My lips on yours.

Confusa, arrabbiata e.. confusa.
Era così che Louis mi lasciava ogni volta. Ma era solo colpa mia.
Gli permettevo di scombussolarmi, di entrare nella mia mente e non uscirne più. E lo trovavo così sbagliato, anche se in fondo, di sbagliato non c'era nulla.
Se solo fossi stata più coraggiosa, forse avrei chiuso la porta ad un passato che non poteva cambiare, che non poteva essere diverso e mi sarei buttata.
Era colpa di quegli sguardi, di quegli occhi che mi incatenavano e da cui non riuscivo più a liberarmi, a fuggire.
Era una lotta continua, tra il mio "io" responsabile e morale, e la parte più segreta e spensierata di me che dopo essere stata repressa per tanto tempo, scalpitava per uscire.
Se solo fossi stata più sincera con me stessa, avrei capito immediatamente che ogni scusa era solo e soltanto questo.

Dicono che la notte porta consiglio, ma a me aveva portato solo rumore, tanto rumore. Avrei solo voluto spegnerlo, avrei solo voluto fare la cosa giusta ed essere felice.
Ma essere felici non implica anche sbagliare? Non si è felici quando ci si butta seguendo l'istinto? Non si è felici quando il treno passa e lo si prende al volo?

Non avevo mai colto l'attimo, non avevo mai vissuto così.
Paura, senso di dovere e responsabilità mi avevano impedito di chiudere gli occhi e buttarmi.
Forse era arrivato il momento di sfruttare le occasioni, di vivere senza pensare al dopo, senza freni, senza se e senza ma.

Probabilmente non ci sarei riuscita, probabilmente mi sarei fatta male, probabilmente me ne sarei pentita e col senno di poi, avrei voluto scegliere diversamente.

Ancora pensieri, ancora se, ancora ma.
Ancora dubbi mentre uscivo dall'aula in cui per due ore avevo solo sentito la lezione, perché il rumore dei miei pensieri era troppo alto per poter realmente ascoltare.
"L andiamo fuori?"

Sul retro un ampio cortile ci permetteva di studiare all'aperto durante le belle giornate in cui il cinguettio degli uccelli e il profumo degli aranci amari rendevano tutto più rilassante.

Annuì senza parlare.
Non era mai stata silenziosa, la mia Lydia non era mai stata così chiusa come oggi. Sapevo fosse a causa di Harry, ma lei non aveva voluto dir nulla al riguardo ed io avevo accettato il fatto che lei non si sentisse pronta.

La brezza leggera ci scompigliava i capelli mentre prendevamo posto sotto il gazebo di legno.

"Stanotte mi ha cercato Niall."

Era così che iniziavano le nostre confessioni: una delle due parlava per prima e senza alcun commento, l'altra continuava.

"Harry ha la ragazza."

Continuavamo a guardare davanti a noi, rispettando le tacite ed immaginarie regole.

"Ha detto di amarmi. Gli ho detto di non cercarmi più."
Faceva male da morire allontanarlo, sentirgli dire quelle due parole, le uniche a cui avevo sempre creduto, e non ricambiarle.
Ma ero dannatamente stufa.

"Ci sono rimasta male."

Oh, L.
Non ero pronta a sentirglielo ammettere, nonostante lo avessi capito. Non mi voltai, continuando quello stupido gioco.

"Ho chiesto a Louis di baciarmi"

Un filo di voce nel terminare la frase.

Lydia si voltò verso me, trasgredendo le regole inesistenti a cui avrei preferito avesse fatto appello per non guardarmi in viso. Ma non disse nulla, e ritornando nella posizione iniziale continuò a parlare.

"Liam è stato dolce."

Con la coda dell'occhio scorsi un'emozione sul suo viso, emozione che avrei potuto sicuramente definire come gratitudine.

"Louis se ne è andato senza farlo."

"Non ti ha baciato?"

Se prima era incredula, adesso era completamente spiazzata.
Scossi la testa in diniego e istintivamente strinsi le gambe al petto.

Mi vergognavo così tanto!

Probabilmente Lydia aveva percepito il mio disagio e senza aggiungere altro mi strinse forte. Anche quando sarei dovuta esser io a dare conforto a lei, accadeva l'esatto contrario.

"Harry è un figlio di buona donna."

Rise concordando con me.

"E lei ha le tette piccole."

Aggiunsi cercando di farla sorridere di più, anche se in parte era vero.

"Ed è una finta bionda!"

Continuammo ad insultarla, ridendo sempre più sguaiatamente finché quella famigliare sensazione di essere osservata si impossessò di me, facendo cessare l'attimo di spensieratezza che stavamo vivendo, e i suoi occhi azzurri incontrarono i miei.

"Ciao."

Una semplice parola, ma dopo la sera prima, per me valeva abbastanza da capire che lui non era arrabbiato con me.

"Ciao"

Lydia guardò prima uno e poi l'altro e con una scusa banale si congedò lasciandoci soli.

"Come stai?"

Avrei voluto aggiungere qualcos'altro ma Louis mi precedette.

"Devo parlarti."

Annuii, sedendomi più comodamente possibile, pronta ad una conversazione imbarazzante.

"Io.."

Era imbarazzato e non ne capivo il perché, dato che l'unica ad essere in imbarazzo sarei dovuta essere io.

"Io..volevo scusarmi per ieri."

Non mi aspettavo questo di certo, ma sorrisi riportando dietro un orecchio una ciocca di capelli.

"In realtà quella a scusarsi dovrei essere io. Per quella storia..sai."

Non aveva senso arrossire in quel momento, ma mi sentii comunque avvampare mentre un leggero sorriso si faceva spazio sul suo volto.

"Ti va un gelato?"

Non era una buona idea andare a mangiare un gelato con lui, non dopo ieri, non quando il rumore nella mia testa non accennava a sparire..o forse lo era?
Mi ero ripromessa di seguire l'istinto e così avrei fatto.

"Si."

Senza pensarci, senza rimuginare, senza privarmi di una semplice passeggiata con lui.
Ero single, cosciente e adulta per prendere delle decisioni da sola, e questo era ciò che avrei fatto.

Se Lydia mi avesse sentito, avrebbe sicuramente sottolineato il fatto che quello suonasse come un autoconvicimento, ma sono sicura che sarebbe stata felice della mia scelta di affidarmi all'istinto.

La gelateria non era tanto affollata, per fortuna, e nonostante avessi lo stomaco chiuso, ordinai comunque una coppa enorme. Louis rise vedendola arrivare, sfidandomi a finirla tutta.

"Vuoi assaggiare?"

In genere lo chiedevo sempre a chiunque fosse con me, ma me ne pentii quando mi ritrovai a fissare le sue labbra chiudersi attorno alla palettina colorata che si trovava tra le mie mani.

"Che gusti hai?!"

Mi chiese schifato, distogliendomi da pensieri confusi e facendomi ridere.

"Puffo e banana?!"

Avevo sempre ammesso che i miei abbinamenti fossero strani, quando si trattava di gelato, ma avevo sempre sostenuto anche che non fossero poi così male.

"Senti chi parla! Nutella e limone!"

Di certo era l'ultima persona a doversi lamentare dei miei gusti.

"Lo hai mai assaggiato?"

"No e non ho intenzione di farlo."
Noncurante della mia affermazione, Louis prese la sua palettina e la avvicinò alle mie labbra chiuse ermeticamente. Purtroppo il divanetto faceva ad angolo ed io ero incastrata tra il muro e Louis, che si avvicinò sempre di più, nonostante io mi allontanassi per evitare il contatto con il gelato sulla paletta ormai gocciolante.

"Se non apri la bocca, mi costringi a spalmartelo sulle labbra e poi a leccarlo da lì."

Non so da dove venisse tutta questa sua spavalderia, ma rischiai di morire a quelle parole. Sembrava essere di nuovo il Louis dei primi giorni, il Louis che mi aveva rinchiuso in bagno, il Louis scostante e bipolare.
Arrossii e deglutii, avvicinandomi per mangiare il gelato senza fare storie ed evitando che la situazione diventasse ancora più imbarazzante.

Cosa diavolo stava succedendo?

La sera prima aveva rifiutato di baciarmi e adesso minacciava tutto il contrario?
E perché diavolo non avevo risposto a tono? Non gli avrei permesso di trattarmi così.

"E per la cronaca, non azzardarti mai più a parlarmi in questo modo."

Rimase con la porzione di gelato a mezz'aria, evidentemente sorpreso dalle mie parole.

"Oh..io non volevo offenderti. Scusami."

Non risposi, non lo guardai.
Prese la mia mano intrecciando le sue dita con le mie, costringendomi a guardarlo negli occhi.

"Tu mi piaci."

Una sensazione strana si impossessò di me. Sentii il calore salire sulle guance, sentii il battito aumentare e sentii la sua stretta sulle mie mani divenire più forte.
Cosa avrei dovuto dire adesso?
Io non sapevo se lui mi piacesse o meno.
In realtà lo sapevo eccome, ma ammetterlo così ,senza alcun filtro ,proprio a lui sarebbe stato troppo per me. Ed ero così agitata da non rendermi conto che lui si era avvicinato. Era terribilmente vicino.

"Als.."

Lo guardai negli occhi e fu come se non ci fosse più nessuno intorno a noi, come se tutto fosse silenzioso, come se fossimo in una stanza da soli e non in una gelateria colma di persone.
Ero stregata. Completamente incapace di parlare e pensare, sapevo solo di volerlo più vicino e allo stesso tempo di volerlo lontano.

"Voglio le tue labbra sulle mie"

Non mi diede il tempo di analizzare la frase, semplicemente mi baciò.
Dapprima posò solo le sue labbra sulle mie, per poi approfondire quando si accorse che io stavo ricambiando.

Un esplosione di sensazioni mi travolse: la testa leggera, lo stomaco in subbuglio, il respiro pesante ed accelerato. Non pensai in quel momento se fosse sbagliato, nessun dubbio. Sapevo solo che ne volevo di più. Non volevo si fermasse, non volevo finisse perché se fosse successo il mio io razionale avrebbe preso il sopravvento facendomi fuggire.
Mi strinsi più forte a lui e mi lasciai completamente andare.

"Allison" il suo respiro era più pesante del mio, la sua voce un sussurro.
"Forse è meglio staccarci un attimo o andare via da qui" continuava a parlare, lasciandomi un bacio dopo ogni parola perché era davvero difficile allontanarci.

A malincuore si spostò, guardandomi intensamente mentre mi alzavo per seguirlo, ancora inebriata da lui.
Nascosi il viso nell'incavo del suo collo mentre varcavamo la soglia ed improvvisamente mi sentii..bene.
Nessun senso di colpa, nessuna paura, solo bene. Quel bacio aveva messo a tacere ogni pensiero o forse ero io che adesso non volevo ascoltare perché avevo fatto un passo avanti e non volevo ne potevo tornare indietro.

Lo guardai di sottecchi e lo vidi sorridere. Come poteva essere così bello?
Avevo bisogno delle sue labbra, ancora.

Come se mi avesse letto nel pensiero si chinò verso di me, lasciandomi prima un dolce bacio sul naso che mi fece ridere e poi uno vero e proprio sulle labbra che non tardò a divenire sempre più passionale.
Ero completamente stordita e non sapevo per quanto avrei resistito sulle mie stesse gambe se avesse continuato così.

"Louis.."

Mugolò in dissenso quando mi scostai, lasciandogli un bacio sulla guancia.

Senza rendercene conto eravamo arrivati sotto casa e Liam sul portone attirò la mia attenzione.
"Liam!"
Lo richiamai senza staccarmi da Louis, con un sorriso ebete sul viso.
Si voltò immediatamente ma la sua espressione non era quella che ero abituata a vedere.

"Liam? Cosa è successo?"

Mille pensieri negativi mi attraversarono la mente.

"Devo parlarti. Saliamo su."

Non pensai fosse per me e il ragazzo che mi stringeva a se, quindi doveva esser accaduto qualcosa di più grave.
Salimmo le scale in silenzio, un'aria particolarmente tesa regnava tra di noi ma non avevo ancora visto niente.
Sulla porta del mio appartamento, Niall era seduto per terra.
Sbiancai e di istinto lasciai la mano di Louis.

"Niall? Che ci fai qui?"

Non mi rispose, solo sollevò lo sguardo ancora una volta, spostandolo da me a Mio fratello. Che diavolo stava succedendo?

Fu non appena varcammo la soglia e mi assicurai fossimo soli che Niall scoppiò inveendo contro di me.
"Perché cazzo non me l'hai detto?"
Immediatamente Louis e Liam gli intimarono di non parlarmi in quel modo, ma lui era furioso. Guardai mio fratello in cerca di una spiegazione, perché dal suo sguardo avevo capito che sapeva tutto.

"È arrivato stamattina con questa in mano."

Mi porse una cartellina gialla, come quelle dei referti ospedalieri ma identica a quella delle foto e capii che quel "qualcuno" aveva fatto la sua mossa ancora una volta.
Era come se fosse pesante, ma in realtà non lo era. Era solo frutto della mia paura riguardo al contenuto.

"Ricordi quando sei stata investita Al?"

Certo che lo ricordavo, ma adesso cosa centrava?

"Questa cartella è la tua cartella clinica."

Ancora non capivo che rilievo avesse e perché loro si comportassero in questo modo.

"C'è scritto che quel giorno.."

Respirò profondamente e anche Niall portò l'attenzione su di me.

"Quel giorno..hai perso il bambino, Al."

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
Sono viva, sono tornata con questo capitolo non classificabile, ma volevo dirvi che ho pochissimo tempo e non so quando aggiornerò. Siamo ad un punto quasi cruciale e cercherò di far terminare la storia in quattro, max cinque capitoli, evitando così di doverla cancellare per mancanza di tempo.
Mi scuso per gli errori ma è scritta di getto dal cellulare e..niente.
Al prossimo, bacio.

Goodluck Z. ❤️

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