Capitolo 23
Nota autrice (siete pregati di non saltare questa parte): come probabilmente avrete già intuito dal capitolo precedente, questo non sarà certamente un capitolo pacifico, bensí violento (infatti ho aggiunto che la storia ora ha un contenuto per adulti). Vi ho avvertiti poiché so che ciò che vi aspetta non è particolarmente adatto per le persone più sensibili, quindi, se voi fate parte di questo gruppo, potete decidere di leggere fin dove volete ma anche saltare direttamente alla conclusione del capitolo. Ora detto questo, vi saluto!
"È giunto per voi il momento di iniziare ad avere paura."
Affermai con un malefico ghigno sulle labbra; sentivo l'oscurità espandersi in ogni fibra del mio corpo, nel frattempo percepivo ogni senso amplificato, e proprio grazie a questo riuscii ad abbassarmi in tempo per non essere colpita alla schiena da una guardia, che morì a causa di un infarto che le procurai con i miei poteri.
Mi rialzai col busto: la mano destra impugnava la mia spada mentre la sinistra era pronta per evocare qualsiasi incantesimo, cosa che fece di lì a poco, poiché la usai per creare una barriera intorno a me, con la quale respinsi un grifone sceso in picchiata verso di me, e che dopo una lotta molto stancante per entrambi crollò a terra privo della testa.
Mi fermai qualche istante; nessuno era ancora in procinto di attaccarmi, e cogliendo l'occasione guardai in direzione di Flora: era ancora dove l'avevo lasciata e le avevo affidato il cadavere di Luxor, ma ora quel corpicino era tra le braccia di sua madre, che piangeva disperata insieme a quello che probabilmente era suo marito.
Sentii qualcosa spezzarsi dentro di me, ma era una rottura che avrebbe avuto come conseguenza la nascita di qualcosa e non la sua distruzione, poiché quella sarebbe toccata ai miei nemici.
Per pochi istanti riuscii a sentire una piccola conversazione tra Aragorn e Soldrofa, iniziata con Aragorn che disse: "Non posso crederci, quella è veramente Clara? "
"Sì, ma ciò che hai visto fino ad ora non è niente in confronto a quello che probabilmente è veramente capace di fare."
Ebbi solo un attimo di distrazione, e quello fu essenziale per la guardia che decise di affrontarmi saltandomi letteralmente addosso.
Mi divincolai nel tentativo di liberarmi da colui che mi schiacciava con il suo peso e cercai di allungare la mano per afferrare la mia spada, volata via dalla mano quando ero caduta con il viso rivolto verso la terra, quando mi venne in mente un'idea: il teletrasporto!
Schioccai le dita scomparendo dalla presa del pegaso che mi sovrastava per apparire in seguito alle sue spalle, così afferrai la sua zampa destra posteriore e quella sinistra anteriore, e usai tutta la mia forza per sollevarlo e scagliarlo contro due maghi che erano con le armi tese verso la mia schiena, facendoli cadere a terra.
Recuperai la spada e mi misi in posizione d'attacco verso il pegaso che aveva già iniziato a correre verso di me a tutta velocità. Potevo vedere l'odio inciso negli occhi del mio nemico che si faceva sempre più vicino, e appena fu a pochi passi da me mi spostai leggermente e quando mi passò vicino gli tagliai completamente l'ala sinistra, facendolo gridare in preda al dolore e cadere a terra, privato dell'equilibrio.
Mi avvicinai velocemente alla guardia e appoggiai il piede nel punto in cui lo avevo ferito, schiacciando l'altra ala fino a spaccare le ossa e facendolo soffrire ulteriormente: "Ultima possibilità: sei con me o contro di me Ureus? Ti avevo già avvertito tempo fa, e spero per te che tu abbia cambiato idea, ma ora rispondi in fretta, non ho tempo da perdere."
Quando aveva iniziato la sua corsa verso di me il colore dei suoi occhi e della sua criniera, ma soprattutto il suo atteggiamento, mi avevano ricordato il pegaso con cui mi ero scontrata tempo prima nella Regione dei Pegaso, e grazie alla mia buona memoria non avevo avuto alcun problema nel riconoscerlo.
"No, mai con te." La risposta alla mia domanda fu secca e decisa, anche se contornata da continui lamenti, che aumentarono quando recisi gli zoccoli dalle gambe, come gli avevo promesso tempo addietro, e che si interruppero bruscamente quando lo trafissi dritto al cuore. Estrassi la spada e i due maghi che prima ero riuscita ad allontanare mi attaccarono.
Mi girai verso i miei due nemici e iniziai a combattere contro di loro, anche se lo scontro era impari. Cosa mi sarei dovuta aspettare se non una cosa del genere? È risaputo che l'unione fa la forza, ma loro non avevano ancora capito con chi stavano combattendo.
Mantenni la spada con entrambe le mani, dirigendola prima verso destra e poi verso sinistra, muovendomi velocemente per schivare tutti gli attacchi, ma mentre creavo una barriera difensiva per proteggere la spalla, ricevetti una ginocchiata nello stomaco e un pugno in faccia che mi fecero arretrare e in seguito cadere.
Uno dei due si avvicinò a me e allungò la mano nella mia direzione al fine di porre definitivamente fine alla mia esistenza, peccato per lui però che non fosse ancora giunta la mia ora...
Gli tirai un calcio in mezzo alle gambe, facendolo piegare con le mani davanti al punto colpito, e ne approfittai per tirarne un altro dritto in faccia: il piccolo tacco dello stivale che indossavo gli perforó l'occhio, facendo in modo che le grida del mago si propagassero per tutto il campo di battaglia.
Mi rialzai celermente e con la magia feci esplodere la testa del mago cieco, in seguito feci apparire una grossa catena nera, con cui immobilizzai il mago sopravvissuto, e lo stritolai lentamente, come se fosse stato tra le spire di un serpente.
Due tigri e una dragonessa furono i miei successivi sfidanti, con cui ebbi non pochi problemi: durante lo scontro una delle due tigri per poco non mi colpí il fianco, grazie al cielo, ma riuscí a farmi perdere un po' l'equilibrio, però nonostante ciò sfruttai l'occasione per appoggiarmi dietro con un piede e poi spostare tutto il peso del mio corpo su quello davanti, creando delle profonde crepe nel terreno, una delle quali si allargò tanto da inghiottire contemporaneamente le tigri. Dopo mi dedicai alla dragonessa, la quale riuscí con una zampata a graffiarmi la gamba sinistra e a strappare un grosso pezzo sia della gonna che della sottogonna, che in seguito bruciò velocemente: dalla folla partí un boato pieno di sorpresa mentre io non riuscii a trattenere un grido di dolore appena caddi in ginocchio.
Portai la mano sulla ferita: sanguinava e faceva incredibilmente male, perciò tentai di farla cicatrizzare, anche se ero svantaggiata a causa di un'ustione provocata dalla fiammata.
"Clara!" La voce di Fernund mi fece voltare verso di lui, che stava correndo verso di me, mentre tentavo di rialzarmi, anche se con qualche difficoltà.
Fernund arrivò e mi aiutò a recuperare l'equilibrio tenendomi per le braccia. Mi voltai verso di lui: "Grazie mille Fernund... Ma ora allontanati!"
Il mio urlo rimase inascoltato poiché Fernund venne subito aggredito da una massa di squame color verde acido. Lui tentò di difendersi, ma riuscí solo a dare un pugno alla dragonessa e a creare una barriera intorno a sé per evitare di essere morso. In quel momento mi sentii terribilmente impotente.
Clara, si può sapere dove sono finiti il tuo coraggio e la tua forza? Ti rendi conto di ciò che sta accadendo? Quella sta tentando di divorare il tuo Fernund! Fai una scelta e falla in fretta, perché ormai sai che se vuoi farti rispettare devi far vedere loro chi sei veramente.
La voce di Azraela, che a quanto pare era diventata parte della mia coscienza, e il suo tono a tratti inquietante mi risvegliarono, mentre un fuoco alimentato dall'odio si propagò per tutto il mio corpo.
Presi la spada con entrambe le mani e corsi verso la dragonessa che stava avendo la meglio su Fernund gridando a squarciagola: "Non toccarlo né ora né tra quattrocento anni!" La dragonessa si alzò e finalmente mi affrontò: sguardi, affondi, grida e fiamme si posero tra noi in uno scontro logorante, mirato a determinare la vittima in base all'energia che la faceva rimanere ancora in piedi.
Ero stanca, ma in quel momento l'adrenalina, una rabbia immensa e chissà cos'altro mi diedero abbastanza forza da permettermi di aggredire l'avversaria e trafiggerla ovunque, anche grazie allo sfruttamento del teletrasporto. L'ultimo colpo fu al centro della sua gola, dove le trapassai la carotide, lasciando il sangue scorrere lungo tutto il suo cadavere.
Tolsi la spada ancora insanguinata e mi diressi al centro del campo, fermandomi per qualche istante; per fortuna la ferita si era un po' cicatrizzata e faceva meno male, ma quello non era il momento di pensare a certe cose futili come la ferita o il fatto che parte della mia gonna azzurra fosse stata ridotta in cenere; così, ghignando e guardando ogni componente di quel gruppo, chiesi: "C'è qualcun altro? "
Improvvisamente la mia treccia e il mio braccio sinistro, libero dalla spada, furono trascinati all'indietro in modo tale da farmi assumere una posizione insolita e molto scomoda, con parte del busto girato verso sinistra e la schiena inarcata. Mi voltai completamente, anche se con una certa difficoltà verso la persona che aveva preferito attaccarmi da dietro e i miei denti trafissero la sua carne.
Morsi ripetutamente il braccio del mio avversario proprio come se avessi fame: fame di morte e sete di sangue, e sembravo talmente affamata da riuscire a staccare quel braccio, che poco dopo cadde a terra quasi insieme al suo proprietario, che raggiunse il proprio arto pochi secondi dopo aver ricevuto una pugnalata in mezzo alle costole.
Mi allontanai dall'ennesima vittima e lasciai che tutti potessero sentire la mia sonora risata, la quale mostrò la vera me: una persona crudele, sadica e sanguinaria, una vera e propria assassina.
Mi leccai le labbra gustandomi il sapore del sangue e avvicinai le dita alla lama della spada, pulendola dal sangue, per poi appoggiare quelle stesse dita sulle labbra, assaporando con una calma irreale il liquido cremisi.
"Non avrei mai pensato che il sapore del sangue fosse così buono... Ne voglio ancora!" Dissi sorridendo e in quell'istante un grifone mi corse contro: ecco la mia prossima vittima!
Presa dall'insana euforia di quel momento quasi non mi accorsi del fatto che il grifone mi aveva graffiato la guancia sinistra, dal lato dello zigomo fino alla zona della tempia, lasciando una ferita più profonda di quanto mi aspettassi.
Mi voltai sorridendo in modo inquietante, considerando che il grifone arretró terrorizzato, ma non gli permisi di fuggire volando, perché da sotto i miei piedi apparve una nube azzurra circondata da una nera con cui lo trattenni, prendendomi il tempo necessario per correre nella sua direzione e afferrarlo per il collo, dove lo morsi fino a spezzargli l'osso.
I miei compagni gridarono il mio nome, i loro volti esprimevano tutta la loro paura. Appena mi voltai ricominciai a lottare: qualcuno si ritrovò senza testa, trafitto, con l'osso del collo spaccato o qualche arto in meno a causa dei miei numerosi e crudeli morsi, e solo alla fine mi accorsi che il campo di battaglia si era trasformato in un lago di sangue.
"Vi avevo avvertito, ma voi avete preferito non ascoltarmi e mettervi contro di me, quindi siamo arrivati a questo: infatti ora siete davanti alla vostra signora, prostrati dinanzi a me." Affermai sempre con quello spaventoso sorriso e scandendo bene ogni singola parola, cosicché potessero sentire sia i vivi che i morti.
Passo dopo passo mi ritrovai al centro del campo di battaglia, in mezzo a tutti i quei cadaveri insanguinati e mutilati. Caddi in ginocchio, lasciando la presa sulla spada e iniziai a ridere, anche se le risate erano interrotte da dei singhiozzi. Mi portai le mani davanti al viso: era come se per tutto quel tempo non fossi stata io ma me ne fossi accorta solo in quel momento; purtroppo sapevo bene che in realtà ero sempre stata io, poiché ero pienamente consapevole delle mie azioni.
I ragazzi si radunarono attorno a me, chi ancora spaventato, come Dafne, Flora e Freya, e chi preoccupato, come Soldrofa, Aragorn, ma soprattutto Fernund, verso cui rivolsi il mio sguardo e il mio viso pieno di lacrime.
Sapevo che mi stava guardando con l'attenzione che impiega quando doveva leggere i pensieri altrui, allora, sicura che lui stesse scavando nella mia mente gli feci una domanda:
Sei ancora disposto a seguirmi e sostenermi qualunque cosa accada?
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