30. Tea Time

And all you ever wanted to be
Living in perfect symmetry
Nothing is as down or as up

Coldplay, Low

Nelle settimane successive, il caos calmo che mi circonda non sembra destinato a mutare.

I miei articoli escono sulla Rivista, il weekend a Bracciano con Alberto va talmente bene da far ripetere l'esperienza più volte con tanto di presentazione a nonna Linda, la mitica capostipite ottuagenaria acquisita dei Brancia Testasecca, eppure tra i coniugi Mattei c'è ancora maretta, Georgiana non è riemersa dalla clausura e io, purtroppo, non sono ancora riuscita ad affrontare l'argomento affaire Moreau con il rosso del mio cuore.

Sto giusto pensando di rivangare la proposta della cena al ristorante etnico quando, passando davanti alla pendola dell'ingresso, realizzo che ha smesso di funzionare.

‹‹Kitty›› chiamo mia sorella che accorre abbastanza in fretta ‹‹Hai idea del motivo per cui si è fermata?››

‹‹Ehm, potrebbe essere stata colpa mia›› ammette.

La osservo in attesa di spiegazioni che però non arrivano dacché sentiamo qualcuno rientrare.

Si tratta di nostra madre la quale, ultimamente, è più indaffarata del solito.

‹‹Non dirle nulla›› sibila Kit e io annuisco, mormorando di rimando:

‹‹Sarà il nostro segreto››.

La lotteria genetica pare aver provvisto Gianna Benedetti di un udito bionico perché, nonostante il tono bassissimo, mamma ha colto il mio sussurro:

‹‹Ti riferisci alla tua relazione con Alberto Brancia Testasecca?›› esclama ‹‹Perché oramai è un segreto di Pulcinella, mia cara››.

La mia genitrice mi scruta molto contrariata dalla soglia della cucina.

‹‹Quando pensavi di dirmelo?›› mi interroga ‹‹Oppure pensavi di non farlo, come è successo con quel francesino delicatino di nervi con cui è finita come è finita?››

Se roteare gli occhi al cielo fosse una disciplina olimpica, sarei medaglia d'oro a tutte le edizioni dei Giochi. ‹‹Te lo avrei detto, mamma, è solo che si tratta di una cosa recente, perciò mi sembrava più opportuno aspettare un po' prima di renderlo ufficiale›› mi giustifico.

Ma la bionda Gianna non muta atteggiamento: ‹‹Per quale motivo allora la madre di quella sciroccata di Carolina Monti va parlandone in giro, vantandosi di averti già accolta in famiglia?››

Mi passo una mano sul viso, maledicendo silenziosamente la linguacciuta Arabella Brancia Testasecca. Sono con le spalle al muro, mia madre lo sa e ne approfitta: ‹‹Ebbene non sarò da meno della moglie di Eugenio, tenendo comunque conto del fatto che Alberto lo abbiamo accolto in famiglia da un pezzo››. Non so se si riferisca ai nostri trascorsi sentimentali o a quelli lavorativi del rosso con mio padre, tuttavia non mi dà modo di chiarirlo perché prosegue: ‹‹Informalo pure che ho organizzato per sabato una petit dîner en famille per festeggiare la bella notizia››. Detto ciò se ne va, senza concedermi diritto di replica.

Scoraggiata, cerco il sostegno della piccola di casa, che se la ride di gusto:

‹‹Sarà uno spasso›› commenta.

Nella sede romana di Brancia & Associati c'è grande fermento.

La fusione tra Blaise & Faraday e Athena Press si sta rivelando un'operazione più complessa del previsto perché pare che Malaguti abbia riscontrato delle irregolarità contrattuali piuttosto rilevanti, facendole notare a chi di dovere con l'ovvia conseguenza di allungare i tempi di finalizzazione dell'accordo, per il sommo gaudio di Anna De Giorgis, la quale, al contrario, non vede l'ora di firmare gli incartamenti necessari a liberarsi dell'azienda di famiglia.

‹‹Malaguti si sta battendo come un leone per strappare le condizioni più vantaggiose possibili a favore della cliente›› mi conferma Alberto, mentre usciamo per andare a prendere Attilio a scuola. ‹‹Non che di solito non lo faccia, però questa volta è diverso››.

‹‹Nota personale?›› insinuo.

‹‹Già, potresti averci visto giusto in quel senso›› mi dà ragione.

‹‹Per una volta, mi dispiacerebbe›› ammetto ‹‹Mia madre sostiene che il magnate hollywoodiano che Olive Blaise ha presentato alla cugina non sia interessato soltanto alla trasposizione dei suoi romanzi sotto pseudonimo››.

‹‹Non puoi sapere con certezza che sia lei Elizabeth Jane›› ribatte Alberto ma non ho finito:

‹‹Beh, comunque pare che Cole abbia proposto ad Anna De Giorgis di seguirlo negli States›› rivelo, riportando le ultime dalle Country Club Chronicles ‹‹E sembra non sia l'unica offerta che le ha fatto››.

‹‹Questo spiegherebbe la fretta di concludere l'affare›› commenta il rosso del mio cuore ‹‹Ma Alvaro non mollerà, almeno non finché le cose non andranno come devono››.

‹‹Su quale fronte?›› lo stuzzico ‹‹Professionale o sentimentale?››

‹‹Conoscendolo, entrambi›› afferma lui ‹‹Se la vita ti concede una seconda possibilità, è stupido sprecarla››.

Mi rivolge uno dei suoi sorrisi sghembi, memento perfetto del perché me ne sono innamorata ma, a salvarmi dall'irresistibile scioglievolezza che puntualmente mi provocano, ci pensa Attilio, sempre felice di vedermi tanto quanto lo sono io di stare con lui e suo padre.

Pensare all'atmosfera familiare che si respira nell'attico ai Parioli quando ci stiamo insieme, a fare piccole cose quotidiane come cucinare, ascoltare musica, leggere ad alta voce, ballare in soggiorno o guardare la Tv spaparanzati sul divano mi rende felice. Perciò tentenno, temporeggio e solo quando Attilio si addormenta abbracciato al suo peluche preferito comunico ad Alberto della cena con tutta la famiglia riunita a Villa Ines, nel fine settimana.

La sua reazione mi sorprende: ‹‹Dovrò indossare lo smoking?››

‹‹Davvero non ti dispiace l'idea?››

‹‹A te sì?›› ribatte sullo stesso tono eppure noto un'incrinatura, un lampo d'incertezza balugina nel suo sguardo e capisco che ha frainteso.

‹‹Non mi dispiace uscire allo scoperto con te›› chiarisco ‹‹Ma sai com'è la mia famiglia e, francamente, avrei voluto risparmiartela››.

‹‹Dovrò pure abituarmici, se io e te faremo sul serio›› Un'affermazione che contiene una domanda implicita a cui, per il momento, non voglio e non posso rispondere. Ho paura di leggerla nei suoi occhi di ghiaccio, così li eludo, fermando lo sguardo sulla sagoma dormiente di Attilio.

L'agitazione che cerco di nascondere, però, Alberto la percepisce comunque:

‹‹Andrà tutto bene›› sentenzia. ‹‹Ti fidi di me?›› 

Annuisco e mi lascio stringere nel suo abbraccio.

Ma le sorprese sembrano non essere ancora terminate perché ricevo un messaggio da Georgiana, che ripristina il nostro appuntamento fisso da Babingtons anticipandolo ed estendendo l'invito anche a Carolina Monti.

La circostanza mi stupisce un po' però non mi dispiace perché, da quando Alberto e io abbiamo ripreso a frequentarci, i miei rapporti con la sua sorellastra si sono stabilizzati in quella tacita tregua auspicata durante il famoso aperitivo e che, durante qualche weekend a Bracciano, si è anche trasformata in un fronte comune contro le frecciatine più o meno velenose e dirette che Arabella Brancia Testasecca ha rivolto a entrambe, senza distinzione.

Non sono quindi troppo a disagio quando la trovo già seduta all'interno della sala da tè, in leggero anticipo sull'orario stabilito, come me del resto.

‹‹Indizi circa il motivo della convocazione?›› mi chiede.

Scuoto la testa: ‹‹Non pervenuti››.

Le ho già raccontato del gala e della necessità della nostra comune amica di stare un po' da sola per dedicarsi alla composizione di nuova musica, finendo per convenire nel lasciare che fosse Georgiana a contattarci quando si fosse sentita pronta. Circostanza che si è verificata, dal momento che la mia migliore amica sta occupando il posto rimasto libero al tavolo.

La scruto, alla ricerca di un qualunque segnale che possa far intuire lo stato d'animo o le motivazioni alla base del bizzarro comportamento delle ultime settimane ma l'unica emozione che traspare dallo sguardo di Gigì è un'inedita determinazione.

‹‹Ciao a tutte, grazie di essere qui›› esordisce ‹‹So di dovervi qualche spiegazione per l'atteggiamento poco ortodosso degli ultimi tempi ma la verità è che non ne ho di plausibili sennonché avevo bisogno di rimettere le cose in prospettiva, a partire dalla musica››. L'arrivo del tè, insieme al resto delle nostre ordinazioni, le permette di rifiatare.  ‹‹E l'ho fatto perché, per quanto la parentesi fashion sia stata elettrizzante, sono una musicista ed è al pianoforte che ho sempre voglia di tornare››. Beve un sorso di tè prima di riprendere: ‹‹Perciò mi sono affidata alle note e loro mi hanno ripagata con fresca ispirazione che mi ha portata a buttare giù sul pentagramma un po' di quel che sentivo››.

È Carolina a prendere la parola: ‹‹Quando potremo ascoltare queste tue prodezze sinfoniche?››

Georgiana si stringe nelle spalle: ‹‹A dire il vero non ne ho idea, al momento altro bolle in pentola››.

‹‹Ossia?›› la incalzo.

‹‹Partiture per gli audiovisivi›› rivela lei ‹‹Il mio agente è stato contattato da una casa di produzione che si occupa principalmente di documentari e, avendo saputo delle mie posizioni ambientaliste, ha deciso di propormi una collaborazione per la colonna sonora di un format di speciali sulle coltivazioni di tè e caffè in Guatemala››.

‹‹Ma è fantastico, Gigì.›› esclamo ‹‹Comporre colonne sonore per produzione televisive e cinematografiche è sempre stato il tuo sogno nel cassetto››.

‹‹Già, ma non c'è ancora nulla di definitivo›› ammette ‹‹Hanno fissato un incontro conoscitivo per la prossima settimana››.

‹‹Chissà se sopravvivrò fino ad allora›› mi lascio sfuggire con un sospiro.

‹‹Perché mai non dovresti?›› domanda lei.

‹‹Possono accadere tantissime cose in una settimana›› dichiaro ‹‹Essere investita da un autobus, perdere la memoria, fare harakiri durante una cena in famiglia››.

La mia migliore amica drizza le orecchie:

‹‹Una cena in famiglia?›› si informa ‹‹Cosa si festeggia?››

‹‹Il mio funerale, probabilmente, perché non ho dubbi che suo fratello se la caverà benissimo nel tener testa al Tribunale dell'Inquisizione›› borbotto.

Georgiana sgrana gli occhi, volgendoli da me a Carolina: ‹‹Alberto? Alberto Brancia Testasecca? A cena con la famiglia riunita? Perché non ne sapevo nulla?››

‹‹Perché avrei voluto parlartene ma ti ostinavi a non voler vedere nessuno›› le spiego ‹‹Comunque è successo, Alberto e io ci siamo rimessi insieme dopo il gala e mia madre l'ha scoperto grazie alla sua›› indico Carolina ‹‹Ergo il processo, ehm, ritrovo conviviale fissato per sabato, a cui ovviamente siete entrambe invitate››.

‹‹Vorrei davvero conoscerne gli esiti, ma parto di nuovo per Como, domani, e non credo di tornare in città prima della fine del mese›› si inserisce la rossa.

‹‹Como? Cosa ti porta lassù?›› le chiede Gigì che, nell'ultimo periodo, si è persa parecchio.

‹‹Sto lavorando alla ristrutturazione della dependance della villa sul lago dei conti Valderamo Sant'Orsola. La vecchia Clotilde ha espressamente richiesto i miei servigi in nome dell'antica amicizia che la lega alla mia famiglia››. La voce di Carolina gronda sarcasmo ‹‹In realtà spera soltanto in un trattamento economico di favore. I quarti di nobiltà decaduta sono direttamente proporzionali alla taccagneria di gente simile. Sarà un enorme piacere accontentarla, al giusto prezzo s'intende››.

Un fremito nella sua espressione, però, mi rivela che il piacere a cui allude potrebbe non riguardare soltanto l'arpia blasonata. Interessante. Mi riprometto di indagare con Alberto o, magari, con la diretta interessata durante uno dei prossimi weekend a Bracciano.

‹‹Caspita, sei proprio tremenda›› commenta la mia migliore amica, scuotendo la testa.

‹‹Solo spietatamente onesta›› puntualizza la rossa ‹‹E lo sarò anche con te nell'esigere un resoconto dettagliato del gala di beneficienza, quindi fuori il rospo››.

Rivolgo uno sguardo ammirato alla sorella di Alberto, affatto impietosita dalla reazione scomposta della nostra comune amica, che rischia di soffocarsi con un pasticcino.

‹‹Non ho nulla da aggiungere alla versione che ti sarà di certo stata fornita da Raoul e Marina›› replica Georgiana, non appena è di nuovo in grado di respirare.

‹‹Risparmiami la famosa diplomazia dei Mattei, che conosco fin troppo bene›› taglia corto l'architetta ‹‹È successo qualcosa con il Cavaliere dello Zodiaco?››

Georgiana mi lancia un'occhiata supplichevole ma non ha scampo perché, per una volta, la curiosità ha la meglio sul senso di amicizia. Se qualcuno mi avesse predetto che, un giorno, mi sarei trovata a far fronte comune con Carolina Monti contro la mia migliore amica, si sarebbe perlomeno beccato una vangata di insulti. E invece.

‹‹Dipende da cosa intendi per succedere›› temporeggia ancora, arrendendosi infine di fronte alle nostre espressioni eloquenti.

‹‹Un bacio. Un solo, stramaledettissimo bacio›› confessa a denti stretti.

Paradossalmente, la mia mente va alle parole della mia sorella minore: ‹‹Kitty si è sbagliata››.

‹‹E deve rendermi cinquanta euro›› commenta la rossa, sghignazzando sotto i baffi.

Scuoto la testa, scocciata: ‹‹Ancora con questa storia? Su cos'altro avete scommesso?››

‹‹Prima regola del Fight Club: non si parla del Fight Club›› cita la rossa, mimando il gesto di cucirsi le labbra.

Georgiana osserva Carolina, disorientata: ‹‹Da quando tu e Caterina Benedetti citate Palahniuk?››

La sorella di Alberto, che si sta divertendo un mondo alle nostre spalle, replica indicandomi: ‹‹Da quando voi due siete troppo prese dalla vostra vita sentimentale. Non credere di cavartela con così poco, comunque, voglio i dettagli. A differenza vostra, al momento non ho una vita amorosa degna di tale nome››.

‹‹Potresti ricominciare a lavorarci su›› le suggerisce Gigì. ‹‹Sono certa che lì fuori ci sia vasta scelta, magari anche dalle parti del lago di Como››.

‹‹Oppure potrei chiedere i particolari del vostro tête-à-tête all'altra persona che vi ha preso parte›› ribatte la rossa ‹‹Pare stia entrando proprio adesso››.

In effetti Sir Thomas Bertrand, look da viaggio con una nota casual, si è appena materializzato in sala e sta giusto avanzando verso di noi.

‹‹Buon pomeriggio, ladies›› esordisce con il solito, marcato accento british. ‹‹I'm sorry but I'm leaving and vorrei parlare in privato con miss Mattei››.

Carolina e io, non troppo stupite da una simile richiesta, scattiamo in piedi pronte a levare le tende però la nostra comune amica, con un cenno imperioso, ci intima di rimanere:

‹‹Sono certa che qualunque cosa debba comunicarmi, sir, possa farlo in presenza delle mie amiche››.

Bertrand le rivolge uno sguardo implorante:

‹‹Georgiana, please››.

‹‹Signorina Mattei va più che bene, grazie›› replica lei, asciutta. E menomale che si trattava solo di un bacio, altrimenti non avrei scommesso una lira sulle probabilità di sopravvivenza di Mr. Tea Time, qui.

Prima che la situazione precipiti, Carolina e io ci affrettiamo ad esaudire la richiesta di privacy del britannico, rischiando tra l'altro di morire assassinate dalle occhiate di fuoco di Gigì mentre la salutiamo in fretta. Per la serie se gli sguardi potessero uccidere...

Una volta fuori da Babingtons, la rossa e io ci poniamo in un buon punto d'osservazione sull'interno della sala, giusto per assicurarci che la nostra comune amica non abbia dato seguito ai propri affatto velati istinti omicidi provando a infilzare il baronetto con il coltello da burro.

Per fortuna Georgiana è provvista di abbastanza buonsenso e sangue freddo da condurre quella che appare come una normale conversazione tra conoscenti eppure io, che la conosco da tempo, so leggere i segnali di una rara agitazione in lei. Bertrand, nel frattempo, ha occupato quello che era stato il mio posto, cominciando ad esprimersi con grande accoratezza, almeno a giudicare da come gesticola. In seguito a un serrato botta e risposta, si alza in piedi, avvicinandosi a Gigì per congedarsi con un tentativo di baciamano che, però, va a vuoto.

La nostra comune amica infatti recupera la posizione eretta, afferrando rapidamente le proprie cose per poi uscire a grandi passi dalla sala. Bertrand rimane lì seduto per qualche altro minuto, poi se ne va con in volto un'espressione sconfitta.

‹‹Mi sa che la situazione è ben più complessa di come la immaginiamo›› constata la rossa.

‹‹Non lo è quasi sempre, forse?›› mi lascio sfuggire.

‹‹Al di là delle nostre personali divergenze, sono contenta che tu e Alberto siate di nuovo una coppia›› afferma lei ‹‹Non lo vedevo così felice da moltissimo tempo››.

Sorrido: ‹‹Lo sono anche io››.

Carolina mi scruta con attenzione: ‹‹Però, almeno per questa volta, assicurati che abbiate le stesse priorità››.

Annuisco, ricambiando l'occhiata: ‹‹Lo farò››.

E ci credo davvero.

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