8. Giudizi universali
'Cause I'm fast enough to get in trouble
And not fast enough to get away
And I'm old enough to know I'll end up dying
And not young enough to forget again
It's all a fickle game
Life's a fickle game we play
Amber Run, Fickle Game
‹‹Dottoressa Benedetti›› mi apostrofa la De Giorgis ‹‹Mi segua in sala conferenze, prego››.
Negli ultimi tempi sembra essere più cupa e austera del solito, eppure è talmente riservata da scoraggiare indebite confidenze. Ciononostante non mi sono sfuggite le voci secondo cui il perdurante malumore della responsabile delle risorse umane abbia a che fare con i pessimi rapporti con Alvaro Malaguti. Altra tesi sostiene invece che siano problemi familiari a turbare l'umore di Anna De Giorgis. Qualunque sia la motivazione alla base della nuvola nera che gravita da giorni attorno alla donna, ha tutta la mia solidarietà. Non che oserei mai confessarglielo, comunque.
La sala conferenze è già occupata dal sopracitato associato e dal socio dirigente, che stanno discutendo animatamente. Il nostro ingresso sembra sancire una debole tregua, destinata a spezzarsi nel giro di qualche minuto, non appena la discussione rientrerà nel vivo.
‹‹Buongiorno signore›› esordisce Malaguti, con un sorriso a trentadue denti che gli si cristallizza sul volto, improvvisamente corrucciato, nello scontrarsi con la muta ostilità della responsabile delle risorse umane. Oh sì, quei due hanno più di qualche questione irrisolta. Dovrei sfruttare la vena pettegola di mia madre - che ha occhi e orecchie ovunque, anche qui in studio - e farmi ragguagliare a dovere in proposito.
Le mie elucubrazioni vengono interrotte da Alberto: ‹‹Attento alle qualifiche, Alvaro›› esclama ‹‹Qualcuno potrebbe risentirsene››.
La frecciatina è diretta a me, in ricordo del colloquio di lavoro tenutosi proprio in questa stanza. Dall'inaugurazione dell'anno accademico al S. Cecilia, il mio capo è tornato ad essere brusco e scostante, esattamente come il giorno in cui ho rimesso piede allo studio. Evidentemente non ha apprezzato il friendly reminder che mi sono premurata di dargli, eppure non me ne pento.
‹‹Dottoressa Benedetti, è mai stata ad Aix en Provence?›› domanda l'associato ‹‹Se non sbaglio, ha vissuto per anni in Francia››.
‹‹Qualche volta, solo di passaggio›› lo informo ‹‹La città delle mille fontane è un centro turistico e universitario molto vivace. Perché le interessa?››
‹‹Stiamo pensando di aprire lì la nostra prima succursale estera›› taglia corto il rosso ‹‹A questo proposito, dottoressa Benedetti, ho un paio di incarichi per lei››.
Evitando accuratamente di incontrare il mio sguardo, comincia a elencare: ‹‹Dovrebbe passare da mia sorella Carolina, che si sta occupando del progetto della nuova sede e rintracciare al più presto sir Thomas Bertrand››.
‹‹E dove potrei trovare Sua Grazia?›› ironizzo, sbagliando a bella posta il titolo, ma il mio capo non sembra curarsene:
‹‹Provi dalle parti di via dei Greci, visto che sembrate frequentarla assiduamente entrambi››. Accolgo l'ennesimo strale con assoluta imperturbabilità, maledicendomi in silenzio per avervi prestato il fianco.
‹‹Credevo avessi convocato la dottoressa Benedetti perché potesse aiutarmi a organizzare la trasferta oltralpe, data la sua esperienza in terra francese›› protesta Malaguti.
‹‹No, Alvaro›› lo smentisce il Grande Capo ‹‹Dal momento che l'ultima stagista non è durata più delle precedenti, sarà cura della dottoressa De Giorgis trovarne un'altra, svolgendo ad interim le funzioni di tua segretaria e responsabile delle risorse umane››. Poi, rivolgendosi alla diretta interessata, aggiunge: ‹‹Sempre che non sia un problema, dottoressa De Giorgis›.›
‹‹E come potrebbe›› dichiara lei, con un tono che, però, indica tutto il contrario.
‹‹Oppure potrebbe essere la dottoressa Benedetti a farmi da segretaria mentre la dottoressa De Giorgis si occuperebbe degli appuntamenti della tua agenda e della selezione di una nuova, impeccabile assistente›› rilancia Malaguti, con la solita faccia da schiaffi. ‹‹In fondo, durante la sua settimana di prova eravamo piuttosto in sintonia, eh, dottoressa?››.
Non so se faccia sul serio oppure stia in qualche modo sfidando gli altri due presenti nella stanza ma, seppur divertita, non ho tempo di replicare perché il rosso mi batte sul tempo: ‹‹Non tirare troppo la corda, Alvaro, altrimenti si spezza››.
Mi muovo verso la porta, seguita proprio da Alberto.
‹‹Devo riferire un messaggio in particolare all'architetto Monti?›› indago.
‹‹Nulla, se non che necessitiamo di visionare in tempi brevi i progetti per la succursale estera››. replica lui, affiancandomi in ascensore.
Non resisto dal punzecchiarlo e, approfittando della vicinanza forzata, affermo: ‹‹Per la cronaca, non avrei nulla in contrario a lavorare ancora al fianco dell'avvocato Malaguti››.
‹‹Le piace vivere pericolosamente, dottoressa›› ironizza lui.
‹‹Pensavo fosse chiaro dal momento in cui ho rimesso piede in questo studio›› replico sullo stesso tono.
‹‹Nonostante ciò, finché Alvaro non avrà compreso la differenza tra fare la segretaria e farsi la segretaria, gradirei che lei continuasse ad occuparsi dei miei appuntamenti›› Il tono rimane leggero eppure lo sguardo che il rosso mi lancia da dietro le lenti a fondo di bottiglia è mortalmente serio. ‹‹Giusto per evitare spiacevoli incomprensioni››.
Sto per puntualizzare che le uniche spiacevoli incomprensioni, qui, sono quelle esistenti tra noi e non hanno minimamente a che fare con l'atteggiamento da sciupafemmine del suo collega, però l'apertura delle porte scorrevoli non me ne dà la possibilità.
Non mi rimane altro che incamminarmi verso il rione Monti - omonimo della rossa Carolina dacché ha deciso di tenere il cognome dell'ex marito nonostante il divorzio - dove si trova lo studio di architettura che la sorellastra di Alberto ha fondato qualche anno fa insieme a due colleghi conosciuti tra i banchi universitari.
MCR Architetti Associati si trova nei pressi del complesso lateranense, in uno dei palazzi ancora sotto giurisdizione dello Stato italiano, sebbene sia stato un lascito testamentario a uno dei cofondatori, Massimo Colonna, da parte di uno zio porporato. L'interno è arredato con un mix di stili il cui effetto visivo finale è piuttosto gradevole. Annuncio alla receptionist di voler essere ricevuta dall'architetto Monti in vece del fratello, l'avvocato Brancia Testasecca, saltando in questo modo la fila.
‹‹Siamo arrivati al punto di comunicare tramite terzi›› esclama Carolina nel vedermi ‹‹La permalosità di Bertie non cessa mai di stupirmi. Cosa posso fare per te, cara?››
‹‹Sono qui per i progetti della succursale estera dello studio legale›› le spiego ‹‹Pare che ci sia urgenza di visionarli, affinché si possa organizzare una prima trasferta ad Aix en Provence››.
Carolina congiunge le mani ingioiellate appoggiandovi sopra il viso, poi convoca la sua segretaria: ‹‹Ho bisogno delle bozze di progetto della succursale estera di Brancia & Associati›› annuncia ‹‹Recuperale subito, dovrebbero essere in archivio››
‹‹In archivio?›› L'assistente sembra parecchio confusa.
‹‹Sì, in archivio›› insiste l'architetto Monti, lanciandole un'occhiata eloquente. Sebbene abbiano solo il padre in comune, constato che la somiglianza fisica tra Carolina e Alberto è molto marcata, a differenza di quella caratteriale; la vivacità della rossa, infatti, compensa in qualche modo la tendenza all'introversione del fratellastro e viceversa.
Finalmente la sottoposta sembra comprendere, perché si illumina e annuisce.
‹‹Prima di andare, portami un espresso macchiato›› le ordina ancora il suo capo ‹‹Tu vuoi qualcosa, Marina?››
Faccio segno di no, perciò la segretaria si dilegua.
‹‹Allora, com'è lavorare nello studio legale di famiglia?›› torna su un argomento che pare starle particolarmente a cuore.
Faccio spallucce: ‹‹Un impiego come un altro››.
‹‹Davvero?›› si sorprende ‹‹E che mi dici del progetto di questa nuova sede oltralpe? Sei felice dell'idea?››
‹‹Onestamente non ne sapevo nulla fino a questa mattina e, in ogni caso, la cosa mi riguarda poco›› minimizzo ‹‹Se ne occuperà l'avvocato Malaguti››
‹‹Che spreco›› commenta lei ‹‹Alvaro Malaguti è senz'altro un bell'uomo ma, in quanto a materia grigia, Alberto gli è di certo superiore. E poi non coinvolgere te, una tale risorsa››.
La segretaria fa nuovamente il suo ingresso, recando con sé l'espresso macchiato ordinato da Carolina e la notizia che ci vorrà qualche minuto in più per avere la disponibilità del materiale richiesto.
Non appena si chiude la porta alle spalle, l'architetto Monti riprende: ‹‹D'altronde Alberto non è mai stato razionale, quando si parla di te››.
Sebbene si tratti di una chiara provocazione, non riesco più a trattenermi: ‹‹Per voi Brancia Testasecca è sempre così, vero? Un gioco continuo fatto di allusioni, per alzare l'asticella senza tener conto del male che potrebbe derivarne››.
Cerco di calmarmi ma fallisco miseramente: ‹‹Perché, a furia di spingersi sempre più in là, si cade, Carolina›› prorompo ‹‹Maggiore l'altezza, più doloroso l'impatto››.
‹‹Oh, lo so bene, cosa credi›› replica la rossa, beffarda. ‹‹E anche Alberto, però è caduto lo stesso, anche se ora si sta rialzando››. Sorseggia il suo caffè continuando a fissarmi: ‹‹Se può consolarti, io ho parteggiato per te sin dall'inizio ché, nonostante la spocchia, mi sei sempre stata più simpatica della Gattamorta. Tu, quantomeno, non fingi di essere una santarellina››.
‹‹E tu ne sai qualcosa, di peccatrici›› ribatto ‹‹Dati gli sforzi sovrumani che hai fatto per mandare all'aria la relazione tra Elisa e mio cognato›› Scatto in piedi, intenzionata a non condividere altro ossigeno con una simile sfrontata. ‹‹Suggerirò a tuo fratello di passare lui stesso a prendere visione dei progetti, magari quando vi sarete chiariti. Buona giornata››.
La mia indignazione non sembra toccare in alcun modo Carolina:
‹‹A proposito, Attilio deve ringraziarti›› mi informa ‹‹Dopo aver assistito alla sua performance non proprio brillante al piano durante l'inaugurazione dell'anno accademico del Conservatorio, Bertie è riuscito a convincere la Gatt..., ops, Carlotta, a rivedere l'educazione musicale del figlio››.
‹‹Le attività svolte da tuo nipote nel suo tempo libero non mi riguardano minimamente›› replico a muso duro.
‹‹Sul serio?›› ironizza la rossa ‹‹Poche persone non coinvolte avrebbero agito come hai fatto tu››
‹‹Come architetto non sei male›› dichiaro, facendo vagare lo sguardo per la stanza ‹‹Ma, fossi in te, prenderei in considerazione anche una seconda professione›› Fingo di pensarci su: ‹‹La scrittrice, ad esempio. La vena creativa di certo non ti manca››.
Carolina pare trovare molto divertente il suggerimento.
‹‹Magari, se gli eventi mi daranno ragione›› esclama ridendo, mentre imbocco la porta diretta verso la mia prossima destinazione.
***Data la lunghezza del capitolo, ho deciso di dividerlo in due, come indicato nel titolo.
Spazio autrice
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