Natale a New York - Un racconto prequel di "Quello che siamo diventati"
New York, Natale 2012
Elisa
Natale a New York.
Sembra il titolo di una rom con natalizia e invece è dove trascorrerò le festività quest'anno. Sempre che non ci siano emergenze che richiedano la mia presenza in ospedale e quella di Mino al consolato, per risolvere l'ennesima crisi. Ma voglio essere ottimista e credere che per il nostro primo Natale da marito e moglie il mondo possa farci un regalo e darci tregua, almeno per un giorno. A Natale non si è tutti più buoni?
A giudicare dal traffico infernale verso il JFK non si direbbe ma la fatica è ripagata dalla faccia sorridente di mia cognata che mi viene incontro nella sezione Arrivi dell'aeroporto.
A proposito, Georgiana Mattei è la definizione di bontà fatta persona.
Sono molto felice di poterla considerare ufficialmente una sorella e che abbia accettato l'invito a trascorrere con il fratello e me le feste, al contrario della mia, di famiglia.
I miei genitori, Marina, Caterina: tutti troppi impegnati altrove per poter essere della partita.
Bisogna anche riconoscere che quest'anno non è stato facile per noi Benedetti. Il mio matrimonio, il trasferimento a Parigi di Marina, il diciottesimo di Kitty, lo scandalo che ha coinvolto Eugenio Brancia Testasecca e, di riflesso, tutto lo studio legale...
‹‹Eli, tutto okay?›› La voce di Gigì mi riporta alla realtà.
‹‹Sì, assolutamente›› la rassicuro ‹‹Anzi, dovrei essere io a chiedertelo. Come è andato il volo?››
‹‹Tutto bene›› afferma lei ‹‹Ma ormai ci sono abituata, non sento più nemmeno il jet lag››.
Georgiana è una bravissima pianista concertista che viaggia molto per lavoro ma, questa volta, lo scopo alla base dei suoi spostamenti è l'affetto. Non solo per me e Mino, che non vede dalle nostre nozze, ma anche per mia sorella Marina, la sua migliore amica. L'evolversi del loro rapporto durante i preparativi del matrimonio- dove entrambe fungevano da testimoni degli sposi - mi ha sorpresa ma, evidentemente, quando due persone navigano sulla stessa lunghezza d'onda, come Mar e Gigì, basta poco per diventare amiche. Spero che questa amicizia sia destinata a durare e consolidarsi, che possano esserci sempre l'una per l'altra nei momenti difficili e non avere timore di vedersi pugnalare alle spalle, come è successo a me.
‹‹Come sta Mar?›› le chiedo.
‹‹Sembra essersi ambientata, a Parigi›› considera mia cognata ‹‹È entusiasta dell'ambiente accademico e pare stia anche uscendo con qualcuno››.
‹‹Davvero?›› Non riesco a nascondere la sorpresa.
Marina è sempre stata introversa e alquanto restia a mostrare emozioni però, come il resto della famiglia, credevo che con Alberto Brancia fosse una cosa seria.
‹‹E te lo ha mica presentato, questo ragazzo che sta frequentando?›› indago ancora.
‹‹Sì, si chiama Jean Paul›› rivela Georgiana ‹‹È un artista di strada, a Montmartre››.
‹‹Ah, perfetto››. Ho già inquadrato il tipo.
‹‹Suo padre lavora alla Sorbonne con tua sorella ma non li ha presentati lui, anzi›› continua Gigì ‹‹I due non hanno un buon rapporto››. Chissà chi mi ricorda.
Sorellina, sei meno furba di quel che vorresti far credere, penso.
E anche più ferita.
Ma lo sono stata anche io, quindi non mi sento di biasimarla.
Perché, in fondo, mia sorella e io siamo più simili del previsto.
So bene cosa si prova a stare con una persona che non ti dà certezze. Mino è stato maestro in questo e, ancora adesso, dopo sei mesi di matrimonio, ci sono dei giorni in cui lo avverto distante e mi domando se non si sia pentito della propria decisione, se non pensi ancora a lei, se ce la farà a rispettare la promessa che mi ha fatto davanti a Dio e agli uomini di essere mio finché morte non ci separi.
‹‹Mar è forte e starà bene, vedrai›› afferma Georgiana, strappandomi alle elucubrazioni ‹‹Ci sta già provando e riuscirà a dimenticare Brancia Testasecca››.
‹‹Lo spero per lei ma comunque da situazioni del genere non si esce mai del tutto intere›› sentenzio ‹‹E la colpa è in parte mia, perché Carlotta era la mia migliore amica e avrei dovuto quantomeno sospettare qualcosa delle sue reali intenzioni››.
‹‹Beh, sei stata molto impegnata con i preparativi delle nozze e tutto il resto›› mi fa notare Gigì ‹‹E poi Brancia e la sua cara consorte sono due adulti consenzienti, avrebbero agito alle spalle della povera Mar comunque››.
‹‹Quel Ferri era pazzo di Carlotta›› mi giustifico ‹‹E, da come me ne parlava, pensavo che lei lo ricambiasse. Non avevo davvero idea che invece...››
‹‹Basta colpevolizzarti, Elisa›› mi ammonisce mia cognata ‹‹Lo hai già fatto per troppo tempo››.
Le lancio uno sguardo carico di affetto: ‹‹So che forse avresti preferito Carolina al fianco di tuo fratello›› Georgiana scuote la testa ma continuo ‹‹Ma io sono davvero felice di essere diventata una Mattei››.
‹‹Lo sono anche io, purché tu e Mino siate felici›› dichiara Gigì ‹‹Non preoccuparti, il tuo ingresso in famiglia non avrà ripercussioni sulla mia amicizia con Carolina Brancia››.
È sincera, glielo leggo negli occhi, e il sorriso complice che ci scambiamo ne è la prova.
Siamo giunte nei pressi del loft a Park Avenue dove Mino e io abitiamo sin dal nostro trasferimento in città, al ritorno dal viaggio di nozze alle Maldive.
Spero di trovare mio marito a casa per accogliere la sorella, come gli avevo raccomandato. Capisco che il lavoro è lavoro, specie se si ha a che fare il più delle volte con cause di forza maggiore, come accade a me in ospedale, eppure a volte mi pesa l'assenza di una normale routine, con orari prestabiliti e qualche piccola abitudine.
Per fortuna questa volta mio marito sembra avermi dato retta e lo troviamo in casa, pronto deporre un rapido bacio sulle mie labbra prima di riabbracciare con tutti i crismi Georgiana, altrettanto felice di rivederlo. Vedendoli vicini, ho modo di constatare ancora una volta quanto lui e la sorella si somiglino: entrambi biondi, belli, legati da uno di quei rapporti che è impossibile spiegare a parole. Guglielmo tende una mano verso di me, come a non volermi lasciare fuori da tanta tenerezza e tutti i miei dubbi a proposito dei suoi veri sentimenti si quietano un poco.
Il cuore è un muscolo involontario, non puoi imporgli se, quando e per chi battere. Il mio è stato suo da quando i nostri occhi si sono incrociati per la prima volta e gesti come questo sembrano voler dare ragione all'istinto irrazionale che mi spinge a sfiorargli le dita, intrecciandole in maniera discreta alle mie.
‹‹Le mie ragazze preferite›› replica con un sorriso ‹‹Che ne dite se andiamo a cena fuori e poi facciamo un giro a piedi per ammirare le luci di Natale?››
‹‹È un'idea fantastica›› esclama Gigì ‹‹Ma non facciamo troppo tardi ché sono distrutta››.
Mino mima un saluto militare per gioco: ‹‹Ai tuoi ordini, mademoiselle››.
Così usciamo, lasciandoci avvolgere dalla frenesia natalizia della Grande Mela.
L'albero del Rockfeller Center svetta sull'omonima piazza, illuminandola mentre molta gente si accalca sulla pista di pattinaggio dopo aver ammirato le decorazioni natalizie.
Ceniamo in un ristorante etnico poco distante prima di concludere la serata al Radio City Music Hall, dove i fratelli Mattei hanno insistito per assistere al Radio City Christmas Spectacular, a ragione devo dire, perché le Rockettes sono state molto brave.
Al termine dello spettacolo, però, la serata non è ancora finita: nonostante le proteste della sorella, mio marito insiste per prendere la metro fino a Brooklyn e visitare Dyker Heights, un quartiere addobbato a festa dai suoi residenti che sembra uscito da un classico film di Natale.
Mentre ci aggiriamo per il complesso residenziale rimirando le bizzarre e fantasiose decorazioni esposte dai suoi abitanti che avverto una fitta al basso ventre, rapida ma intensa.
Mino mi è accanto in un attimo: ‹‹Ti senti bene, cara? Sei molto pallida››.
Georgiana annuisce: ‹‹Forse hai bisogno di sederti?››
Faccio cenno di no con la testa: ‹‹È solo un po' di stanchezza››.
Uno sguardo d'intesa passa tra i fratelli e decidiamo di tornare a casa.
Faccio del mio meglio per mostrarmi serena ma non lo sono affatto e una volta rientrata ho la certezza di non sbagliarmi.
Non sono incinta, il test lo dice chiaramente, così come le tracce ematiche inequivocabili e i tipici sintomi della sindrome mestruale che iniziano a manifestarsi.
Chino la testa, sconfitta, mentre calde lacrime amare cominciano a solcarmi il viso.
Un lieve bussare alla porta me le fa asciugare in tutta fretta.
‹‹Sicura che sia tutto a posto, amore?›› domanda mio marito da dietro il battente.
Cerco di ricompormi, poi vado ad aprire: ‹‹Sì, è solo una leggera... indisposizione››.
Davanti al suo sguardo perplesso, però, non ce la faccio a tacere: ‹‹Avevo un ritardo e ho pensato...›› balbetto ‹‹Ma mi sbagliavo, non c'è nessun bambino in viaggio››.
Pronunciarlo ad alta voce mi spezza il cuore perché sì, ci avevo creduto e avvertire le braccia di Mino intorno a me mi dà la misura di quanto vorrei che stringessero al più presto anche un figlio nostro.
E non mi sembra affatto giusto che una perfida vipera come Carlotta Luciani aspetti un bambino non voluto, che le è capitato a fagiolo per rovinare la storia di mia sorella minore con un uomo che, potrei scommetterci l'intero Empire State Building, la mia ex migliore amica non ama affatto mentre io, che ho lottato senza risparmiarmi per ottenere e tenere con me la mia persona sia ricompensata con un ventre vuoto e l'ennesimo debito di sangue alla natura.
‹‹Succederà prima o poi e tu sarai una madre meravigliosa›› sussurra Guglielmo, cullandomi come un bene prezioso ‹‹Ci impegneremo di più e la cosa non mi dispiacerà affatto››.
Mio malgrado sorrido e assecondo la carezza della sua mano sul mio viso, incrociando i suoi occhi:
‹‹Avrei voluto dirtelo per Natale, il nostro primo insieme da sposati. Sarebbe stato tutto perfetto››.
‹‹È già tutto perfetto›› mi corregge lui ‹‹Perché io ti amo, Elisa, per la donna meravigliosa che sei già e mi sento l'uomo più fortunato del mondo ad averti al mio fianco, con o senza figli››.
Mi bacia per dimostrarlo, dopodiché veniamo interrotti:
‹‹È quasi mezzanotte›› esclama Georgiana ‹‹Apriamo i regali?››
Beata gioventù. Il luccichio divertito negli occhi di mia cognata mi restituisce il buon umore.
Mino e io la seguiamo in sala, davanti all'albero stipato di pacchetti incartati che non lo saranno ancora per molto.
Il fuoco scoppietta nel camino acceso, nastri e carta luccicanti vengono scartati sul tappeto, la mano di Mino mi accarezza dolcemente la schiena e ci scambiamo gli auguri al dodicesimo rintocco, con Gigì che improvvisa un breve concerto natalizio solo per noi. Poggio la testa sulla spalla di mio marito, godendomi l'atmosfera.
Dopotutto, penso, il primo Natale con la mia nuova famiglia e le mille luci di New York fuori dalla finestra ha grandi chance di essere memorabile in ogni caso.
Spazio autrice
Ciao a tutti!
So di essere stata un po' contraddittoria in questo periodo ma al momento va così.
Non faccio programmi e cerco di vivere alla giornata, perciò ho inserito i capitoli revisionati di "Quello che siamo diventati" in questi giorni, mettendo da parte i racconti natalizi che vi avevo promesso.
A proposito, vi ringrazio per la calorosa accoglienza riservata a Calliope, un nuovo personaggio che spero prima o poi possa tornare, come Paul e Tinca di Extreme Ways. Non è ancora il loro momento, però ogni promessa è debito perciò, per tenere fede a quella in merito ai racconti natalizi, ho deciso di pubblicare questo, che avrebbe dovuto essere il terzo e ultimo, con personaggi già noti.
Dalla fine di Quello che siamo diventati, infatti, la maggior parte dei messaggi che ho ricevuto riguardava Guglielmo, Elisa, Georgiana e un possibile lieto fine per le loro storylines.
Ebbene, le vostre richieste non sono rimaste inascoltate ma occorre precisare alcune cose:
Mino ed Elisa non hanno una storia tutta loro a parte questo breve racconto, scritto in queste ultime settimane, ma si evolveranno - come singoli e come coppia - all'interno dello spin - off incentrato su Georgiana e sir Thomas - potevo farmi sfuggire l'occasione di torturare ancora un po' la pianista e il cavaliere di Sua Maestà? - che ho scritto subito dopo la storia Marina e Alberto e che, quindi, giace sul mio pc da circa due anni.
Non l'ho ancora pubblicato perché, al momento, non è nella versione migliore che mi propongo di poter offrire, perciò rimarrà ancora "lettera morta" finché non mi assicurerò di poter garantire a tutti i personaggi - e a voi che mi leggete sempre con grande assiduità e affetto, ovviamente - l'attenzione necessaria.
Spero comunque che questo breve assaggio sia stato di vostro gradimento e che il 2023 possa essere l'anno giusto per tutto il resto.
Un abbraccio e buone feste!
Spazio autrice
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