Capitolo 43
"Nobody said it was easy,
it's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
no one ever said it would be this hard..."
Sto cadendo.
Sono sicuro di star cadendo.
Non sento più i miei piedi saldi al pavimento.
Non riesco nemmeno a trovare la forza di reagire.
Siamo solamente io e la donna minuta sul portico di casa di Max. Il volume della musica è l'unica cosa che mi permette di ancorarmi a una situazione surreale. Sì, perché si tratta solamente di surreale. Se è vero quello che questa donna dice, Éric non ha fatto altro che mentirmi dal primo giorno che ci siamo visti. Lui è sposato! Ha una moglie! Chi mi dice che non abbia anche dei figli? È come se non sapessi più niente di lui da un momento all'altro. Come se lui fosse diventato un estraneo a tutti gli effetti. Come se le mie certezze non esistessero più.
«Mike, perché ci metti tanto a rientrare?» Sento la sua voce alle mie spalle. Io spalanco la porta senza voltarmi, ma sono certo che il suo sguardo sia diventato di pietra.
Giro leggermente la testa verso di lui e, come da programma, il suo viso è attonito. Gli occhi sbarrati mi danno conferma del suo stato ti stupore.
«Amira!» Esclama guardando prima lei, poi me.
Ha anche un nome.
«Posso spiegarti.» Continua rivolgendosi a me. Io, con il cuore a pezzi e la tensione addosso, decido di battere in ritirata e scappare lontano da lui. Percorro i quattro gradini che danno sul portico e faccio per cominciare a correre.
Lui mi afferra una mano. «Mike, ti prego! Ascoltami. Posso spiegare qualsiasi cosa.»
Mi giro verso di lui con rabbia, gli do uno schiaffo. «Cosa vuoi spiegare? Vuoi spiegarmi perché tu non mi abbia mai detto di essere sposato? O addirittura di non chiamarti nemmeno Éric!» Urlo per contrastare il dolore delle lacrime che mi rigano il volto.
«So di avere sbagliato a non averti detto nulla, ma ho dovuto.» Continua con voce tremolante, massaggiandosi la guancia colpita.
«Hai dovuto?» Ripeto con tono stizzito. «Hai dovuto mentirmi per cosa? Per prendermi in giro?»
«Non ti ho mai preso in giro.» Controbatte.
Io continuo a camminare avanti e indietro puntando il dito verso il suo petto. «E come lo chiami tutto questo? Uno scherzo riuscito male? Come chiami queste settimane insieme in cui io ti ho dato il mio cuore e tu solamente bugie? Dimmi, come lo chiami?»
Afferra il dito per unire le nostre mani, ma io mi scanso dalla sua presa. «Credimi, quello che c'è stato tra di noi è tutto vero. Non ti ho preso in giro, io ti amo.»
«Non riesco più a crederti.» Sentenzio. «Non ho la più pallida idea di chi tu sia, né tantomeno della tua vita al di fuori di quella che era la nostra relazione.»
«Era...?» Domanda confuso. Il suo sguardo è distrutto.
«Non voglio più vederti.»
«Ti prego, Mike. Non farmi questo.» Supplica.
«No, Éric. Io non ho fatto nulla. Se è successo quel che è successo è solamente per colpa tua. Avresti potuto essere sincero con me e dirmi tutta la verità.» Scuoto la testa ancora incredulo. «Sono stanco delle bugie! Sono stanco degli uomini che fingono di essere quello che non sono. Ho vissuto la mia ultima relazione nella menzogna e non ho intenzione di ricascarci!» Esclamo con il cuore quasi in gola e le lacrime che sgorgano senza un attimo di tregua.
«Io non avevo intenzione di ferirti. Credimi che se non ti ho raccontato del mio passato è solamente perché volevo proteggerti.» Ha gli occhi lucidi, ma io non riesco a demordere nonostante sia ormai esausto e profondamente ferito.
«Ho già sentito anche questa. Tutti voi uomini che pensate di dovermi difendere in qualche modo... so già farlo da solo! Non ho bisogno di qualcuno che mi copra gli occhi dalle cattiverie della gente, perché ci sono cresciuto giornalmente.» Mi fermo per qualche istante. «Mi hai persino mentito sul tuo nome!»
Lui tace. Abbassa lo sguardo.
Anche io taccio per qualche istante, per poi ricongiungermi con i suoi occhi, nei quali prima vedevo amore, ma adesso solamente tanto vuoto.
«Che succede qui fuori?» Esclama la voce di Max, accompagnato da Kevin.
«Nulla, rientrate dentro. È tutto a posto.» Éric taglia corto.
I due, però, non hanno intenzione di darsela a bere, perciò continuano: «Mike, stai bene?»
Io scuoto la testa di riflesso. Perché, in realtà, è vero. Non sto affatto bene.
«Adesso capisco.» Esordisce Éric mentre Max si avvicina a me. Si volta verso di lui sbraitando: «è tutta colpa tua!»
Di getto, Max lo spintona per pararsi dalla sua furia. «Non osare avvicinarti a me un'altra volta, coglione!» Lo bacchetta.
Éric, però, non lo sta a sentire. «È tutta colpa tua! Hai chiamato tu Amira per farla venire qui.»
Io sgrano gli occhi ancora prima che Max possa difendersi dalle accuse. «Tu lo sapevi?» Adesso il mio dito è puntato contro di lui.
«Io... io.» Balbetta. Ed è la prima volta che Max non riesce a proferire parola. Ma da cui capisco che anche lui è complice della menzogna.
«Pensavo di potermi fidare almeno di te. Pensavo di aver trovato un amico, invece sei esattamente come lui!» Anche Max adesso tace. D'altronde come ci si può giustificare dall'essere complici di una bugia più grande di loro?
Mi rivolgo a Éric. «Avevo persino deciso di prolungare la mia permanenza qui a Parigi per poter stare più vicino a te, per poterti vivere e... per poterti amare.» Chiudo gli occhi. «Ma adesso ho capito che non ho bisogno di farmi amare, ma di stare lontano dalle persone come voi.»
«Noi ti vogliamo bene, Mike. Lasciaci spiegare.» Supplica Max avvolto anche lui dalle lacrime.
«Avete già detto abbastanza. E anche io ne ho abbastanza. Non ho intenzione di continuare ad ascoltarvi perché qualsiasi cosa direte non potrà cambiare la mia decisione.»
«Quale decisione?» Domanda Éric ormai esausto a sua volta.
«...Che da questa sera basto a me stesso.»
E così, con i pezzi frantumati del mio cuore, l'ennesima delusione d'amore, le menzogne venute a galla e il mio stato d'animo distrutto, mi allontano da quella che consideravo la mia nuova famiglia.
"...Take me back to the start."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top