Capitolo 41
ÉRIC
Sono le ventitré e cinquantasette di giovedì sera, e tra esattamente tre minuti entrerò ufficialmente a far parte dei trentenni. Non so se il pensiero mi emozioni o mi spaventi tremendamente; so solo che ogni anno detesto questa giornata sempre di più. È come se rivivessi le stesse feste mancate dell'infanzia, a causa della mia impopolarità, nelle quali mi ritrovavo a condividere le fette di torta con me stesso, e come se l'unico porto sicuro, quale era mia madre, non potesse più tornare.
Mi manca ogni giorno di più, ma mai come per il ventinove maggio, il giorno del mio compleanno. Vorrei poterla chiamare e raccontarle della mia giornata. Ogni tanto mi capita di provarci, ma appena digito il suo numero sullo schermo del cellulare, mi rendo conto di non poterlo più fare.
Manca un minuto esatto, in realtà cinquantasette secondi. Sono seduto sul divano di casa mia con León, il mio gatto, sdraiato sulle mie gambe a farmi le fusa. Quando sono giù, lui è sempre pronto a coccolarmi.
Faccio per accendere la tv, ma vengo interrotto dal suono del campanello. Il miagolio stizzito di León lascia intendere di sentirsi disturbato dal mio scatto improvviso per andare ad aprire la porta.
«Joyeux anniversaire. Joyeux anniversaire. Joyeux anniversaire, Éric. Joyeux anniversaire...»
«Mike...» Sussulto, incredulo per la sorpresa.
«Tanti auguri di buon compleanno, Éric!» Esclama accompagnandosi da un colpo di trombetta, per poi allargare le sue braccia come se volesse abbracciarmi.
Lo precedo e mi fiondo letteralmente per stringerlo forte a me, come a non volerlo più lasciare andare.
«Immagino tu sia contento di vedermi.»
«Non sai quanto.»
«Ho portato la torta.» Tira fuori dalla sua borsa una piccola scatola ancora confezionata. Mi ha davvero portato una torta. Una torta da condividere.
Entrambi ci accomodiamo al tavolo della mia cucina. Mike è intento ad accendere alcune candeline sulla strato di panna, mentre io non faccio che ammirarlo estasiato. È così premuroso e così gentile con me da sentirmi quasi in colpa a non essere nemmeno la metà di quello che è lui.
«Okay, è arrivato il momento di esprimere un desiderio e di spegnere le candeline. Ricorda, ne hai solamente uno.» Sottolinea prima di farmi segno di avvicinarmi alla torta, per poter scattare una fotografia.
Con le lacrime quasi agli occhi, guardo la torta e poi guardo lui. E so, per certo, di non aver bisogno di altro se non di questo.
«Ho tutto ciò di cui ho bisogno e vorrei solamente potesse rimanere tale.» Confesso ad alta voce, così che anche Mike possa sentirmi.
Socchiudo gli occhi e a pieni polmoni soffio sulle candeline. Ancora con occhi lucidi, li riapro e vedo Mike applaudire con espressione felice sul volto. Si avvicina e mi attira a sé dai fianchi.
«Buon compleanno, trentenne.» E mi bacia intensamente, mentre io affondo le mie dita tra i suoi capelli morbidi.
Dopo qualche effusione, tagliamo la torta e ci sediamo sul divano a mangiarla. È deliziosa. Foresta nera, la mia preferita.
«Grazie per aver condiviso la torta insieme a me.» Confesso imbarazzato tra una forchettata e l'altra.
«Non avrei mai potuto tirarmi indietro. È squisita.» Dice con la bocca piena. È bellissimo persino con le labbra sporche di crema.
«No, davvero. Non sai quanto significhi questo per me. È il regalo più bello che potessi mai farmi.»
«Quindi questo lo tengo per me?» Poggia il piatto per porgermi una busta contenente una scatola.
La scarto quasi imbarazzato, non era necessario che mi facesse un regalo. È un album di foto, che ripercorre i nostri incontri e le nostre uscite. C'è persino la nostra prima foto nel quartiere di Pigalle, frasi provenienti da quella che abbiamo scelto come nostra canzone, ovvero I Turn To You, e tanti altri biglietti di visita nei musei o di film visti al cinema. Qui dentro c'è la nostra storia d'amore.
«Ti amo.» Sussurro avvicinandomi al suo viso. «Ti amo come non ho mai amato nessuno prima d'ora.»
«E io amo te. Oggi, domani, per sempre.»
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