❥ 𝕮on un po' di rum la pillola va giù
Se quella sera aveste potuto sbirciare dalla tendina sfilacciata della mia stanzetta, avreste visto me e Luca a gambe incrociate ai piedi del letto, la porta chiusa a chiave giusto per precauzione visto che mia madre a quell'ora era bella che sprofondata in un sonno blindato a botta di barbiturici.
E poi, solamente poi, avreste notato che quelle su cui eravamo concentrati manco stessimo studiando un piano per conquistare il mondo, erano scatole e scatole di medicinali sparse ai nostri piedi.
Gioventù bruciata, alcol su tela, 1993.
Era una di quelle rare volte in cui, pur trovandoci insieme, non volava una mosca, tanto che si poteva udire il suono cadenzato del ticchettio della mia sveglia sul comodino.
Certo che era davvero brutta, quella sveglia. Entrata in uno di quei meravigliosi negozi dell'usato che vendono cose totalmente inutili, la vidi e, senza rifletterci troppo su, la comprai. Costo: mille lire.
In quel momento, segnava le undici e sette minuti, il che significava che stavamo già da un quarto d'ora abbondante con le spalle curve e i nostri occhi fissi sui bugiardini che narravano di strabilianti effetti collaterali.
Eravamo drogati di effetti collaterali, ho detto tutto.
Presi un barattolino azzurro semitrasparente dal mucchietto che avrebbe potuto far invidia a una farmacia, e ne lessi con attenzione l'etichetta.
𝐴𝑣𝑣𝑒𝑟𝑡𝑒𝑛𝑧𝑒: 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑚𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐𝑜. 𝐸𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑙𝑖: 𝑎𝑙𝑙𝑢𝑐𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑒𝑚𝑖𝑐𝑟𝑎𝑛𝑖𝑎, 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒, 𝑖𝑛𝑠𝑜𝑛𝑛𝑖𝑎.
Insonnia.
In pratica era un medicinale per dormire, che come effetto collaterale aveva il risultato opposto di quello desiderato. Sollevai le sopracciglia perplessa e appoggiai le pillole dritte accanto al mio ginocchio.
«Ehi, senti questa.» esclamò Luca senza staccare gli occhi dal foglietto illustrativo che teneva tra le mani. «"Può causare effetti indesiderati e anche gravi, come euforia, tachicardia, sudore freddo, desiderio sessuale incontrollato e/o eiaculazione precoce. Non somministrare a soggetti di età inferiore ai sessant'anni."» Rise, una lama di luce lunare a dipingere la madreperla tra le sue labbra. Allungai il collo per dare una scorsa a quella scrittura minuscola, ma lui allontanò il foglietto di scatto, sottraendolo alla mia vista quasi come se non volesse farmelo leggere. Così, con la bocca torta in una smorfietta di disappunto e la schiena curva, me ne tornai al mio posto.
Mi sentii i suoi occhi appiccicati addosso anche senza guardarlo. Perciò, quando dopo qualche secondo rialzai la testa e lo sgamai a fissarmi, non ne fui particolarmente stupita.
E Luca, anche se colto in flagrante, non si premurò minimamente di distogliere lo sguardo.
E per un istante, uno soltanto, mi sembrò quasi che non avesse occhi che per me.
Stracciai subito quel pensiero e scossi la testa, dandomi mentalmente della stupida a confondere la sua eccitazione per il nostro imminente sbarco nel Paese delle Meraviglie Chimiche con qualcos'altro.
«Sono pillole che stimolano l'attività sessuale dopo l'andropausa.» spiegò come se non lo avessi già capito. «Le vuoi prendere?»
«E tu? Tu le vuoi prendere?»
Non rispose nemmeno, che stava già facendo saltare giù la prima pasticca dal blister argentato. Giusto il tempo di vederne la consistenza gommosa brillare nel palmo della sua mano ed ecco che la pillola scivolò giù per la sua trachea, seguita da un'altra, e un'altra ancora.
Stava per far scoppiare la plastica che proteggeva la quarta pasticca, ma gli tirai via il medicinale dalle mani e lo fissai negli occhi.
Mi fissò a sua volta.
E tutto quello che vi trovai fu voglia.
Di fottere o di sballarsi, non saprei dirlo.
«Perché proprio queste?» gli chiesi semplicemente.
«Cogli l'attimo, Pulce. Queste sono il nostro carpe-fottuto-diem. Sono vasodilatatori, mandano in giro più sangue. Più sangue, più sensazioni. Tu scegli le caramelle che preferisci e spegniamo il cervello.» rispose, vicino quel tanto che bastò per sentire il suo respiro sulla tempia. Con il cuore in palla e nonostante diversi strati di stoffa a separarci, potevo percepire il suo calore contro la spalla.
La tentazione di rivelargli che era lui la mia caramella preferita fece pendere in giù il piatto della bilancia.
Per evitare di continuare su quella sdrucciolevolissima china rischiando di fare una cazzata, ne feci una peggiore: afferrai una scatoletta random dal mucchio e dopo un'ultima occhiata sfidante al mio compagno di avventura chimica, ingollai due pillole a caso senza nemmeno guardare il bugiardino.
«Così, a caso?» mi chiese, con un'aria divertitissima, come se fossi una scena particolarmente spassosa dei Simpson.
«Sì, lo sai che mi piace il brivido dello sconosciuto.» ribattei con un sopracciglio inarcato in fare volutamente allusivo e una sicurezza insolita per me, così anomala che per un attimo mi chiesi se per caso non fosse una componente del preludio del trip.
Ma, fanculo, me l'aveva servita su un piatto d'argento.
Le labbra di Luca si assottigliarono in una linea dritta e io mi gustai quel suo attimo di smarrimento esibendo un ghigno sbilenco che faceva un baffo allo Stregatto.
Ma non mi diede il tempo di gongolare, che si ricompose in un istante e tornò a calzare quella sfacciataggine che lo contraddistingueva, facendomi addirittura dubitare che avesse colto la mia infantile frecciatina. I suoi occhi si fecero nebulosi, vagamente torbidi.
«Avrai sicuramente beccato qualcosa per la diarrea.» mi rise in faccia, con quell'espressione strafottente, tra il divertito e il malizioso.
Mi lasciò crogiolare nel mio fastidio per quel sottile doppio senso, senza darmi la soddisfazione di averlo colpito. Poi, come in un rallenty, lo vidi buttare la scatola dello stimolante tra le altre, mischiarle ed estrarne una dal mucchio senza guardarla.
Le sue dita svitarono il tappo di un contenitore cilindrico arancione mentre i suoi occhi erano puntati verso le ramificazioni delle crepe dello stucco sotto alla finestra. Poi si girò di colpo e con mossa tremendamente veloce, ingoiò tre pillole, dedicandomi un sorriso tutt'altro che innocente.
«Il brivido dello sconosciuto. Stasera, ci sta.»
Gettò la scatolina tra le altre, mescolandole come il tombolone natalizio mentre digerisci il cappone. Afferrò la bottiglia e buttò giù due sorsate che, nella sua testa, dovevano amplificare gli effetti "collaterali" di chissà cosa aveva preso.
Non esitai a rispondere alla sua provocazione, con aria di sfida gli strappai la bottiglia di mano e lo imitai.
Per un attimo mi vidi da fuori: assomigliavo enormemente alla stupida piccola Pulce che a tredici anni aveva mostrato di meritarsi la stima degli zarri di prima alberghiero buttando giù d'un fiato del rum dozzinale in mezzo a un parchetto spelacchiato. Mi aveva bruciato la gola e la testa aveva preso immediatamente a girare, al punto che nell'arco di qualche minuto ero diventata l'attrazione del giardinetto, piegata in due a vomitare dietro lo schienale di una panchina arrugginita.
Mi gettai con la schiena all'indietro e mi sdraiai sul tappeto logoro, aspettando che il mio corpo mi dicesse in qualche modo che il migliore sballo di sempre stava per iniziare. Mi sentii come quando te ne stai seduta comoda comoda nella poltroncina rossa del cinema e partono i trailer delle nuove uscite e tu li guardi, ti lasci galvanizzare e diventi sempre più impaziente dell'inizio del tuo film, in bilico sulla linea di confine tra l'euforia e la paura di aver scelto una pellicola di merda.
Ma mentre mi crogiolavo in quell'attesa, mi giunse alle orecchie qualcosa di molto diverso.
«Forse abbiamo fatto una cazzata.»
Luca si buttò a fianco a me, la respirazione vagamente accelerata, le pupille dilatate di chi stava lentamente scendendo nell'incoscienza, gocce di sudore gli sfavillavano sulle tempie, inumidendogli le ciocche. Riuscivo a sentire il suo cuore trapanare come un martello pneumatico contro la gabbia toracica, forte al punto che temetti di poterglielo vedere saltare fuori dalle costole come il Pirata Pop Pop infilzato nel sedere da un pugnale di plastica.
Pupille dentro pupille, mi donò un sorriso insofferente.
«Porca troia, Pu', confermo. Abbiamo fatto un'enorme cazzata.»
Ma ciò che mi lasciò di sasso non fu la sua faccia chiaramente in difficoltà con gli effetti della chimica farmaceutica, quanto l'assurda, svettante erezione che mi colpì la coscia.
Pensai che doveva essere proprio roba forte, se già gli aveva fatto quell'effetto.
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