Capitolo 36

La sala in cui Fernund e Clara entrarono era già piena di gente e, come avevano detto alcuni Ibridi, appariva davvero almeno due volte più grande rispetto alla prima volta in cui l'avevano vista; durante la mattina avevano posizionato una serie di tavoli lungo tutto il perimetro e sul soffitto era stato posto un lampadario che illuminava il salone con le candele accese da Flora che si trovava a un paio di metri di distanza dai due maghi.

"Ragazze, avete fatto davvero un ottimo lavoro, sembra di stare a un vero ricevimento!" Esclamò Fernund avvicinandosi al resto della compagnia insieme a Clara.
"È vero! Nelle cucine avevano detto che sembrava che dovesse esserci una cerimonia d'incoronazione, ed è davvero così!" Disse Soldrofa con tutto il suo entusiasmo, mentre Aragorn annuiva in silenzio e con un sorriso fiero, dritto con le mani dietro la schiena al fianco di Flora.

"Come avete passato la giornata? Oggi ci hanno divisi nei gruppi e non vi ho proprio visti". Domandò Clara, che ottenne in risposta un resoconto incredibilmente dettagliato da parte di Dafne, che era davvero entusiasta di tutto quello che aveva fatto durante la giornata, nonostante avesse dovuto ammettere che si era stancata parecchio, e il racconto sul lavoro nel giardino della rocca fu arricchito da quello che disse Bastet, decisamente meno euforica della grifonessa, ma ugualmente contenta. I visi di entrambe mostravano delle espressioni allegre, e Dafne aveva gli occhi gialli che le brillavano mentre parlava delle varie specie di piante presenti nella zona.

Successivamente furono proprio Clara e Flora a raccontare come avevano trascorso la giornata e, dopo l'intervento di Soldrofa e Fernund, anche Freya prese parte alla chiacchierata. Aragorn, invece, si era limitato ad aggiungere qualche particolare o a cercare di smorzare gli elogi di Soldrofa sul suo modo di dirigere, ma non ci era riuscito perché la maga e la tigre lo avevano riempito di complimenti, mentre Freya, inaspettatamente per lui, gli aveva fatto un grosso applauso, arrivando a mostrare un sorrisetto compiaciuto nel momento in cui aveva visto il pegaso arrossire.
Si sta vendicando per tutte le volte che l'ho fatta sentire in imbarazzo pensò tra sé e sé il ragazzo, notando che, al contrario di lui che aveva cercato di risultare discreto e non fissarla in continuazione, la ragazza dai capelli viola gli aveva staccato gli occhi di dosso solo per qualche misero istante.

"Buonasera a tutti voi, ospiti di questa rocca, vi annunciamo ufficialmente l'inizio di questa serata!" Esclamò Petra, la più piccola delle sorelle Winde, con così tanto entusiasmo da coinvolgere tutto il suo corpo, proprio come aveva mostrato con il movimento delle braccia che aveva allargato verso gli ospiti, quasi come se avesse voluto abbracciare in un singolo momento tutti i presenti.
Aurora, la sorella maggiore, affiancò Petra e prese la parola in maniera decisamente più sobria, ma senza ostentare una grande serietà: "Prima di iniziare, volevamo avvisare che questa sera abbiamo tra noi degli ospiti che sono giunti quassù per chiedere la nostra collaborazione in questo brutto periodo della storia di Tintillah: noi due abbiamo garantito il nostro appoggio, ma lasciamo ognuno di voi libero di compiere la propria scelta; vi avvisiamo solo che, se ne avete bisogno, non avranno problemi a rispondere alle vostre domande". Le due sorelle guardarono la Compagnia dei ribelli, come era stata ribattezzata dai vari oppositori di Reimron e da coloro che li avevano visti in azione, che ricambiarono lo sguardo con un leggero inchino, permettendo alle sorelle di dichiarare: "Ora, senza ulteriori indugi, diamo il via alle danze!"

Piano piano nell'aria iniziò a diffondersi una melodia delicatissima, dolce e lenta, che invitò i presenti a cercare un compagno e a prenderne le mani per iniziare a ballare: Bastet e Soldrofa formarono una coppia, Dafne e Flora furono avvicinate da due Ibridi che proposero loro di ballare, Fernund iniziò a ballare con Clara e Aragorn si avvicinò a Freya, rimasta un po' in disparte a guardare gli altri muoversi a ritmo di musica.
"Freya, potresti concedermi l'onore di ballare insieme a me?" Domandò Aragorn in tono reverenziale, abbassando leggermente il capo e porgendo la mano a Freya, in attesa che lei la prendesse. L'unicorno sorrise, afferrò la mano del pegaso e si avvicinò a lui: "Mi chiedevo quando ti saresti deciso a chiedermelo, ma accetto con molto piacere".
Se all'inizio della serata era stata Freya quella che sembrava condurre la piccola sfida mentale tra loro due, presto fu Aragorn a prendere in mano le redini della situazione, rivelandosi il membro della coppia più preparato in quel genere di danze e guidando la ragazza durante tutto il tempo. In più di un'occasione ai due fu proposto di cambiare compagno di ballo, ma entrambi, con grande sorpresa di tutti, si rifiutarono, come se intorno a loro si fosse creata una bolla che li separava dal resto della sala.

"Pensavo che mi avresti mollato dopo il secondo giro". Mormorò Aragorn, cercando di farsi sentire solo dalla sua compagna di ballo che ribattè all'istante: "Ti muovi benissimo, quindi preferisco non cambiare. In più, sei l'unica persona che conosco che non si è lamentata delle decine di volte in cui le ho pestato i piedi".
"Anche io l'ho fatto un sacco di volte i primi tempi, è normale".
"Ma allora sei proprio un damerino! Prima l'etichetta da Principe, poi l'attività di comando e ora anche i balli al di fuori di quelli popolari! La smetti?"
"Di fare cosa?" Chiese poco prima di farle fare una giravolta, "Di essere così... Impeccabile." Disse Freya allontandosi leggermente da lui, "Non lo sopporto".

"E per quale motivo?" Aragorn tirò Freya ancora più vicino a sé, "Perché non sei così".
"E come sarei?" In quel momento il pegaso tenne salda la mano dietro la schiena dell'unicorno, che rispose fissando gli occhi verdi del ragazzo: "Sei un principino viziato e impertinente, che crede di poter ottenere tutto ciò che vuole con un solo schiocco di dita, ma in realtà questa è solo la tua irritante facciata: mi ci è voluto un po' per vederlo, ma sotto c'è una persona che si è dovuta adeguare alle circostanze che la vita le ha imposto e ha basato la sua visione del mondo su quello. In più, sai cosa vuol dire rimboccarsi le maniche e darsi da fare, e questa è una delle cose di te che più mi ha colpito negli ultimi tempi".

I due non si stavano più muovendo e Aragorn era rimasto a fissarla, per poi dichiarare con un sorrisetto sprezzante: "Ammetti che in realtà hai solo fatto finta di non vederlo perché il tuo potere te lo permetteva fin dall'inizio ma tu ti diverti troppo a essere stuzzicata da me".
"Lo dici come se avessi vinto chissà quale premio". Rispose l'unicorno cercando di mantenere una certa compostezza, ma non poteva nascondere il rossore che le aveva colorato le guance pallide. Aragorn lo notò e, con la scusa di spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le accarezzò una guancia: "Sto conquistando la cosa più importante: il tuo cuore".
La ragazza dai capelli viola diede uno schiaffo in testa ad Aragorn, scompigliandogli i capelli verdi e facendolo curvare con la schiena mentre si massaggiava la testa: "Ora mi uscirà il bernoccolo! Perché devi essere sempre così poco delicata?"
"E perchè tu devi smontare quel poco di romanticismo che riesci a creare ogni tanto?"

In quel momento fu Aragorn ad arrossire, ma cercò di dissimulare l'imbarazzo con una mossa ancora più audace: prese le mani di Freya e le sussurrò all'orecchio un "Vieni con me", dopodiché la trascinò via dalla sala, in direzione del giardino sul retro.

Nel frattempo, tra un ballo e l'altro, qualcuno aveva fermato gli altri membri della compagnia per chiedere informazioni, focalizzandosi su Clara, per sapere come stesse procedendo il tutto e quali fossero i suoi piani futuri. La maga rispose per quello che poté, ammettendo che gran parte dei piani del gruppo erano in continua elaborazione perché dovevano tenere conto di tantissime variabili, ma che sapeva per certo quale fosse il passo da compiere una volta lasciato il monte Pyathor e quale fosse l'obiettivo finale: sconfiggere Reimron, che si era macchiato di alto tradimento (aveva preferito non aggiungere l'accusa di omicidio) e ricostruire ciò che era stato distrutto e sarebbe stato fatto a pezzi fino alla fine della guerra. Chiunque, a quel punto, faceva una mezza preghiera al Cielo, chiedendo che la guerra durasse meno tempo possibile, ma negli occhi di Clara Fernund leggeva la consapevolezza che quella richiesta sarebbe stata compensata da un terribile spargimento di sangue, anche se preferiva non dirlo ad alta voce.

Bastet stava ballando con Fernund quando notò la sua espressione incupirsi proprio davanti a una delle spiegazioni di Clara, e cercò subito di rassicurare il mago: "Sono i doveri di chi è nella sua posizione, passerà anche questo".
"Non se lo meritava, però".
"Nessuno se lo meritava, ma lei può sopportarlo".
"È strano che lo dica proprio tu dato che all'inizio non potevate nemmeno vedervi".
La tigre mostrò un leggero sorriso: "Abbiamo avuto modo di chiarirci. In più, l'ho osservata e ho visto che, per quanto questa faccenda la stia mettendo alla prova, è abbastanza forte da farcela. In realtà sono sicura che lo siamo tutti noi, anche se ora non sembra".
"Vorrei dirlo con la stessa sicurezza con cui lo dici tu".
"Ma ti ascolti quando parli? Sei una roccia! Ispiri fiducia in chiunque ti conosca e sei davvero l'unico in grado di tenere testa a quella maga e alla sua folle controparte, fossi in te crederei di essere forte quanto il Cielo stesso!"
Fernund rise: "Grazie mille, Bastet".
La tigre socchiuse gli occhi: "Maghetto, se ancora non ti ritieni abbastanza, sono sicura che presto avrai modo di mostrare tutta la tua forza, e sono certa che è tantissima". A quel punto la musica si interruppe e i due si separarono per cambiare compagno: Bastet era davvero contenta di aver potuto vedere quel lato di Fernund, che ai suoi occhi era sempre apparso come il più pacato del gruppo ma si era rivelato come una persona profonda, attenta e con le proprie insicurezze, e Fernund era felice di aver potuto parlare con qualcuno che, nonostante le difficoltà iniziali, si era mostrato gentile e attento alle esigenze del gruppo.

Appena la musica finì, entrambi attraversarono la sala in direzione del buffet, dove Clara era andata a prendere da bere ed era stata raggiunta da Soldrofa e da Dafne che stavano commentando il ritorno di Aragorn e Freya e avevano deciso di coinvolgere la maga.

"Secondo te che si sono detti?" Domandò Soldrofa, facendo cenno a Clara di stare attenta, mentre Dafne lanciava un'occhiata alla coppia e rispondeva: "Forse l'ha portata nel giardino per stare un po' più da soli".
"Dici che si è dichiarato?" Domandò la dragonessa, per poi sospirare rumorosamente, "Speriamo che non ne abbia fatta una delle sue: non mi sembrano particolarmente entusiasti".
Clara cercò di osservare le espressioni dei loro amici senza farsi notare troppo, poi rassicurò le due ragazze: "Secondo me non ha fatto pasticci, solo che..."
"Solo che?" Chiesero in coro le altre due, "Solo che forse Freya gli ha chiesto un altro po' di tempo: per costruire certi rapporti ci vogliono anni e un secondo per distruggerli".
"Ti riferisci a Zerminia?" Domandò Dafne e Clara sembrò trasalire, ma la grifonessa non riuscì a capire se fosse stato effettivamente così o fosse stata solo una sua impressione, anche perché rispose abbastanza in fretta: "Sì e no. A ogni modo, penso che a loro servirà qualcosa più di qualche settimana, ma penso che aver chiarito certe cose potrà solo aiutarli".

"E tu pensa che, anche se hai perso una persona importante, hai comunque trovato noi: magari non è la stessa cosa, ma varrà pur sempre qualcosa". Affermò Soldrofa, accarezzando la spalla della maga e sorridendole, mentre lei rispondeva: "Siete qui e ora insieme a me: non è una cosa da poco e questo dimostra che siete delle persone preziose, al di là di cosa Zerminia sia ora per me. Posso abbracciarvi?"
Dafne sgranò gli occhi: "Ce lo stai chiedendo davvero?"
"So che non sei esattamente un'amante degli abbracci, quindi mi sembrava giusto doman-" Non riuscì a finire la frase che sia le braccia della grifonessa che quelle della ragazza dai capelli arancioni la strinsero, per poi sciogliersi solo quando Bastet e Fernund fecero notare la propria presenza.

Dopo che Soldrofa ebbe coinvolto anche gli altri due nell'abbraccio di gruppo, Fernund propose a Clara di ballare insieme a lui, e in quel modo i due maghi si allontanarono dal resto del gruppo.
La musica su cui ballavano era più lenta e tranquilla di quelle precedenti, così i due ne approfittarono per godersi l'una il calore dell'altro, abbracciandosi e limitandosi a ondeggiare a tempo. Verso la fine della melodia, vedendo che il resto della compagnia era distratto, Fernund invitò Clara a seguirlo fuori dalla sala; non gli ci volle molto tempo per condurla nel giardino illuminato solo dalla luce della luna e farla sedere accanto a lui su una panchina di pietra, mentre l'amica, subito dopo essersi seduta, appoggiava la testa sulla sua spalla. Soffiava un venticello fresco e il leggero rumore delle foglie che muoveva era l'unica cosa che si poteva sentire oltre ai rumori dell'interno della rocca, che uscivano ovattati.

"Sono felice che possiamo stare un po' così". Disse Clara a bassa voce, per non interrompere quell'atmosfera pacifica, e la risposta del mago fu altrettanto delicata: "Era da parecchio che non avevamo un momento di pace come questo: mi ricorda quando eravamo piccoli e stavamo la sera fuori casa mia".
Fernund intuì che Clara stava sorridendo, o almeno sperò che fosse così: "Restavamo fuori durante le sere d'estate e poi, in inverno, ci prendevano in giro perché ci attaccavamo al camino e non volevamo saperne di allontanarci da lì. È passato davvero un sacco di tempo".
Il ragazzo sospirò, socchiudendo gli occhi, mentre Clara aggiungeva un commento inaspettato per lui: "È bello stare così, vicina a te, senza altri a disturbarci".

Fernund girò la testa di lato, sentendo sotto il mento i capelli della maga, forse è il momento giusto...
"Clara," iniziò a dire piano, "devo dirti una cosa importante..." Mentre prendeva un attimo di pausa, sentì dei rumori più forti, che non potevano essere dovuti né alla festa, né al vento, perciò si alzò, con tutti i sensi all'erta e creando una piccola luce tra le mani per poter vedere meglio. Anche Clara si era alzata, con lo sguardo che cercava tra le foglie e gli arbusti una qualsiasi figura. A un certo punto sentì un rumore più forte, e riuscì a girarsi appena in tempo per avvertire Fernund di un attacco alle sue spalle.

La guardia, almeno in un primo momento, non riuscì nell'intento e chiamò i rinforzi: il resto fu un insieme confuso di rumori dovuti alla lotta dei due maghi, a cui presto si aggiunsero delle grida dall'interno della sala, che nel buio della notte rendevano il tutto ancora più caotico. All'improvviso, però, Fernund venne tramortito con un colpo dritto in testa: le urla di Clara furono soffocate da una bastonata dietro la schiena che la fece cadere a terra e le permise di vedere a malapena Fernund che, sulle spalle del proprio rapitore, spariva in un attimo nella boscaglia.

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