capitolo 19.
In fondo, perché le sue parole dovrebbero toccarmi?
Me l'ha già ripetute due volte queste parole, una terza non fa differenza anzi, dimostra il fatto di come io debba stare ancora più a distanza da lui.
Chi ti fa soffrire una volta non smette di farlo così di punto in bianco, lo farà sempre e io, di soffrire, proprio non ne ho voglia.
Ed è proprio per questo motivo che non scappo a gambe levate da quella confessione ma alzo il capo e cammino a passo deciso verso il lavandino, il che mi metterà allo scoperto. Ma non mi interessa.
Il ticchetto dei miei tacchi rimbomba tra le pareti di marmo bianco del bagno e il rumore attira l'attenzione di Sebastian e Lindsay. Lui è intrappolato al muro mentre lei, come una gatta in calore è buttata addosso a lui; le sue unghie grattano sulla sua camicia della divisa e quando si accorge della mia presenza alza gli occhi al cielo scocciata.
«Potete continuare a parlare di me, fate finta che io non sia qui.» snocciolo sbrigativa e impassibile mentre estraggo dalla borsetta il mio rossetto. Il piano era sciacquarmi la faccia ma non posso farlo davanti a loro, altrimenti il mio trucco si rovinerebbe e non vorrei passare altro tempo qui a sistemarlo.
Estraggo il necessario dalla mia borsa e inizio ad applicarmi per sopra il rossetto mentre sento lo sguardo del mio ex migliore amico pungolarmi la schiena.
«Purtroppo, è impossibile fingere di non vederti, il tuo tanfo da ragazza viziata e superficiale» si, ripete le stesse parole di Sebastian «si sente a chilometri di distanza. A proposito, adesso possiamo aggiungerci cornuta alla lista di ciò che ti identifica. Riesci a passare sotto le porte?» cerca di colpirmi con le parole mentre si arrotola una ciocca dei suoi capelli scuri e corti tra le dita, ma ciò che dice non mi tocca per nulla.
Ho imparato che le stronzette come lei sono solo del marciume che deve essere estirpato e non mi dispiacerebbe farlo da me.
«Sono felice che tu abbia così tanta considerazione di me da avere una lista su ciò che mi caratterizza. Ne sono lusingata Lindy e si, io sotto le porte ci passo ancora ma vogliamo vedere se faranno allenare te nella squadra di cheerleader dopo che ti vedranno con un occhio nero?» domando retorica con un sorriso falso stampato in volto.
Fino a questo momento stavo osservando la sua figura dal riflesso dello specchio ma adesso, dopo aver riposto il rossetto nella borsa, mi volto completamente verso di lei.
«Non me ne starò ferma solo perché hai potere in questa cazzo di scuola Marisol, ti rimetterò subito al tuo posto.» fa la sbruffona e io alzo gli occhi al cielo annuendo «fai tu la prima mossa, Lindy. Sono curiosa di sapere cosa sei in grado di fare.» e anche se vorrebbe rispondere alla mia provocazione con i fatti –oh, eccome se lo vorrebbe, vedo la sua brama fino a qui- un corpo tonico e muscoloso si frappone tra noi due interrompendo il nostro contatto visivo. Sebastian lo sa che la prima ad attaccare ha sempre torto.
«Voi due non farete un bel niente.» ci intima Sebastian con lo sguardo puntato dritto nel mio. Inarco un sopracciglio e ghigno «io non prendo ordini da te.» sputo acida, cercando di scostarlo ma invano. Anche se è 'solo' 20 centimetri più alto di me è più largo il triplo dato i muscoli nati dall'allenamento e io, praticando divano a livello agonistico, non riuscirei a spostarlo neanche se mi ci mettessi davvero di impegno.
«Non credo tu voglia un'altra punizione, non dopo quella di Mitchell e dei due giorni di sospensione.» lo guardo torvo e Lindsay ridacchia. Inarco un sopracciglio e guardo torvo il mio ex migliore amico.
«Non sai cosa voglio, non mi conosci neanche. Io sono una ragazza ricca e viziata, pagherò qualcuno per farmi uscire dai guai. Io se fossi in te mi preoccuperei di più per la tua amichetta.» indico con un cenno del capo Lindy che è alle sue spalle mentre sul mio volto aleggia un sorriso strafottente.
«Beh, almeno io ho qualcuno disposto a difendermi. Tu vieni abbandonata da chiunque ti ronzi intorno.» tocca il braccio di Sebastian, lo accarezza mentre si lecca il labbro inferiore e mi guarda come per dirmi 'visto?io posso farlo, tu no' ma quello che la ragazza davanti a me non sa e che a me non interessa del suo rapporto con Sebastian.
Lei gli muore dietro come un cagnolino e sembra che lui sia perlopiù infastidito dalla sua presenza.
«Meglio essere abbandonata che essere dipendenti da qualcuno che ti deve difendere perché tu non sei in grado di farlo da sola.» e ho l'amaro in bocca perché in un modo quasi contorto queste parole mi si scagliano contro da sole. Se non ci fosse stato Sebastian in corridoio non so come sarebbe finita tra me e Josh, e fortunatamente non sono rimasta da sola a scoprirlo.
Tuttavia, non posso mostrare segni di cedimento o di debolezza davanti alla mia nemica, quindi indosso questa maschera di menefreghismo e la rispondo a tono.
«Beh, si possono accettare le corna da un ragazzo. Ma l'abbandono di un migliore amico che ti aveva promesso di restare sempre accanto? Uno che ti aveva promesso di proteggerti? Quello sì che fa male.» e mi paralizzo per un secondo di troppo perché questo significa che Sebastian ha raccontato di noi da bambini a lei, e chissà se si sono fatti due risate mentre mi prendevano in giro. Tuttavia, la situazione degenera perché quando Lindsay pronuncia le parole seguenti capisco che forse Sebastian è sempre stato contro di me. O meglio, ne ho avuto la certezza.
E Lindy ci gode nel pronunciare quelle parole e il suo sguardo soddisfatto lo conferma «dieci anni distanti, senza avere più sue notizie.» Sebastian le lancia uno sguardo truce ma lei non si zittisce, anzi il suo sguardo di ammonimento la incita ad andare avanti e io sto zitta e immobile perché voglio sentire tutto e avere un pretesto per picchiarla. Anche se finirò, di nuovo, in punizione.
«Ha viaggiato perlopiù tra Roma e Firenze» snocciola lentamente dosando ogni parola, cercando quella che mi potrà ferire di più «e mi ha portato anche delle calamite al suo ritorno. Non lo trovi adorabile? Forse eri superficiale e viziata anche al tempo e non ti ha avvisato che se ne sarebbe andato per evitare di avere ancora una bambina mocciosa come te fra i piedi.» e questa volta ci vedo nero. Scatto in avanti pronta a colpirla ma Sebastian mi afferra allontanandomi da lei. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma non ci riesco, neanche provocata dalle risate di Lindy che si guarda le unghie come se non avesse detto nulla di che. Nulla di importante.
«Sei una credulona, Sole. Dovresti vederti allo specchio, sei patetica. Io e Sebastian ci conosciamo da poco ma la storia sul perché è andato in Italia dovresti chiedergliela. È molto interessante.» sghignazza divertita e poi esce dal bagno lasciandomi con mille domande in testa.
«Quindi lei sa il motivo?» incrocio le braccia al petto e ticchetto la scarpa sul pavimento. Al momento ho così bisogno di sfogare la mia frustrazione con qualcuno che potrei incazzarmi per qualsiasi motivo, anche quello più stupido e insignificante.
Come questo, più o meno.
«Si.» tuba mentre fa di tutto pur di non guardarmi negli occhi. Io scuoto la testa in segno di diniego e un sorriso amareggiato compare sul mio volto «e gliel'hai detto prima o dopo avermi presa in giro?» lui strabuzza gli occhi «non lo farei mai.»
Ma questa volta non sorriso solo amaramente perché una fragorosa e ironica risata rimbomba nella stanza, credo di star diventando pazza. Non mi interessa da tempo oramai il motivo per cui lui mi ha abbandonata eppure adesso faccio l'isterica per saperlo solo perché Lindsay lo sa e io no. Grandioso.
«Certo, e io sono la principessa Tiana.» alzo gli occhi al cielo mentre vedo l'ombra di un sorriso adornargli il volto «adesso ti viene anche da ridere?» lo incalzo.
«Mi sto domandando solo se tu sia gelosa, piccola principessa.» si avvicina a me lentamente mentre io faccio un passo indietro. Lui ne fa uno avanti.
«E sentiamo mister intelligenza, perché dovrei esserlo?» lo squadro dalla testa ai piedi con fare annoiato mentre il suo, di sguardo, è completamente diverso. È come se fosse compiaciuto del fatto che io sia gelosa, cosa che non sono assolutamente.
«Perché ti piaccio, ti ho visto cedere in mia presenza molte volte per poterlo appurare. E perché ho detto prima a Lindsay che a te il motivo per il quale me ne sono andato.» quasi gli scoppio a ridere in faccia «punto primo, puoi svelare i tuoi segreti a chi vuoi non me ne frega Sebastian perché te ne sei andato. Oramai sono passati molti anni» lui inarca un sopracciglio perché sa che sto mentendo, data la scenata di poco prima ma non gli do il tempo di parlare perché riprendo parola subito dopo «e punto secondo, il verbo 'piacere' si usa riferito a una persona solo se hai sei anni. I bambini si dicono a vicenda che si piacciono. Non gli adolescenti.» replico saccente mentre un velo di malizia pervade il suo sguardo.
Si avvicina lentamente a me, non comprendendo il fatto che sono realmente arrabbiata con lui, e mi scosta i capelli da una spalla «se vuoi posso dimostrarti come mi piaci, principessa.» sento la sua mano calda sul tessuto della camicia infilata nella gonna e sembra quasi che il suo tocco bollente perfori i miei indumenti.
«Sono arrabbiata.» obietto schietta cercando di non farmi distrarre dal suo tocco.
«Rettifica: sei gelosa.» mi pungola facendomi alzare gli occhi al cielo. Si avvicina pericolosamente a me e dopo aver inalato un po' d'aria vicino al mio collo alza la testa avvicinandosi al mio orecchio «ammetti a te stessa la verità e mi allontano, principessa. Altrimenti rimango così.»
Ingoio un groppo di saliva che si era bloccata in gola e cerco di mantenere un'apparenza normale. Mi sono venuti i brividi a causa del suo respiro sul collo ma è una cosa biologica, a tutti vengono. Non voglio che vada a pensare che sia altro.
«Se mi piacessi non ti direi di smettere però.»
«Appunto, vincerei io in ogni caso. Se mi dicessi che ti piaccio vincerei io, se mi dicessi di no vincerei lo stesso perché non smetterei di torturarti il collo. E non con semplici respiri.» sussurra roco al mio orecchio facendomi sussultare quando avvicina le labbra alla mia pelle.
«Pff, sono così tante volte che parli di cosa mi faresti che oramai non ci faccio neanche più caso. Sai solo dare aria alla bocca.» lo provoco rimanendo sconcertata io stessa dopo qualche secondo. Che cazzo ho appena detto?
«Io sono un gentiluomo, principessa. Quelli che le principessine viziate, vogliono. Quello che magari tu vuoi» mi provoca con quel 'viziata' per poi ridacchiare mentre si allontana dal mio collo e mi guarda intensamente negli occhi «non a caso stavi con Josh.»
«Peccato che io a letto voglia l'uomo bastardo ed egoista. Ti ho detto che non mi conosci, Sebastian.» scrollo le spalle con non chalance mentre il viso mi diventa paonazzo. Devo aver assorbito alcol nel corpo prima di questa conversazione senza rendermene conto? Perché altrimenti non si spiega. Tuttavia, questa voglia di botta e risposta nasce sicuramente dalla monotonia che ho vissuto con Josh nell'ultimo anno.
Sicuramente deve essere così.
Lui alza le mani in segno di resa mentre un sorriso bastardo gli nasce sul volto e quando capisco cosa sta per fare cerco di allontanarmi da lui il più velocemente possibile ma non ci riesco perché Sebastian, più veloce e più atletico di me mi afferra per la vita «vuoi il bastardo egoista, principessa?» prende in un pugno i miei capelli e me li tira leggermente indietro facendomi sollevare la testa nella sua direzione. Gemo a quel leggero fastidio, di piacere, che provo quando me li tira e vedo lui sorridere.
«Sai fare solo questo?» lo provoco ancora di più e nuovamente un barlume di malizia balena nei suoi occhi.
«Mi stavo solo scaldando, ma se tu hai così tanta voglia di essere sfondata, principessa possiamo rimediare subito.» la sua voce è arrochita dall'eccitazione e io sento quel punto lì diventare umido quando lui, con una gamba spalanca le mie e ce la infila nel mezzo sfregando il pantalone della divisa contro le mie mutandine umide. Non so come siamo passati dall'urlarci contro al quasi scopare nel bagno della scuola ed è proprio quando sento un rumore di una porta che rinsanivo, tornando alla realtà.
«Cazzo.» allontano Sebastian da me, facendogli scuotere la testa divertito.
Si gira verso la fonte del rumore, così come me, e di fronte mi trovo la persona che non mi aspettavo di vedere. Almeno non nel bagno delle ragazze: Josh.
Il sorriso divertito sul volto di Sebastian diventa uno sguardo duro accentuato dalla mascella contratta mentre io abbasso lo sguardo. Forse perché mi sento in difetto di qualcosa che non dovrei? Provo le stesse sensazioni che ho provato al compleanno di Betty in discoteca, solo che a differenza di quel giorno adesso non sono più innamorata di Josh.
Quando lo vedo non provo neanche più dolore o dispiacere, solo fastidio perché continua a perseguitarmi.
«Ti serve qualcosa?» domanda brusco Sebastian facendomi trasalire. Era da almeno una trentina di secondi che nessuno fiatava; tuttavia, mentre il corpo di Sebastian è davanti a me per nascondermi –credo- alla vista del mio ex, sento lo stesso lo sguardo di Josh pungermi la pelle.
«No, ero solo venuto per-» replica lui e non con quella sicurezza che sfodera quando mi placca nei corridoi o sotto casa, sembra quasi intimorito.
«Bene, allora puoi andartene a fanculo Josh e lasciarla in pace se non vuoi ritrovarti due metri sotto terra entro i prossimi cinque secondi.» sento un sussulto di Josh e stringo istintivamente il tessuto della giacca della divisa scolastica del ragazzo di fronte a me. Sebastian è fermo, proprio come il suo tono.
Ad un tratto non sento più nessuna voce, solo lo sbattere di una porta e quando il ragazzo dal taglio militare si allontana dal suo posto ritornando di fronte a me capisco che Josh se né andato. Un sospiro di sollievo mi affiora nel petto e lo ringrazio con lo sguardo. Dopo quello che mi ha detto –o meglio, che ho sentito origliare- non si merita un mio 'grazie' diretto anche se ha fatto scappare il mio ex che da giorni mi perseguita.
Tra me e Sebastian cala un silenzio imbarazzante e entrambi sappiamo perché: si c'è stato quel momento ricco di tensione fra noi due qualche secondo fa, e qualche parte recondita di me voleva averne un minimo assaggio perché non mi sentivo così desiderata da troppo tempo, ma fortunatamente il buon senso ha preso la ragione e Josh ci è venuto a interrompere.
Ad un tratto, però, per mia fortuna o sfortuna il nostro silenzio viene interrotto da uno squarcio nel cielo che preannuncia l'arrivo di un acquazzone. Sospiro frustrata e mi allontano da Sebastian.
«È meglio che vada, altrimenti la pioggia mi impedirà di tornare a casa.» perché il sole di Santa Monica sarà anche uno dei più belli in tutto il mondo, ma quando quelle rare volte piove bisogna solo rimanere dentro casa in quanto la pioggia sarà in grado di fare danni a tutto ciò che si trova davanti. Ed è questo che mi spaventa, se non chiamo un uber entro i prossimi trenta secondi rischio di rimanere bloccata qui, da sola. Perché tra qualche minuto la scuola chiude.
«Ti serve un passaggio?» mi domanda mentre prende il telefono dalla tasca dei suoi jeans e inizia a smanettare qualcosa.
Scuoto la testa in segno di diniego «chiamerò un uber. Ciao Sebastian.» snocciolo frettolosa per poi sorpassarlo velocemente e uscire dal bagno che, oramai, era diventato una stanza infernale. Appoggio la testa al muro e dopo aver preso un respiro profondo mi maledico mentalmente perché stavo per cedere. Che cosa mi è saltato in testa? Con tutti i problemi che in questo momento sono presenti nella mia vita una sveltina, per giunta con il mio ex migliore amico che mi odia-o desidera, a seconda delle circostanze- avrebbe complicato tutto ancora di più.
Tra poco più di qualche mese mio nonno distruggerà casa sua e lui mi odierà ancora più di ora e quindi perché non saltare tutti gli step già da adesso e odiarci direttamente senza saltarci addosso? O meglio, la colpa è sua dato che è lui a istigarmi e provocarmi.
Un temporale mi desta dai miei pensieri, perciò, mentre mi dirigo a passo svelto verso l'ingresso noto che non c'è più nessuno nei corridoi o nelle aule. Se ne sono tutti andati. Quando una luce a neon ha un calo di tensione mi sento di essere all'interno di un film horror e perciò consapevole che non voglio rimanere intrappolata qui né con un mostro e né con Josh o Sebastian, dato che sono gli unici due alunni che ho visto negli ultimi minuti, mi dirigo velocemente all'uscita.
Appena apro l'app di uber il triangolo rosso che lampeggia sullo schermo mi fa pensare che ci saranno pessime notizie ad aspettarmi quando cercherò di mettermi in contatto con un autista. E infatti, il cielo non mi assiste perché tutti gli uber che si occupano della zona sono bloccati nel traffico a causa del maltempo e che quindi ci vorranno dalle due alle quattro ore per risolvere la situazione. Gemo di disappunto e di frustrazione e anche l'ipotesi di chiamare Cillian svanisce perché, se c'è stato un contrattempo nel traffico, lui in qualità di sceriffo deve rimanere lì per evitare che ci possano essere incidenti.
La pelle d'oca si impossessa del mio corpo al pensiero di fare un incidente sotto questo diluvio e preferirei di gran lunga passare tutta la notte qui, da sola al buio, che tornare a casa in macchina.
«Ti accompagno a casa?» Josh sbuca alle mie spalle facendomi quasi incespicare nei miei passi. Pensavo, o meglio speravo se ne fosse andato, invece eccolo qui a perseguitarmi.
«Callahan, vedo che non hai recepito il messaggio.» una terza voce, ovviamente è quella di Sebastian, sbuca alle mie spalle. Non indossa più la divisa scolastica, bensì ha la felpa della squadra di lacrosse della sua scuola e un jeans nero.
«Te la farò pagare, Morris vai all'inferno.» Josh digrigna i denti al suono della voce del mio ex migliore amico e io sospiro sollevata. Il mio ex ragazzo ha le mani strette in due pugni e gli occhi spalancati dal nervoso; lui odia qualcuno gli dice cosa fare. Tuttavia, dopo quella frase contro Sebastian non dice più nulla.
Semplicemente, inizia a correre verso la sua macchina il più velocemente possibile. Si infila dentro e nel giro di due secondi esce dal parcheggio e se ne va via lasciando me e Sebastian qui da soli.
«Ha paura di te? Per quella volta che l'hai picchiato in corridoio?» mi volto verso il ragazzo dal taglio militare che gongola sul posto. Non mi risponde in un primo momento fino a quando non gli lancio un'occhiataccia «rilassati, principessa. Non torturati con domande delle quali non vuoi sapere le risposte» alza le mani in segno di resa per poi proseguire «spero solo che capisca che non deve più toccarti, a meno che tu non lo voglia. Altrimenti dovrei passare alle maniere forti, e non ne ho per nulla voglia.»
«Lo sai che so difendermi e che non devi farmi da baby-sitter?» specifico alzando gli occhi al cielo «ti ricordo che ho quasi messo al tappeto il tuo migliore amico con uno spray al peperoncino. E poi quali sarebbero queste maniere forti?»
«Wow, che grande mossa di difesa Sole, con Axel sei stata solo fortunata, con Josh anche perché sono arrivato io. Se posso fare qualcosa affinché Josh smetta di essere ossessionato da te, lo farò. Non mi piace che ti sta così tanto attaccato al culo.» ribatte serio. Io però so che queste parole possono essere tanto vere quanto false dato ciò che ho sentito perciò, decido di non prenderlo tanto sul serio e lo pungolo giusto per divertirmi un po'. Oramai ho capito che Sebastian ama tanto parlare.
«Sei geloso?» lo stuzzico utilizzando la stessa frase che ha usato poco fa nel bagno delle ragazze. Gli punto un dito addosso per accentuare la domanda e gli pungolo il petto con l'unghia.
«E sentiamo, principessa. Perché dovrei esserlo?» mi fa un occhiolino e cazzo, ho un déjà-vu di quello che è capitato nel bagno. In realtà non so cosa rispondere, questa è una delle poche volte in cui non so cosa dire.
Sebastian non è geloso, semplicemente ama prendersi gioco di me e odia così tanto Josh –dato che sono i due capitani di due squadre rivali- che attraverso la mia persona ha trovato il giusto pretesto per prenderlo a pugni.
Alla fine, dopo qualche secondo di silenzio decido di proseguire usando lo stesso copione del bagno «perché ti piaccio.» replico soddisfatta facendo apparire un ghigno sul suo volto.
«Non eri tu quella che aveva detto che solo i bambini usano il verbo 'piacere' riferito a un'altra persona?» sorride sornione mentre incrocia le braccia al petto. Cazzo, anche se la felpa è di almeno una taglia più grande i muscoli che flettono a quel movimento attirano la mia attenzione facendomi deviare lo sguardo lì.
«Sei insopportabile.» alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Lui ridacchia e quando fa per avvicinarsi a me un tuono, accompagnato da un lampo, ancora più forte dei precedenti squarcia il cielo facendo illuminare tutto intorno a noi. Sembra quasi giorno.
«Andiamo a ripararci in macchina, stai congelando.» e non mi ero neanche resa conto di star tremando. Fortunatamente essendo sotto il portico sono ancora tutta asciutta.
«Aspetto che finisca di piovere o che liberino gli uber dal traffico dell'incidente. Tu vai a casa, Sebastian io aspetto qui.» con un cenno della mano gli intimo di andarsene.
Se non avessi avuto paura delle macchine a quest'ora sarei già sotto le mie calde coperte a riposare, e invece no. Sono bloccata qui sull'orlo di una crisi, perché se non finirà di piovere entro le prossime ore dovrò letteralmente passare la notte qui, da sola.
«Rimarremo fermi Sole, non ci muoveremo neanche di un millimetro. Te lo prometto, ma andiamoci a riparare altrimenti prenderai la febbre.» non voglio tenerlo intrappolato qui, anche se dopo ciò che mi ha detto se lo meriterebbe. E poi chi mi dà la certezza che dopo qualche minuto non si stuferà e non metterà in moto la macchina andandosene con me al seguito che urlo come una pazza? In quel caso credo che preferirei buttarmi giù dal veicolo che proseguire la corsa, e non sto scherzando.
«Non hai paura che il tuo prezioso gioiellino si bagni?» replico divertita, cercando di dissuaderlo da quest'idea, alludendo alla tappezzeria che si bagnerà non appena ci infileremo dentro il veicolo. Lui però sorride e inarca un sopracciglio «è solo acqua, Sole e poi ti ricordo che ho un'officina, nel giro di cinque minuti farò tornare la macchina come nuova. Hai altre scuse?»
«beh, questa non è una scusa ma non ficco le mie amate Valentino nel fango. Te lo ripeto Sebastian, tu puoi andare, io provo a richiamare un Uber.» prendo il telefono dalla mia borsa per cercare novità sull'incidente -mi viene da vomitare a pronunciare questa parola- e se qualche Uber è libero quando, senza che me ne renda conto, Sebastian si avvicina a me con passo felpato, mi toglie il telefono dalle mani e dopo esserselo infilato nella tasca posteriore dei jeans mi prende in braccio a mo' di principessa facendomi lanciare un urletto spaventato.
«Che cazzo stai facendo?» cerco di divincolarmi dalla sua presa e scendere giù in qualche modo ma lui mi tiene stretta e cazzo, quei muscoli non sono solo estetica.
«Non puoi ammalarti principessa, vedere il tuo culetto impertinente che ancheggia ogni mattina sotto il mio sguardo è l'unica cosa che non mi fa buttare nel cesso la borsa di studio che mi ha dato tuo nonno.» e a quella confessione divento rossa come un pomodoro. Lui se ne accorge perché ride divertito.
«Mettimi giù Sebastian, peso.» cerco di divincolarmi ancora una volta mentre il disagio inizia a prendere forma dentro di me. Non ancora si è avviato verso il suo veicolo e ho paura di pesare così tanto, come diceva Josh a causa delle mie cosce e della mia pancia, che lui possa prendermi in giro o farmi cadere.
«Smettila di farti mettere in testa stronzate, principessa. Non pesi un cazzo.» e finalmente si avvia alla macchina. La pioggia si abbatte su di noi ed è inutile dire che dopo qualche secondo siamo zuppi dalla testa ai piedi.
Ma io non me la bevo e quando lui cammina cerco di stare il più immobile possibile per evitare di distribuire nel modo sbagliato il mio peso e farlo cadere, ma lui davvero mi sembra trovare così leggera...
«Le mani a posto.» lo ammonisco divertita quando sento che la mano posizionata sotto le ginocchia iniziava a vagare un po' troppo verso l'alto.
«Le metto proprio dove dovrebbero essere.» mi fa un occhiolino e io lo guardo male «il loro posto è lontano da me.» specifico.
«Errato, dentro di te.» gli lancio un'occhiata torva e ringrazio il cielo quando arriviamo alla sua macchina. Riesce ad aprirla senza farmi cadere e mi appoggia delicatamente all'interno di essa. Poteva mettermi giù e farmi entrare da sola, invece non l'ha fatto e mi ha letteralmente infilata dentro la sua auto.
Anche Sebastian fa il giro e quando si infila anche lui nel veicolo accende immediatamente il riscaldamento. Siamo fradici dalla testa ai piedi.
Si leva la felpa in un gesto rapido e sotto di essa non ha nulla. Solo il suo fisico scolpito adornato dai suoi tatuaggi. Volto immediatamente lo sguardo, perché non voglio che pensi che io lo stia fissando, e guardo le gocce che scendono dal finestrino.
Tuttavia, nel giro di pochi secondi inizio a tremare ancora più di prima perché io sono fradicia dalla testa ai piedi e non credo che solo il riscaldamento della macchina riuscirà ad asciugarmi e poi, con tutta la pioggia che sta ancora venendo giù non so quanto tempo ci metterà a smettere.
«Ho la maglietta di riserva degli allenamenti nel borsone, se cerchi dietro ci dovrebbe essere.» lo guardo di traverso incerta sul da farsi e quando mi lascio scappare uno starnuto lascio da parte l'orgoglio e mi volto verso i sedili posteriori dell'auto e mi metto a cercare il borsone. Quando mi allungo un po' di più per cercare di aprirlo, mi volto e mi alzo dal mio posto con il busto e ovviamente sento lo sguardo di Sebastian sul mio sedere. Alzo gli occhi al cielo divertita.
Per quanto possa starmi antipatico ed essere insopportabile è soddisfacente ricevere queste attenzioni che Josh non mi ha mai dato.
Posso sembrare cattiva? Assolutamente sì, ma dopo ciò che è successo tra lui e Elizabeth il mio ego ha bisogno di essere appagato.
Facciamo così, oggi sarà l'ultimo giorno che gli permetterò di comportarsi così con me, da domani tutto tornerà alla normalità. Anche perché non mi fido di lui, ci sono troppe cose che non so e troppe cose che ho sentito dire e poi, come posso fidarmi nuovamente dell'unica persona che credevo non mi avrebbe mai abbandonata?
«Non guardarmi il culo.» lo ammonisco e lo sento ridere.
«Scusa principessa, ho un debole per l'arte.» rimango spiazzata. Per la millesima volta in troppo poco tempo. Finché fa battute a doppio fine una risata me la faccio anche io, perché so –e spero che sia ancora così- che non mi torcerebbe mai neanche un capello contro la mia volontà, tuttavia quando mi dice queste cose io rimango, senza parole.
«Quanto sei falso.» lo prendo in giro ridendo e tornando al mio posto dopo aver preso ciò che mi serviva dal suo borsone degli allenamenti «Adesso però girati che devo cambiarmi.»
«Scherzi?»
«Affatto, girati e chiudi gli occhi.» lo sento sbuffare e sorrido. Gli do le spalle perché non mi fido tanto del buon senso di Sebastian e quando do una sbriciata per vedere se è effettivamente girato con gli occhi chiusi inizio a sbottonarmi la camicetta. Cerco di fare tutto il più velocemente possibile e mentre sto per aprire l'ultima asola sento il mio telefono squillare.
«È tua madre.» mi informa Sebastian rimanendo ancora girato. Si è mosso solo per prendere il mio telefono dalla tasca posteriore dei suoi jeans, per il resto non ha ancora infranto la parola data; che poi in realtà l'ho obbligato.
«Dopo la rich-» ma non faccio neanche in tempo a terminare la frase che sento la voce squillante di mia madre dall'altro capo del telefono sovrastare la mia «Marisol Celine di Laurentiis, dove cazzo sei?!»
«Salve signora di Laurentiis, sono Sebastian. Sole è qui con me.» sento la voce di mia madre affievolirsi. Probabilmente sarà diventata un brodo di giuggiole data la sua ammirazione per il mio ex migliore amico e, così, prima del delirio e che Sebastian possa dire qualcosa di sbagliato, mi affretto a cambiarmi. Tuttavia, non faccio in tempo perché Sebastian riprende a parlare.
Indosso la maglia, con il suo numero –il ventuno- e l'odore di Sebastian penetra nelle mie narici facendomi rabbrividire. Delle note fresche si mischiano ad alcune più speziate e legnose. Persiste l'odore del sandalo e mi inebrio di questa fragranza, solo perché è buona e io ho un debole per tutti i profumi da uomo. Almeno fino a quando Sebastian riprende a parlare e io fingo di aggiustarmi il colletto della maglietta.
«Non si preoccupi, è in ottime mani. Per il momento siamo fermi a scuola nella mia auto, lei è bagnata fradicia» mea culpa, mi volto proprio in quel momento e lui mi lancia un occhiolino che è tutto fuorché innocente. Come la sua frase del resto. Sento mia madre ridacchiare mentre Sebastian sembra volermi divorare dalla testa ai piedi. Ha lo sguardo fisso sulla sua maglietta della sua squadra e con sopra il suo numero, che in questo momento indosso, e vedo la lingua lambire il suo labbro inferiore mentre continua a fissarmi.
Mi muovo a disagio sul sedile e lo incito di darmi il telefono, ma lui fa cenno di no con il capo e continua a parlare con mia madre «come vuole, Caroline.» probabilmente gli avrà detto di chiamarla con il suo nome perché 'signora' la fa sentire troppo vecchia «certo, riporterò sua figlia a casa sana e salva non appena finirà questo temporale. Cercherò di farla rilassare e appagare nell'attesa.» e dopo pochi secondi lui le augura una buona serata e chiude la chiamata.
La mia bocca è spalancata e vorrei prenderlo a pugni «che cazzo hai fatto?».
Lui alza le spalle con non chalance e mi ripassa il telefono tranquillamente, proprio nel momento in cui esso trilla tra le mie mani. È un messaggio di mia madre e dio, vorrei sotterrarmi dalla vergogna.
Mamma: finalmente hai affinato i tuoi gusti in fatto di ragazzi, Sole. Usate il preservativo e scrivimi quando vi mettete in viaggio per tornare a casa.
«Che cazzo hai fatto?» ripeto nuovamente a gran voce mentre lo guardo male. Lo vedo sbirciare lo schermo e quando comprende ciò che c'è scritto scoppia a ridere «non me la ricordavo così divertente tua madre.» e immediatamente il mio umore cambia.
«Già, perché prima non lo era.» dico piatta facendo abbassare l'atmosfera croccante e divertente che c'era fino a qualche secondo fa.
«Sembra felice da quando c'è Cillian.» costata appoggiando la testa al poggiatesta della sua macchina. È ancora senza maglia ma dalla temperatura calda che si sta formando qui penso che stia bene; l'abitacolo essendo piccolo si è scaldato velocemente.
«Lo è. Lo siamo tutti.» ammetto serena pensando all'uomo panciuto che, senza saperlo, ci ha migliorato la vita.
«E hai più rivisto tuo padre?» volto lo sguardo verso di lui e scuoto la testa in segno di diniego e sinceramente, mi va benissimo così. Dominic è l'ultima persona che vorrei vedere in tutta la mia vita.
«E-» Sebastian fa per pormi un'altra domanda ma lo blocco «Morris, sei troppo curioso. Se devi farmi altre domande te le devo fare anche io dopo, infondo ci sono un bel po' di cose su cui vorrei avere maggiori delucidazioni.» mi sistemo meglio sul sedile piegando le gambe sotto il sedere e abbassando il sedile. Lui mi guarda divertito e annuisce «una verità per una verità?» domanda retorico alludendo al gioco che eravamo soliti fare da piccoli. Quando uno dei due doveva confessare all'altro un segreto eravamo soliti fare questo gioco: una verità per una verità.
«Dato che mi hai posto tu la domanda, inizio io. No, non ho più rivisto mio padre e mi sta benissimo così. Adesso tocca a me» mi picchietto un dito sul mento e rifletto sulla domanda da fargli per prima. Vorrei sapere sul serio un paio di cose su di lui: perché se n'è andato senza salutarmi, cos'ha fatto in Italia, cos'è l'hell di preciso e perché ha lasciato il programma di tutoraggio. Oh, e anche perché JJ mi ha detto di stare lontana da lui o non finirà bene.
Decido di partire con una domanda leggera «perché hai abbandonato il programma di tutoraggio? La professoressa mi aveva assegnato te come tutor ma al tuo posto si è presentato Axel.»
«Non sarei riuscito a conciliare lavoro, mia sorella, gli allenamenti e il tutoraggio. E dato che il programma offre dei buoni crediti per la graduatoria delle università e lui ne ha estremamente bisogno gli ho ceduto il posto volentieri.» beh, effettivamente questa risposta non fa una piega.
«E tu sai già a che università vuoi andare?» mi lascio sfuggire la domanda e lui mi ammonisce con un'occhiataccia «è il mio turno, principessa. Perché hai lasciato credere a Josh che noi abbiamo scopato nel bagno dell'heartbreakers?»
Scrollo le spalle «a prescindere avrebbe creduto a ciò che voleva, non aveva senso battibeccare su quello, se per lui quella sera abbiamo scopato nulla potrà distoglierlo da quel pensiero. Adesso rispondi alla domanda di prima.»
Questa volta è lui a scrollare le spalle «ancora non lo so, per il momento il mio unico obiettivo è aiutare mio padre nell'officina e lavorare all'heartbreakers per aiutare la mia famiglia. Adesso che siamo al motel le spese sono aumentate e tornare nella roulotte diventa impossibile perché ripararla ci porterebbe via troppi soldi. E poi, tra qualche mese dovremo trovare un nuovo posto dove andare, per via di tuo nonno, e non possiamo buttare nel cesso dei soldi inutilmente.» annuisco. Non so cosa dire, so solo che questa situazione mi dispiace e soprattutto, anche se non ne ho colpa, mi fa sentire in difetto sotto ogni punto di vista.
Se mio nonno non avesse deciso di distruggere il South magari lui non sarebbe costretto a lavorare così tanto per la sua famiglia.
«Magari potrei chiedere a mia madre di trovare qualcosa di meglio per tuo padre. Un lavoro più redditizio.» propongo, sicuramente mia madre ci riuscirebbe dato che ottiene sempre ciò che vuole.
«Grazie per la proposta principessa ma no. Mio padre rifiuterebbe, ama la comunità del South più di ogni altra cosa e non la tradirebbe mai accettando il lavoro di tua madre. E poi, quell'officina lo rende felice, ha dei bei ricordi lì dentro.» annuisco e se non erro lì è anche il luogo in cui si sono incontrati i suoi genitori. Improvvisamente mi viene in mente un'altra domanda.
«Da quando non vedi tua madre?» mi esce di getto, e senza poco tatto. So un paio di cose inerenti a questo argomento grazie a mia madre ma voglio sentire qualcosa di più da lui. Fino a quando stavano qui in America erano una famiglia felice loro tre –sua sorella non era ancora nata- ma poi, in Italia a quanto pare tutto è andato a scatafascio.
«Da un paio di anni, ha preferito scoparsi uno scrittore famoso per fare carriera piuttosto che rimanere con la sua famiglia.» e quella donna che tanto ammiravo, adesso la disprezzo. È stata lei a farmi appassionare alla lettura e alla scrittura e sapere che quell'amorevole donna ha fatto questo a suo figlio per un po' di notorietà mi fa venire il disgusto.
«Mi dispiace.» affermo sincera. Lui scrolla le spalle «non farlo, noi stiamo meglio così.» e vorrei tanto credergli ma so che fa tanto male perdere un genitore anche se la persona in questione ci ha distrutti dentro.
«Ha smesso di piovere, te la senti di tornare a casa? O vuoi aspettare un altro po'?» mi domanda Sebastian guardando fuori dal finestrino e usando un tono più leggero rispetto a quello di qualche minuto fa. Ma sempre un po' freddo e distaccato.
Mi affaccio anche io e noto che ha smesso di piovere perciò annuisco consapevole che non vuole riaprire il discorso di prima. E poi conviene partire adesso che ha smesso di piovere, non vorrei che dopo ritorni un acquazzone e siamo costretti a rimanere ancora qui.
Accende la macchina ed esce fuori dal parcheggio per imboccarsi nella strada che porta a casa mia. Fortunatamente per le strade non c'è nessuno e perciò durante il viaggio di ritorno riesco a guardare davanti a me senza utilizzare il telefono.
Rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto e mentre lui guida tamburellando le dita sul volante io alterno lo sguardo tra la strada e la figura di Sebastian quando facciamo delle curve che particolarmente mi spaventano. Non voglio morire così ma nel caso dovesse succedere almeno avrei una bella vista, perché i bicipiti di Sebastian si flettono quando gira il voltane o cambia le marce.
A questo pensiero mi mordo la lingua e do la colpa ai miei ormoni. Precisamente quando è finito il periodo 'Sebastian mi fa schifo esteticamente?' perché non ho ben capito quando è avvenuto. Certo, approvo i suoi complimenti nei miei confronti perché a noi ragazze piace riceverli, tuttavia deve finire qui la situazione. Dobbiamo essere su due fronti opposti.
«Devo fingere che tu non mi stia guardando o posso farti qualche battutina a proposito?» mi rimbecca facendo voltare immediatamente il mio sguardo verso la strada.
«Questa domanda non è di per sé una provocazione?» domando retorica. Lui, fortunatamente, mantiene lo sguardo fisso sulla strada e non lo distoglie neanche per un secondo.
«Quindi non era una sensazione, e dimmi ti piace ciò che vedi?» ribatte retorico facendomi alzare gli occhi al cielo «pessima battuta, è vecchia come il mondo Sebastian.»
«Quindi mi stavi osservando.» constata, senza nessun tono di domanda. Lo sa perché mi ha beccata e beh, non sono stata molto pratica nel non farglielo notare.
«Non ti darò la soddisfazione di saperlo.» fortunatamente siamo appena arrivati davanti al cancello di casa mia, perciò, apro la portiera della macchina e scendo velocemente cercando di non cadere, dimenticandomi che ho la sua maglietta.
«Se aspetti qualche secondo vado dentro a prendermi qualcosa di più caldo e te la riporto.» propongo ma lui scuote la testa divertito e osservandomi di nuovo dalla testa ai piedi, beh per quanto la portiera possa coprire.
«Nah, per stasera puoi tenerla tu, infondo sta meglio a te che a me.»
Alzo gli occhi al cielo «sei un leccaculo assurdo. Smettila.» lo ammonisco divertita.
«Posso invece leccarti la figa?» quasi gemo dalla disperazione e scoppio a ridere «mi aspetterei queste battute del cazzo da Axel, non da te. Puoi fare di più.»
«Axel ti ha fatto una proposta del genere?» domanda a metà tra l'incuriosito e il serio. Scuoto la testa e rispondo negativamente.
«Bene, non avresti accettato giusto?» mi domanda inquisitorio facendomi ridere ancora di più.
«Non è il mio tipo.»
«E se una domanda del genere te l'avessi fatta io, seriamente però. Cosa avresti detto?» e questa volta il suo tono si abbassa diventando roco. Deglutisco e non riesco a distogliere il mio sguardo dal suo, nel suo di sguardo compare un lampo di lussuria e vedo che inizia a scrutare con gli occhi ogni singola parte del mio corpo, gesto che ha ripetuto sin troppe volte in questa giornata. Perciò interrompo il suo giochetto visivo e mi allontano dopo aver proferito un «buonanotte Sebastian.»
«Lo conosci il detto chi tace acconsente?» mi urla dal finestrino.
Io, però, neanche mi volto e gli rispondo lo stesso. Giusto per divertirmi un po' anche io «non voglio ferire il tuo ego Sebastian, per questo taccio. E poi, come ti ho già detto, mi piace l'uomo bastardo ed egoista e a letto -se la donna è consenziente- non si chiede nulla, si agisce e basta.» lo sento ridere, sempre con un tono roco e maschile ma non mi volto ancora, e non appena mi vede entrare dentro la porta di casa Sebastian rimette in moto la macchina e se ne va.
«Buonasera signorina, io e te abbiamo un lungo discorso da fare.» mia madre, con un sorriso sornione, mi placca alla porta pronta per torturarmi sull'andamento di questa serata. Mi faccio mentalmente il segno della croce e dopo essermi accomodata in salotto –Cillian non è ancora tornato- inizio a parlare sotto lo sguardo divertito di mia madre.
*
Eileen ancora mi evita.
Non è una semplice paranoia che mi sono fatta, tanto per. Mi sta evitando.
L'ho raggiunta vicino al suo armadietto e ha finto di aver ricevuto una chiamata, l'ho placcata in bagno ma io a mia volta sono stata placcata da Lindy. E infine, ho cercato di placcarla nei vari corsi che condividiamo ma lei non si è mai seduta vicino a me. Sono stata seduta persino vicino a Richard –l'arrampicatore sociale che vuole diventare capo redattore del giornalino scolastico- pur di parlare con lei e mi ha evitata.
Se fosse stata un'altra persona probabilmente avrei mollato la presa al primo tentativo, o meglio avrei aspettato che fosse stata lei a venire, ma con Eileen no. È la mia migliore amica e regalerei la mia intera collezione di borse, scarpe e vestiti Chanel per lei.
Ed è proprio per questo motivo che adesso mi trovo dentro la sua pasticceria preferita a comprare dei dolci per lei. Eileen ama i dolci, soprattutto questi di 'délices au chocolat', una pasticceria gestita da una coppia francese e che fa dei dolci davvero molto buoni –e anche molto costosi.
Io, Eileen e Betty siamo venute qui due volte all'incirca e ognuna di queste Eileen ripeteva quanto questi dolci fossero il paradiso per le sue papille gustative e, dato che solo un macaron costa trenta dollari e lei non si può permettere di spendere così tanto per dei miseri dolcetti, ho deciso di intrappolarla per parlare in questo modo. Per lo più al canile, luogo da dove non può fuggire.
«Sono 370 dollari. Paga in carta o contanti?» mi domanda gentilmente la cassiera porgendomi le due buste piene di dolci. Credo di aver esagerato ma Eileen, secondo i miei calcoli ha il ciclo e questo mi fa destare dall'idea stupida avuta qualche secondo fa. I dolci non sono mai abbastanza, soprattutto quando si hanno le mestruazioni.
«Carta.» e dopo aver strisciato la carta ed effettuato il pagamento lascio una generosa mancia nel barattolo apposito alla commessa che mi ha servito. Dopodiché, esco dal negozio ed entro dentro l'Uber che avevo chiamato qualche minuto fa. Anche se ieri ha fatto un tempaccio assurdo oggi c'è di nuovo un sole che spacca le pietre e pur volendo farmi una passeggiata non l'avrei potuto fare senza rovinare i dolcetti, o senza morire stecchita sulla strada dato che sarebbe stato lunghissimo il tragitto a piedi da qui al North al canile, che si trova nella zona neutra dove abita lei.
Venti minuti dopo mi ritrovo davanti al canile dove Eileen fa volontariato. Guardo l'orario e noto che sono le sedici e la mia –spero ancora- migliore amica dovrebbe star facendo pausa in questo momento. Prendo un respiro profondo ed entro dentro il canile.
Il tintinnio di alcune campanelline annuncia il mio ingresso e subito da un'altra stanza adiacente a quella dove mi trovo io, si sente la mora urlare «Ethan ti prego, dimmi che sei tu. Mimì sta correndo come una trottola per la stanza, devi aiutarmi a prenderla e a darle la medicina.» ma dato che non sono Ethan, e dato che ho paura che riconoscendo la mia voce non uscirebbe da lì, rimango in silenzio.
«Ah. Sei tu.» dice solamente quando esce dalla stanza ed entra in quella dove mi trovo io. Ha il viso pallido e le occhiaie e, quel bel sorriso luminoso che la contraddistingue adesso è spento. Neanche la divisa tutta colorata che indossa quando è qui riesce a donarle un po' di buon umore.
«Già, dobbiamo parlare Leen. Ho portato anche i rinforzi.» alzo le buste della sua pasticceria preferita e un piccolo sorrisetto spunta sul volto per poi sparire così velocemente com'era apparso.
«Non mi comprerai con i dolci.» incrocia le braccia sotto al seno e chiude gli occhi esasperata quando sente dei rumori provenire dall'altra stanza.
«No, ma ti incentiveranno a non scappare.» rilancio sperando di convincerla a rimanere.
«Sole, sono da sola e gli animali hanno bisogno di me. Si sono mischiati uno strano virus e vomitano di continuo per tutta la stanza. Non posso perdere tempo.» un respiro profondo colmo di dispiacere esce dalle mie labbra perché la nostra amicizia non è una perdita di tempo, e due secondi dopo le faccio una domanda che mai mi sarei sognata di farle «dammi una divisa, ti do una mano.» e finalmente sorride. Incredula e divertita. Tuttavia, anche questa volta questo segno di cedimento sparisce dopo qualche secondo.
Non se lo fa ripetere due volte e da sotto al bancone prende una divisa imbustata simile alla sua me la porge e mi indica un piccolo bagno «ti aspetto, ma non ci mettere tanto.»
Annuisco ancora incerta sulla mia stessa proposta e prima di entrare in quel minuscolo bagno, che è più piccolo del mio sgabuzzino, le chiedo un po' timorosa «c'è il rischio che mi possano mischiare quello stesso virus?» lei scoppia a ridere, in un fragoroso suono che non sentivo da troppo tempo, e scuote la testa in segno di diniego.
☀️
Buongiorno amiciiii🩵
Oggi capitolo super lungo quindi lasciatemi una ⭐️ per mostrarmi supporto, sempre se vi fa piacere🥹
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo in generale, ci tengo un sacco a sapere la vostra opinione🤞🏼
Però, adesso passiamo a domande più specifiche😏👀:
-secondo voi cos'ha fatto Seb in Italia? A quanto pare tutti lo sanno tranne Sole e voi🤫
-vi è piaciuta la scena di tensione nel bagno? Io ho adorato scriverla e i 31 gradi di ieri non hanno aiutato per nulla, fatto sta che mi diverto un sacco a scrivere queste scene perché ci sarà sempre qualcuno a interromperli sul più bello🤭
-spazio dedicato per mandare messaggi di odio a Josh✌🏼✌🏼
-sono curiosa di sapere la vostra anche sulla scena sotto la pioggia e in macchina (Caroline sempre sul pezzo🕺💃), e soprattutto voglio sapere cosa ne pensate del gioco una verità per una verità...
Vi aspettavate questo dalla mamma di Seb?❤️🩹
-infine, ma non per importanza, vi è piaciuta la scena tra Sole e Eileen? Io le amo🎀
Grazie lettori per essere arrivati fino a qui, vi lascio i miei profili social:
Tiktok: beeckyrose_stories
Instagram: beeckyrose.stories
Un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo!🩵💋
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