che probabilmente non avevi voce in capitolo ma ti costava così tanto venirmi a salutare?» flashback di me da bambina, mi appaiono nella mente facendomi rammentare di tutte le ore passate appollaiata sul divanetto sotto la finestra in attesa di vederlo spuntare proprio da lì dato che per entrare nella mia camera usava un albero. Ma, ovviamente, lui non è mai tornato.
«Sarebbe stato doloroso salutarti. Non credi che avremmo sofferto di più?»
«No, siamo nel ventunesimo secolo per l'amor di dio. Potevamo fare di tutto per rimanere in contatto, non saremmo arrivati a questo punto perlomeno.» lui apre la bocca per dire qualcosa ma poi si ammutolisce. Boccheggia ancora un paio di volte prima di farmi un'altra domanda «e quando mi hai visto a scuola cos'hai pensato?»
«Sei proprio in vena di confessioni stasera, Morris. Vuoi proprio terminare la serata litigando.»
«Anche se indirettamente, tu me ne hai fatte tre di domande, perciò, io ne ho ancora un'altra a disposizione. E poi provocarti in questo modo è tutta una tattica solo per farti arrabbiare.» inclino il capo e lo guardo stranita «posso diventare pericolosa se mi arrabbio, non ti conviene vedermi realmente incazzata.»
«Ogni volta che litighiamo cedi così tanto alle inibizioni, senza farti troppe paranoie, che io finisco con il metterti le mani addosso e tu a urlare il mio nome. Perciò» scrolla le spalle divertito «farti arrabbiare è diventato il mio passatempo preferito.»
«Pff» gli faccio cenno con la mano che sta assolutamente dicendo una stronzata «sono cazzate. Dovresti leggere un po' di più i romanzi che leggo io, solo così potresti capire cosa realmente mi piace e cosa no.» perché gli uomini scritti dalle donne sono meglio.
«Vuoi una verità?» mi domanda facendomi alzare gli occhi al cielo. Perché questa sera casa mia sembra ancora più lontana?
«Tanto me la dirai lo stesso, anche se ti dovessi rispondere di no.»
«Ti ricordi quel libro che avevo pescato nella tua libreria qualche settimana fa? Quello con i post-it rossi?» a questa frase il mio volto diventa paonazzo e vorrei essere risucchiata fuori dalla macchina in questo momento «certo, è uno dei miei libri preferiti.»
«Caso vuole che Axel avesse una copia nella sua roulotte e così me lo sono fatto prestare e l'ho letto.» avvampo.
«Cosa?!» esclamo incredula voltandomi completamente verso di lui.
«Volevo conoscerti meglio dato che ogni volta che parliamo innalzi un muro verso di me e, dato che non me l'hai mai permesso, ho agito per conto mio.»
«E sentiamo, cos'hai capito?»
«Che alla fine ti comporti in questo modo con me solo perché sai che sono l'unico che resterà sempre nonostante i tuoi difetti. Sai che potrai mostrarmi anche il tuo lato peggiore perché io non me ne andrò mai.»
«Cazzate, io non ti tollero.» borbotto a bassa voce.
«Lo vedo come mi osservi, come reclami le mie attenzioni e come ti lasci andare quando sei con me.»
«Beh, devi farti perdonare in qualche modo quindi darmi le giuste attenzioni è il minimo che tu possa fare.» affermo superficialmente cercando di stemperare la tensione ed eludendo la sua domanda.
«Sei così egocentrica, principessa.» scuote la testa divertito.
«Sono realista. Io esisto e tu mi veneri, così siamo tutti felici.» gli faccio un occhiolino perché ovviamente sto scherzando. Okay, forse non al cento per cento ma, al trenta per cento sì. In fondo è inutile negarlo, ogni persona brama le attenzioni di qualcuno. Chi lo nega è stupido.
«Vuoi saperla un'altra cosa?» accosta ad un semaforo provvisorio messo a causa di alcuni lavori stradali, suppongo, e Sebastian ne approfitta per sussurrarmi questa frase all'orecchio.
Un formicolio parte dal collo e quando passa per la bassa schiena per arrivare lì, giusto in mezzo alle mie cosce, pronuncia un'altra frase che mi fa uscire in modo involontario e indecente un gemito strozzato «Io sono nato per darti le attenzioni che desideri. Sono nato per venerarti occhi belli.»
Tuttavia, non faccio in tempo a rispondere a questa confessione che mi tra tremare le ginocchia, che qualcuno bussa al finestrino della macchina. Quando Sebastian si accorge che è un poliziotto abbassa il finestrino stranito «salve agente, è tutto a posto?»
«A causa di un incidente stradale la strada è chiusa. Dovete fare il giro.» a quelle parole sgrano gli occhi «i-incidente?» balbetto.
«Si signorina, è quello che ho appena detto.» e a quella affermazione il mio corpo inizia a tremare improvvisamente e un conato di vomito squassa il mio stomaco. Flash di quella notte mi appaiono come sprazzi davanti ai miei occhi e la situazione peggiora quando dall'altoparlante dell'uomo in divisa si sente la voce di un altro agente che gli comunica di tornare immediatamente indietro perché il ragazzo ubriaco che ha provocato questo disastro sta cercando di scappare.
«Ci sono morti?» sussurro flebilmente senza alcun contegno non avendo il coraggio di guardare davanti a me. La sua non risposta è già una risposta ed è per questo che non appena entro dentro casa riverso le poche cose che avevo mangiato questa sera nel water del bagno.
«Cristo.» il mio ex migliore amico fa irruzione nel bagno e non appena mi vede seduta con la testa appoggiata sulle pareti fredde si accascia vicino a me, non prima di aver preso un asciugamano da un appendino e averlo bagnato con l'acqua.
Mi sento completamente svuotata e la mia testa vortica senza meta pensando a quelle persone la cui vita è stata stroncata da un pazzo ubriaco, proprio come poteva accadere a me quel giorno. Annaspo in cerca di aria mentre Sebastian cerca di pulirmi il più possibile; devo essere un completo disastro in questo momento e quasi mi vergogno a farmi vedere così da lui.
«Devi tornare a casa, tuo padre si starà preoccupando.» sussurro roca a causa del dolore alla gola provocato dai rigetti del vomito mentre cerco di allontanarlo da me.
«Stasera non me ne vado da nessuna parte, occhi belli. Rimango qui con te.» mi scosta una ciocca dalla fronte mentre il suo caldo sorriso fa capolinea sul suo viso. Un sorriso sincero nato con l'intento di rassicurarmi e non di provocarmi come suo solito.
«Sarà un disastro passare la notte qui con me» gioco con il maglione cercando di non guardarlo negli occhi mentre gli confesso una piccola parte di me «i miei incubi ti sveglieranno. Sempre se riuscirò a prendere sonno.»
«Dormire è sopravvalutato» scrolla le spalle per poi aiutarmi a mettermi in piedi «E poi, nel caso non riuscissi a dormire potrei prepararti sempre il mio fantastico latte e nesquik. Quando eri piccola lo adoravi e ti addormentavi sempre dopo averlo bevuto.»
«Lo detestavo perché era troppo dolce e mi addormentavo perché dopo il picco glicemico causato da quegli zuccheri ne seguiva un calo di energia che mi faceva addormentare in meno di cinque minuti.» ridacchio alzandomi in piedi tutta tremolante.
«Almeno funzionava e funziona tutt'ora dato che sei tornata a sorridere. Adesso, principessa, andiamo a scegliere il pigiama, hai bisogno di una bella doccia prima di andare a dormire.»
POV LUCIFERO:
«È tutto pronto per domani sera?» domando a David, la mia spalla destra. Spengo il mio sigaro sulla coscia, non curandomi della cicatrice che ne uscirà dopo, e volgo lo sguardo verso il mio scagnozzo.
«Certo signore, il ragazzino non sospetta nulla. Ci sarà da divertirsi.»
☀️
Se sentite qualcuno urlare, sono io!
Finalmente ho pubblicato questo capitolo che mi ha letteralmente risucchiato tutte le mie forze. A causa della sessione non sono stata concentrata al 100%, non a caso l'ho cancellato 5 volte per poi riscriverlo completamente (e mi scuso se ci sono degli errori)🩵
Fatemi sapere cosa ne pensa te (ovviamente sempre con educazione) e ditemi qual è stata la vostra scena preferita, anche se già lo sospetto🤭
Anche io ho amato Seb alla fine e non sapete cosa vi aspetta nel prossimo capitolo: cose sia belle e sia brutte che stravolgeranno tutta la storia👀
E poi, cosa avrà in mente Lucifero?💣
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Io vi mando un grande bacio e vi aspetto su ig con il box domande, vi voglio bene🩵💋
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