capitolo 12.
Ma ficca li occhi a valle, ché s'approccia
la riviera del sangue in la qual bolle
qual che per vïolenza in altrui noccia.
Divina Commedia, canto 12. Inferno.
Quando l'orologio da muro alla mia destra segna le tre in punto, di notte, sento la porta del mio 'cerchio' scricchiolare. Bene, è arrivato il momento.
Il nostro Virgilio dell'hell accompagna il mio ospite proprio di fronte a me e un sorriso sardonico compare sul mio volto quando la figura di Josh mi si staglia davanti.
«È uno scherzo, vero? Mi avete legato, bendato gli occhi e portato qui solo per rinchiudermi in uno stanzino del cazzo?» il mio ospite si guarda intorno facendo saettare lo sguardo nella piccola stanza vuota che ci circonda mentre con astio mi inchioda con lo sguardo. Io, con tutta la tranquillità del mondo invece, mi alzo dal mio trono infernale completamente ricoperto di seta rosso sangue e nera e lo raggiungo «puoi andare.» dico a JJ che, come da prassi è rimasta ferma davanti alla porta per controllare la reazione dell'ospite e bloccare un'eventuale fuga.
Anche se, diciamocelo, è impossibile scappare dall'inferno.
Per ogni evenienza la guida dell'hell deve portare una dose di morfina in modo da rendere innocuo chi ci sta davanti se reagisce d'impulso e in modo negativo all'interno di casa nostra. Tuttavia, Josh è una preda facile da tenere sotto controllo, e sarà anche facile sconfiggerlo.
«Ei, ragazza stramba dai capelli colorati, vuoi dirmi dove sono?» ma Virgilio non lo guarda nemmeno e si chiude la porta alle spalle senza proferire parola. Mi lancia solo un piccolo sguardo di avvertimento prima di sparire dalla mia visuale. 'Niente guai, non attiriamo l'attenzione su di noi', leggo tra le righe del suo sguardo.
«Questa è casa mia, Joshua e non sei nella posizione di fare troppe domande. Mettiti comodo perché la nostra sfida inizierà a breve.» scandisco ogni parola con una freddezza che non mi appartiene ma qui, se vuoi sopravvivere devi chiudere in una scatola ogni tua emozione. Altrimenti perdi, altrimenti muori.
«Dai per scontato che vincerai? Io non ne sarei molto sicuro. Ti farò il culo.» afferma con rabbia e senza quasi alcun timore nella voce. Bene, sarà molto divertente il nostro incontro, odio quando i miei ospiti scappano via alla prima occasione o se la fanno sotto dalla paura. Sapevo che Josh sarebbe stato diverso e, di conseguenza, nei suoi confronti ho preparato anche una strategia diversa da attuare, una strategia che alimenterà il suo ego fino a farlo sgretolare ai miei piedi.
«Apprezzo il tuo entusiasmo Callahan, ma questo è ancora da vedere. E per la cronaca, io non perdo mai.» mi sgranchisco il collo mentre un sorriso vittorioso appare sul mio volto perché io so che prima d'ora nessuno mi ha mai battuto al mio stesso gioco: 33 minuti all'inferno.
Di certo non sarà un figlio di papà viziato a mettermi KO, Cristo non riesce neanche a scegliersi da solo i vestiti la mattina, c'è sempre la domestica ispanica che lo aiuta nelle cose più basilari neanche fosse un bambino. Mia sorella di 8 anni è più autonoma di lui.
Per non parlare della storia della buonanotte che esige ogni notte, prima di andare a dormire, dalla stessa Amelie che ride di lui alle sue spalle mentre ne parla con la sua famiglia in Spagna.
Okay, potrei averlo osservato nelle ultime settimane ma volevo vedere cosa ci trovasse la mia ex migliore amica in uno che a malapena riesce a guardare oltre la punta del suo naso dato il suo egocentrismo. E poi, meglio tenere sempre sotto controllo i propri nemici, non sia mai che mi rovini il piano originale per colpa di qualche atto stupido. Tuttavia, il mio piano iniziale è stato smontato direttamente da Josh stesso che, non sapendosi tenere il suo cazzo nei pantaloni, mi ha facilitato la missione. Si è tolto fuori dai giochi senza neanche sapere come e, se conosco ancora un minimo Sole di Laurentiis, so che non lo perdonerà. Nell'ultimo periodo ha perso un po' troppa fiducia nel genere umano e so che per la stragrande maggioranza la colpa è mia.
Già, non mi sono stupito più di tanto quando Sole questa sera ha tirato fuori l'argomento 'tradimento', perché io lo sapevo. Tenendo sotto controllo casa Callahan ho notato che una certa rossa passava fin troppo tempo nella casa sbagliata e grazie all'aiuto di Sophie, un genio in ambito informatico, sono riuscito ad hackerare i loro telefoni scoprendo messaggi e segreti che potrebbero far incendiare il cassetto della mia scrivania situata nel mio camper. Abbiamo iniziato ad avere dei dubbi una mattinata mentre eravamo nello spogliatoio maschile, quando abbiamo sentito una cheerleader –c'era la sua divisa buttata su una panchina- ansimare l'iniziale di un nome, J. Al contrario di come potrebbe sembrare ci siamo incontrati lì solo perché lei aveva bisogno di un amico, e pensavamo che quello poteva essere un luogo lontano da occhi indiscreti fuori dall'orario degli allenamenti. Alla fine si è rivelato che quello stesso pensiero non l'avevamo fatto solo noi.
Quando il giorno dopo Sophie mi ha chiamato nel bagno delle ragazze, proprio quando ho visto Sole correre via come una pazza dal medesimo bagno venendomi praticamente addosso, mi ha detto che dalla lista dei 3 giocatori di lacrosse il cui nome inizia per J ossia Josh, Jasper e Jeremy ne potevamo spuntare uno perché a casa con la febbre. Chissà perché non mi aspettavo di salvare Josh. E, infatti, il nome che fuoriesce dalle labbra di Sophie è diverso confermando così le mie aspettative «Jeremy non era nello spogliatoio con la cheerleader, ne restano due.»
Poi, a causa del suo essere poco attento ai dettagli Josh si è smascherato da solo lanciando occhiatine poco caste alla rossa quando Sole era distratta, eliminando così anche Jasper dalla lista dei sospettati. E ovviamente anche usare Paul a sua insaputa mentre dicevano che stava con entrambi, nello stesso momento, è stata una cazzata colossale. Anche se non mi fossi appostato sotto casa sua almeno due volte a settimana sarei riuscito a scoprire il suo segreto perché, diciamocelo chiaro, la discrezione non è il loro forte.
Quindi, in conclusione, il ragazzo di fronte a me non è totalmente inutile come pensavo; tuttavia, non sarò io a rivelare a lui che Sole in realtà sa già tutto. L'ho capito, che lei sapeva, quando stasera parlava come un automa senza sentimenti e dall'espressione che il suo volto ha assunto quando Josh l'ha accusata di credere troppo a stronzate sin troppo vere per essere tali. L'ho capito, anche, quando lei è rimasta impassibile quando Josh le ha dato addosso e lei ha preferito venire in macchina con me... quando odia sia le macchine che il sottoscritto. E non ci vuole un genio per capirlo dato che quando eravamo in macchina di suo fratello Kayden le sue mani nascoste tremavano come una foglia in pieno autunno. E poi, qui all'hell le notizie circolano subito ed è strano non vedere una diciottenne con patente e macchina di lusso non usufruirne, quindi fare due più due non è stato molto difficile. Okay, forse potrei aver dato anche una sbirciatina di troppo alla sua vita privata a sua insaputa, ma non l'ho fatto per immischiarmi nei suoi affari privati, semplicemente volevo sapere cosa nascondesse sotto quella paura.
Tuttavia, non sono riuscito a scoprire nulla.
«Non mi intimorisci Morris, domani dovrai nasconderti per quanto il tuo viso sarà tumefatto e pieno di cicatrici.» afferma borioso facendo fuoriuscire dalla mia bocca un sorriso amaro, credici.
Non rispondo a ciò che dice, perché lo trovo patetico e inutile, e a passo felpato mi dirigo verso l'unica decorazione della stanza piccola e angusta –oltre il mio trono.
Il quadro poco casto di una figura per metà umana e per metà animale, con la testa e coda di toro, con pelliccia bovina e zoccoli, che venera Beatrice -si, quella di Dante- attira anche l'attenzione del mio ospite e sfortunatamente la stanza è troppo buia per farlo accorgere che gli occhi di Beatrice sono eterocromatici, quello destro è grigio mentre quello sinistro è marrone.
Beatrice è seduta sul trono di ossa del Minotauro, nuda, con le gambe spalancate e il volto rivolto verso l'alto mentre ansima di piacere. La sua mano destra è arpionata al braccio del mio trono, mentre quella sinistra stringe con forza la spalla del Minotauro che assapora la figa della sua amante mentre è in ginocchio davanti a lei. La venera e la profana. Come solo un uomo lussurioso e ossessionato dalla sua amata sa fare.
Schiaccio un piccolo pulsante, quasi impercettibile, sul capezzolo della donna e un piccolo pannello si apre rivelandomi una tastiera composta solo da numeri. Inserisco il codice, 1215, e la parete alla mia destra si muove facendo sussultare Josh. C'è un corridoio buio ed è lì, alla fine di esso che vedrà effettivamente cosa lo aspetta.
Prendo una candela a olio, situata all'interno di un cuore anatomico di vetro, e anche una corda che passo a Joshua che ancora non proferisce parola. Più che spaventato sembra incuriosito e questa cosa fa accrescere l'adrenalina che c'è in me, almeno stasera sarà divertente.
«Vuoi legarmi ancora? Non ti facevo un tipo così intraprendente.» ribatte sprezzante facendomi ridere «non fare pensieri sconci Joshua, se dovessi scegliere chi legare la mia prima opzione non saresti tu»
«Fammi indovinare, sarebbe la mia ragazza, no?» lego un lembo della corda all'entrata e l'altro me lo lego alla mia cintura non rispondendo appositamente alla sua domanda scontata posta con tono sprezzante, ma non lo biasimo. Io, al suo posto, taglierei la lingua di qualunque essere maschile osasse fare pensieri perversi sulla mia ragazza e, naturalmente, non sto scherzando.
Successivamente prendo un bracciale di cuoio e dopo averlo legato al polso di Josh lo attacco anche alla fune «non voglio che tu ti perda ancora prima del nostro incontro, sai queste gallerie non sono molto sicure e nel caso ti dovessi perdere non voglio sprecare altro tempo per te a cercarti. Ovviamente non lo farei di mia spontanea volontà, ma vorrei evitare domande scomode poi. Non vorrei trovare la polizia a casa pronta a farmi domande sulla tua scomparsa. Sarebbe un po' complicato ritrovarti in questo labirinto di gallerie buie.» gallerie che solo io conosco a memoria; non a caso io sono il Minotauro e questo è il mio personale labirinto. Labirinto che mi porta ovunque io voglia dato che sono la spia di Lucifero.
«Dove stiamo andando?» domanda con meno sicurezza nella voce mentre tiene fermi i piedi impedendomi di proseguire avanti. Potrei trascinarlo, ma non voglio essere così avvantaggiato nel nostro incontro di dopo, insomma farlo arrivare malconcio significherebbe vincere ancora prima di iniziare dato che il pavimento roccioso non aiuta e gli provocherebbe non pochi danni.
«Nel luogo del nostro incontro, non pensavi mica ci saremmo presi a pugni nella mia stanza, no?» inarco un sopracciglio, ma lui alza il mento altezzoso, ostentando una sicurezza che non ha, proseguendo nella conversazione senza però rispondere alla mia domanda.
«Sbrighiamoci, stiamo perdendo troppo tempo per una cosa così stupida, ti darò una lezione nel giro di due minuti che mi pregherai di fermarmi.» Josh ripete la stessa frase di questa sera e come prima rispondo con una risata. Amo quando le persone sono così sicure di sé da credere di batterci, insomma noi dell'hell non veniamo scelti per caso e fa quasi tenerezza il modo in cui i nostri ospiti cercano di spaventarci. Tuttavia, loro non sanno che l'hell per certi versi racconta la nostra storia e che noi l'inferno l'abbiamo visitato realmente al di fuori di qui.
Il tunnel che dobbiamo percorrere va a riprendere le medesime caratteristiche descritte nel dodicesimo canto dell'inferno, quello in cui i nostri due protagonisti Dante e Virgilio entrano nel mio cerchio, il settimo nonché quello dei violenti. Quello che ha a capo il Minotauro.
Senza troppe cerimonie, finalmente, io e il mio ospite ci immettiamo nel corridoio di pietra che finalmente ci porterà a destinazione e, mentre percorriamo la navata, sfioro le lettere impresse sul muro ripetendole a bassa voce come se fossero un mantra. Come se dovessi crearmi un promemoria per ricordarmi che qui ho un ruolo ben preciso. E che non posso mandare tutto a puttane.
Era lo loco ov'a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v'er'anco,
tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.
Così recita la prima terzina del canto, che continuo a recitare in un sussurro mentre ci avviciniamo a destinazione.
Nel frattempo, Josh, contempla il luogo cupo e angusto che ci circonda inciampando di tanto in tanto in qualche masso che è franato giù. Qui giù non è necessario mantenere le apparenze e come noi riveliamo la nostra vera natura, l'hell fa lo stesso andando a riprendere le caratteristiche dell'opera legata a questo luogo, esattamente come questo tunnel.
Creato nel 1921, l'hell veniva usato come circolo letterario da tutti i fanatici che sono migrati in America dall'Italia, i quali così ossessionati dall'opera di Dante Alighieri hanno deciso di creare un posto, l'hell per l'appunto, che avesse le stesse caratteristiche dell'inferno dantesco. Se non peggio. Qui non ci sono regole, non c'è morale, non c'è pietà o speranza. C'è solo morte, caos e distruzione.
Nove cerchi danteschi, nove torture, o meglio sfide.
A capo di ogni cerchio c'è una persona apparentemente normale, ma che in realtà ha un disperato bisogno di denaro e non ha nulla da perdere. Una che è disposta a fare del male pur di salvare sé stesso. E a capo di tutte queste torture immorali c'è Lucifero, il diavolo che ha le redini del gioco e che ama usarci come burattini per i suoi scopi personali. Come, minacciare il sindaco per donare proprio a noi le dieci borse di studio, o come pedinare le persone che gli stanno scomode. In cambio noi abbiamo denaro, cure gratis e un tetto sulla testa.
«Siamo arrivati?» domanda petulante per la terza volta facendomi sollevare gli occhi al cielo. Sono estremamente convinto che neanche un bambino si comporterebbe così.
«No.» affermo piatto con la speranza di interrompere la sua voce fastidiosa, ma invano. Mi chiede almeno altre 5 volte se siamo arrivati e mugugna di dolore un altro paio di volte quando per sbaglio incappa in qualche masso troppo sporgente.
Finalmente, arriva la luce infondo al tunnel perché dopo quasi un quarto d'ora di camminata davanti a me tasto il legno massiccio della mia porta. La porta della stanza che darà luogo alla mia sfida, al mio gioco. Inserisco nuovamente il codice, giro la maniglia e dopo un lieve 'click' la spingo in avanti entrando così dentro il settimo cerchio dell'inferno, quello dei violenti.
Un ring rosso sangue si staglia imponente davanti a noi mentre intorno ad esso ci sono almeno centocinquanta persone che fanno il tifo per il sottoscritto. Sanno chi sono e cosa sono in grado di fare; quindi, non hanno dubbi sul vincitore di questa sera e su chi puntare il loro denaro. Tanto denaro è in circolo stasera dato che la nostra sarà una sfida un po' particolare e non li biasimo, raramente noi del South combattiamo con quelli del North in quanto vogliamo salvaguardare il più possibile il nostro luogo e i nostri segreti anche se, pure se parlassero sarebbe impossibile rintracciarci dato che tutti, prima di entrare qui vengono legati e imbavagliati in modo da non capire la direzione di casa nostra.
Allargo le braccia per accogliere gli esulti del pubblico e lancio una rapida occhiata al mio avversario. Alcuni miei uomini stanno slegando Josh, il quale si guarda intorno completamente spaesato. Immagino che quando pensava di volermi massacrare non aveva messo in conto il reale luogo in cui lo avremmo fatto. Insomma, oltre che fare il gradasso poteva informarsi di più sul nostro incontro.
Quando gli occhi di Josh si fermano su alcuni uomini del North lo vedo boccheggiare, i suoi occhi si sbarrano e viene verso di me «cosa ci fa il signor Paxton qui? E c'è anche il sindaco. Che cazzo di posto è questo? Dev'essere uno scherzo di pessimo gusto, fammi tornare a casa.»
«Sei all'inferno caro Joshua, e non preoccuparti di loro. Sono clienti fissi, non diranno a nessuno che ti hanno visto qui. Sono semplicemente ricchi bastardi che hanno fantasie perverse da soddisfare, come ad esempio vedere due adolescenti che si prendono a pugni.» dico con non chalance abituato a questa situazione.
«Dovevi dirmi tutto prima di venire qui, pensavo ci saremmo stati solo noi due.» blatera a bassa voce mentre cerca di non farsi piccolo agli occhi del pubblico. Tuttavia, il suo tono di voce e il suo comportamento si contraddicono da soli. Dio, sarà noioso quest'incontro se continua a comportarsi così, devo trovare un modo per provocarlo e per farlo reagire, odio vincere facile soprattutto contro di lui che dal primo giorno ha promesso di farmi il culo a strisce.
«Prima una battuta a sfondo sessuale e adesso questo, non ti sarai mica invaghito di me. E comunque tu non mi hai fatto domande in merito, dovresti usare la tua bocca per fare domande sensate oltre che sparare solo cazzate.» ribatto sprezzante per poi continuare «adesso non puoi più tirarti indietro.»
«Non avevo minimamente intenzione di farlo, Sebastian. La mia era semplice curiosità, e forse, vincere davanti a più persone renderà la tua sconfitta ancora più esilarante.» mente, ma non mi curo di fargli notare che l'ho capito. Andremo troppo nelle lunghe e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è tornare a casa e andare a dormire.
«Non peccare di presunzione, la sfida non è ancora iniziata.»
Pochi minuti dopo io e il fidanzato della mia ex migliore amica siamo ai lati del ring. Entrambi ci siamo andati a cambiare e indossiamo semplicemente dei pantaloncini, io neri e lui rossi. Ci guardiamo con sfida, eppure, sul mio volto non riesco a far scomparire un sorriso di schernimento nato dalla consapevolezza che anche questa sera tornerò a casa con un bel gruzzoletto, tanto da sfamare la mia famiglia almeno per le prossime due settimane. Essendo Josh di una famiglia molto ricca del North le scommesse si sono alzate parecchio.
«Ho appena finito la mia tortura, sono arrivato il più in fretta possibile.» il mio migliore amico mi da una pacca sulla spalla e si affianca a me mentre, JJ spiega in mezzo al ring le regole del mio gioco.
«Benvenuti al Flegetonte» dichiara mentre il pubblico inizia ad applaudire e a fischiare eccitato «il fiume di sangue bollente. Siamo qui, nel cerchio dei violenti, per osservare e prendere parte a un'altra sfida indetta dal Minotauro.» Josh si volta verso di me in uno scatto repentino e come risposta trova solo un ghigno beffardo da parte mia.
«33 minuti all'inferno. 33 minuti di lotta libera senza mai fermarsi, senza mai rimanere a terra per più di 33 secondi e senza mai smettere di colpire l'avversario. Ovunque si voglia. Senza nessuno scrupolo.» continua la mia amica mantenendo un tono piatto.
«Se uno di voi due si vuole arrendere» volta il capo verso me e Josh «basta che urliate Hell, e avete perso. Chi vince avrà 3 minuti di tempo per torturare l'altro mentre il perdente sarà immobile, costretto a subire senza poter fare nulla. Questo luogo non si chiama 'sangue bollente' per nulla, e chi di voi sarà più violento potrà avvalorare questa tesi dimostrando all'altro che la parte umana può essere soppressa molto facilmente da quella animale. Il nostro campione lo sa bene non a caso, ne è il guardiano.» urla da parte della folla si levano nella stanza facendo pompare velocemente il sangue nel mio corpo, l'adrenalina sta raggiungendo l'apice in questo esatto momento.
La voce di JJ diventa un semplice sottofondo quando mi volto verso Axel per continuare a parlare con lui, oramai queste regole le so a memoria dato tutto il tempo che passo qui dentro.
«Hai già una strategia?»
«Provocarlo, ho paura se la faccia sotto quindi farò fare a lui la prima mossa.» lancio un occhiolino al mio migliore amico che alza gli occhi al cielo.
«Scommetto che il tuo modo per provocarlo farà riferimento a una certa biondina, sbaglio?»
«Affatto, ho bisogno di divertirmi.» sgranchisco le nocche delle mani mentre guardo Josh dall'altro capo che sta parlando con un ragazzo della nostra scuola del North che gli sta spiegando qualche tecnica e come funzionano qui le cose. Anche lui è un cliente fisso, solo che non ha mai combattuto nonostante la sua stazza imponente possa dargli grande vantaggio. Ma non con me, ovviamente...
«Sai che sono il primo che adora mettersi nei casini e combinare guai, ma non ci andare giù pesante. Sai quali sono i rischi.» questa volta ad alzare gli occhi al cielo sono io «sembri JJ quando parli così.»
«Sono serio Seb, non fare l'egoista anche questa volta.» lancio un'occhiata ad Axel che non sembra per nulla intimorito dal mio sguardo ammonitore.
Il bello – o brutto, dipende dai contesti- del mio migliore amico è che ha quasi una doppia personalità. All'apparenza sembra il solito ragazzo stupido e sarcastico che pensa al sesso e alle stronzate come ad esempio finire nei guai, ma in realtà quando tiene a una persona inizia a comportarsi come una mamma chioccia stando sempre sull'attenti. Fa tutto ciò che può per fare del bene alle persone a cui tiene e darebbe sé stesso pur di salvare me, JJ e la sua famiglia.
É una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto, basti pensare che ha adottato tre gatti randagi paraplegici solo perché erano stati abbandonati dai padroni. E lui è allergico ai gatti e, anche se il suo corpo si riempie di bolle quando si avvicina troppo a quelle palle di pelo, non gli è mai venuto in mente di metterli fuori dal suo camper. Dice che sono i suoi piccoli 'sdentato' dato che, come lui, condividono la difficoltà nel muovere le gambe.
Insomma, la sua insolenza e il suo essere così invadente sono solo la maschera di una persona che ha sofferto molto.
«Tu non preoccuparti, goditi solo lo spettacolo.» mi alzo e urla di acclamazione riempiono la stanza quando mi posiziono davanti a Josh che, fortunatamente, ha recuperato un po' di colorito rispetto a prima.
«Buona fortuna Callahan.» allungo il braccio verso di lui, come di rito, ma lui presuntuoso com'è mi guarda dall'alto verso il basso con disgusto. Finalmente il ragazzino sta reagendo, non avrò neanche bisogno di usare Sole come pretesto per farlo attaccare, per ora. Il nostro amico lo avrà motivato abbastanza da renderlo quasi più feroce di un gattino randagio.
La folla, che è in visibilio dato che per partecipare a questi incontri ci vuole un largo preavviso e non è mai stata organizzata una cosa così rapidamente come stasera, lancia un 'ohh' elettrizzato. Nessuno ha mai osato mancarmi così di rispetto, e un sorriso bastardo compare sul mio volto.
Le persone sono estasiate e quando JJ annuncia l'inizio della partita Josh si butta addosso a me come un animale selvaggio. Riesco con agilità a schivarlo, grazie anche ai miei riflessi pronti mentre lui dall'altro lato ansima. Sicuramente questo incontro ha bisogno di molta più energia rispetto a una semplice partita di lacrosse che ha dietro di sé un lungo riscaldamento.
«Prima regola della lotta libera amico mio, mai far capire al tuo avversario la tua mossa.» affermo ironico mentre sento bruciarmi addosso gli occhi delle persone che ci osservano. Loro urlano e incitano me e Josh a fare di più.
«Mi stavo solo riscaldando.» giriamo intorno al ring mentre ci guardiamo fisso negli occhi. Un rivolo di sudore scende dalla fronte di Josh e capisco che è agitato. Primi cinque minuti passati e non ho fatto neanche una minima mossa. Sto aspettando solo il momento giusto perché sono consapevole che, una volta iniziato sarà difficile smettere.
Dopo sette minuti, mi decido a muovermi. Fingo di attaccare Josh male, di proposito. Lui mi schiva e scoppia a ridere «oltre che sul campo di lacrosse sei patetico anche qui.»
Lo riattacco per la seconda volta, non rispondendo alla sua provocazione, colpendolo solo di striscio un'altra volta e sempre di proposito. Axel sa cosa sto facendo, fingo di dargli potere solo per vederlo crollare al suolo velocemente quando il mio reale colpo andrà dritto su di lui. Josh al decimo minuto riesce a tirarmi un pugno sul volto e la folla urla in delirio dato che raramente mi faccio colpire.
Mi tocco il rivolo di sangue che sta uscendo dallo zigomo e porto lo sguardo verso di lui, che sorride vittorioso come se avesse la vittoria in pugno mentre si fa acclamare da alcune persone sotto il ring.
Fingo nuovamente di attaccarlo ma mi tiro indietro un secondo prima di toccarlo e perciò, quando lui si butta addosso a me, mi giro di colpo facendolo finire a terra. Io mi allontano, perché non è ancora il momento giusto per attaccarlo, adesso inizia il vero divertimento.
Faccio qualche passo indietro e metto un paio di metri di lontananza fra noi. Il sangue e il sudore si mescolano sulla mia pelle mentre Josh sta cercando di recuperare fiato e nel frangente tra il decimo e il ventesimo minuto il mio avversario riesce ad attaccarmi altre tre volte. Sempre perché glielo concedo. Ho affrontato lottatori ben peggiori di Josh Callahan e soprattutto più aggressivi e brutali. Lui, al loro contrario, ha una morale da mantenere.
«Cristo Morris, sei una femminuccia.» mi schernisce facendo ridere un paio di persone più in là. Mancano 13 minuti e per vincere uno dei due deve stendere l'altro per almeno 33 secondi. Se entro i 33 minuti nessuno cade per i secondi prestabiliti, perderà quello messo peggio tra i due.
Per il momento io non ancora sono finito a terra, lui neanche tolto quella caduta all'inizio. E fisicamente quello malconciato sono io, ma non me ne preoccupo più di tanto dato che tra qualche secondo metterò, finalmente, in atto il mio piano.
«Nah, sei solo tu troppo ingenuo.» stiracchio il collo verso destra e sinistra e con grande agilità mi muovo velocemente verso di lui tirando un pugno che gli fa voltare il volto dalla parte opposta. A quel semplice contatto, incitato dagli applausi del pubblico, i miei occhi diventano neri e il Minotauro nonché la parte animale che è in me prende possesso del mio corpo. Adesso sono senza controllo.
Come se avessi premuto un bottone, al suono dell'impatto, la mia mente si trasforma facendo fuoriuscire pensieri che so che mi possono provocare rabbia e farmi reagire. La mia situazione familiare, mia madre, Sole, il mio cuore, la condizione in cui viviamo. Ma l'apice lo raggiungo quando Josh contraccambia il mio pugno facendomi sorridere.
Finiamo entrambi a terra, lui sopra di me, ma non mi lascio scoraggiare. Josh continua a colpire senza tregua mentre il conto alla rovescia dei 33 secondi inizia. Tuttavia, di secondi non ne passano nemmeno cinque che ribalto la situazione finendo sopra di lui. Inizio a colpire violentemente il mio avversario e ogni colpo che riesco a sferrare è carico di rabbia e dolore accumulato.
Primo pugno, mia madre che mi abbandona.
Secondo pugno, mia sorella che piange per la situazione in cui ci troviamo.
Terzo pugno, ho abbandonato Sole quando ne aveva bisogno e non mi potrò mai perdonare per questo.
Quarto pugno, per tutti quelli del North che vogliono distruggere casa mia.
Quinto pugno, per me stesso e per ciò che farò in futuro.
Sesto pugno, per quello che Josh ha fatto a Sole. Per il suo tradimento e per essere uno stronzo. Perché si toccava freneticamente il polso sinistro arrossato, dopo che lui gliel'ha stretto.
«Sei un figlio di puttana fortunato, Callahan.» un secondo prima che JJ annunci la fine dello scontro prendo violentemente la mano destra di Josh per schiacciarla verso il pavimento con un ginocchio. Piccola contusione, sarà la diagnosi. Lui ulula di dolore mentre una lacrima fuoriesce dal suo volto e un sorriso vittorioso spunta sul mio viso. Non era la pena che volevo infliggerli ma per questa sera mi dovrà bastare.
«E tu sei un pazzo malato.» si rialza aiutato da alcuni miei uomini. Si scansa violentemente e incespica tra i suoi stessi passi.
«Non abbiamo finito, manca la tortura.» lo ferma JJ quando nota che si stava allontanando un po' troppo dalla zona del ring.
«Quel bastardo mi stava mandando all'ospedale.» quasi urla, ma io non gli do importanza. Ho appositamente attaccato zone non vitali in modo da non ucciderlo, anche se la tentazione era alta. Non posso inimicarmi ancora di più Sole, e non potevo rischiare di far sorgere troppe domande. Tutti sanno del nostro astio, soprattutto i suoi amici che hanno assistito alla sua patetica sceneggiata in mensa, e non voglio di certo finire nei guai per uno come lui, dato che come primo sospettato risulterei io.
Non posso commettere errori perché non posso finire in galera e la polizia di Santa Monica non vede l'ora di sbattermi dentro, quindi a malincuore devo mantenere un profilo basso. Non posso dare agli sbirri un reale pretesto per farlo davvero e, pure se potrei uscirne pulito grazie a Lucifero, non voglio avere debiti con il diavolo. Non più.
«Lasciatelo andare, se me lo ritrovo davanti per ancora cinque minuti rischio di tagliarli le dita della mano destra.» e ho troppo da perdere per farlo, adesso. Prima o poi riuscirò a fargliela pagare per questo. Sfortunatamente per lui, ho una memoria di ferro e non mi dimenticherò tanto facilmente di ciò che ha fatto, devo solo trovare il pretesto giusto per non far nascere troppi sospetti.
«Sei pazzo Morris, ti vado a denunciare. Vi denuncio tutti.» sbraita facendo alzare gli occhi al sindaco il quale, con passo felpato si dirige verso di lui. Ah, il potere dei soldi. Mi sa che sarà lui quello nei guai se stasera proferirà una parola di troppo. Anche se il sindaco ci odia e l'ha dimostrato ampiamente con il voler distruggere il South, non ci farà crollare permettendo a un figlio di papà il nostro luogo segreto, anche lui finirebbe in troppi guai difficili da spiegare dato che non si perde neanche un incontro.
«Devi andarti a disinfettare la ferita, Seb. Domani nessuno deve rendersi conto di ciò che è successo stanotte. Nessuno deve ricollegare le condizioni di Josh a te, anche se la vedo difficile.» annuisco alla ragazza dai capelli colorati e lascio il ring mentre una morsa inizia a stritolare ferocemente il mio petto. Dannata adrenalina.
Quando raggiungo la mia stanza collegata al tunnel aspetto che JJ vada a prendere un po' di disinfettante e mentre la stretta si fa più atroce, cerco nel buio il mio portafoglio che precedentemente avevo appoggiato in un angolo a terra. Lo apro, e quando le mie dita entrano in contatto con una piccola fotografia il mio cuore ritorna a un ritmo normale.
Quanto mi dispiace, occhi belli.
☀️
Ciao amici, come state?🩵
Scusate l'immensa attesa ma nelle ultime due settimane sono stata a Milano, a casa di una mia amica, per il FRI e scrivere mi è stato impossibile. Proprio per non lasciarvi senza capitolo per troppo tempo ho deciso di fare questo, un po' più corto, totalmente dal punto di vista di Seb dove finalmente alcuni nodi vengono al pettine, come ad esempio il motivo per cui Sophie era nello spogliatoio maschile, o cosa si sono detti i due in bagno.
Inoltre, ci tenevo a farvi conoscere un po' di più il suo personaggio e cosa combina al di fuori della sua vita 'normale', tuttavia badate bene perché questa è letteralmente solo la punta dell'iceberg, ci sono ancora tante cose da scoprire sull'orlo e piano piano tutto verrà rivelato.
Spero che i riferimenti alla divina commedia vi siano piaciuti e spero di aver scritto tutto in modo chiaro✨l'hell è un posto totalmente oscuro e complesso e non vedo l'ora di farvi leggere un altro capitolo su questo luogo perché nella mia mente è così intricato che spero di descriverlo come me lo immagino.
La cosa di cui vado più fiera è ✨IL QUADRO✨ perché sappiamo tutti chi è la Beatrice rappresentata, o no?👀
Io adesso vi saluto, spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere sinceramente cosa ne pensate. Ci ho pensato ben 3 giorni prima di pubblicarlo e davvero è uno dei capitoli di cui sono più orgogliosa, quindi spero di avervi fatto leggere qualcosa di decente❤️🩹
In più, domanda da milioni di euro, che opinione vi siete fatti di Seb?🤭
Ps. Da notare come il numero del capitolo e del canto del Minotauro coincidono🫠🥹
Un bacio🩵💋
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