capitolo 1.

Sebastian mi ha regalato dei fiori.

O meglio, degli origami a forma dei miei fiori preferiti, i nontiscordardime.

Ne sono otto, come gli anni che compio, e sono rigorosamente fatti tutti a mano dato che a quelli veri sono allergica. 

Li ha posati sul comodino rosa, accanto al mio letto a baldacchino, non appena si è intrufolato in camera mia passando dalla finestra semi-aperta che, ogni sera, mi dimentico di chiudere. In realtà è questa la bugia che propino a mia madre ogni mattina quando mi viene a svegliare, mentre la realtà è ben diversa in quanto la lascio appositamente socchiusa per il mio migliore amico il quale, non appena riesce a sgattaiolare fuori da casa sua che è dall'altro capo della città, viene a trovarmi. 

«Sono per te, occhi belli. Buon compleanno.»mi sussurra questa confessione all'orecchio facendomi venire la pelle d'oca. Mi posa un bacio sulla guancia per poi ritirarsi imbarazzato con lo sguardo abbassato e le dita che giocherellano fra di loro. Lo guardo in modo accigliato e inizio a preoccuparmi davanti a questa visione: Sebastian Morris è il bambino più estroverso e chiacchierone del mondo e vederlo per una volta senza parole è davvero molto strano.

E sono sicura che non si tratta nemmeno della consapevolezza che, nella stanza accanto, ci sono i miei genitori che stanno dormendo a farlo sentire a disagio dato che siamo abituati alla loro presenza ogni volta che Seb viene qui; quindi, non so proprio di cosa possa trattarsi. Ma non apro neanche l'argomento in quanto so che svierebbe l'attenzione su altro e perciò mi concentro sul mio regalo di compleanno.

«Sono bellissimi.» sussurro mentre abbraccio per l'ennesima volta il bambino davanti a me. I miei occhi sono iniettati di gioia, il mio cuore batte come un tamburo e io divento consapevole che nella mia vita non riceverò mai regalo più bello di questo.

«Li hai fatti tu?» domando cauta facendo attenzione a non farmi sentire dai miei genitori nell'altra stanza mentre controvoglia mi stacco dall'abbraccio con un sorriso sornione sul volto.

«È caduto anche a te.» svia l'argomento meravigliato che a entrambi manca lo stesso dentino. Odio quando le persone declinano in questo modo le mie domande e per questo, prima di fargliela di nuovo, rispondo alla sua ripercorrendo con il pensiero e con le parole la scena di stamattina.

«Papà ha usato il metodo del filo legato al pomello della porta, sbattendo quest'ultima quando il filo era legato al mio dente, il quale in pochi secondi è caduto.» snocciolo sbrigativa.

Apro la bocca per continuare l'argomento principale, perché ci terrei tanto ad avere una cosa fatta interamente a mano da lui e non comprata chissà dove ma mi batte sul tempo ponendomi un'altra domanda alla quale rispondo nuovamente sbrigativa.

«Hai pianto?» mi chiede preoccupato mentre io scuoto la testa in segno di negazione. Lui cerca ancora di pormi altre domande, per sviare nuovamente l'argomento, ma lo blocco in partenza parlando prima di lui.

«Quindi?» indico con la testa il regalo sul mio comodino e lui sbuffa per poi allontanarsi da me e andarsi ad accomodare sul mio letto.

Senza perdermi d'animo mi siedo accanto a lui e sorrido flebilmente alla nostra differenza di altezza: mentre lui tocca totalmente il pavimento dall'altezza del mio letto io arrivo a metà e non perché sono un puffo anzi, sono la più alta della mia classe, ma è lui che è troppo alto per avere solo otto anni. 

«Sei petulante occhi belli.» incrocia le braccia sul petto e mi lancia un'occhiataccia che mi fa sorridere notevolmente. Almeno non è più silenzioso e timido come qualche minuto fa.

«Non sono insistente mister parole da grandi.» lo sfotto per poi mettere un finto broncio «sono solo curiosa.» lo imito nella sua posizione e mi appunto mentalmente di ringraziare la mamma per l'aiuto che mi sta dando nel migliorare il mio linguaggio.

La mamma di Sebastian è una scrittrice esordiente italiana e ama tanto i libri e la letteratura ed è proprio per questo motivo che Sebastian conosce sia tanti paroloni così difficili – dove io, per non essere da meno, ho chiesto alla mia di mamma di imparare quotidianamente nuove parole- e sia numerosi autori italiani con le loro rispettive opere.

«Uff. E va bene.» esasperato solleva gli occhi al cielo. Si alza dal mio letto mentre inizia a cercare qualcosa nella tasca posteriore del suo jeans.

«Lo ammetto. Quello che avevo fatto io era troppo brutto così ho chiesto alla mamma un piccolo aiuto.» sospira afflitto facendo ritornare quella timidezza di qualche minuto fa, mentre estrae dal pantalone un piccolo pezzo di carta tutto stropicciato color blu intenso. Me lo porge e dopo averlo preso lo apro con cura rimanendo sorpresa dalla bellezza del suo pensiero.

Certo, quelli di sua mamma sono perfetti ma non tutte le cose perfette sono belle. A volte, le cose sgualcite ma fatte con amore valgono di più.

«È stupendo.» affermo sincera mentre continuo a rigirarmi tra le mani un piccolo origami sgualcito di 'non ti scordar di me'.

«Posso tenerlo?» domando quando noto che lui non ha ancora aperto bocca. Lo fisso negli occhi sperando in una risposta affermativa e quando annuisce leggermente un sorriso sornione appare sul mio volto. Esulto felice, nel senso che inizio a saltellare ovunque perché non posso fare casino, e lui finalmente ridacchia abbandonando quello strano comportamento che lo ha accompagnato da quando è entrato dalla mia finestra. E così, dopo aver lanciato un'altra occhiatina al mio migliore amico e avergli chiesto di girarsi perché dovevo prendere una cosa, mi accascio sul pavimento per tirare fuori il mio diario segreto –rigorosamente rosa con la scritta 'I am a princess'-, quello che scrivo ogni sera prima di andare a dormire. Lo stesso che ogni giorno riempio con il nome del mio migliore amico, nonché ragazzo per il quale ho una stratosferica cotta, Sebastian Morris.

Lo so, ho solo otto anni e di amore non ci capisco nulla, tuttavia, so che cosa non è l'amore perché l'ho visto dai miei genitori, lo vedo ogni giorno dai miei genitori.
Sicuramente l'amore non è papà che ogni sera urla a mamma di stare zitta e non fare troppo casino perché lui è stanco e non è neanche buttare in aria la tovaglia con sopra i piatti perché la pasta era troppo cotta. Sebastian non mi fa sentire quegli orrendi brividi che prova la mamma non appena sente l'auto di papà parcheggiare nel vialetto e quando lo vedo il mio cuore non batte forte per la paura ma si riempie di felicità. Non ho mai avuto paura di lui.

Io e Sebastian ci conosciamo da quando ne ho memoria. È stato il mio primo amico alle scuole elementari. L'ho costretto, a dire la verità, ad essere mio amico.

Era appena arrivato dall'Italia insieme a sua madre e suo padre e poiché non era in grado di parlare l'inglese se ne stava sempre in disparte. Il più delle volte mischiava le due lingue creando frasi prive di senso che provocavano in lui un forte senso di disagio in quanto gli altri bambini lo prendevano in giro.

Io invece ho deciso di farci amicizia. Nessun bambino merita di stare solo e, dato che con Sophie –la mia migliore amica- aveva funzionato parlare fino allo sfinimento facendola innervosire e cedere alla mia parlantina, perché con Seb non avrebbe dovuto?

Inizialmente mi aveva scansata e io, non felice di essere stata rifiutata, ci ho riprovato per tanto tempo fino a quando, un caldo pomeriggio primaverile, non ho buttato Josh Callahan –il bulletto della scuola- nel fango perché aveva definito brutto il mio vestitino a fiori e aveva dato a Sebastian dello stupido.

Lì ho sentito Seb ridere per la prima volta e, timidamente, si era avvicinato a me per dirmi quella frase che ha dato inizio alla nostra attuale amicizia "a me il tuo vestito piace molto invece." Devo davvero dire che quello è diventato il mio vestitino preferito?

Ma, tornando all'argomento principale caro diario, dopo aver abbracciato nuovamente il mio migliore amico mi sono avvicinata agli origami-mazzo di fiori e dopo aver preso in mano il piccolo bouquet con assoluta attenzione ho notato un piccolo portachiavi blu con un fiorellino al centro e una placca del medesimo colore con su scritto 'non ti scordar di me'.
Ed è in quel momento con l'alba che faceva capolinea dando avvio ad una nuova giornata, con quel ciondolo e quei fiori tra le mani e con il mio migliore amico di fronte con quegli occhi vispi e il sorriso impertinente, che l'ho guardato e ho capito che Seb mi piaceva, e pure tanto. Non da semplice cotta. Ho provato una morsa così forte alla pancia che mi veniva da vomitare e no, questa volta non è stata la torta di mamma a provocarmi la nausea.

A proposito caro diario, né a lei e né a papà dirò nulla, infatti, devo nascondere i fiori. Mamma potrebbe essere felice ma non voglio che papà si arrabbi.
Ora però devo andare, a domani diario.

10 anni dopo.

Sfoglio la pagina successiva del diario segreto che ho ritrovato nascosto in una pila di vestiti e noto che non c'è scritto nulla. Neanche a quella dopo, e a quella dopo ancora. Una morsa stritola il mio stomaco consapevole di ciò che era successo il giorno seguente e, soffocata dai ricordi e dal turbinio di emozioni provate in quel giorno, lancio il diario dall'altra parte della camera come se fosse una bomba pronta ad esplodermi tra le mani.

Purtroppo, a causa della mia pessima mira, il diario non scompare dalla mia visuale anzi, continua a osservarmi da sotto la scrivania e anche se mi prudono le mani in quanto vorrei prenderlo e nasconderlo –o meglio gettarlo in una trita documenti- rimango ferma incapace di muovermi.

Continuo a fissare la scrivania bianca fino a quando la mia migliore amica non entra in camera mia con solo addosso un piccolo asciugamano.

Ringrazio il cielo che in casa mia non c'è nessuno dato che mamma e Cillian –il compagno di mamma- sono fuori per San Valentino e Kayden è al college.

«Sole, hai trovato quella borsetta Chanel che mi piaceva tanto?» gracchia la rossa con quel tono esuberante che tanto la contraddistingue mentre continua a svuotare il borsone pieno di vestiti che si è portata da casa sua per andare in discoteca a festeggiare il suo compleanno.

«Guarda tu stessa.» lancio un occhiolino a Betty mentre mi dirigo verso l'armadio facendo attenzione a non calpestare nessuno dei suoi vestiti firmati anche se l'impresa è molto ardua dato che la mia stanza è diventato campo di battaglia di una sfilata di moda. Ci sono troppi vestiti sparsi sul pavimento e troppe scarpe gettate in aria.

Arrivata alla meta, ossia al mio armadio, prendo il sacchetto contenente l'oggetto così tanto bramato dalla rossa -la classica Chanel mini in pelle martellata nera la quale viene verso di me saltellando, rischiando di far cadere l'unico pezzo di stoffa che mi permette di non vederla nuda, mentre urletti striduli escono dalla sua bocca e mi abbraccia.

Ricambio leggermente il suo gesto d'affetto, dato che è ancora completamente bagnata ma lei non lo accetta stritolandomi sempre più forte.

«Sei la migliore.» sussurra grata per poi scostarsi da me pronta a prendere la borsa che tengo ancora nella mia mano destra. Mentre si avvicina io faccio un passo indietro pronta ad andare a prenderle il suo vero regalo.

«Mi deludi Elizabeth.» schiocco la lingua sul palato in segno di diniego. Mi porto una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio e sollevo da terra una busta color champagne con dettagli neri e un fiocco del medesimo colore che si mimetizzava con le altre identiche nel mio armadio.

«Non sono la migliore perché ti ho trovato una stupida borsa della collezione passata nel mio armadio. Sono la migliore perché sono riuscita, grazie a qualche telefonata, a farti avere un pezzo unico in anteprima. E sì amica mia, proprio quello che hai visto in pre-order qualche sera fa sul sito e che volevi così tanto.»

Gli occhi della mia migliore amica si fanno sempre più grandi e lucidi dalla gioia. È senza parole, cosa strana dato che è un uragano logorroico, e boccheggia come se fosse un pesce facendomi spuntare di conseguenza un sorriso sincero sul volto. Amo sorprendere le mie amiche e amo viziarle, soprattutto dopo che sopportano una come me da quasi cinque anni.

Devo tutto a Eileen e Betty, soprattutto dopo che lui mi ha abbandonato. E se per far felice Betty devo spendere tutta la mia paghetta in una stupida borsa, ben venga. Lei, come anche Eileen, sa che non sono una persona molto affettuosa quindi il mio bene lo dimostro così, è sbagliato lo so, ma è raro che io dica esattamente le tre parole del 'ti voglio bene'. Loro lo accettano e compensano il mio non voler dare affetto con il loro che è in una quantità sproporzionata per due normali adolescenti.

«Svelami il tuo segreto Marisol Celine di Laurentiis. Come diavolo hai fatto? Esce il mese prossimo letteralmente ovunque, prima non è venduta da nessuna parte.» esulta stringendo al petto il suo nuovo tesoro. Ridacchio divertita e le spiego come trovare quella borsa è stato molto più facile del previsto «beh, diciamo che qualcuno mi doveva un favore.» le faccio un occhiolino e poi la intimo a prepararsi velocemente.

Siamo in ritardo e, anche se amo la mia migliore amica, odio i ritardi come odio anche il disordine che Betty sta lasciando in camera mia e il diario che ci sta osservando da sotto la scrivania. Tutto deve tornare come oggi pomeriggio, la mia camera pulita e il diario nascosto da qualche parte o la mia salute mentale potrebbe risentirne.

Penso di appartenere a quella piccola fetta di ragazze sempre ordinate e puntuali al contrario di Eileen e Betty che invece sono perennemente in ritardo e disordinate. Una volta ho dovuto aspettare circa un'ora e quarantacinque prima di vedere la mora –Eileen- scendere da casa.

Non a caso io sono già pronta da ben venti minuti, ma almeno oggi giustifico la rossa. Oggi, precisamente il giorno di San Valentino è il suo diciottesimo compleanno e, cosa non da poco, a detta sua all'heartbreakers ci sarà anche il ragazzo della settimana: Austin.

Già, proprio così, il ragazzo della settimana.

Mentre Eileen è fidanzata con Wade da quasi tre anni, Betty punta solo a divertirsi. Settimana diversa, ragazzo diverso. Dice che non ha nessun fine questa sua scelta ma io so, come anche Eileen sa, che sotto sotto c'è un ragazzo e lei vuole attirare la sua attenzione. Pensiamo che il fattore scatenante di tutta questa situazione sia Easton Sanders, il suo ex fidanzato.
I due hanno rotto dopo che è stato accettato alla Columbia University a New York. A Betty, nonostante sia passato un anno non è ancora scesa la rottura quindi si comporta così sperando che sua sorella Sophie, riferisca tutto al fratello maggiore.

Io invece, sono in bilico.

Da quando Josh, si proprio Josh Callahan il bambino che ho spinto nel fango quando ero piccola, mi ha lasciata per dedicarsi alla sua carriera di atleta di lacrosse il mio cuore si è scheggiato e così, sotto l'influenza di una delle mie migliori amiche ho cercato di provare anche io le avventure di una notte. Ma io non ci sono mai riuscita anzi, ogni volta che qualcuno mi si avvicinava provavo un così grande senso di colpa che mi tiravo indietro. Ogni singola cosa, anche un piccolo neo in un punto strategico che mi faceva pensare a Josh, di conseguenza, mi faceva allontanare da quel ragazzo. Che poi, parlo di questi ragazzi come se con loro volessi qualcosa di serio quando, in realtà, il mio unico obiettivo era far ingelosire Josh per fargli capire ciò che si è perso. Piano fallimentare a causa del mio essere sottona.

Ed è anche per questo motivo che Betty mi sta trascinando all'ennesima festa quando potevamo andare alla SPA come tutti gli anni. All'inizio avevo cercato di deviare la sua attenzione da questa idea folle, accompagnata da Eileen che odia ogni posto che comprende alcool e corpi sudati, ma lei non ha ceduto anzi mi ha rivelato casualmente che proprio quella sera i Crafty Foxes, nonché la nostra squadra di Lacrosse, avrebbero festeggiato lì il loro post-partita.  Lì ho iniziato a cedere alla tentazione e il colpo finale mi è arrivato da Eileen che per stare sia con il suo ragazzo, anche lui giocatore di Lacrosse, e sia con Betty ha cambiato idea acconsentendo ad andare alla festa.

Il passo successivo, da brava egocentrica quale sono, è stato guardarmi allo specchio e dirmi: 'bene Sole, sono passati tre mesi e devi smetterla di crogiolarti nel dolore. Sei bellissima, perciò, muovi quel culo e vestiti come una bomba sexy. Lui deve vedere cos'ha perso'.  

«Okay sono pronta.» dichiara la rossa pronunciando queste fatidiche parole che speravo di sentire da almeno mezz'ora. Fa una giravolta su sé stessa prima di posare il suo sguardo su di me mentre si liscia le pieghe del vestitino.

«Siamo superlative.» schiocca la lingua al palato e mi trascina davanti allo specchio posto all'interno dell'armadio. Le do credito, in quanto ha pienamente ragione, e seguo la sua risata mentre continuo ad ammirare il mio riflesso nello specchio. Una strana sensazione pervade il mio stomaco, e non è la fame stranamente, ma la scaccio dalla mia mente quando Betty mi dà una gomitata indicandomi la fotocamera attiva nel suo iPhone.

Faccio un sorriso sornione, giusto per far credere a tutti che la vita della reginetta della scuola sia perfetta, e lascio che la mia migliore amica scatti qualche foto. Scattate una dozzina, scartandole tutte perché secondo lei in ognuna è presente un difetto ben visibile, alla tredicesima sono costretta a trascinarla via. Siamo già in ritardo e non vorrei peggiorare la situazione.

Il viaggio verso il locale è breve e silenzioso.

L'assordante silenzio tra me e Betty, la quale sta smanettando al telefono, è rotto da una canzone commerciale riprodotta a basso volume dallo stereo dall'abitacolo accompagnata dall'autista che muove a ritmo la testa.

Con sottofondo la musica e le unghie di Betty che premono i tasti del telefono appoggio la testa sul vetro del finestrino e osservo Santa Monica scorrermi davanti o meglio, il North di Santa Monica. Perché noi, qui, abbiamo case imponenti, piscine lussuose e macchine colossali ma nell'altra parte, nel South, c'è solo povertà e miseria insieme ad un piccolo campo caravan dove abitano i poveri della nostra città. Ed è in quel punto che cade il mio sguardo, in quella linea invisibile di demarcazione che segna l'inizio e la fine di tutto, in quel viale scuro illuminato a stento da alcune luminarie che sembrano piccole lucciole nel buio.

Ed è proprio su quella traiettoria che si trova l'heartbreakers l'unico luogo che le due parti di territorio hanno in comune. Luogo che loro non frequentano perché non vogliono avere davanti noi altezzosi con la puzza sotto il naso e luogo che noi frequentiamo perché vogliamo sottolineare la nostra predominanza. O meglio, tutti gli altri vogliono, a me di questa divisione sociale non è mai fregato un cazzo.

Finalmente l'heartbreakers si staglia davanti a noi: si presenta imponente e luminoso, con una musica così assordante, completamente diversa da quella del taxi, che si sente sin dal parcheggio.

L'edificio sarebbe completamente nero se non ci fossero a far contrasto alcune luci neon che riprendono la sagoma del locale e alcuni dettagli argento che vengono riflessi dalle luci dei lampioni che si stagliano nel vialetto che conduce all'entrata.

Scendiamo dalla macchina, dopo aver pagato l'autista, e faccio una smorfia di disgusto quando sento i miei tacchi calpestare la ghiaia; spero che i miei YSL placcati non si rovinino data la fortuna che mi sono costati. Infine, mi aggiusto il mio tubino bianco e raggiungo la mia migliore amica dall'altra parte del veicolo.

Ci dirigiamo verso l'ingresso prioritario dove la fila è nulla rispetto a quello principale quando sento il telefono vibrare nella mia pochette della medesima marca delle scarpe. Lo schermo del mio iPhone è illuminato dalla notifica di Eileen che sul gruppo ci avverte del suo ritardo e che ci raccomanda di fare le brave. Un messaggio che va interpretato in un contesto diverso data l'emoji che accompagna l'ultima parola. La rossa con un ghigno sul volto fa un audio dove si assicura che anche io, e sottolinea specialmente io, seguirò il suo ambito consiglio.

«Sarà difficile trovare Austin in mezzo a questa folla.» mi urla addosso la mia amica non appena mettiamo piede nel locale. Un numero indefinito e spropositato di persone si muove in questa discoteca, chi per ballare e chi semplicemente per raggiungere l'altro capo dell'enorme salone e quasi mi escono gli occhi dalle orbite quando vedo un altro gruppo di quasi venti ragazzi entrare dall'ingresso. Non mi aspettavo così tanta affluenza sia per la posizione poco strategica del posto e sia perché ancora adesso dovrebbe essere iniziato l'ultimo quarto della partita di Lacrosse e di solito, qui da noi, tutti preferiscono una bella partita agguerrita a una festa piena di adolescenti arrapati.

«Non puoi mandargli un messaggio?» domando innocua evitando appena in tempo un barista che mi stava finendo addosso. Dio ci manca solo sporcare il mio vestito nuovo da 700 dollari.

Il ragazzo neanche si volta a chiedermi scusa e mi appunto mentalmente di stare più attenta e soprattutto di stare lontana dai baristi che cercano di portare più di quattro cocktail sul vassoio. 

«Cristo, sei impazzita?» mi domanda retoricamente per poi continuare il suo solito mantra che replica a me, e anche ad Eileen quando litiga con il suo fidanzato, praticamente ogni giorno «Sole noi donne non dobbiamo mai mandare per prime un messaggio è....» ma non la faccio terminare che completo la frase al posto suo «ridicolo. Noi siamo le prede, loro i cacciatori e come tali devono fare loro la prima mossa.» Annuisce soddisfatta di avermi impartito questa lezione di vita e riprende a guardarsi in giro in cerca della sua preda. Buffo no?

«Se ti piace fallo, non essere orgogliosa.» tento invano con la mia strategia che alla fine mi ha portata solo ad essere lasciata dal mio ex per una pallina rotonda. Conosco la mia migliore amica dal primo anno di liceo e so che mi darà la solita risposta che oramai conosco a memoria.

La scanso da un possibile scontro tra lei e il drink di un tipo e, dopo averlo guardato storto, poso di nuovo il suo sguardo su di lei. Questo è un complotto verso noi e i nostri abiti lussuosi dato che, nel giro di due minuti, stavano per cascarci addosso bicchieri pieni di chissà cosa.

«Non voglio averci una relazione Sole. E non voglio neanche risultare patetica, sentimentalista o appiccicosa. Voglio sedurlo, ammaliarlo e scoparlo nulla di più ed è quello che dovresti fare anche tu. Sei single Marisol, goditi questa serata senza preoccuparti. I ragazzi sono tutti qui pronti a soddisfarti e quelli fidanzati saranno a qualche ristorante di lusso con la propria fidanzata.» faccio per aprire bocca per spiegarle il mio punto di vista quando mi scosta dalla folla e mi volta la testa verso un ragazzo all'incirca della nostra età «niente ma amica mia, ti sta fissando da quando siamo entrate e non hai scuse. Ricorda guardalo negli occhi, morditi il labbro e soprattutto non mostrare la tua intelligenza, i ragazzi hanno paura delle ragazze intelligenti. Una scopata senza impegno.» mi spinge verso il ragazzo augurandomi buona fortuna per poi sparire tra la folla.

Bene Sole, ci siamo.
Prendo un respiro profondo e annuisco a me stessa per farmi forza, è il momento di rendere fiera la tua migliore amica e di far vedere a Josh cosa si è perso. Ho già notato qualche suo amico e non ci metterà molto a circolare la voce che sono qui a provarci con un altro e, stranamente, ne vado soddisfatta. A volte essere così popolare ha i suoi vantaggi.

Quindici minuti più tardi mi trovo davanti a mister Narciso nonché il ragazzo verso il quale Betty mi ha spinto, più annoiata che mai. Si chiama Josh Stewart, ha 19 anni ed è qui a Santa Monica in vacanza, dal college, per trovare la sua famiglia. Sarebbe perfetto come ragazzo di una notte se non avesse lo stesso nome del mio ex, un ego così smisurato da farmi mancare l'aria -addirittura peggiore del mio- e le mani troppo lunghe.
Diamine, ha cercato di baciarmi almeno 3 volte mentre stavo annuendo distrattamente al suo monologo e ha cercato di infilarmi le mani sotto la gonna almeno sette dannate volte. E non sa neanche il mio nome.

Con una scusa molto banale lo liquido per andare fuori a prendere una boccata d'aria fresca. Dio, non si è nemmeno accorto che ho messaggiato per tutto il tempo con mio fratello non ascoltando minimamente i suoi auto elogi.

Per essere febbraio, ci sono più di venti gradi e il leggero venticello notturno che accarezza impercettibilmente la mia pelle non mi provoca freddo. Rispondo all'ennesimo messaggio di Kayden quando una voce cupa e profonda mi fa sussultare. Come un riflesso involontario mi volto verso la fonte della voce e un ragazzo all'incirca della mia età compare nel mio campo visivo.

«Pesante?» impulsivamente faccio un passo indietro quando noto che lui ne fa uno in avanti, nella mia direzione.

«Come scusa?» domando schiarendomi leggermente la voce. Proprio ora mi si doveva asciugare la gola facendomi sembrare una ragazza impaurita e indifesa?

«Il ragazzo dentro» indica con un cenno della testa l'interno del locale mantenendo lo sguardo fisso nel mio «ti stava parlando ma tu non hai smesso, neanche un secondo, di guardare il telefono.» incrocia le braccia e si appoggia a una colonna di cemento che regge il secondo piano del locale mentre con un cenno del capo indica il telefono che stringo tra le mani.

Lo guardo dal basso verso l'alto puntando nuovamente lo sguardo nei suoi occhi. Nei suoi ci vedo divertimento, probabilmente nei miei adesso c'è un pizzico di paura. Decisamente questa serata non sta prendendo la svolta che avevo previsto e a dirla tutta tra il maniaco stalker e l'egocentrico Josh preferisco di gran lunga il secondo.

«Mi stavi spiando?» domando retorica, dato che la risposta è più che affermativa, con il mento alzato ostentando quella sicurezza che adesso sta andando a scemare. Forse, e dico forse, avrei dovuto seguire quel corso sull'autodifesa che mi aveva consigliato Cillian l'anno scorso.

Fai un respiro profondo Sole, niente panico e tira fuori la parte cazzuta che ti ha sempre contraddistinta e poi non può uccidermi davanti a così tanti testimoni, giusto?

Mi guardo intorno per cercare un barlume di speranza nella mia domanda ma a quanto pare la fortuna non è dalla mia parte dato che il piccolo balconcino che si affaccia all'uscita secondaria è totalmente deserto se non per una coppia che poco distante da noi è distesa sul divanetto in procinto di scopare.

Lo guardo negli occhi verdi, i quali non sono rossi e questo potrebbe essere una cosa positiva, e un brivido percorre la mia schiena.

È il freddo, pensa la mia mente.
Abbiamo già visto quegli occhi da qualche parte, sussurra il cuore.
Ma non mi lascio abbindolare da nessuno dei due.

«Osservando. È ben diverso.» afferma il ragazzo come se non avesse appena fatto uscire dalla sua bocca una colossale assurdità.
«Precisamente da quando sei entrata nel locale, o meglio da quando per sbaglio non ti stavo venendo addosso. Poi ti sei andata a sedere con quel tipo poco raccomandabile e ho solo aspettato l'occasione giusta per venirti a parlare.» mi regala un occhiolino accompagnato da un sorriso sghembo che mette in mostra i suoi denti bianchi allineati per poi alzare l'indice verso l'alto come se si fosse appena ricordato di qualcosa di importante.

«Mi perdoni principessa.» si stacca dalla colonna e fa un passo in avanti mentre ne segue un altro mio indietro.
«Venendo addosso nel senso lato del termine, non letteralmente anche se –controlla l'orologio al suo polso sinistro e torna ad osservarmi intensamente- tra dieci minuti finisco il mio turno.»

Tralascio la sua battuta, pessima, e dopo aver piegato leggermente la testa di lato lo squadro nuovamente dall'alto verso il basso. Ho come la sensazione di aver già visto questa persona e il senso di inquietudine che prima mi pervadeva adesso sta svanendo lentamente e so che la causa non è il suo aspetto rassicurante, perché questo ragazzo apparentemente non sembra il good boy dei libri che leggo.
È un sesto senso che vuole farmi buttare nelle fauci del lupo.

«E' difficile stabilirlo.» mi porto una mano sotto il mento con finto fare pensieroso.

«Cosa? Scegliere se scopare con me o meno?» Sbroccato, penso.

«No, scegliere se sono più oscene le tue battute e il tuo modo di rimorchiare o il fatto che mi stessi, come che hai detto?» questa volta ad alzare l'indice in alto sono io «osservando.»
Calco la voce sull'ultima parola sottolineando non solo la stranezza della situazione ma facendo recuperare a me stessa la lucidità che stavo perdendo. Sesto senso o meno questo tipo non lo conosco e io non sono la persona che si fida degli sconosciuti anche se stasera ho già superato il mio limite.

Per la prima volta da quando abbiamo avviato questa conversazione i suoi occhi scendono al di sotto dei miei. Mi scruta centimetro per centimetro, lentamente, e un brivido nuovamente accarezza la mia pelle. Ignoro il suo sguardo indagatore ma quando si sofferma un po' troppo sulle mie gambe lunghe schiocco le dita davanti ai suoi occhi intimandolo di riprendersi.

«Smettila.»

«Beh principessa, siamo pari. Ti ho permesso di posare i tuoi occhi ben due volte su di me e non ho detto nulla. Ora permettimi di restituirti il favore e lascia che ti ammiri anche io.» dice in modo seducente e anche se la mia testa urla scappa, il mio corpo e il mio ego amano queste piccole attenzioni che da tempo non ricevevo. Non ribatto neanche al nomignolo che mi ha affibbiato.
E di certo il suo aspetto fisico da adone non aiuta e se lo dico io che, per diversi mesi ho cercato di allontanare ogni ragazzo, la situazione è grave.

Sto cercando di assecondare il mio sesto senso e di meno la mia testa che, fino ad oggi, mi ha sempre portato a un nulla totale in queste situazioni. Ma la mia testa e il mio corpo sono ancora in contrasto sul da farsi.

Occhi verdi, nomignolo alquanto originale devo dire, è più alto di me e sovrasta addirittura il mio metro e settanta accompagnato da altri dodici centimetri di tacchi. I suoi muscoli si intravedono dalla divisa nera, maglia a maniche corte e pantalone lungo che fascia le sue gambe toniche e muscolose il tutto accompagnato dalle luci soffuse delle candele a forma di cuore allestite per l'occasione che non migliorano la situazione riproducendo su di lui un gioco di luci ed ombre che non mi lascia del tutto indifferente.

Sposto lo sguardo più in alto e mi soffermo sulle braccia le quali, anch'esse muscolose, sono costellate di tatuaggi. Tuttavia, mentre il braccio destro è così impregnato di inchiostro, inchiostro che addirittura arriva alle mani, che non riesco a individuare dove inizia una figura e dove finisce l'altro, il sinistro a confronto è una tela bianca con delle linee qua e là. Anche il collo riprende lo schema del braccio sinistro in quanto ci sono pochi tatuaggi che non riesco a indentificare a causa della scarsa luminosità.

Infine, ma non per importanza, osservo il suo taglio di capelli che per la prima volta trovo attraente su di un ragazzo. Il taglio militare risalta in modo impeccabile i suoi occhi e le sue labbra carnose e osservando lui che lambisce il suo labbro inferiore con la lingua rosea un caldo inspiegabile si propaga fra le mie cosce facendomi sussultare.

Fa un altro passo verso me, ma questa volta io non ne faccio uno indietro. Anzi, decido di rispondere a tono; questo gioco sta iniziando a divertire anche me e forse Betty non aveva tutti i torti quando diceva che a volte essere la preda di qualcuno è molto più eccitante di scappare senza fare nulla. Dio, mi sono fatta influenzare troppo dalla mia migliore amica; Eileen come la rossa sarebbe fiera di me.

«Ma solo per pochi secondi, tu dici di farlo da quando sono entrata.» mi giustifico alzando le spalle con estrema innocenza. Per una volta lasciati andare Marisol, è bello, ti ha proposto una scopata in modo diretto, ha un accento niente male e se rimanete nei paraggi del locale probabilmente non ti ucciderà. E poi, cosa più importante, sei single.
Mi ripeto mentalmente autoconvincendomi di fare questa pazzia.

«Ti sei scostata quando Josh Stewart ha appoggiato la sua mano sulla tua gamba.» fa un passo verso di me mentre io, d'istinto, ne faccio uno indietro ma non per paura, per l'adrenalina che sta crescendo dentro di me. Lui sorride e come una volpe pronta a catturare la sua preda si avvicina nuovamente, ha capito il gioco e sa che non ho più paura di lui.

«Ti sei allontanata quando ha cercato di baciarti dopo solo un minuto.» un altro passo avanti da parte sua e uno indietro da parte mia. Arrivo alla colonna sulla quale ero appoggiata all'inizio, quando ero uscita per prendere una boccata d'aria.

«Devo avere paura?» domando con una punta di eccitazione nella voce. Impulsivamente attorciglio una ciocca bionda alle mie dita e noto il suo sguardo cadere sul mio gesto. Deglutisce e non muove i suoi occhi da quel punto per qualche secondo fino a quando si riprende dopo un mio leggero colpo di tosse.

Si infila le mani in tasca e piano piano, con movimenti felpati e seducenti, arriva a pochi centimetri da me. Alzo leggermente lo sguardo per fissarlo negli occhi dato che arrivo a poco più del suo mento.

«Josh Stewart non è un tipo raccomandabile.»

«Lo conosci?»

«Diciamo che qualche settimana fa ha avuto un breve incontro con il mio pugno e non è finita bene, per lui ovviamente. Quindi, quando ho visto che la mia lezione non era servita a nulla ho deciso di spiarvi per vedere fin dove si sarebbe spinto.» estrae una mano dalla tasca, quella destra completamente tatuata, e la poggia sulla colonna dietro di me facendomi sussultare. Abbasso leggermente lo sguardo perché non riesco più a sostenere l'incontro diretto con i suoi occhi e i miei cadono sulla sua bocca. Morbida e carnosa. Ovviamente non ho potuto non notare che ha usato il termine 'spiare' e che l'ha fatto usando un tono di voce provocatorio

«E tu lo sei? Raccomandabile intendo.» lo incalzo con lo stesso tono usato poco prima sporgendomi leggermente verso di lui.

«Io sono un cavaliere principessa.» si inchina leggermente aizzando contro di me quegli occhi verdi che farebbero sciogliere un masso al sole.

«Dovrei ringraziarti?» deglutisco in difficoltà per la situazione che si sta creando e che sta facendo impazzire me e i miei ormoni.

Estrae anche l'altra mano dalla tasca e con la scusa di poggiarla sulla colonna, imprigionandomi così tra le sue braccia che si trovano al lato del mio volto, mi sfiora delicatamente il fianco percorrendo in un modo impercettibile, lento ed estenuante le curve del mio corpo. Trattengo il fiato mentre lui, con un sorriso da vero bastardo, attende una mia reazione.

Reazione che non tarda ad arrivare perché il mio corpo si riempie di brividi per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti.

Quando la sua tortura termina e sono ingabbiata tra lui e il muro si avvicina pericolosamente al mio orecchio; il fiato non ancora fuoriesce dalle mie labbra e sento i polmoni bruciare come il resto del mio corpo. E no, sfortunatamente non ancora posso dare la colpa a quel sorso di alcool dato che sono più lucida di un astemio.

«Non devi per forza dirmelo principessa, puoi anche agire direttamente.» mi ingabbia con lo sguardo e si allontana dalla mia zona erogena arrivando pian piano vicino alla mia bocca. Siamo a un palmo di distanza e mi costringe a guardare nella sua direzione e quando lo faccio noto un barlume di eccitazione attraversare anche il suo sguardo. Come diavolo sono finita in questa situazione non lo so, so solo che mi sto eccitando da impazzire. E stiamo solo conversando.

Non l'ho respinto come ho fatto con i precedenti ragazzi e non so se è per la sua sfacciataggine, il suo linguaggio –verbale e corporeo – o perché al contrario degli altri non mi ricorda per nulla Josh. Che a proposito, è la prima volta che tiro in ballo da quando è iniziata questa caccia con occhi verdi.

«Ma ci conosciamo da solo un minuto. Ti sei fatto problemi con Stewart perché allungava le mani ma tu non ti sei fatto alcuno scrupolo a fare lo stesso.» lo sfido cercando di allontanarlo posando una mano sul suo petto. Osserva prima la mano e poi me nuovamente. Il suo sorrisino non è ancora scomparso e i suoi occhi sono più brillanti che mai. A quanto pare non sono l'unica che ama giocare a questo gioco.

«Tra esattamente trenta secondi saranno quindici minuti che sei qui fuori con me, un tempo abbastanza ragionevole per fare il primo passo. E poi io ti ho solo guardata e farlo è assolutamente lecito, e bada bene non ti ho ancora toccata o meglio, non come vorrei fare.» osserva l'orologio appeso al muro, proprio accanto a noi e io faccio lo stesso per vedere se effettivamente sta dicendo la verità. Si avvicina pericolosamente alle mie labbra e quando siamo a pochi millimetri di distanza ribatto nuovamente «quindici sono pochi, io direi di fare trenta minuti. Poi non so il tuo nome, non mi fido particolarmente degli sconosciuti.» aggiungo benzina al fuoco dicendo una piccola bugia, che di norma è vera, ma che in questo caso conta ben poco dato il contesto.

«Hai ragione principessa, rimedio subito.» si stacca dalla colonna ma non si allontana da me anzi, nuovamente si riavvicina al mio orecchio lasciandoci un lieve sospiro «puoi chiamarmi Steph.»

Faccio per parlare, apro la bocca per pronunciare il mio nome, quando delle voci accanto a me distolgono la mia attenzione dal ragazzo dai capelli decolorati che è tornato di fronte a me.

«Oh dio.» sussurro a metà tra lo sconvolta e il colpevole quando noto chi si è fermato accanto a noi. Josh e alcuni giocatori di lacrosse con, immancabili ovviamente, alcune groupie al seguito. Sono più che altro cheerleader accanite che dall'inizio del primo anno cercano di attirare l'attenzione di ogni singolo giocatore, specialmente quella di Josh dato che è il capitano.

Una ragazza minuta dai lunghi capelli biondi trafigge il mio sguardo in segno di sfida mentre si avvicina con passo suadente al mio ex ragazzo e fisso quella scena impietrita fino a quando la voce del ragazzo davanti a me non mi distoglie dai miei pensieri. Lei si avvinghia a lui mentre continua a mantenere lo sguardo fisso nel mio e anche se dentro il mio cuore si sta scheggiando il mio orgoglio resiste perché Sole di Laurentiis non viene messa in ginocchio da nessuno.

«Già sono il tuo dio? Non era troppo presto?» chiede ironico non avendo, giustamente, capito la situazione. L'eccitazione e l'adrenalina che un attimo fa dominavano il mio corpo sono scemate di un secondo e mi maledico mentalmente per la situazione. Josh, che segue lo sguardo della ragazza, mi vede e si blocca con il drink a mezz'aria. Con lo sguardo mi sfida e porta una delle ragazze che lo circondano sulle sue gambe.

Una fitta di gelosia pervade il mio cuore e la nostalgia pervade il mio corpo facendomi tornare alla mente quando accanto a lui ci stavo io ma, ancora una volta non cedo. Josh non mi crede capace di fare una cosa simile e fino a pochi secondi fa ero convinta anche io della stessa cosa.

Faccio un sorriso di sfida mentre il mio accompagnatore di sottecchi si volta verso la persona di mio interesse che sta ancora cingendo la bionda su di sé come se fosse un trofeo.

«Il tuo ex?» intuisce Steph quando riposa il suo sguardo su di me. Il suo sorriso muore come anche la tensione che crepitava intorno a noi qualche secondo fa. Annuisco lievemente spostando lo sguardo da Josh a lui in difficoltà perché mentre il mio cuore è indeciso sul da farsi, la mia testa mi dice che combinerò un grosso guaio perché sa che il mio terzo nome è vendicativa e anche il mio orgoglio per non rimanere ferito mi intima di baciare Steph.

Per questo, presa la mia decisione, riporto lo sguardo sul biondo facendo ricomparire quel barlume di eccitazione che poco prima era svanito.

«Ci sta osservando.» deglutisco, meno coraggiosa di quando eravamo solo ma di più di qualche secondo fa. Perché superare una rottura deve essere così difficile?
Per quanto possa autoconvicermi di essermi liberata da quella tristezza della fine della nostra relazione, vederlo qui, che da attenzioni a un'altra come non aveva mai fatto con me, mi provoca un buco nel petto.

Mentre io cerco di rimanere in piedi senza crollare e tornare indietro con i pensieri il sorriso di Steph si rianima come prima. Solo che questa volta ci vedo un pizzico di maliziosità in più che prima non c'era. Anche lui vuole giocare al mio stesso gioco.

«Bene principessa, allora diamogli qualcosa da guardare.» detto ciò, Steph si avventa sulle mie labbra quando l'orologio segna quindici minuti dopo la mezzanotte.

Di quella sera ho solo vaghi ricordi e alcuni flashback che a volte compaiono nella mia mente come sprazzi di un film a luci rosse. Perché ero ubriaca? No -ma lo sono diventata una volta tornata a casa attanagliata dai sensi di colpa nonostante anche Josh fosse sparito improvvisamente con quella biondina.
Semplicemente perché ho voluto dimenticare. Dopo quel bacio che non aveva nulla a che fare con quelli di Josh io e Steph abbiamo quasi scopato nel bagno di un sudicio locale per poi essere interrotti, mentre eravamo mezzi nudi, da Betty e una ragazza dai capelli neri che spero vivamente non essere la sua ragazza.

☀️

PRIMO CAPITOLO PUBBLICATO!🥳
È stato un parto ma finalmente eccolo qui.
Io abbastanza fiera di questo capitolo e se vi va fatemi sapere voi cosa ne pensate.🙈
Non vedo l'ora di farvi leggere il resto.🤭🤓
A presto!💋

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