12
<<Le verdure bollite sono ottime.>>
Era la prima frase che Flavia pronunciava da quando si erano seduti attorno a quel tavolo, ma non suscitò nessuna reazione in Valeria. Continuava a tenere lo sguardo vacuo fisso sul suo piatto, svogliata e piena di dolore.
Flavia guardò Crasso, ma nemmeno lui supportò il suo tentativo di spezzare quel silenzio odioso. Quindi contrasse le labbra e riprese a mangiare con gusto, decisa a non farsi rovinare il buonumore. Era stata una giornata perfetta: quel pomeriggio era andata in visita da sua sorella Celia. Le aveva parlato di Crasso, dei loro problemi, persino del suo amore per qualcun altro – non voleva turbarla facendo il nome di suo cognato. Alla fine le aveva chiesto che impressione le avesse fatto suo marito, ma la reazione di Celia era stata tiepida, se non indifferente. Ovvio, un'anima candida come lei non poteva ancora pensare al matrimonio, e di sicuro i suoi genitori la ritenevano troppo piccola per sposarsi. Flavia aveva atteso di compiere diciassette anni prima di firmare le tabulae nuptiales con Crasso, e ancora sua madre tentennava, dicendo che era troppo presto. Forse, se avessero aspettato ancora un po', quelle nozze non sarebbero mai avvenute. O forse Flavia non si sarebbe mai infatuata di Valerio se non avesse passato ogni giorno con lui, se non avesse consumato i pasti al suo fianco, se non lo avesse costantemente paragonato al fratello maggiore.
<<Non mangi, mamma?>>
Flavia quasi sobbalzò sentendo la voce di Crasso. Osservava la madre preoccupato, o forse fingeva di esserlo. Ma Flavia era ormai convinta che ogni comportamento, ogni espressione, ogni parola di suo marito fosse una farsa.
All'inizio le piaceva Crasso. Era serio, istruito, poteva parlare con lui di qualunque cosa, degli antichi filosofi, delle opere teatrali, delle sculture di Fidia. A Valerio non era mai interessata la cultura; a lui piaceva solo passare le giornate nelle osterie a divertirsi e ronzare intorno alle fanciulle. All'inizio, Flavia detestava Valerio. Lo riteneva immaturo e donnaiolo, stupido e vanesio.
Ma dopo il matrimonio, qualcosa era cambiato; Crasso aveva iniziato a trattarla con freddezza, dandole ordini e aspettando obbedienza - <<perché è a questo che serve una moglie, a soddisfare i desideri del marito>> come diceva sempre il vecchio Crasso, suo padre, e quanto lo odiava Flavia quando lo sentiva parlare così! Lei, che era cresciuta in una famiglia liberale, istruita da una madre guerriera a non farsi mai mettere i piedi in testa dagli uomini!
Crasso aveva smesso di parlarle di Socrate, avevano smesso di ridere per le commedie di Plauto, avevano persino smesso di andare a teatro insieme. Ci andavano solo con tutta la famiglia, oppure separati, quando Flavia otteneva il permesso di uscire di casa dai rigidi suoceri. Sì, perché Valeria non era da meno. Rigida e bacchettona, moralista fino al midollo. Varie volte Aprilia l'aveva ripresa per il tono duro che usava con Flavia. <<Non vorrei ricordarti com'eri tu alla sua età>> aveva aggiunto una volta, sollevando il sopracciglio. Valeria era arrossita e si era azzittita. Più tardi Flavia aveva cercato di scoprire cosa mai avesse combinato sua suocera da giovane, magari per usare quell'informazione come arma di ricatto qualora l'avesse di nuovo rimproverata per un vestito troppo attillato o un trucco troppo vistoso, ma Aprilia si era rifiutata di rispondere. Era brava a mantenere i segreti. Lei stessa ne custodiva uno gigantesco. Solo i suoi parenti più stretti – e la famiglia reale – sapevano delle sue avventure in Germania.
<<Non ho appetito.>>
La voce di Valeria era gutturale, come se non parlasse da giorni. E in effetti da quando suo marito era morto non aveva quasi aperto bocca, se non per dare ordini spicci alla servitù. Flavia provava un po' di pena per lei. Nonostante fosse una megera bisbetica e una pessima suocera, era anche una donna che aveva perso il suo amore. Su questo non aveva mai dubitato: Valeria e Crasso si erano amati davvero, e nonostante i soggetti fossero deprecabili, Flavia invidiava quella loro felicità. Avevano avuto la possibilità di sposarsi per amore, com'era successo ai suoi genitori e ai suoi nonni Gala e Marco, e questo le faceva sperare che potesse essere lo stesso per lei e Valerio.
Quindi si costrinse a fare la gentile e le mise una mano sulla sua. <<Mi dispiace per la tua perdita.>>
Valeria ritrasse la mano di scatto, come se Flavia l'avesse bruciata, e le rivolse un'occhiata carica di disprezzo. <<Non è solo mia, ma anche tua. Ma a te non interessa. Ti preme solo buttare nel fango anni di progetti, mentre ancora il sangue di Crasso sporca la terra.>>
Flavia non riusciva a credere di avere suscitato tanta acredine. Era stata una nuora esemplare. E Valeria non poteva sapere di lei e Valerio, quindi perché la odiava tanto? Crasso le aveva detto che volevano divorziare? Doveva essere così. Quindi Crasso era determinato a darle ascolto. Forse avrebbe iniziato a corteggiare Celia, ma non le importava. L'avrebbe lasciata libera; solo questo contava.
<<Dunque è stato questo, l'unione mia e di tuo figlio>> replicò, trattenendo la gioia. <<Un progetto. Nulla più.>>
<<Crasso aveva pensato all'avvenire delle nostre famiglie. Tu pensi solo a te stessa. Sei così egoista che mi domando da chi tu abbia preso.>>
Flavia rimase di nuovo a bocca aperta. La suocera non le aveva mai parlato in quel tono. Non l'aveva mai sentita parlare a nessuno in quel tono! E inoltre, perché se la prendeva tanto con lei? Crasso aveva biasimato lei per la separazione? Aveva... oh Numi... le aveva forse detto della sua relazione con Valerio?!
<<Mamma, ti prego>> cercò di placarla Crasso, avvertendo nell'aria un principio di bufera. <<Sei addolorata per la morte di papà. Non ragioni.>>
<<Non ragionavo il giorno che ho dato il mio consenso al vostro matrimonio. Flavia non è mai stata la donna giusta per te.>>
Flavia forzò un sorriso, e non riuscì a tenere a freno la lingua. <<Finalmente l'hai capito, zia. Meglio tardi che mai. Ma sai una cosa? Non ti libererai di me tanto facilmente. Resterai comunque mia suocera, anche quando io e Crasso ci saremo lasciati.>>
Per un istante, Valeria la fissò spiazzata e sconvolta. Poi si gettò sul tavolo e allungò una mano per schiaffeggiarla. Flavia schizzò in piedi, rovesciando la sedia, mentre la caraffa di vino urtata dalla suocera si versava sulla tovaglia di lino e sul tappeto orientale.
<<Brutta sgualdrina!>> strillò Valeria, aggirando la tavola per aggredirla ancora. Ma Crasso si mise tra loro e l'afferrò per le spalle, tirandola indietro. <<Non insozzerai mai più questa casa con il tuo veleno!>> continuò ad urlare la donna. <<Vattene subito! Vattene, e non mettere più piede in casa mia!>>
<<Non puoi cacciarmi!>> gridò Flavia, altrettanto arrabbiata. <<Questa casa è di Crasso ora. È lui il pater familias.>>
Valeria si liberò dalla stretta del figlio, indietreggiò e corse ad afferrare un candelabro, che le gettò contro. Flavia sollevò le braccia per proteggersi il viso, e fu colpita al polso. Urlò per il male, mentre la suocera strepitava: <<Fuori! Maledetta adultera, fuori!>>
Flavia si rivolse al marito. <<Crasso!>> Ma lui era troppo indaffarato a portar via la madre impazzita.
Flavia raccolse con furia le gonne e prese la porta, senza neanche preoccuparsi di prendere la sua roba. Aveva lasciato qualche vestito a casa dei suoi. Poi avrebbe mandato gli schiavi a ritirare il resto. Non si fermò neanche il tempo di avvertire Enis.
Sulla soglia incontrò Valerio, che rientrava da un banchetto con gli amici ed era già alticcio. L'afferrò, facendola roteare, ma lei si dibatté e lo spinse via. <<Cosa sta succedendo, pupa?>> le chiese quindi, costernato da una tale aggressività. <<Dove vai?>>
<<Tua madre mi ha cacciata!>>
<<Cosa le hai fatto?>>
Lei si rivoltò, inviperita. <<Perché pensi sia colpa mia? È lei che ha il cervello annacquato dalle troppe lacrime versate per quel balordo di tuo padre!>>
Lui ridacchiò. Evidentemente trovava ilare la situazione. <<Non fare una scenata, ora.>>
<<Scenata? Vengo cacciata dalla domus che mi appartiene di diritto in qualità di moglie del pater familias!>>
<<Alla vecchia passerà, vedrai. Dalle solo un po' di tempo. Le parlerò io.>>
Non era la risposta che si aspettava. Credeva che Valerio le avrebbe promesso di far ragionare quella pazza immediatamente. Credeva che le avrebbe detto: <<Resta. Fatti una sana dormita. Scommetto che domattina mia madre non si ricorderà nemmeno di averti cacciata.>> Invece l'abbandonava anche lui.
Gettando un urlo esasperato, Flavia si incamminò verso casa, bruciante di umiliazione e vergogna.
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