[ʀᴀssᴇɢɴᴀ sᴛᴀᴍᴘᴀ]

𝘔𝘢𝘳𝘵𝘦𝘥𝘪, 26 𝘥𝘪𝘤𝘦𝘮𝘣𝘳𝘦 2000

𝐎𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐫𝐚𝐝𝐨.
𝐓𝐨𝐬𝐬𝐢𝐜𝐨𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞𝐱-𝐩𝐢𝐬𝐜𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞.
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔

Una scena assolutamente orribile si è parata davanti agli agenti di polizia stamattina, che, a seguito di una segnalazione da parte alcuni ragazzini del quartiere tristemente noto come "Blocco Chernobyl", hanno effettuato un sopralluogo nei locali della ex-piscina comunale, ormai chiusa da svariati anni.

Sul fondo della vasca, il cadavere di un tossicodipendente di circa 25 anni, stroncato verosimilmente da una overdose. Dai documenti trovati in possesso del ragazzo, pare si tratti di Luca Morelli, che da alcune testimonianze risultava essere dipendente da eroina già da diverso tempo.

A una prima analisi la morte risalirebbe a diverse ore prima, ma le indagini sull'accaduto proseguono e sarà, come da prassi, il medico legale a stabilire ufficialmente orario e motivo del decesso.

L'ex-piscina comunale è da tempo considerata un buco nero di degrado e illegalità: chiusa ormai da un decennio, è stata dapprima lasciata nell'abbandono più totale, preda di furti e vandalismi, e nel tempo è diventata centrale per attività di piccola criminalità come lo spaccio.

Tuttavia, l'episodio di ieri è il primo caso di morte per overdose che si verifica all'interno dell'edificio.

Da tempo il comitato di quartiere chiede all'Amministrazione di rigenerare lo spazio o, come extrema ratio, di abbatterlo e restituirlo alla cittadinanza come area verde. "Sarebbe un segnale da parte degli amministratori, un modo per dirci che questo quartiere non è stato del tutto dimenticato da chi governa da anni questa città." ha dichiarato Michele Castagna, presidente del comitato.

L'augurio è che non si debba più scrivere di morti di questo genere, e che lo spaccio smetta di essere un'attività incontrollata all'interno di questo luogo ormai simbolo del degrado.

✘✘✘

𝘎𝘪𝘰𝘷𝘦𝘥𝘪, 25 𝘨𝘦𝘯𝘯𝘢𝘪𝘰 2001

𝐋𝐮𝐜𝐚, 𝐥'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚 𝐢𝐧𝐧𝐨𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞.
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔

Molte storie finiscono in silenzio, lontano da tutti, coperte in fretta dall'indifferenza. Così quella di Luca Morelli, 24 anni, trovato morto sul fondo della ex piscina comunale chiusa da oltre un decennio, al Blocco "Chernobyl", un luogo dal soprannome evocativo, il 25 dicembre scorso, non esattamente una data qualunque.

A ucciderlo, un'overdose, capolinea di una esistenza che, a volte, da queste parti diventa obbligata.

«Lo avevo visto quella mattina.» ci ha detto R.F., ex compagno di scuola del ragazzo, perché questo in fondo era: un ragazzo. «Solo, tutto solo, abbandonato a sé stesso, se ne stava mezzo smorto steso su un muricciolo del parco, come era solito fare. Guardava il cielo, con lo sguardo attento di uno a cui non sfugge nulla. Era così, Luca. Lo è sempre stato.»

E solo dopo poche ore, sul fondo di una piscina senz'acqua, tra puzzo di urina e immondizia, quattro ragazzini hanno ritrovato Luca senza vita.

Le forze dell'ordine sono arrivate con calma, come ci ha raccontato S.N. «Hanno spento luci e sirene, hanno guardato in basso e hanno detto che era morto, probabilmente per l'eroina. Mi dispiace un sacco, eravamo grandi amici, spesso anche fino a poco tempo fa, ci ritrovavamo qui alle giostrine, parlavamo.»

S.N. alle domande sugli stupefacenti e sullo spaccio non risponde, dice che è morto un ragazzo, non uno spacciatore o un tossicodipendente.

Le forze dell'ordine hanno tenuto a distanza la folla di curiosi e di giornalisti con fermezza, per ostruire quell'unico spiraglio che ancora si erge a baluardo della privacy, del decoro e del rispetto. Ma le immagini del cadavere ci hanno restituito braccia martoriate dai segni delle punture e un tatuaggio floreale che spicca sul pallore della pelle esanime.

«Luca era un ragazzo bellissimo, ma molto chiuso.» racconta P.R. «Ci siamo frequentati per un po', non era facile stare con lui, aveva molti casini a casa, ma non meritava questa morte. Dov'era la classe politica che parla di inserimento in Europa e crisi di governo, quando c'era da aiutare Luca, invece, a inserirsi nel mondo? Lo sogno la notte che dice che è stato abbandonato. Lo sogno tutte le notti.»

Piange mentre racconta, P.R., sciogliendo il pesante trucco degli occhi, stiracchiando la maglietta e la mini, quasi fosse un tic. E mentre ci confida che tipo di ragazzo fosse Luca, ci siamo chiesti anche noi, se è stata l'eroina la principale causa della sua morte.

No. Luca è stato ucciso, ogni giorno più del precedente. In fondo era solo l'ennesimo caso umano sputato fuori dalla realtà disastrata del Chernobyl, un luogo che ti condanna a un solo destino sin dalla nascita. Che condanna R. a fare il cameriere a cinque chilometri per stare fuori dai guai, S. a vivacchiare in un parchetto per chissà quali motivi legali o illegali, e P. ad attendere un lavoro vero, mentre sbarca il lunario part time come estetista a domicilio improvvisata.

Dalle indagini, è venuta fuori una verità troppo brutale per poter essere accettata passivamente: Luca Morelli si è deliberatamente tolto la vita.

Tutti i giornali hanno liquidato questa storia con uno sterile trafiletto, parlando di eroina e prostituzione, per cui tra l'altro è stato doverosamente aperto un fascicolo contro ignoti per favoreggiamento con aggravante di coercizione di minore. Qualcosa che ricorda Noi, ragazzi dello zoo di Berlino senza dover andare oltralpe.

Ma mentre polizia e carabinieri chiudono definitivamente il fascicolo, bollandolo come "suicidio", noi non possiamo fare a meno di pensare che non era certo questa la vita che Luca sognava, è stata, anzi, un ripiego inevitabile. L'unica via d'uscita trovata dalla povertà e dagli stenti di un ragazzo - agli esordi ancora minorenne - che è dovuto crescere troppo presto, con un fratello maggiore in missione per l'Esercito Italiano in Qatar e un padre gravemente disabile, deceduto nel 1996.

E una madre. Lontana da marito e figli per sfuggire a una violenza domestica perpetuata nel tempo, a conoscenza di molti nel quartiere, ma mai denunciata.

Potrebbe sembrare quantomeno insolito, ma non agli occhi degli abitanti del Chernobyl, che hanno smesso di credere alle istituzioni come alle favole.

«Era un bimbo dolcissimo» ci ha detto, in lacrime, «Me lo hanno portato via gli spacciatori di morte di cui è pieno quel maledetto quartiere. E non ho potuto farci nulla. Nulla di nulla.»
La sua voce, al telefono, è rotta ed incerta. La voce di una madre che ha perso suo figlio.

«Non ho potuto portare via lui e suo fratello a causa di un marito che mi maltrattava e che mi ha minacciata persino di morte se gli avessi sottratto i figli, i suoi due "figli maschi". Nessuno può immaginare quanto sia stato difficile non potergli neanche dire addio, e adesso è troppo tardi.» tra disperati singhiozzi, ha poi aggiunto: «Avrei tanto voluto trovare il modo, il coraggio, di sentire i miei ragazzi, incitarli, dir loro di non mollare, dar loro consigli, aiutarli in qualche maniera, anche di nascosto da quel mostro che era loro padre. Ma all'epoca esistevano solo i telefoni fissi, e io avevo patito su me stessa la rabbia di quell'uomo violento. Avevo paura, ho avuto paura di rimanere in contatto con i miei figli. E così non ho mai saputo quale china avesse preso la sua giovane vita. E mi odio per non averlo saputo in tempo, avrei potuto fare di più.»

Non possiamo nemmeno intravedere il dolore di una madre, davanti a ciò che è successo. Ma possiamo fare qualcosa non passando sotto silenzio l'ennesima morte permessa da chi governa questa città che, come al solito, allarga le braccia, propinandoci le solite scuse legate alla criminalità, agli stupefacenti, alla delinquenza diffusa.

Luca ha avuto un passato di violenza ignorata dai servizi sociali, di abbandono scolastico nel disinteresse dei responsabili dell'istruzione, di discesa nel mondo degli stupefacenti e della prostituzione senza che nessuno, e ripetiamo nessuno, si sia mai chiesto come potesse un ragazzo solo al mondo tenere la barra del timone ben dritta. Come prevedibile, alla fine, quella nave ormai alla deriva si è definitivamente arenata in un'area comunale, che, in quanto tale, avrebbe non solo dovuto costituire un luogo controllato, ma soprattutto sicuro.

Per Luca, la vita, era diventata qualcosa di insostenibile, un bagaglio troppo pesante da portare da solo, un luogo troppo buio in cui arrancare. Qualcosa a cui, in quel momento, nella disperazione più nera, incubi, solitudine e abbandono, ha deciso volontariamente di rinunciare.

Nelle tasche del ragazzo, che i quotidiani hanno inappellabilmente etichettato con una parola semplice come "drogato", solo una polaroid troppo sbiadita per poter identificare la sagoma femminile che pare raffiguri.

Sul retro, solo una frase scritta a penna da una mano malferma:

Ti amo, perciò non te l'ho mai detto.

✘✘✘

𝘔𝘦𝘳𝘤𝘰𝘭𝘦𝘥𝘪, 27 𝘧𝘦𝘣𝘣𝘳𝘢𝘪𝘰 2002

𝐀𝐩𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨: 𝐄𝐱-𝐩𝐢𝐬𝐜𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞.
𝐃𝐚 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐝'𝐨𝐫𝐠𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐚 𝐛𝐮𝐜𝐨 𝐧𝐞𝐫𝐨.
𝐐𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨?
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔

Da qualche tempo, oserei dire "finalmente", si sta dibattendo sulla ex-piscina comunale della zona periferica della nostra città. Si potrebbe quasi dire sullo scempio della ex-piscina comunale, ma vogliamo rimanere il più possibile neutri, pur essendo terribilmente difficile.

Sulla scia dell'ottimismo degli anni '80, l'amministrazione decise di investire per il benessere. In fondo era la parola d'ordine, all'epoca: l'Italia si annoverava tra le primissime potenze economiche mondiali e il benessere diffuso non era un miraggio. Da qui, la costruzione e l'inaugurazione del complesso sportivo comunale in un quartiere dove, ad esempio, non esistevano neppure servizi elementari come un ufficio anagrafe, una biblioteca decentrata o una scuola superiore che non fosse il professionale alberghiero.

Le vicende giudiziarie sulla concessione dell'appalto della piscina sono state oggetto di numerosissimi articoli e approfondimenti, sia sui media locali che nazionali. Tuttavia l'impianto sportivo riuscì ad aprire - avvenimento non scontato in un paese dove svariate opere pubbliche giacciono incomplete come carcasse di brontosauro - e rimase aperta per circa due anni e mezzo.

La chiusura e il degrado.

Proprio mentre l'Italia celebrava i fasti del Campionato del Mondo di calcio, la società che aveva in gestione la piscina chiese la prima dilazione per i pagamenti.

Lamentava svariati furti notturni di materiale, nonchè vandalismi alla struttura. Il nostro stesso giornale documentò questi atti con un servizio, facendo notare che un quartiere a cui mancano i servizi essenziali non può diventare lindo, pulito e ligio alle regole con la sola apertura di un centro sportivo.

Di lì a sei mesi, come era più che prevedibile, l'associazione dichiarò insolvenza e la piscina rimase senza gestione. Ben due bandi di assegnazione andarono deserti e il comune, semplicemente, mise un lucchetto alla struttura per la quale erano stati spesi comunque milioni di vecchie lire di soldi pubblici.

Da quel momento, i furti ed i vandalismi, inizialmente rari seppur onerosi, diventarono frequenti, a tal punto che lo stesso Assessore allo Sport, durante una intervista televisiva, si fece scappare quel "Non abbiamo una soluzione" che, a tutti gli effetti, rimane ad oggi la frase più onesta che sia stata proferita dall'amministrazione riguardo quel luogo.

Le strutture adibite a docce e spogliatoi diventarono ben presto il luogo perfetto per i consumatori di stupefacenti in endovena e la piscina si trasformò da luogo di bravate dei ragazzi, a centrale dello spaccio.

Secondo alcune testimonianze, nel momento di massimo splendore dell'attività di spaccio, la piscina era equamente divisa tra ben tre gruppi organizzati dediti agli stupefacenti, che avevano trovato un equilibrio per le loro faccende criminose.

La morte di Luca e il "risveglio" dell'amministrazione.

Nei piani dell'amministrazione, già prima della tragedia Morelli, vi era una demolizione totale dell'opera e una realizzazione, al suo posto, di un'area verde. Tuttavia è intervenuto un progetto misto pubblico privato, che ha coinvolto l'amministrazione comunale, quella provinciale e la Fondazione cittadina, oltre all'istituto alberghiero.

Il progetto, partito da una studentessa, riportò l'attenzione sull'edificio, ma nel giro di pochi mesi, con un accordo già verbalizzato tra i due enti pubblici e un impegno della fondazione, finì lettera morta.

Il suicidio di Luca Morelli, avvenuto per overdose proprio all'interno della struttura, ha avuto come effetto quello di riportare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla struttura degradata, diventata ormai una sorta di castello della droga, con ingressi sorvegliati per tutta la notte.

E' notizia di pochi giorni fa che l'Amministrazione pubblica ha promesso un impegno economico affinchè il vecchio progetto, miracolosamente spuntato fuori dai cassetti degli uffici comunali, vada in porto.

Vedremo se saranno le ennesime parole al vento.

✘✘✘

𝘚𝘢𝘣𝘢𝘵𝘰, 10 𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 2003

𝐈𝐧𝐚𝐮𝐠𝐮𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐈𝐧𝐀𝐐𝐔𝐀. 𝐒𝐨𝐝𝐝𝐢𝐬𝐟𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞.
▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔▔

Ieri, dopo una ristrutturazione a tempo di record, è stata inaugurata InAQUA, la struttura per la promozione del benessere fisico e alimentare, fortemente voluta dall'Amministrazione comunale, da quella provinciale, dall'Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della ristorazione, e dalla Fondazione.

La struttura, economicamente autosufficiente, secondo l'orgogliosa dichiarazione del suo responsabile, il dottor Mannoni - ex docente in pensione dello stesso istituto alberghiero - ospita una piscina per adulti, una piscina per l'acquaticità e una piscina per la ginnastica acquatica dedicata alla terza età. Nelle strutture adiacenti, sono stati realizzati punti ristoro ispirati alla filosofia del "chilometro zero" e gestiti a rotazione dai ragazzi dell'alberghiero.

Il centro d'elite, in gran parte finanziato dalla Fondazione, nasce dalle ceneri di quella che era conosciuta da tutti come la famigerata ex-piscina comunale, per anni centro del degrado e della criminalità del quartiere.

"Oggi con questa inaugurazione, avviamo il circolo virtuoso di un territorio troppe volte dimenticato. Dove un tempo le bande si litigavano i territori dello spaccio, ora i ragazzi del nostro istituto alberghiero si specializzano per diventare professionisti seri e preparati, e le famiglie vengono a insegnare ai bambini il nuoto e la sana alimentazione. Un grande traguardo che non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato il contributo della Fondazione e degli altri sponsor del progetto".

InAQUA sarà aperto tutti i giorni ad esclusione del lunedì, dalle 10 alle 19. Tuttavia l'associazione che gestisce la struttura ha promesso di valutare l'andamento ed eventualmente ampliare l'orario di apertura.


Piccole FAQ che possono aiutare:

• Perché il 25 dicembre?
Ah! Ma allora non sei stato attento! Era Natale il giorno in cui la madre di Luca lo ha abbandonato. L'anno in cui commette suicidio, invece, è lo stesso del capitolo precedente, ossia il 2000.

• Chi sono i personaggi intervistati?
R.F. è proprio il vostro amatissimo Fava.
S.N. che si rifiuta di rispondere alle domande sugli stupefacenti è il nostro fidato pusherino di quartiere, Seb.
P.R. invece è la famosa Pamela, quella con i denti da castoro, che con Luca non ci è stata davvero, ma non ha saputo resistere ai famosi cinque minuti di gloria decantati da Andy Warhol davanti ai microfoni dei giornalisti.

• Il "progetto" esisteva davvero?
Sì, ma Bobbi non era per quello che ha portato Pulce alla festa. L'Onorevole che lui cercava spasmodicamente di circuire, era quello che doveva sbloccare una pratica incagliata afferente l'azienda di famiglia. Beh, la famiglia della moglie.

• Me lo avete chiesto in tanti, quindi la metto qui: lo avete chiamato "Luca" perché esisteva il cartone animato omonimo?
No, è stato un caso. Giuro.
Ci siamo accorti di questa coincidenza fortunata solo quando abbiamo intitolato il capitolo con il suo PoV, ed è stato come incastrare l'ultimo pezzo di un puzzle: un brain orgasm.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top