capitolo 26.

Di certo non sono una santa, questo oramai è ben chiaro. Tuttavia, sono rare le volte in cui sono finita in punizione. Oggi è uno di quei giorni fortunati dato che devo pulire la palestra in fase post-Halloween, il che significa che sarà mezza distrutta per via del casino che c'è stato l'altra sera. Ma non è questa la cosa peggiore, il vero colpo è che dovrò condividere questa punizione con Josh, Sebastian e Axel e per quanto mi duole dirlo l'unico che tollero in questo istante è proprio il ragazzo dagli occhi a mandorla.

«Sono le quindici in punto.» la signora Callahan, nel suo tailleur costoso, osserva attentamente l'orologio di diamanti al suo polso per poi riportare l'attenzione su di noi che siamo fermi e impalati davanti a lei come le guardie d'Inghilterra «la vostra punizione inizia esattamente tra cinque minuti e finirà alle diciotto. Fino a quel momento l'unico autorizzato a lasciare la palestra sarà il signor Callahan per via degli allenamenti di lacrosse.» 

Conoscendo Josh so che in questo momento un sorrisetto di vittoria si sta facendo largo sul suo viso come so, d'altro canto, che una smorfia disgustata sta comparendo sullo sguardo del mio ex migliore amico. Io sono impassibile, certo un po' infastidita, ma come ho già detto non posso mostrare troppo e farmi dei nemici troppo palesi. I miei voti a causa della rottura con Josh stanno calando drasticamente nonostante io stia studiando più di prima e non voglio rischiare di prendere solo insufficienze ed essere rimandata per colpa di una stupida relazione che è andata a puttane.

«Anche noi abbiamo gli allenamenti.» interviene Sebastian con tono di scherno.

«Beh, non mi interessa.» alla faccia della parità, penso quando la signora preside riprende a parlare «voi tre pulirete la palestra fino all'orario prestabilito. Joshua ha una carriera nel lacrosse non può perdere allenamenti importanti per problemi futili, voi tre sarete in grado di vedervela da soli. Mi sono spiegata?» passa il suo sguardo inquisitorio su tutti e tre squadrandoci dalla testa ai piedi e non riesco a non notare il velo di disgusto che prova quando il suo sguardo si sofferma su di me. Chissà cosa le ha raccontato il figlio per farmi passare dalla parte del torto.

«Non credo sia una cosa corretta da fare se mi per-» ma l'intervento di Axel viene stroncato sul nascere dalla signora Callahan che gli lancia uno sguardo truce «non la permetto signor Akane. Se vuole rimanere in questa scuola e guadagnarsi un posto nel mondo le conviene tacere. È una fortuna che non vi ho ancora sbattuti fuori.»

«In realtà lei non può farlo, queste decisioni spettano solo a mio nonno.» snocciolo sbrigativa senza rendermi effettivamente conto di ciò che ho detto fino a quando quattro paia di occhi non si posano su di me. Credo di star diventando rossa in volto perché sto improvvisamente iniziando a sentire caldo. Da quando mi schiero dalla parte del nemico?

«Signorina di Laurentiis, mi fa piacere sapere la sua opinione. Soprattutto quando non è richiesta. Appena terminata la pulizia della palestra potrete procedere a pulire anche l'aula di arte e scrittura creativa. Forse a quel punto sarete così stanchi da smetterla di dire idiozie.» e, detto ciò, senza darci la possibilità di replicare, la signora preside esce dalla palestra lasciandoci nel più totale e completo silenzio.

«La prossima volta vedi di farti i cazzi tuoi, principessa.» Sebastian afferma lapidario per poi dirigersi verso lo stanzino collegato alla palestra dove ci sono tutti gli attrezzi e gli strumenti per la pulizia.

«Come scusa? Non solo cerco di difendervi nonostante tu sia diventato un completo stronzo da un giorno all'altro, per giunta senza motivo, devo pure sentirmi parlare in questo modo?» lo seguo furiosa e con un diavolo per capello. 

«Vi prego, non iniziate.» si lamenta Axel. Ma nessuno dei due gli da ascolto perché la sua voce viene sovrastata dallo sbattere di una porta da parte del mio ex migliore amico. È appena entrato nello sgabuzzino e mi ha chiuso la porta in faccia.

«Rispondimi.» apro la porta e la sbatto alle mie spalle ancora più forte di come aveva fatto lui.

«Non devi ficcare il naso in affari che non ti riguardano e devi starmi alla larga. Cosa vuoi che ti dica? Volevo solo divertirmi con te e ho raggiunto il mio obiettivo. Mi sembra che avevamo già affrontato un discorso simile, o mi sbaglio? Spero tu non ti sia fatta illusioni inverosimili.» scrolla le spalle guardando un punto dietro di me. Il bastardo non ha neanche il coraggio di guardarmi in faccia.

«L'unica illusione che mi sono fatta è di te strozzato dalle mie mani. Pensavo fossi una persona migliore.» uno scorcio di debolezza traspare e mi maledico per questo. Vorrei essere forte, contrastarlo con parole più dure e fregarmene sul serio di ciò che mi dice. Ma, non riesco.

Sebastian è sempre stato uno dei miei punti deboli sin da quando ero piccola e adesso ne sto pagando le conseguenze.

«Fidati principessa, un giorno mi ringrazierai.» e detto ciò, prende alcuni sacchetti per raccogliere la sporcizia, e poi si dirige verso la porta per uscire fuori e ritornare in palestra. Tuttavia, proprio mentre gira la maniglia una domanda mi balena in testa e nonostante sia consapevole che con la sua risposta mi darà il colpo di grazia, gliela faccio lo stesso.

«Perché non hai detto nulla quando Lindy mi ha chiamato 'occhi belli'?» all'apparenza questa sembra essere una domanda del tutto stupida ma in realtà non lo è per nulla. Sebastian ha spintonato un bambino quando eravamo piccoli perché aveva usato il suo soprannome nei miei confronti dicendo che quella era una cosa nostra. Perché quando gli altri bambini mi guardavano male per la mia eterocromia, lui era l'unico a perdersi nei miei occhi ripetendomi continuamente quanto fossero belli e speciali.

«Sole, noi siamo più i bambini di una volta. Quel nomignolo non ha più importanza per me.» e sento un pezzo del mio cuore capitolare. Lo sento schiantarsi sul terreno e polverizzarsi e, ancora una volta, mi maledico perché sono tornata sui miei passi. Il suo comportamento, i suoi modi gentili, le sue parole e le sue carezze erano solo una bugia. 

Volevo solo divertirmi con te...

Sebastian esce fuori dallo stanzino come se questa conversazione tra noi non fosse mai avvenuta mentre io, rimetto la maschera di indifferenza e superficialità che mi contraddistingue e lo seguo a ruota imitando il suo atteggiamento.

Ripeti Sole, prendi un respiro profondo e autoconvinciti che l'unica cosa che hai perso è un buon sesso che potevi sfruttare a tuo vantaggio. Per il resto ci hai guadagnato tu, in fondo è solo Sebastian, nessuno di importante e nessuno che deve avere così tanto potere su di te solo perché qualche strano legame ci teneva uniti...

Non appena metto piede fuori dalla palestra Josh si è volatilizzato, a detta di Axel è andato fuori a prendere un po' d'aria fresca perché qui c'era troppa polvere, e quindi a scontare la punizione rimaniamo solo in tre.

Axel e Sebastian che sono dall'altro capo della palestra e stanno discutendo a bassa voce su conti in sospeso e soldi mentre io, nel frattempo sto spostando sedie e tavoli vari che, essendo di plastica, fortunatamente non pesano nulla. 

«Potete parlare più tardi dei fatti vostri. Prima finiamo e prima ce ne andiamo.» ribatto acida facendo voltare i due ragazzi nella mia direzione. Si ammutoliscono e, entrambi distanti da me, iniziano a svolgere il loro compito stranamente senza controbattere. Io pulisco la mia metà della palestra e loro fanno lo stesso con l'altra parte. Josh si è volatilizzato e questo implica che devo fare il doppio lavoro, o almeno così credevo.

«Ti serve una mano? Io e Seb abbiamo quasi finito.» Axel Akane compare davanti a me, facendomi sussultare dallo spavento. Ero così presa a maledire mentalmente Josh e Sebastian che non mi ero accorta della sua presenza.

«No.» ribatto secca per poi dargli le spalle e pulire.

«Anche se hai litigato con lui, sai che io e te possiamo essere amici lo stesso. Vero?» mi domanda con quell'ingenuità che lo contraddistingue per poi prendere la scopa di Josh poggiata sul muro e iniziando ad aiutarmi.

«Io e te non possiamo essere amici. Non abbiamo nulla in comune.» obietto schietta per levarmelo di torno. So che piacciono i libri a entrambi ma questa non è una motivazione adeguata per diventare amici. Ho appena litigato con Sebastian, di certo non voglio buttarmi a capofitto in una nuova amicizia. Non che io e lui ci potessimo considerare amici poi.

«Ho da dissentire. Ci piacciono i libri spicy, il rosa shocking e il cazzo. Abbiamo tre cose in comune, abbastanza per dare avvio a un'amicizia.» mi guarda e sembra serio ma io non gli credo. Lo guardo dal basso verso l'alto con un sopracciglio inarcato «ti credo solo sul primo punto. Manca solo che ti inventi un'altra cazzata dicendo che la principessa e il ranocchio è il tuo cartone preferito.» e detto ciò faccio dietro front per tornare a pulire. Ho già appurato che Axel è una palla al piede quindi non mi stupisco di trovarmelo, ancora una volta, di fianco pronto ad aprire bocca.

«Ho una macchina rosa shocking ma non vengo mai a scuola con quella. È già difficile sopportare le stronzate che dicono sulla mia gamba, ci manca solo ricevere altri giudizi sulla mia piccina.» e anche se il sorriso smagliante non fa trapelare nessun goccio di tristezza, il suo tono lo tradisce. Più volte mi è sembrato di vedere il vero Axel sotto la corazza del sarcasmo che usa per difendersi, questa volta però lo riesco a vedere in modo più profondo. Ma non uso la pietà come risposta, a nessuno piace impietosire l'altro, soprattutto quando le persone ti prendono in giro. Quella sembrerà semplicemente un'altra presa per il culo.

«Okay, questa te la posso dare anche per vera. Ma non ti piace il cazzo, sbavi praticamente dietro ogni ragazza che ti passa davanti.» sorride sfacciatamente e si posa una mano sul fianco «beh, semplicemente nessun ragazzo qui dentro ha attirato la mia attenzione. Sono tutti dei frigidi senza palle qui dentro, voi ragazze invece sapete cosa volete e questa cosa mi eccita da impazzire.» sghignazza e io alzo gli occhi al cielo «buon per te, ma la mia risposta è sempre no. Non potremo mai essere amici.»

«Ma dai, Tiana e Louis anche se diversi sono riusciti ad abbattere le loro barriere. Perché non possiamo seguire il loro esempio?» e quando Axel mi fa questa domanda mi fermo sul posto.

«Hai visto la principessa e il ranocchio? Sul serio?» domando incredula. È il primo ragazzo che conosco, tolto Sebastian dato che l'ho obbligato per tutta l'infanzia a guardarlo con me, ad aver visto questo cartone.

«Sebastian mi ha costret-» ma non fa neanche in tempo a terminare la frase che una bottiglietta di plastica atterra sulla sua testa facendolo zittire. 

«Potete parlare più tardi dei fatti vostri. Prima finiamo e prima ce ne andiamo.» Sebastian, il guastafeste, ripete la mia stessa frase facendomi innervosire e alzare gli occhi al cielo.

«È uno stronzo.» sibilo sottovoce.

«Nah, è solo geloso.» Axel mi fa l'occhiolino e dopo di ciò inizia a pulire in totale silenzio sghignazzando ogni tanto quando incrocia lo sguardo del suo migliore amico. 

Dopo quasi un'ora e mezza la palestra è pulita. Ci abbiamo messo più tempo del previsto perché Josh non è più tornato da quella pausa iniziale, credo se ne sia andato piantandoci in asso, e Axel aveva troppo dolore alla gamba per muoversi. Non a caso, adesso JJ lo è venuto a prendere. Ha una protesi in metallo, perché quelle moderne sono troppo costose per lui, e quindi non riesco neanche a immaginare il dolore che possa provare in questo momento. Era diventato totalmente pallido e non riusciva neanche a stare in piedi. 

«Non cercare di ammazzarlo.» pronuncia divertito il ragazzo dagli occhi a mandorla prima di salutarci e lasciare la palestra. Mancano dieci minuti alla fine della nostra punizione ma, dato la mia bravata che in realtà voleva avere un fine positivo, dobbiamo pulire ancora l'aula di arte e scrittura creativa. Secondo i miei calcoli non ci vorrà molto dato che la stanza è piccola e la professoressa tiene sempre in ordine il materiale.

«Passo dall'armadietto a prendere un po' d'acqua e poi ti raggiungo di sopra.» comunico piatta al ragazzo dagli occhi verdi che non ha proferito nessuna parola oggi, se non per litigare. O per ferirmi. 
Prima ha letteralmente strappato l'ultimo brandello di ricordi positivi di quando eravamo bambini e l'ha gettato a terra, calpestandolo senza alcun ritegno. Ci sono rimasta male? Abbastanza anche se, come ho ripetuto più volte, me lo aspettavo. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Le persone non ritornano più quelle di una volta, si trasformano completamente e ti travolgono con il loro nuovo carattere.

Non ricevo nessuna risposta, perciò, senza perdere altro tempo, mi dirigo verso il mio armadietto. In realtà non ho sete, semplicemente avevo bisogno di staccare un po' da lui. Ho sentito il suo sguardo pungolarmi per tutto il tempo e ammetto che gli volevo conficcare un tacco in un occhio per il nervoso.

Mi dirigo verso il mio armadietto rosa e quando lo apro un biglietto scivola lentamente a terra facendomi rabbrividire.

«Cazzo, non di nuovo.» sussurro più a me stessa che a qualcuno in particolare. È una busta da lettere color bordeaux con sopra un marchio nero incollato con la ceralacca. La carta è simile al biglietto ricevuto precedentemente, solo più curato nei minimi dettagli, e ovviamente non c'è il nome del mittente. Al contrario, il mio nome è riportato grazie all'utilizzo di lettere prese da fogli di giornale ritagliati.

«Cos'è?» domanda una voce alle mie spalle che conosco troppo bene. 

«Nulla.» sorrido falsamente al mio interlocutore e nascondo la lettera nella borsa. Il mio orgoglio mi impedisce di parlare e perciò non gli dico la verità. Mi ha snobbato quando volevo parlare con lui della prima lettera, di certo adesso non chiederò il suo aiuto. È un comportamento da bambini? Assolutamente sì, ma non mi interessa.

«Sole.» ringhia a bassa voce mentre si avvicina a me. Sa che sto mentendo. 

«Per te sono Marisol» sottolineo questa piccolezza solo per farlo arrabbiare di più e per farlo distrarre. Lui si avvicina a me e quando il suo odore di gelsomino penetra nelle mie narici quasi ne rimango destabilizzata. Non posso rimanere estasiata da uno stupido profumo, non dopo ciò che ha fatto e ha detto.

Incrocio le braccia sotto al seno e quando faccio per voltarmi e andarmene lui mi afferra per un braccio «dammi la busta.»

«Non mi piace ricevere ordini, Sebastian. E non ti devo nulla.» lui sospira frustrato e io sorrido vittoriosa «adesso, per cortesia, andiamo a pulire l'aula. Voglio solo tornare a casa.»

«Perché, per una volta, non ti lasci aiutare?» a quella domanda mi fermo di colpo sui miei passi. Lui evidentemente non se lo aspettava perché mi frana addosso facendomi barcollare. 

Mi aggrappo allo stipite della porta dell'aula di arte e scrittura creativa e lo guardo dall'alto verso il basso e inarco un sopracciglio «io non mi lascio aiutare? Tu sei sparito quando volevo farlo, tu hai scelto Lindsay, tu mi hai voltato le spalle. Io volevo lasciarmi aiutare da te perché mi stavo riniziando a fidare, ma tu hai dimostrato ancora una volta che sei una persona di merda.» lo allontano da me con una spinta sul petto e lo guardo negli occhi quando pronuncio questa stoccata finale che lo fa barcollare all'indietro:

«quindi adesso, puoi sparire per la seconda volta dalla mia vita.»

Tuttavia, anche se la mia confessione l'ha destabilizzato Sebastian non si muove. Stringe gli occhi in due fessure e si avvicina pericolosamente a me «quando ti ha inviato la prima lettera?»

Quindi avevo ragione, sa più di quanto pensassi...

«Non c'è nessuna prima lettera. Ti stai facendo film inutili.» sono afflitta, stanca, esausta e si capisce perfettamente che sto mentendo. Gli volto le spalle e mi guardo intorno per capire cosa dobbiamo fare prima di abbandonare l'edificio scolastico e tornarcene a casa.

«Hai detto che sono sparito quando avevi bisogno di aiuto, perciò te lo ripeto Sole: quando hai ricevuto la prima lettera?» sento il suo fiato sul collo e i peli sulla nuca si rizzano. È una zona erogena è ovvio che provo dei brividi, lui non ha alcun potere su di me.

«Non fingere che adesso ti importi. Non voglio l'aiuto di nessuno perché, spoiler, non farò nulla di ciò che mi dice questo squilibrato.» alzo il tono di voce e ringrazio mentalmente la preside Callahan per aver messo quest'aula all'ultimo piano e soprattutto lontana da impiccioni.

«Sole.» digrigna i denti e poi allunga una mano verso di me con il palmo rivolto verso l'alto «dammi quella cazzo di busta e dimmi cosa conteneva la lettera precedente.» si avvicina a me mentre io faccio un passo indietro a ogni suo passo in avanti. Quando tocco il mobile alle mie spalle capisco che è finita e, come il classico cliché dei film o dei libri, me lo ritrovo davanti a me. Attaccato a me.
Precisamente, con la bocca poggiata sulla mia fronte e la mano che mi sfiora un fianco. 

Non sono una tipa che molla ma, in questo preciso momento, la mia libido e il mio cervello sono in netto contrasto. O cedo dal punto di vista fisico per via del suo tocco e divento un brodo di giuggiole ai suoi piedi o cedo dal punto di vista razionale e gli mostro la lettera. Che poi, alla peggio, può esserci dentro un biglietto con su scritto 'fatti una risata, era tutto uno scherzo.'

«Non ti sopporto e te la do vinta solo perché non voglio più avere le tue mani su di me.» gemo frustrata e appoggio la borsa sul tavolo più vicino a noi e lui ovviamente ci si fionda a capofitto senza aspettare la mia prossima mossa. Dopo neanche due secondi trova ciò che stava cercando e senza preoccuparsi di chiedermi alcun permesso la apre strappando via la busta.

Non appena i suoi occhi incrociano il contenuto della lettera il suo volto diventa pallido e passa frettolosamente lo sguardo tra me e il foglio di carta. Sembra preoccupato, molto preoccupato ed è per questo che senza pensarci due volte mi avvicino a lui e mi posiziono al suo fianco.

«Quella polaroid...» il mio sguardo diventa vitreo e i palmi delle mani iniziano a sudare. È una piccola foto che ritrae me, al mio tredicesimo compleanno travestita da Tiana e con un piccolo peluche a forma di rana in mano.
«è entrato in camera mia.» per poco un conato di vomito non mi squassa lo stomaco e devo aggrapparmi a un banco vicino per non cedere. Un conto è trovarsi un biglietto davanti al portico –e la cosa è già inquietante così- un altro è vedere come il tizio in questione abbia messo piede a casa mia, tra le mie cose.

«Non è un messaggio per te, questo.» il tono di Sebastian è asciutto e piatto. Sembra non provare alcun tipo di emozione mentre fissa la polaroid sgualcita stretta tra le sue mani.

«Beh, quella però sembro proprio io.» affermo acida indicano la me bambina nella foto «E quella polaroid fino a ieri, a quanto pare, era appesa alla bacheca di camera mia.» snocciolo saccente ma lui ancora una volta scuote il capo. Si passa una mano tra i capelli e i suoi occhi verdi si incastrano nei miei eterocromatici.

Sento qualcosa smuoversi nel mio stomaco ma non ci do troppo peso, è solo il disgusto atroce che provo verso questa situazione di merda.

«Questa polaroid l'ho presa da camera tua un mese fa.» a quella confessione la mia bocca si spalanca incredula «cosa?»

«L'ho trovata appesa alla bacheca della tua camera e cazzo, eri così bella, che mi tremavano le mani. L'ho presa e l'ho portata in tasca fino a ieri quando, prima di andare agli allenamenti, l'ho lasciata sul comodino in camera mia. È entrato in casa mia, Sole. Il messaggio è per me, non per te.»

«Allora» sento una lieve inflessione nella voce a causa di tutte le emozioni contrastanti che sto provando «come mai è arrivata a me?»

«Non lo so, ma non devi farne parola con nessuno. Neanche con Cillian.» mi ammonisce con uno sguardo e io alzo le mani in segno di resa «ci ha già pensato il pazzo squinternato a farmi mantenere la bocca chiusa.» mi lascio sfuggire e me ne pento un po'. Ho tirato fuori il discorso della prima lettera, non mi resta che portarlo a termine dato che lo sguardo inquisitorio di Sebastian mi intima di continuare ad andare avanti. Oramai l'aveva capito ed è inutile negare.

Quando vede che non apro bocca si avvicina nuovamente a me per mettermi alle strette, in tutti i sensi «che cosa significa? Ti ha minacciata?»

E senza rispondergli direttamente apro la galleria del telefono e gli mostro il fronte e il retro del bel regalo lasciato dal mio nuovo amico. Sebastian impreca un paio di volte prima di alzare la testa al cielo e passarsi furiosamente una mano sul volto.

«Cazzo.» mugola nuovamente, quasi disperato.

«Conosci l'indirizzo?» domando ma, ovviamente, la sua risposta non è consona a ciò che gli ho chiesto.

«Qualsiasi cosa accada fra noi, se ti arriva un'altra lettera vieni da me. Mi sono spiegato?»

«Cosa sta succedendo? Cosa non mi stai dicendo?» chiedo inquisitoria perché questa situazione mi sta iniziando a mettere i brividi. Sicuramente mi spavento più di un ragno che di un pazzo -grazie papà per il trauma legato alle emozioni che mi hai lasciato come ricordo- tuttavia, non voglio che la mia famiglia o qualcuno vicino a me venga colpito ingiustamente.

«Principessa.» i suoi occhi sono fissi nei miei e non ammettono repliche «Promettimelo.»

«Promettertelo? Per sentirmi dire di nuovo che non hai tempo? Non mi fido di te e se il pazzo deciderà di lasciarmi un altro regalino lo ignorerò, non può torturarmi per sempre. Si troverà un altro hobby.» il mio cuore perde un battito quando sento un tonfo provenire dal piano di sotto. Sarà sicuramente il bidello che starà pulendo le aule prima della chiusura della scuola ed è con questa consapevolezza che ci metto due secondi netti per recuperare il controllo del mio cuore.

Mio padre è stato un bastardo senza cuore ma su una cosa gli devo dare credito e ringraziarlo. Se in questo momento non sto tremando dalla paura a causa di un pazzo che mi manda delle lettere è per il semplice motivo che Dominic mi ha sempre dimostrato come la paura rende deboli e schiavi. Io non mi farò manipolare, semplicemente lo eviterò e farò finta che non esista.
Sto prendendo una pessima decisione? Assolutamente sì, ne sono consapevole ma con mio padre aveva funzionato quindi, cosa potrebbe andare storto?

E, senza dargli il tempo di replicare, giro i tacchi e chiamo un Uber incurante del non aver terminato la punizione. Chiamerò qualcuno per fare il lavoro sporco al posto mio in cambio di un po' di denaro. Nel frattempo, in modo malsano e privo di razionalità penso a ciò che ha detto Sebastian sulla polaroid che ha rubato da camera mia.

*

Di solito scrivere mi aiuta. Riesco a liberare la mente e a non pensare a tutte le cose negative che mi accadono. Oggi, però, la mia missione fallisce perché l'unica cosa che sto mettendo nero su bianco sulla mia pagina wattpad è la possibile morte del protagonista maschile. Sotto una macchina. Preso a pugni. Con un tacco infilato nell'occhio. In realtà Steph, il protagonista maschile, neanche dovrebbe morire ma al suo posto continuo a immaginare Sebastian che mi fa venire un attacco di crisi isterico e quindi mi vendico in questo modo.

Abbiamo litigato via messaggio per ben tre diversi motivi:
numero uno: ha rubato la mia polaroid e sarebbe un gesto romantico se solo fossimo amici;
numero due: mi ha chiamata principessina viziata solo perché me la sono giustamente presa dopo le parole che mi ha detto oggi in aula quando era seduto vicino a Lindsay;
numero tre: so che mi sta nascondendo tante cose -lui ha ovviamente negato- e io odio i bugiardi. Ha ribadito che può tenermi al sicuro ma io ho risposto con un emoji che ride. Vivo con lo sceriffo e Cillian è la persona di cui mi fido di più al mondo nell'ambito della sicurezza.

«Vieni a salutare tuo nonno Sole, sta per andare via.» mi comunica mia madre affacciandosi allo stipite della porta di camera mia.

«Va bene, scendo subito.» le comunico e dopodiché spengo il pc cancellando tutto ciò che avevo scritto, compreso il capitolo precedente consapevole che se voglio davvero scrivere qualcosa di decente devo far provare emozioni forti ai miei lettori, non la semplice e banale noia.

Scendo dal mio letto a baldacchino e dopo aver infilato le mie ciabatte a forma di rana esco dalla mia stanza non prima di aver lanciato una rapida occhiata alla mia bacheca. Tolta la foto del mio tredicesimo compleanno che è sparita il resto sembra apposto.

«-entro inizio marzo dobbiamo sgomberare il terreno del South per dare avvio alla demolizione.» e anche se so che non sono affari miei, tendo l'orecchio per ascoltare ciò che ha da dire mio nonno a Cillian soprattutto quando dalla sua bocca esce un cognome a me troppo familiare «L'incendio alla roulotte dei Morris è stato un colpo basso per il progetto. A causa delle spese del motel la famiglia non riesce ad andare avanti neanche con i beni di prima necessità e, di conseguenza, ogni abitante del South senza lavoro stabile non vuole lasciare la propria abitazione abusiva.»

«Voi siete il sindaco, non potete offrire sussidi agli abitanti?» domanda Cillian con tono duro. So quanto ci tiene ad aiutare il prossimo, altrimenti non sarebbe diventato sceriffo, come so che questa situazione gli pesa.

«Non posso spendere le risorse in cose superficiali e prive di importanza. Se loro non se ne andranno con le buone, verranno cacciati e si ritroveranno in mezzo alla strada. Ho già fatto una buona azione consegnando quelle maledette borse di studio, adesso dobbiamo tirare la cinghia e pensare alle cose importanti.» inarco un sopracciglio sconcertata. Essendo il sindaco per lui gli abitanti della sua città dovrebbero essere la cosa importante.

«Loro sono dei semplici cittadini sfortunati. Non può abbandonarli al proprio destino.»

«Il destino devono crearselo da soli, non spenderò più un solo centesimo per loro. Hanno ancora quattro mesi per cercare un altro posto dove andare, possibilmente fuori dal mio paese. Odio vedere la feccia. Non sei d'accordo Marisol?» strizzo gli occhi e prendo un respiro profondo quando capisco che mi ha scoperta.

«Come?» esco fuori dal mio pessimo nascondiglio e sorrido a Cillian che ha una faccia alquanto esasperata. Parlare con Adam di Laurentiis non è per nulla una passeggiata, è più una maratona sotto 40 gradi.

«Hai sentito ciò che io e lo sceriffo ci stavamo dicendo, non mentire. E so anche» schiocca la lingua sul suo palato «che stai iniziando ad avvicinarti a quel territorio da cui dovresti stare alla larga il più possibile. Non è sicuro per te, la nostra famiglia non è ben vista lì perciò nipotina mia ti chiedo la cortesia di non andare più al South.» il suo finto tono melenso è accompagnato da uno sguardo ammonitore e tagliente e so che non mi lascerà stare finché non cedrò alle sue condizioni.

Faccio per rispondergli con un finto sì accondiscendente quando lui mi ferma allungando il palmo della mano verso il mio volto «Non rispondermi so che mi dirai una bugia» sospira afflitto  «come so che continuerai a frequentare Morris. Con tua madre non ha funzionato tenerla lontana dalle persone di basso rango sociale dato che si è rifatta una vita con-» guarda torvo Cillian e questa volta a fermarlo sono io. Il compagno di mia madre neanche ci prova più a dire la sua poiché sapendo quanto Adam sia stato fondamentale per noi quando mio padre se n'è andato ha paura di farci allontanare, e far stare male mia madre, solo perché loro due non vanno d'accordo.

«Non continuare la frase nonno e non rivolgerti a Cill in questo modo. Fa parte della nostra famiglia tanto quanto te.» avrei voluto rispondere più di te ma la zizzania fra loro due è fin troppo evidente, non voglio aumentare la faida.

«Voi donne, siete troppo emotive e irrazionali. Non capite chi vi vuole bene e chi vuole solo sfruttarvi» alza gli occhi al cielo e un sonoro sbuffo saccente esce dalla sua bocca. Si aggiusta la cravatta e dopodiché si alza dalla sedia in legno pregiato «Adesso devo proprio andare, salutami tua madre e ricordale che al ringraziamento verrà anche Dale.» ovvero, zio Daniel nientemeno che il fratello di mio padre.

«Se n'è andato?» spunta mia madre dal corridoio facendo sorridere Cill che immediatamente le agguanta la vita e le stampa un bacio in fronte. Mi piace vedere come l'umore di Cillian cambia drasticamente quando vede mia madre, sembra che tutte le cose brutte scompaiano e ci sia solo lei per lui.

«Sì, Lucifero se n'è andato puoi rilassarti.» e dato che conosce mia madre come le sue tasche, dopo questa battuta le passa il calice di vino che lei trangugia facendomi sorridere. Chissà se troverò mai una persona come Cillian, una che mi conosce così bene da sapere di cosa ho bisogno. Uno che mi sfiori per caso solo perché non sa tenere lontano le mani da me. Uno che mi ami e che soprattutto accetti ogni mio difetto. Li osservo mentre scherzano fra di loro e per un secondo mi illudo di trovare anche io l'amore che c'è nei libri e che finalmente rende felice mia mamma.

«Ti voglio bene, come se fossi mia figlia.» un bacio sui capelli mi ridesta dai miei pensieri quando vengo travolta da un caloroso abbraccio. So che si sta riferendo alle sue parti che ho preso con mio nonno e perciò un sorriso sornione mi spunta sul volto «ti voglio bene anche io, Cill.» lui sorride e vedo un velo di lacrime offuscargli gli occhi. Quando mi volto verso di mia mamma noto che lei, al contrario di Cill che si è trattenuto, sta piangendo silenziosamente con una mano davanti alla bocca e il volto pieno di lacrime.

So quanto sia difficile per lui legarsi a me e Kayden, soprattutto dopo la morte di sua figlia Camille, come lui sa quanto sia difficile per me chiamarlo papà o dimostrargli gesti e parole d'affetto. Ma non mi ha mai messo pressioni per chiamarlo in quel modo. Crolleremmo tutti e due se un giorno quelle quattro lettere spunteranno dalla mia bocca, perché per me sarà come andare avanti lasciando mio padre biologico alle spalle e per lui sarà come tornare indietro e riprendersi quel ruolo che gli è stato tolto e che gli si addice alla perfezione.

«Siete la seconda cosa più bella della mia vita, insieme a Kayden.» si soffia rumorosamente il naso e io la guardo accigliata.

«Non per fare l'egocentrica, mamma. Ma quale sarebbe la prima cosa?» acciglio lo sguardo e Cillian ridacchia. Sicuramente già sa la sua risposta e se gli fa ridere sono pronta a prepararmi al peggio.

«Il cartonato ad altezza naturale di Damon Salvatore che mi è arrivato stamattina con Amazon.» e a questa frase non posso fare a meno che scoppiare in una sonora risata insieme a Cillian che oramai si sarà messo l'anima in pace dato che mia madre non fa altro che parlare di The Vampire Diaries anche se, devo ammetterlo, è stato sicuramente il carattere esuberante di mia madre a farlo innamorare così perdutamente di lei. Insomma, donna tutta d'un pezzo, rigida e severa a lavoro e donna fangirl a casa. Una combo mica male.

Quando mia mamma si offre di andare a prendere Damon Salvatore per farmelo vedere io annuisco felice per non rompere il suo entusiasmo e, quando sparisce dalla nostra visuale, mi volto verso Cillian per porgli una domanda che, anche se non mi riguarda, mi incuriosisce parecchio. Lui capisce che ciò che sto per dire non riguarda la scenetta divertente di qualche secondo fa e il suo volto diventa leggermente più cupo.

«Come faranno quelli del South ad andare avanti dopo che il nonno distruggerà casa loro?»

So che non si aspettava questa domanda da me anche perché da quando è iniziato il progetto del nonno ne abbiamo parlato pochissimo. Si passa una mano sul volto pregno di frustrazione e sospira «cercherò di mettermi in contatto con la polizia locale di qualche paese vicino per cercare centri che possano ospitare tutti gli abitanti del South. Dovremo stilare i conti e osservare quale possa soddisfare le loro esigenze ma farò tutto il possibile affinché non finiscano in mezzo alla strada. Per il momento oltre a voler mettere a disposizione la vecchia centrale come mensa disponibile a tutti non stiamo neanche controllando se la loro documentazione o i loro pagamenti delle attività sono in regola. Stiamo cercando di allentare la corda in modo che possano risparmiare e mettere qualcosa da parte per il futuro.»

E so che la polizia di Santa Monica lo fa non per un mero interesse personale ma per il semplice fatto che, appartenendo tutti alla fascia neutra di Santa Monica, vogliono mantenere l'equilibrio e fare in modo che non scoppi una rivolta legata al denaro. Ci mancano solo una valanga di ladri del South che vengono a rubarci perché non possono andare avanti.

«E la famiglia di Sebastian? Il nonno ha detto che per via delle spese del motel non riusciranno ad andare avanti ancora per molto.» e anche se in questo momento io e Sebastian siamo ai ferri corti, purtroppo, non posso fingere di quanto lui sia stato importante per me un tempo e poi, cosa importante, ha una sorellina molto piccola che non merita di vivere in questa situazione scomoda.

«Cercheremo di aiutare anche loro. Nonostante l'officina mantenere due figli deve essere una cosa molto complicata e anche se Sebastian lavora non credo che il suo salario basti a coprire tutte le spese.» annuisco frastornata e proprio nel momento in cui mia madre fa capolinea in salotto con il suo nuovo acquisto, io ripenso alla discussione che Sebastian e Drew avevano avuto nel bagno della scuola.

Avete mai avuto un sogno nel cassetto?
Di quelli che sembrano così vicini ma che in realtà sono lontani anni luce? Io sì. E in questo momento, il mio fottuto corpo, mi sta facendo capire che non diventerò mai un giocatore professionista di lacrosse.

«Chiamate un'ambulanza!» urla il mio coach mentre cerca di tenermi sveglio. Durante la partita di lacrosse sono sbattuto a terra senza tregua. Un secondo prima correvo nella zona della porta nel campo per intercettare l'avversario e l'attimo dopo ero disteso sul prato in cerca di ossigeno accerchiato da urla di persone che non capivano cosa stesse succedendo.

«Sto bene.» mugolo affannato cercando di rimettermi in piedi ma, nuovamente, incontro il viso del coach contrariato che mi intima di non fare un passo falso.

«Non ti muovere ragazzo, stanno arrivando i soccorsi.» e senza capire realmente più nulla, chiudo gli occhi e sprofondo nel mio inferno personale. Uno crudele, spietato dove sono costretto a fare del male a me stesso e alle persone a cui tengo.

Cerco di non pensare al dolore fisico che mi sovrasta, adesso ho anche un dolore acuto alla schiena dato che non sono caduto nel miglior modo possibile, e cerco di sovrastarlo con il dolore emotivo.
Qualche anno fa, mia madre che all'epoca soffriva di depressione, mi diceva che l'unico modo per sopprimere un dolore è crearne un altro ancora più forte ed è per questo che sto ripercorrendo con la mia mente ogni singola cosa che nella mia vita non è andata bene perché, in questo fottuto momento, il mio corpo sta cercando di ribellarsi. In poche parole sto cercando di sopprimere il dolore fisico con tutti i ricordi negativi che in questo momento mi stanno attraversando la mente come se fossero spezzoni di un film.

Penso alle lettere che ha ricevuto Sole, al suo tormentarsi e al suo essere coraggiosa. Probabilmente un'altra ragazza avrebbe dato completamente di matto mentre lei è rimasta -piomeno- composta per tutto il tempo. So qual è lo scopo di Lucifero in questo gioco e so che sta facendo tutto questo perché non sto seguendo i suoi ordini.
Ho sbagliato e sfortunatamente il mio incidente di stasera è un promemoria del mio destino e del fatto che non sarò mai completamente libero.

Sento il suono delle sirene di un'ambulanza avvicinarsi al campo e mi lascio il tempo per un ultimo pensiero prima di sprofondare in questa voragine a cui oramai sono abituato.
Devo proteggerla prima che sia troppo tardi anche se, oramai Lucifero ha dato avvio alla clessidra. Adesso devo capire quale sarà il mio prossimo passo:

Mentirle ancora con l'unico scopo di avvicinarla a me per proteggerla o comportarmi da stronzo cercando di non mostrare a Lucifero che la ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi eterocromatici è il mio unico punto debole? Anche se arrivati a questo punto lui ha capito quanto lei sia importante per me non a caso, le uniche due clausole del nostro contratto riguardavano la mia famiglia e la mia principessa.

Lavoro per Lucifero per fare in modo che mio padre e mia sorella rimangano sempre con un tetto sopra la testa e la pancia piena, lui mi paga e io cerco di sopravvivere. Tuttavia, da egoista bastardo quale sono avevo bisogno anche di qualcosa per me e il mio accordo riguardava trascinare Sole all'inferno insieme al sottoscritto solo per tenerla più vicina. E, alla fine, ho anche fallito perché Sole non è tra gli spalti come vi aveva promesso quella sera in cui l'ho riportata a casa in braccio e, anche se sento il cuore soffocarmi, la comprendo. La sto già iniziando a distruggere, proprio come avevamo previsto sin dall'inizio.

«Non torcerai un capello a Marisol, Lucifero.»
«Non la guarderò nemmeno, Sebastian Dante. A patto che tu mantenga la tua parte nell'accordo. Tu la distruggi dall'interno e io non la farò finire in una tomba. Affare fatto?»
e quando stringo la mano di questo mostro davanti a me, capisco che sul serio ho fatto il patto con il diavolo.

☀️

Con un po' di ritardo ecco il nuovo capitolo🥳
Spero di non aver lasciato qualche erroraccio e di aver corretto tutto, nel caso fatemelo presente che modifico subito🫡

Piano piano le cose si stanno svelando e a tempo debito capirete cosa si nasconde dietro il lavoro di Seb per Lucifero. Siamo alla punta dell'iceberg e ciò che si nasconde sotto non vi farà piacere🤫

Ma, passando alle cose belle, vi dico che se volete rimanere aggiornati sulle notizie inerenti alle storia (o vedermi più esaurita che mai) seguitemi sui miei profili social:
Tiktok: beeckyrose_stories
Ig: beeckyrose.stories

Io vi mando un grosso bacio💋
Grazie per le 40k letture, vi amo🩵

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top