31. Armageddon
Pensi che questa storia avrà un lieto fine?
Il lieto fine ce l'hanno le storie che non sono ancora finite
Mr. & Mrs Smith (2005)
Il fatidico giorno giunge prima di quanto mi aspettassi e Villa Ines è immersa nel trambusto sin dalle luci dell'alba.
Un'impresa di pulizie è stata chiamata a rivoltare da cima a fondo l'edificio, facendone splendere ogni superficie, una di catering a preparare il menù scelto da mia madre per l'occasione.
Gianna Benedetti troneggia in cima alle scale, sfoggiando mirabili doti da padrona di casa che non l'avrebbero di certo fatta sfigurare al comando di un battaglione militare, mentre io sono nel panico più totale.
‹‹Mamma, non ti sembra di esagerare?›› mi azzardo a farle notare. ‹‹In fondo è solo Alberto, lo conosci già››.
‹‹Non si conosce mai sul serio una persona, specie quella con cui si pensa di trascorrere il resto della vita›› sentenzia lei, rivolta non tanto a me bensì alla sua primogenita, affacciatasi timidamente dalla soglia dellapropria camera da letto.
‹‹E poi non voglio che quella sciocca di Arabella Brancia Testasecca pensi che non so essere una perfetta ospite solo perché non abbiamo una villa a Bracciano come lei ed Eugenio››.
Alzo gli occhi al cielo mentre la piccola di casa si lamenta: ‹‹Mamma, potresti richiamare il tipo che vuole a tutti i costi mettere in ordine camera mia? Non credo che mangeremo lì dentro››.
‹‹Ma sembra che l'abbia fatto una mandria, visto che non ti sei degnata di riordinarla da quando sei tornata›› la rimbecca la genitrice.
‹‹Kitty ha il diritto di sistemare la sua stanza come e quando pare a lei. Peraltro al momento dorme con me, quindi lasciala in pace›› la difendo.
‹‹Da stanotte avrai campo libero, devo seguire alcune videolezioni dell'accademia di make-up sul fuso newyorchese e non voglio disturbarti›› spiega lei, facendomi l'occhiolino prima di aggiungere: ‹‹Ti lascio la tua privacy, fanne buon uso››.
‹‹Non dirai sul serio, Kit››
‹‹Sì, invece›› conferma lei ‹‹Il resto delle camere da letto è sull'altro lato della casa, non vi sentirà nessuno››.
‹‹Kitty›› Il tono vorrebbe essere di rimprovero ma non riesce del tutto nell'intento.
‹‹Dai che un nipote in viaggio mi frutterebbe bei soldoni›› ha la faccia tosta di proclamare, rischiando una seria scottatura, più o meno intenzionale, ai capelli che le sto lisciando con la piastra.
Il rosso del mio cuore giunge puntuale ed elegantissimo. Ha sul serio indossato lo smoking e portato in dono il vino, un Brunello di Montalcino assolutamente adatto all'occasione.
Saluta Elisa e Guglielmo - ridotto a miti consigli dalla suocera giusto per la durata della cena - con una stretta di mano, Kitty con un cenno e mamma con un baciamano impeccabile, tuttavia la strada per ingraziarsela è ancora lunga e in salita, mi è chiaro dallo sguardo che la bionda Gianna gli rivolge dopo aver ricevuto un mazzo di tulipani, i suoi fiori preferiti, in qualità di padrona di casa. Dopodiché Alberto non si stacca un attimo dal mio fianco, maneggiando per stravolgere l'ordine dei posti a tavola pur di sedermi vicino.
‹‹Mi spiace che la signorina Mattei non sia con noi questa sera›› esordisce, alla fine dell'antipasto. ‹‹Ho avuto modo di apprezzare più volte le sue doti musicali ma non l'ho mai incontrata di persona››.
‹‹Mia cognata porge le sue scuse, era davvero molto rammaricata di non poter presenziare data anche l'amicizia che la lega a Marina›› replica Elisa ‹‹Ma è stata invitata a intervenire con poco preavviso a una conferenza sul clima a Stoccolma ed è partita proprio stamattina››.
‹‹Ci saranno di sicuro altre possibilità di incontro›› intervengo.
‹‹Certo, magari in tribunale, dove lui rappresenta gente imputata proprio per reati ambientali›› ironizza mio cognato, che sospetto abbia iniziato a ingerire alcol da ben prima che l'ora lo rendesse socialmente accettabile.
‹‹O magari al Conservatorio, dove Attilio frequenta le lezioni di sax›› mi inserisco ancora una volta.
‹‹Non è un po' troppo piccolo per uno strumento simile?›› chiede mia madre.
‹‹Infatti ha smesso›› la informa Alberto ‹‹Mio figlio ha sette anni e tutto il tempo per capire quali siano i sogni e le aspirazioni che intende perseguire››.
‹‹Un po' ipocrita detto da te›› se ne esce Kitty ‹‹Ma suppongo ce lo faremo andar bene››.
‹‹Caterina›› La voce di mia madre è un rasoio affilato ‹‹Scusati subito per ciò che hai detto››.
Ma mia sorella non ci pensa nemmeno: ‹‹Quindi andava bene odiarlo in silenzio finché stava con la Gattamorta ma adesso che si è rimesso con Marina dovremmo far finta di averlo sempre apprezzato? Io non ci sto›› protesta. ‹‹Sappi che ti tengo d'occhio, Pel di Carota››.
‹‹Non ho alcuna intenzione di negare ciò che è stato ma di dare un nuovo corso alla relazione con Marina e con questa famiglia di cui aspiro, presto o tardi, di entrare a far parte››.
Ammiro le capacità oratorie del mio rosso del cuore, cercando la sua mano sotto la tovaglia ricamata e stringendola forte, ricambiata.
‹‹E il bambino?›› La domanda di mia madre giunge a sorpresa e spiazza me ma non Alberto, lo percepisco dalla tensione mai allentata nelle articolazioni. ‹‹Giravano voci, che mi sono sforzata di ignorare, circa una presunta paternità alternativa›› dichiara lei, trafiggendolo con un'occhiata. ‹‹Però, date le circostanze, mi pare che il tema vada affrontato››.
‹‹In base alla personale esperienza, la genetica non è sinonimo di garanzia di idilliaci rapporti genitori/figli›› esclama Alberto. ‹‹E Attilio è e sarà sempre un Brancia Testasecca, perché lo amo dal giorno in cui ha aperto gli occhi su questo mondo e così sarà finché non chiuderò i miei››.
‹‹Tanto più che Attilio è un bambino dolcissimo, impossibile da non amare›› gli do man forte.
Elisa scoppia in singhiozzi irrefrenabili. Si alza in piedi, scusandosi per poi lasciare la tavola, seguita da Kitty e, dopo qualche minuto, dal marito che fatica a reggersi in piedi.
Nondimeno, la partita con mia madre è ancora in corso, fino al momento in cui non abbassa lievemente la testa, approvando le affermazioni dell'uomo al mio fianco.
‹‹Marcello aveva visto qualcosa in te›› afferma lei. ‹‹Spero non si sbagliasse››. Tiro un sospiro di sollievo mentre aggiunge: ‹‹Scuserai anche me, suppongo, ma ho da poco raggiunto quell'età in cui ogni serata trascorsa a far baldoria comincia a costare cara››.
‹‹Non si direbbe, sei sempre splendida›› replica Alberto.
Mamma finge di non aver sentito, anche se la lusinga fa il proprio effetto:
‹‹Ti lascio comunque in ottime mani›› si congeda ‹‹Porgi pure i miei saluti a Eugenio e sua moglie, mi spiace che non siano stati con noi stasera››.
‹‹Grazie, Gianna›› mormora Alberto e sappiamo tutti e tre che non è la mera cortesia dei riguardi verso suo padre ciò a cui si riferisce.
La cena è terminata e, rimasti finalmente soli, lo conduco in biblioteca per un bicchiere della staffa.
‹‹Cos'è, Benedetti, vuoi ubriacarmi di poesia oltre che di vino?›› ironizza.
‹‹A dire il vero avevo in mente un certo whisky torbato conservato da queste parti›› replico ‹‹Però posso leggerti qualcosa mentre lo gustiamo, se vuoi››.
‹‹Scegli tu›› mi concede, magnanimo ‹‹Sono alquanto bendisposto in seguito ad una serata del genere››.
‹‹Non dirlo a me›› esclamo ‹‹Sai che tua sorella e la mia scommettono su di noi?››
‹‹Mi è parso che puntino contro, a giudicare dalle frecciatine al vetriolo di tua sorella minore››.
‹‹Conoscendo Kitty, credo rappresentino un modo un po' contorto di farti sapere che ti darà una chance›› lo informo.
‹‹Avete un serio problema di fiducia, in famiglia›› mi fa notare Alberto.
‹‹Ne abbiamo data troppa a chi ha dimostrato di non meritarla›› dichiaro.
‹‹Si può rimediare, col tempo›› mi fa presente lui ‹‹Oppure potremmo ricorrere a un'altra soluzione››.
‹‹Quale?››
‹‹Formare una famiglia tutta nostra›› propone il rosso ‹‹Tu, io, Attilio e uno o più altri baby Brancia Testasecca››.
‹‹In futuro, forse›› ipotizzo, avvicinandomi a lui con un bicchiere in mano ‹‹Ma non a breve, ti avverto››.
‹‹Nemmeno se provassi a farti cambiare idea con le mie solide argomentazioni?›› mi tenta lui.
‹‹In effetti potresti, Kitty ci ha lasciato campo libero apposta›› gli rivelo ‹‹Ma domattina dovrai filare via prima di colazione››.
‹‹Non posso certo dire di no a un'ospite così cortese›› conviene lui. ‹‹D'altronde la passione per l'architettura d'interni, nel mio caso, è di famiglia››.
Soffoco un moto d'ilarità con un bacio mentre Alberto si dimostra un vero gentleman nel sollevarmi tra le braccia. ‹‹Sia messo agli atti che dovrà essere molto persuasivo, avvocato Brancia Testasecca, so essere un'interlocutrice molto tosta››.
‹‹Chissà da chi avrai preso, dottoressa Benedetti›› ironizza lui.
‹‹Buon sangue non mente›› lo assecondo sullo stesso tono.
‹‹Rimango comunque fiducioso nelle mie capacità›› ribadisce il rosso del mio cuore.
‹‹E io in ogni caso scettica›› rilancio.
‹‹Donna di poca fede›› mi stuzzica, per poi procedere con una scrupolosa dimostrazione degli argomenti a sostegno della propria tesi, sgombrando l'orizzonte da ogni altra inquietudine.
Spazio autrice
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