capitolo 17.

Con una scusa banale scappo da casa della mia oramai ex migliore amica.
Il cuore mi martella nel petto e vorrei urlare così forte da strapparmi via le corde vocali .
È incinta. Del mio fidanzato. 
La rabbia mi annebbia la vista e per poco non finisco sotto una macchina, me ne accorgo solo quando una brusca frenata mi fa sobbalzare e un clacson mi perfora i timpani.

«Mi perdoni, non l'ho vista.» strascico le parole in uno stato di totale confusione mentre attraverso la strada velocemente con le urla del signore che mi perseguitano fino a quando non svolto l'angolo.

«Non può essere vero, è uno scherzo. Sto sognando.» mi tiro anche un pizzicotto sul braccio per cercare di risvegliarmi dall'incubo che sto vivendo, ma invano. È la realtà. Non mi risveglio nel mio letto di seta rosa con la fronte imperlata di sudore, rimango ferma sul marciapiede più sveglia che mai.

Sbatto la porta di casa con una forza inaudita e un sospiro di sollievo fuoriesce dalle mie labbra quando noto che in casa non c'è nessuno. Mamma e Cillian saranno al lavoro mentre Kayden mi aveva avvertita che il pomeriggio non ci sarebbe stato. Ho la casa tutta per me e questo vuol dire che avrò almeno due ore per sbollire la rabbia e dopo fingere che non sia successo nulla. 

Mi prudono le mani e la voglia di scendere nella cantina di Cillian e rubare una bottiglia di vino è tanta, solo per dimenticare almeno per qualche ora quest'agonia, ma ci ripenso immediatamente perché poi al ritorno della mia famiglia le domande sarebbero troppe. E non ne ho la minima voglia di parlarne.

Salgo su per le scale, sbattendo i piedi ad ogni gradino, fino ad arrivare davanti la porta di camera mia. La apro e quando me la richiudo alle spalle quasi vomito dal disgusto perché proprio di fronte a me compare la bacheca dove ho appeso delle polaroid con le persone a me più care. Mi avvicino lentamente ad essa e dopo averla sfilata dal chiodo che la teneva appesa, tolgo dalle mollettine le polaroid che ritraggono me e la rossa e inizio a strapparle in mille pezzi facendole poi volare in aria come coriandoli. 

Il mio cuore si alleggerisce per un millisecondo ma quando il mio telefono vibra a causa di un messaggio di Josh quasi mi sento esplodere.

Josh: tutto okay, amore? Betty mi ha chiamata preoccupata dicendo che sei scappata da casa sua.

Certo, era preoccupata. Come no.
Senza neanche rendermene conto inizio a gettare all'aria tutto ciò che mi capita sottomano. Disfo il letto lanciando le coperte, spazzolo via con un braccio tutti gli oggetti presenti sulla mia scrivania e la medesima cosa faccio con tutte le foto poggiate sulle mensole. Apro il mio armadio e lo metto sottosopra sbattendo a terra borse e scarpe fino a trovare ciò che cercavo.

Una scatola rossa con dentro alcuni dei regali che mi ha fatto Josh. La apro e rido in modo isterico nel vedere che è stato in grado di darmi solo oggetti impersonificati e con un grandissimo valore economico. Nulla fa sembrare che siano stati pensati apposta per me perché sono tristi. Un orologio bianco pieno di fronzoli, un anello Swarovski con una pietra orrenda al centro, un bracciale cartier da quattromila dollari color oro –io e l'oro armocromaticamente non andiamo molto d'accordo- e altri gioielli del cazzo che non ho mai indossato perché non mi rispecchiano.

Mi manca l'aria dal disgusto che provo in questo momento.

Lancio la scatola per terra svuotandola in cerca di un qualcosa, anche minimo, che mi faccia credere che lui almeno per un giorno mi abbia amata ma tolto i gioielli e una foto accartocciata non trovo più nulla. Apro il pezzo di carta, sperando di riuscire a tornare almeno un minimo lucida, ma un conato di vomito si fa strada dentro di me quando vedo me e Josh fotografati ad un gala di beneficenza. Io sono seduta accanto a lui –non sulle sue gambe perché peso troppo a causa delle mie cosce, questo mi diceva ogni volta che ci provavo- ed entrambi sorridiamo all'obiettivo. Lui per davvero, io per finta dato che qualche secondo prima aveva detto che quel vestitino evidenziava in modo osceno le mie gambe. 

Il vestito l'ho buttato, anche se era il mio preferito.

«Amore è tutto okay?» domanda mia madre con tono preoccupato dall'altra parte della porta. Sussulto a quella voce inaspettata perché mia madre a quest'ora dovrebbe ancora essere al lavoro. Non arriva mai puntuale a casa, figuriamoci in anticipo. Cerca sempre di anticiparsi il lavoro in modo da non fare nulla all'interno del contesto domestico.

«Si mamma, è tutto apposto, sto studiando.» mento. Lei prova a girare il pomello della porta ma essa non si apre in quanto mi sono premunita di chiuderla a chiave. L'ultima cosa che volevo era che qualcuno assistesse al mio patetico declino verso la pazzia. 

«Posso entrare?» chiede con tono colmo di sconforto mentre sento un sospiro profondo provenire dall'altro capo della porta. Faccio cenno di no con la testa perché odio che qualcuno debba vedermi in queste condizioni, ma al contempo ho bisogno di avere qualcuno al mio fianco che mi ami davvero. In quest'ultimo mese sono stata così circondata di persone false e bugiarde –tra tradimenti e finte amicizie che in realtà volevano scoparmi solo perché non sono una ragazza da buttare- che ho bisogno di un abbraccio.

Cedo a quest'ultima voglia e mi alzo dal pavimento cercando di non calpestare nulla. A terra ci sono vetri, oggetti di ogni forma e misura e anche i miei trucchi oramai frantumati. Un po' mi piange il cuore, ma almeno mi sento leggermente meglio. Faccio scattare la serratura e quando apro la porta mi ritrovo davanti mia madre, con il solito completo gessato che usa per andare a lavoro, che mi osserva dalla testa ai piedi con sguardo preoccupato.

«A chi devo conficcare un tacco nell'occhio?» mi domanda seria facendomi spuntare un lieve sorriso sul volto. Senza pensarci due volte l'abbraccio e lei ricambia dandomi poi un bacio sulla testa. Potremmo litigare anche per ogni singola cosa, com'è consueto fare tra mamma e figlia, ma so che lei per me ci sarà sempre. E non è scontato, mio padre non l'ha fatto.

«Josh e Betty.» sussurro flebilmente. Lei sgrana gli occhi e si porta due dita sulla tempia per massaggiarsela «vai a farti una doccia bambina mia, nel frattempo io cerco di pulire camera tua. Non prendere impegni per stasera, ci aspetta una serata madre-figlia davanti a un bel bicchiere di vino.»

«Grazie.» sorrido finalmente sincera. Lei mi fa l'occhiolino e mi stampa un bacio sulla fronte «dico agli altri di trovarsi qualcosa da fare per cena, io e te abbiamo molto di cui parlare.» annuisco ma quando la vedo andare via un dubbio mi assale «mamma?» la richiamo.

Lei si volta verso di me per poi alzare lo sguardo dal telefono «dimmi tutto amore.»

«Perché sei tornata così presto dal lavoro?»

«Un uccellino ha sentito ciò che stavi facendo e ha pensato bene di chiamarmi» fa cenno alla porta chiusa dove questa notte ha dormito Sebastian e dei brividi mi risalgono sul corpo perché questo significa che a casa non ero sola e mi sbatterei una mano sulla fronte perché mi sono completamente dimenticata del mio nuovo coinquilino.

«mi ha detto che non siete propriamente in buoni rapporti e che avresti preferito parlare con me che con lui.»

Alle due di notte, con il cuore più leggero e con una maggiore consapevolezza mi infilo nel letto della mia stanza che è perfettamente in ordine, come se nulla fosse successo. Solo le mensole sono spoglie ma mia madre ha già trovato un rimedio a quello dato che mi ha promesso dello shopping terapeutico per il giorno dopo, che io ho ovviamente accettato. 
Dovrò pur festeggiare in qualche modo la riuscita della mia vendetta, no? 

Il mattino dopo mi sveglio con un umore totalmente diverso dalla sera precedente. Sono più felice e lo dimostra il sorriso a 32 denti che sfodero non appena scendo giù in cucina a fare colazione. Sebastian non c'è mentre mio fratello e Sydney stanno ancora dormendo. 

«Io salgo su a prendere una cosa e poi scappo a scuola.» informo gli unici due reduci della famiglia mentre addento un cornetto al cioccolato appena sfornato. Mugolo di piacere dalla bontà di questo dolce quando, perché sono ad occhi chiusi ad assaporare la nutella, finisco contro un corpo tonico e muscoloso. 

«Non ti avevo visto, perdonami» mi rivolgo frettolosamente a mio fratello quando però la sua voce mi fa incespicare sui miei passi. Quello non è mio fratello.

«È difficile non vedermi, principessa.» dice con tono piatto. La sua voce non ha più quella sfumatura ironica e tagliente che di solito usa nei miei confronti e questo mi fa capire che anche lui ha compreso, finalmente, le nostre posizioni. Lontane e parallele, come due binari che non si incontrano mai.

«Beh, io neanche ti considero quindi non mi è poi così molto difficile non vederti.» ribatto altezzosa usando lo stesso tono che ha usato lui il primo giorno di scuola quando ci siamo scontrati, per così dire, nei corridoi.

«Meglio così, odio avere le persone in mezzo alle palle.» e dopo avermi dato una spallata scende dalle scale. Lo sento salutare frettolosamente Cillian e mia madre e poi sento sbattere la porta d'ingresso.

«Maleducato.» borbotto tra me e me mentre mi dirigo in camera mia non solo a prendere il blazer che si abbina alla mia divisa scolastica bianca e bordeaux, ma anche la chiavetta incriminatoria verso Josh. Grazie a google che mi ha aiutata ho copiato svariati file del medesimo video sul mio computer e questo perché la prudenza non è mai abbastanza.

Ad aspettarmi sotto casa c'è il taxi che avevo chiamato qualche minuto fa.
Cillian non può accompagnarmi e quindi questa era l'unica soluzione per evitare di farmi quasi un'ora di camminata prima di raggiungere la mia scuola.

Do al tassista l'indirizzo e mi godo il panorama mentre ripercorro nella mia mente il piano che ho pensato stanotte perlopiù. Come prima cosa devo placcare Sophie e farmi dare i numeri di tutte le cheerleader e questo perché Betty le ha criticate così tanto nel gruppo che ha con me e Eileen che nella borsa ho una pila infinita di screen, che appenderò nella scuola, dove se le finisce. Scommetto i miei tacchi YSL che la faranno fuori dopo cinque minuti dal suo arrivo e dalla scoperta di ciò che ha fatto. Gli audio li farò riprodurre nella radio della scuola a ripetizione, fino a quando non mi beccheranno e non mi metteranno in punizione. 

Io sarò lì non solo a godermi tutto, ma anche a prendermi la responsabilità delle mie azioni. Al suo contrario non faccio le cose alle spalle. E se non dovessero cacciarla dalla squadra mostrerò loro l'ecografia per mostrare come lei non può fare questo sport estremo da incinta. Insomma, deve pur perdere il ruolo a cui ha tanto ambito da anni e deve soffrire almeno quanto me. 

Per Josh farò qualcosa di più poetico oltre a bruciare la sua attrezzatura di lacrosse perché il video di lui che acquista l'erba da Andrew è già pronto per essere inviato al suo coach e allo sponsor che verrà a vederlo venerdì. Qui ne ho dovuto parlare con mia madre, per evitare di finire in guai molto seri, ma lei mi ha rassicurata dicendo che è pronta a staccare un bell'assegno per la scuola e diventare un'ottima amica della signora Callahan. 

Una classica madre non dovrebbe fare così, ma la mia è differente.
È iconica e voglio essere come lei.

«Dobbiamo parlare.» sbatto l'armadietto di Sophie subito dopo che lei lo ha aperto, provocando un frastuono che rimbomba nel corridoio ancora semivuoto. La ragazza dai capelli neri mi guarda male e quando sta per riaprire l'armadietto non curante della mia presenza, la blocco. «Non era una domanda la mia. Era un'affermazione o un comando, definiscilo come preferisci Sophie ma dobbiamo parlare.» ribatto glaciale fissando la sua figura.

«Ho sempre odiato questa parte del tuo carattere, Marisol.» borbotta incrociando le braccia sotto al seno e girandosi nella mia direzione «Non sai dire 'per favore'? E poi a che proposito? Non abbiamo nulla da dirci.»

«Voglio farti un regalo.» ribatto andando dritta al punto. Lei ridacchia consapevole che non le voglio fare un reale regalo, oramai conosce i miei giochi «tu non regali mai nulla a nessuno e se lo fai dopo vuoi avere necessariamente qualcosa in cambio. Mi tiro fuori, passa alla prossima persona che sarà disposta ad ascoltarti.» ribatte brusca facendomi portare una mano sul petto con fare teatrale. Anche il sospiro che rilascio ha la medesima configurazione.

«Non credi alla mia buona fede?» affermo perplessa facendole alzare gli occhi al cielo.

«Credo che in te non ci sia qualcosa di buono, e se ci dovesse essere è così nascosto che neanche tu sei in grado di vederlo.» parole di un certo spessore ma che fortunatamente non mi toccano minimamente. Mi sbatte l'armadietto in faccia per richiuderlo e quando vedo che sta facendo dietro front per andarsene la blocco sganciando la bomba «eppure oggi mi sentivo in vena di realizzare uno dei tuoi più grandi sogni, quello di diventare capo cheerleader.» si paralizza sul posto e un ghigno vittorioso compare sul mio volto, così proseguo.

«Avevamo undici anni quando al tuo compleanno hai espresso il desiderio di diventare capo cheerleader, adesso che sto per farlo diventare realtà ti tiri indietro?» mi avvolgo una ciocca di capelli biondi tra le dita e me la rigiro mentre faccio scoppiare la gomma da masticare in un sonoro 'pop'. 

Lei torna indietro. Bingo!

Cammina verso di me e il rumore dei tacchi si disperde frettolosamente nel corridoio. Siamo una di fronte all'altra «perché vuoi aiutarmi?» domanda accigliata.

Inarco un sopracciglio e scuoto la testa in segno di negazione «non voglio aiutare te, voglio distruggere Elizabeth e per quanto mi duole ammetterlo ho bisogno del tuo aiuto.» ingoio queste ultime parole amaramente e lei ridacchia sconfortata «sei pessima Sole. Cosa ti fa credere che aiuterò te e non andrò da lei a dirle ogni cosa? A dirle che sai tutto di lei e Josh? Infondo è lei la mia compagna di squadra, io e te non siamo più nulla.» se non fossi stata a scuola probabilmente adesso sarei seduta pronta a urlarle addosso perché anche lei mi ha nascosto la verità, ma desisto. Indosso ancora una volta la maschera fatta di indifferenza e continuo a parlare sorvolando l'ultima parte del suo discorso.

«Te l'ha detto Sebastian?»

E quando spero di sentire una risposta negativa da lei mi domando come mai finiamo sempre così. A fare un passo avanti e dieci indietro. 

«Ho beccato Paul e il suo fidanzato scopare all'ultimo piano. Non è stato difficile fare due più due e capire che fosse Betty la ragazza con cui Josh ti ha tradita.» snocciola sbrigativa acquisendo un po' di sicurezza in più. Per farmi salire l'irritazione alle stelle fa anche una smorfia saccente, quella che faceva sempre da bambina per dimostrare di avere ragione. Per quanto vorrei sbattere la testa contro il muro perché nessuno fa mai ciò che dico -e non chiedo tanto- torno sull'argomento principale.

«Quindi non mi aiuterai?» le domando con astio sperando di chiudere velocemente il discorso. Odio i mezzi termini, o è si o è no. Si aggiusta la cravatta della divisa e dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi annuisce come se davvero mi stesse facendo un favore. Se giriamo le carte vediamo che chi ci guadagnerà di più tra le due sarà lei dato che io mi beccherò una fantastica punizione mentre lei diventerà il capo delle cheerleader.

«Sei fortunata che odio Betty a tal punto da tradire il mio capo cheerleader e che nei college prendono molto sul serio l'attività sportiva svolta dagli studenti durante il liceo. Diventare capitano mi porterà in vetta alla lista di selezione.» si guarda velocemente le unghie non curante e poi riporta lo sguardo su di me «cosa devo fare?»

Batto le mani entusiasta e in pochi secondi le snocciolo tutto il piano cercando di essere il più precisa possibile.

«devi darmi i numeri di tutte le cheerleader con relativi nomi e cognomi e poi, alle tre, dopo l'ultima lezione dovrai portare Betty direttamente qui in corridoio. Se va subito nello spogliatoio rischia di perdersi lo spettacolo da me preparato e francamente dopo tutti gli screen fatti e la carta usata, non voglio che questo accada.»

«Vuoi appendere i messaggi che ti ha inviato nel corridoio? Certo che vuoi proprio farti scoprire e finire in punizione.»

«Diciamo che mi piace prendermi il merito delle buone azioni che faccio. La scuola sarà un posto migliore dopo che tutti sapranno chi è veramente Elizabeth Jones. E poi non faremo solo questo, la parte più importante deve ancora venire.» le faccio un occhiolino e dal suo sguardo percepisco che si è già pentita di avermi aiutata.

«C'è qualcosa di peggio che potresti fare oltre a farla espellere dalla squadra e non farla rientrare nella graduatoria del college?» davvero me lo sta domandando? Ovvio che c'è di peggio ma mi sono mantenuta ancora buona, solo perché sennò mi farebbe troppa pena. Non tanto lei, ma il bambino che nascerà. Avevo addirittura pensato di occuparmi io stessa degli inviti del ballo di Halloween e allegare ad ogni busta una copia della sua ecografia.

«Si, ma non mi sbilancerò così tanto. Devi semplicemente hackerare la radio della scuola e far mandare a ripetizione degli audio che ti inoltrerò.» lei spalanca la bocca e toccherebbe terra se fosse possibile.

«Sei pazza, e se mi scoprono?» sventolo la mano con non chalance e la rassicuro «punto primo non sono pazza, voglio solo vendicarmi di ciò che mi ha fatto e questa è l'idea meno subdola che mi sia venuta in mente che non le andasse a recare troppo danni» alzo il primo dito per poi proseguire e alzare anche il secondo «e punto secondo, non ti scopriranno mai. Ti ho appena detto che mi voglio assumere ogni singola colpa. Quella puttana deve sapere chi ha distrutto la sua vita, di certo non ti darò meriti che non ti appartengono.»

«Ricordami di non farti mai arrabbiare, Sole.»

«Lo hai già fatto in passato, ma mio fratello ci tiene ancora troppo a te. Non posso distruggerti e fargli questo.»

Lei spalanca la bocca e io gliela richiudo con un gesto della mano «non farci false speranze, sei stata una stronza con lui. Dovrai sudartelo il suo perdono e ovviamente ci dovrai spiegare cosa ti ha fatto allontanare da noi così velocemente da un giorno all'altro.» lei si allontana indispettita e rialza quella barriera che per troppi anni ho visto e che mi ha fatto male. Adesso la barriera ce l'abbiamo entrambe e sono così impenetrabili che potremmo resistere per sempre. Rimanendo in un limbo senza fine.

«Avvisami quando devo hackerare la radio» dice glaciale facendomi allontanare da lei. Prosegue mentre io mantengo una smorfia bastarda sul volto, so di aver toccato il suo tasto dolente. Quella che l'ha fatta cedere. «appena arrivo in classe ti inoltro i numeri, tu mandami gli audio. Ci si becca in giro Marisol.» e detto ciò, Sophie sparisce dalla mia visuale.

«Tutto okay con Sophie?» una voce pacata e affabile mi giunge alle orecchie facendomi voltare. È Eileen, perciò mi stampo un sorriso il più veritiero possibile e annuisco «certo, tutto apposto. Adesso andiamo in classe però, altrimenti ci beccheremo un ritardo e io ho già una punizione da scontare. Non ne voglio avere una seconda.» e senza darle il tempo di ribattere, la prendo sottobraccio, e io e la mora ci dirigiamo nell'aula di informatica.

Dopo una lunga mattinata, passata a barcamenarmi tra un'aula e l'altra e cercando di evitare sia Josh che Betty, finalmente delineo gli ultimi punti del piano. Durante la pausa pranzo uscirò dalla mensa con una scusa banale e dopo che tutti gli altri andranno in classe per l'ultima lezione io inizierò ad attaccare tutti gli screen per i corridoi. Per accertarmi che tutte le cheerleader la odino invierò personalmente anche i messaggi incriminatori in chat privata, per questo ho chiesto a Sophie di darmi i loro numeri, almeno riesco a riconoscerle.

In totale ho 576 fogli e se voglio che entro un'ora tutto risulti perfetto devo muovermi. Il corridoio sarà il principale luogo dove i fogli verranno appesi ma, per scrupolo, ne metterò anche qualcuno in bagno e nel cortile in modo che tutti sappiano che persona è. Noi americani amiamo lo sport in ogni sua forma –tranne me che odio lo sport ma amo gli sportivi- e se la legge americana lo permettesse punirebbe con la galera chi osa diffamare e criticare la squadra di appartenenza. È una sorta di seconda famiglia a cui devi essere fedele. La devi rispettare, cosa che la cara Elizabeth non ha fatto dato che ha avuto da ridire in modo pesante e offensivo su ogni sua compagna di squadra.

«Vuoi essere sospesa?» una voce sarcastica ma al contempo pungente mi sorprende alle spalle e alzo gli occhi quando capisco che si tratta di JJ. Spero non voglia rovinarmi ogni cosa.

«Nah, voglio solo divertirmi un po'. Non dovresti essere in classe? Sembri così tanto responsabile.» non mi volto ma continuo ad attaccare i fogli all'armadietto. Non posso perdere neanche un secondo.

«Quindi mi osservi?» ridacchia divertita mentre si affianca alla mia figura. 

«Non farti strane illusioni JJ, non sei il mio tipo.» questa volta lei ride di pancia e mi toglie un paio di fogli dalle mani per aiutarmi ad appenderli. 

«Menomale, odio le ragazzine viziate, quelle le lascio ai miei amici.» mi fa un occhiolino e fingo di non capire l'antifona continuando a fare ciò che stavo facendo fino a qualche secondo fa.

«Le ragazzine viziate dovresti lasciarle ai ragazzi viziati, voi poveri non sapete come soddisfare le nostre esigenze.» ribatto acida alzando una barriera. Questo discorso non mi piace.

«Beh, se ti accontenti di uno che scopa solo nella posizione del missionario ben venga, contenta tu.» alza una mano in segno di resa -perché l'altra è occupata a tenere i miei fogli- mentre io alzo gli occhi al cielo, sbuffando.

«Come dici tu.» snocciolo sbrigativa per poi cambiare argomento «come mai mi stai aiutando?» le domando stranita dato che io e lei non andiamo propriamente d'accordo.

«Mi hanno sbattuta fuori dall'aula, devo pur impiegare il mio tempo in qualche modo, e poi ho bisogno di parlarti.» il suo tono da indifferente assume una nota più seria e capisco che non si è trovata qui per caso.

«Wow, sono lusingata. Tu che mi disprezzi adesso hai bisogno di parlare con me, a quale proposito?» ribatto ironica mentre mi allontano da lei per tappezzare l'altro lato del corridoio. Questo discorso sembra assumere le note di quello che abbiamo affrontato io e Sophie questa mattina, e la cosa non mi piace. Lei abbandona la sua parte ancora semi vuota e dopo essersi sistemata la sua giacca nera di pelle e borchiata e dopo aver preso un respiro profondo si avvicina a me. Manca solo che si faccia il segno della croce, sembra che sta andando incontro al diavolo con tutto il tempo che ci sta mettendo per proferire una misera frase.

«devi stare lontana da Sebastian.» sgancia la bomba.

Acciglio lo sguardo nella sua direzione e per poco non le rido in faccia «io ci sto lontana, è sempre lui che viene da me a cercarmi. Questo discorso ha il destinatario sbagliato mia cara, dovresti farglielo a lui.» sollevo le spalle già annoiata dalla sua voce e dalle sue parole.

«Proprio per questo devi essere tu a mettere una barriera tra voi due.» e mentre il suo tono si fa più serio il mio si fa più ironico e tagliente. Con chi crede di stare parlando?

«Tra noi due, almeno da parte mia, c'è la muraglia cinese intera a dividerci. Non preoccuparti, non te lo tocco il tuo amichetto.» e forse è lei quella infatuata di Sebastian ed è per questo che mi aveva detto che lui era off-limits. Magari dice di provare attrazione per le donne solo per nascondere i suoi sentimenti. 

«Marisol, sono seria.» mi blocca la mano a mezz'aria quando nota che non la sto prendendo sul serio e invana cerco di divincolarmi «punto primo: mollami. Punto secondo: non prendo ordini da te e terzo, anche io sono seria.» riesco a sciogliere la presa e metto un po' di distanza tra di noi per chiarire che non può trattarmi in questo modo.

«Ascoltami. Stai lontana da lui o non finirà bene.» il suo tono si fa affilato e il mio sguardo segue ne prende esempio.

«Mi stai minacciando?» ridacchio isterica incrociando le braccia al seno. Non potrò prendere per capelli Betty dato che è incinta ma nulla mi vieta di farlo con la ragazza qui davanti a me. Una vale l'altra, l'importante è sfogarsi.

«Ti sto avvertendo Sole, devi stare lontana da lui altrimenti L-» ma non fa in tempo a terminare il suo patetico discorso che mi squilla il telefono.

«Mi sta chiamando Sophie, sta arrivando. Se non vuoi essere espulsa ti conviene sparire dalla mia vista, immediatamente.» la esorto ad andare via e le do le spalle pronta a continuare il mio operato. Tra meno di cinque minuti accoglierò la mia ex migliore amica nel suo inferno personale e non voglio avere distrazioni.

Sento JJ borbottare un «te ne pentirai» ma non me ne curo, adesso lei e Sebastian sono in fondo alla classifica dei miei problemi. 

«Bentornati studenti della Royal Prep School, questa è Radio Royal ed è Marisol di Laurentiis che vi parla» la mia voce, di un audio precedentemente registrato e inviato a Sophie, inizia a risuonare, grazie agli altoparlanti, nei vari corridoi dell'istituto proprio pochi secondi dopo il suono della seconda campanella. Io sono ferma in mezzo al corridoio e tutti mi guardano tra lo stranito e l'incuriosito, ma non sanno che il bello deve ancora arrivare. 

«oggi sono qui per mostrarvi il vero volto di una persona che fino a poco tempo fa era a me molto cara, ma che si è rivelata una stronza, puttana senza scrupoli.» Alcuni tra i più curiosi si avvicinano ai fogli appesi per capire di chi sto parlando mentre altri borbottano curiosi cercando di intuire da soli il destinatario della mia azione.

«So che ho attirato la vostra attenzione, conosco le mie api operaie» il mio tono sfacciato continua a propagarsi mentre io aspetto che la vera protagonista del giorno compaia davanti a me «ed è per questo che vi invito a procedere verso i fogli appesi alle pareti e agli armadietti.»

Gli studenti lo fanno ed è in quel momento che Betty compare davanti a me incuriosita. Non ha ancora capito che si tratta di lei anzi, da come guarda Sophie pensa che io stia parlando della ragazza dagli occhi color ghiaccio. Povera illusa.

«State attenti studenti della Royal Prep School, Elizabeth Jones non è la ragazza che vi ha fatto sempre credere di essere. Quella divertente e amichevole con tutti, no è una troia. Ti è piaciuto scopare con Josh alle mie spalle?» la guardo dritto negli occhi e lei sbianca. Josh dall'altro lato del corridoio mi guarda impietrito mentre io sorrido sardonica davanti a lei. Il mio ego, in questo momento, è così grande che la voglia di avvicinarmi ancora di più e sorriderle in faccia mi alletta tantissimo. Ma mi mantengo a distanza di sicurezza per ovvie ragioni.

«Avanti Elizabeth, dillo. Ti è piaciuto scopare con il mio ragazzo?» le domando ironica mentre mi passo la lingua sul labbro inferiore con fare divertito. Nel frattempo gli audio dove sparla delle sue amichette cheerleader iniziano a riprodursi uno ad uno.

«Non è come sembra.» cerca di giustificarsi mentre si avvicina a me. Il suo volto è bianco quanto un lenzuolo ma so che può sopravvivere quindi non me ne curo. 

«No? Sei inciampata casualmente sull'uccello del mio ragazzo poco prima dell'ultima partita? Scommetto che sei caduta su di lui anche nelle docce degli spogliatoi e sul suo letto. Spero, però, che ne siano valse le conseguenze dato che adesso non sei sola.» lancio una breve occhiata alla sua pancia inesistente e una lacrima scivola sul suo viso quando capisce che so tutto.

«Mi sentivo sola,» riprende la mia ultima frase per esprimere un concetto totalmente diverso «mettiti nei miei panni.» rido alle sue parole mentre lei piange e tutti la guardano male, soprattutto le sue ex compagne di squadra che per poco non le danno addosso. Non lo fanno solo perché ci sono io a coprire la visuale.

«Mettermi nei tuoi panni? Quelli sciatti, orrendi e della collezione passata che indossi di solito? No grazie, passo. Ho capito che ti piacciono le cose usate che non fanno al caso mio» ribatto ironica mentre sento le mie gambe cedere. Non posso crollare, devo prima buttarla giù e poi potrò concedermi il lusso di stare male anche io.

«Sei una stronza.» le si spezza il fiato mentre continua a piangere e io sbuffo divertita «meglio essere stronza che troia e finta per benista. Se pensavi che questo fosse il peggio ti sbagliavi di grosso amica mia» sottolineo appositamente questo appellativo con tono mellifluo e con un cenno della testa indico i fogli attaccati agli armadietti «da come le tue cheerleader ti stanno fulminando con lo sguardo dubito che da oggi potrai continuare a volteggiare nella tua misera divisa da atleta. Puoi dire addio al tuo ruolo di capo cheerleader» poi, con passo felpato mi avvicino a lei e le sussurro «e poi diciamocelo, con un bimbo in grembo non avresti potuto fare più di tanto nella squadra. Non credi?»

«Ti ammazzo.» sibila tra i denti. Fa per tirarmi uno schiaffo ma io le blocco il polso, faccio per risponderle ma si mette in mezzo Eileen che ci separa «è uno scherzo, vero?» ha gli occhi lucidi e stra tremando mentre fissa negli occhi la rossa in cerca di una risposta affermativa. Cerco di confortarla e di allontanarla ma lei si scosta da me bruscamente «noi due facciamo i conti dopo Marisol.»

«No, non è uno scherzo.» le lacrime sono finite e adesso il suo tono è glaciale. Bene ha appreso in fretta che piangere non le servirà a riavere indietro ciò che ha perso, anzi le riderei solo ancora di più addosso.

«Perché ci hai fatto questo? Eravamo le tue migliori amiche.» domanda Eileen in tono di supplica mentre cerca di prendere le mani di Betty, che però sposta. Un ghigno compare sul suo volto e capisco che sta per sganciare la bomba, finalmente capirò perché ha deciso di saltare sul cazzo di Josh.

«Ero gelosa.» quasi spalanco la bocca alla sua affermazione perché la trovo insensata e ridicola. A dirla tutta la trovo patetica e poco originale. Un cliché orrendo che non ha ne capo e ne coda.
«Voi avete sempre avuto tutto dalla vita: una famiglia perfetta, una vita tranquilla e dei fidanzati che vi amano. Anche a scuola siete le prime in ogni materia, io invece non ho mai avuto tutto questo.» faccio per dissentire sul 'fidanzato che mi ama tanto' ma lei non me lo permette. Avrei da ridire anche sulla famiglia perfetta ma non voglio che tutti sappiano i cazzi miei.

«Lo sai che stai dicendo un mucchio di stronzate?» interviene Eileen facendo fuoriuscire il suo lato volgare, sintomo che si sta incazzando davvero sul serio.

«Volevo farvi capire che anche il vostro mondo fiabesco può crollare. Come è successo a me quando i miei genitori si sono separati e quando Easton mi ha mollata. Ho scopato con Josh perché volevo autoconvicermi del fatto che forse potevo essere meglio di te Sole, della reginetta della scuola, e sfilarti piano piano tutto ciò che avevi fino a farti sentire come mi sentivo io.»

«Avevi noi, ti abbiamo sempre detto che l'amicizia veniva sempre prima di ogni ragazzo.» le spiego ma lei scuote la testa freneticamente «mi hai abbandonata al mio compleanno per andare a scopare con Sebastian, non ti meritavi Josh. Non te lo sei mai meritato, come non ti sei mai meritata tutto ciò che possiedi. Io avevo messo lo sguardo su di lui quando vi eravate lasciati ma tu hai dovuto rovinare tutto rimettendoti insieme. Mi hai ferita.»

«Non mi farai sentire in colpa, lo sai? Io non ne avevo la minima idea, non me lo hai mai detto.» ribatto acida mentre Josh si affianca a me con sguardo duro e affilato, non curante della dichiarazione che gli ha fatto la rossa «che cosa hai fatto?» ma non lo degno di una risposta, anzi lo guardo male. Con lui farò i conti più tardi e spero non si illuda che me la sconterò solo con uno dei due traditori.

Adesso sono in balia della confessione di Betty perché io, sul serio, non ne avevo la più pallida idea e sì, avrei rinunciato a tornare con Josh per lei.

«E io? Cosa ti ho fatto?» domanda Eileen tremolante mentre si appoggia Wade anche lui diventato pallido come Betty qualche minuto fa. Lo guardo, mi guarda pentito e cazzo adesso lo meno.

«Niente, volevo solo farti risvegliare dal mondo di fiabe in cui vivi perennemente Eileen e farti finalmente vivere la vita vera. Sai?» domanda retoricamente mentre si guarda con non curanza le dita laccate di rosso «neanche il tuo ragazzo ama questo lato di te così innocente e spaventata dal mondo perché sei a tratti snervante. Hai persino paura della tua stessa ombra.» Eileen apre la bocca probabilmente per chiedere come lei faccia a sapere quelle cose ma Betty non le da il tempo di parlare perché, metaforicamente, prende una lama e la pugnala dritto al cuore «vuoi chiedermi come faccio a saperlo? Beh, me l'ha detto dopo avermi fatto un ditalino prima di venirti a prendere al canile. Te lo sei scelto bene, mi ha fatta venire subito.» e lo sguardo di Eileen diventa nero mentre si butta su Elizabeth iniziandole a tirare i capelli. Io urlo e pochi secondi dopo mi sento trascinare fuori dalla folla.

☀️

Finalmente la vendetta di Sole è arrivata🥳
o almeno la prima parte👀
quella verso Josh la inserirò nel prossimo capitolo e ho dovuto dividerlo, questo, perché mi sarebbe uscito una cosa chilometrica.

Ma, passiamo alle domande🫵🏼

-cosa ne pensate di mamma Caroline? Io volevo creare una mamma fuori dagli schemi e spero di esserci riuscita (anche se questo è solo l'inizio)🤭

-cosa ne pensate di Sophie? Voglio sapere le vostre teorie, secondo voi perché ha lasciato Kay e si è allontanata da Sole?

-e poi JJ, chissà perché avrà detto quelle cose. Secondo voi prova davvero qualcosa per Seb come crede Sole?🤭👀

-E infine fatemi sapere se per voi Sole è stata troppo cattiva (per me no💀) e ditemi se mai avreste pensato alla gelosia come movente per fare questo.
Ovviamente alla fine si è visto che Betty ha avuto una mezza tresca anche con Wade, secondo voi adesso cosa succederà?👀

Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensante del capitolo, siate sinceri. Per me è importante🙏🏼🩵

Lo scoprirete nei prossimi capitoli, ma nel frattempo seguitemi sui miei social🩵
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Un bacio🩵💋

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