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Flavia era nel peristilio quando lo schiavo annunciò l'ospite. Sedeva su una panca di pietra insieme a sua sorella Celia. Tentava di prestare attenzione al volumen che stava leggendo, ma si sorprendeva spesso a vagare con lo sguardo sul volto della ragazza. Era così graziosa, giovane e innocente, ancora incontaminata dal marcio del mondo. Non c'era uomo che l'avesse sfiorata; le sue labbra non avevano sentito mai altro sapore che di bevande e cibo.

Flavia non ricordava un tempo in cui anche lei era stata così. Anche da ragazzina, aveva sempre pensato agli uomini, nel modo più lussurioso. Lei e le sue amiche si ritrovavano a fantasticare sulla prima notte di nozze, sulle carezze che avrebbero ricevuto; anche su quella cosa proibita di cui non si poteva parlare mai. Flavia era quella che conosceva più dettagli sulla "cosa"; sua madre non si era fatta troppi scrupoli ad indottrinarla fin dagli undici anni, quando aveva avuto la sua prima distillatio. E spesso aveva sfoggiato la sua superiorità con un'aria arrogante, godendo nel vedere le amiche pendere dalle sue labbra.

La sua prima volta era stata con Crasso. Le aveva fatto male e aveva infranto tutte le sue fantasie, perché sua madre le aveva detto che sì, si provava un po' di dolore all'inizio, ma se l'uomo fosse stato abbastanza delicato e attento alla fine sarebbe stato meraviglioso. <<La mia prima volta è stata in una caverna, in Germania>> le aveva confidato. <<Non era comoda, faceva freddo, e io e tuo padre eravamo entrambi mezzi morti di fame. Eppure abbiamo trovato consolazione l'uno tra le braccia dell'altro. È stato il momento più eccitante di tutta la mia vita.>>

Per questo, quando Flavia aveva sentito quel dolore incandescente dilaniarle i lombi, aveva incolpato Crasso. Non era stato delicato affatto. Era stato allora che aveva cominciato a detestarlo.

La sua prima volta con Valerio era stata completamente diversa. Lei era alla villa del Gianicolo, intenta a farsi un bagno alle terme. Era entrato Valerio con le stesse intenzioni. Aprilia e Fabio mettevano a disposizione le terme a tutta la gens, perché Valeria non ne possedeva una e non aveva senso andare fino in città per usare quelle pubbliche, spesso sporche e mal tenute.

Per un po' erano rimasti a mollo a chiacchierare. Poi era sceso il silenzio, e in quel silenzio si erano guardati. Da mesi Flavia fantasticava di sentire le mani del cognato su di sé. Lo aveva incitato con lo sguardo, muovendosi seduttiva ma impacciata nell'acqua, sperando succedesse qualcosa. Ma quando quel qualcosa era successo non era affatto preparata. Non era preparata a quell'esplosione dei sensi, a quel calore, a quell'eccitazione. Le labbra di Valerio le avevano sfiorato parti del corpo che Crasso non aveva mai toccato e Flavia si era sentita morire di felicità.

Era stato allora che aveva cominciato ad amarlo.

<<Domina, il dominus Crasso vuole vedervi.>>

Flavia fece un cenno allo schiavo. Stava per dirgli di farlo accomodare in biblioteca, come era costume fare con tutti gli ospiti, ma cambiò idea. Guardò Celia, così graziosa nel suo abito bianco e virgineo, e sorrise. <<Fallo venire qui.>>

Mentre lo schiavo se ne andava, Celia sollevò lo sguardo, come percependo il significato dietro quella frase. Flavia sapeva che sua sorella aveva dei poteri, sapeva che riusciva a leggere nella mente delle persone. Non era magia, ma pura intuizione. A volte riusciva persino ad anticipare il futuro; vedeva cose che sarebbero successo dopo ore, o giorni. Aveva visto la morte di Crasso pochi minuti prima che si verificasse, ma nessuno era riuscito ad impedirla.

<<Sei delusa>> parlò la ragazza.

<<Come? No, perché lo pensi?>>

Celia non rispose, ma non ce n'era bisogno. Era vero, Flavia era un po' delusa. Era passata una settimana da quando aveva lasciato la domus di Valeria, e nessuno era venuto a cercarla. Neanche Valerio. Non aveva più avuto sue notizie, era come se stesse cercando di evitarla. O magari aveva trovato un'altra donna con cui soddisfare le proprie voglie.

Serrò i pugni. La gelosia la mordeva in continuazione. Valerio era un ragazzo ricco, ambito e dannatamente affascinante. Il fascino del mascalzone senza scrupoli che ti seduce e ti abbandona. Il fascino cui non è possibile resistere, a meno di non avere il cuore candido di Celia.

Dei passi decisi risuonarono sul marmo del colonnato, poi Crasso emerse dall'ombra. Flavia non gli fece la cortesia di alzarsi in piedi, domandando secca: <<Sei venuto ad aprirmi le porte di casa mia, finalmente?>>

<<Non è più casa tua>> ribatté lui, battendosi un colpetto sulla sacca che portava al fianco. <<Ho i documenti. Devi solo venire alla Basilica a firmarli con me.>>

Flavia faticò a contenere lo stupore e la gioia. Ecco perché Crasso l'aveva evitata: stava cercando di ottenere il divorzio. Ma non si spiegava la lontananza di Valerio.

<<Sei stato veloce>> disse, ostentando indifferenza.

<<Non avevo motivo di indugiare.>>

Flavia si alzò. <<Aspettami qui mentre mi preparo. Puoi intrattenere mia sorella.>>

Celia non sorrise né disse alcunché, ma Flavia notò lo sguardo affamato di Crasso e un po' si preoccupò. Non aveva motivo di temere un assalto erotico da parte sua, ma ordinò comunque allo schiavo che l'aveva scortato lì di tenerlo d'occhio.

Si vestì in fretta, indossando una stola aperta di un convenevole nero – si supponeva che una donna divorziata non mostrasse troppa allegria – e drappeggiandosi un babilonicum grigio sui fianchi. Allacciò le stringhe dei sandali da passeggio senza ricorrere all'aiuto della sua ancella – Enis era tornata da lei appena le avevano detto che la sua domina era stata buttata fuori di casa; Flavia era rimasta commossa dalla sua lealtà.

Quindi salì con Crasso sulla portantina che li avrebbe portati alla Basilica Giulia. Non dissero una parola per tutto il tragitto, sebbene Flavia morisse dalla voglia di scoprire cosa fosse accaduto tra lui e Celia in quei pochi minuti. Si ripromise di interrogare lo schiavo più tardi.

Un'ora dopo, era tutto finito. Tre anni di matrimonio erano stati cancellati con una semplice firma su un pezzo di pergamena. Quel giorno non erano la sola coppia pronta a devertere, a separarsi l'uno dall'altra – da cui la parola "divorzio". Era diventata una pratica comune, da un secolo a quella parte, e le pene pecuniarie introdotte da Augusto non erano servite ad arginarla. E nessuna di quelle coppie usciva dalla Basilica senza tirare un sospiro di sollievo.

Lo fece anche Flavia, riempiendosi i polmoni dell'essenza mattutina di Roma, e sorrise rilassata. <<Si respira un'aria nuova! Non lo senti anche tu? Come festeggerai la liberazione?>>

Crasso aveva la stessa espressione corrucciata e pensierosa di sempre, ma Flavia riusciva a vedere la tensione abbandonare gli angoli della sua bocca. <<Con un buon bicchiere di vino invecchiato e una solenne litigata con mia madre.>>

<<Glielo hai detto?>>

<<Le ho parlato ieri sera. All'inizio ha urlato un po', ma si è calmata quando ha capito che non avrebbe potuto impedirmelo, dato che avevo già i documenti pronti.>>

Flavia si ritrovò ad ammirare la presenza di spirito di suo marito – no, ex marito ormai –, e provò persino un'ondata di affetto nei suoi confronti. Lo tirò per un braccio prima che salisse sulla portantina. <<Grazie, Crasso.>>

Lui fece un verso sprezzante. <<Non avevo intenzione di trascorrere da cornuto il resto della mia vita. Spero solo che mio fratello ne valga la pena.>>

Salì sulla lettiga e Flavia lo seguì a ruota, ottimista. Sì, ne sarebbe valsa la pena.

Appena arrivò a casa, scrisse un biglietto e lo affidò ad Enis. <<Consegnato a Valerio personalmente. A lui e a nessun altro, chiaro?>>

Enis annuì e partì per la sua missione. Non era la prima volta che Flavia la usava come ruffiana.

La ragazza si mise comoda sul triclinio e si fece portare un otre di Falerno, iniziando a festeggiare. Quella sera avrebbe visto Valerio per la prima volta da donna non maritata. La prospettiva di passare tutta la notte con lui le accorciò il respiro.

Da lontano udì la voce squillante di sua madre e quella più profonda del padre. Sospirò. Domani avrebbe dovuto raccontare loro tutta la storia. Forse Aprilia sarebbe stata comprensiva, ma gli dei soli sapevano come avrebbe reagito Fabio.

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