27.If it's wrong to be so mad about you
Feel the vibe
Feel the terror
Feel the pain
It's driving me insane
I can't fake
For God's sake why am I driving in the wrong lane
Trouble is my middle name
But in the end I'm not too bad
Can someone tell me if it's wrong to be so mad about you
Hooverphonic, Mad about you
L'incredulità mi accompagna per il resto della giornata, tutto mi giunge ovattato finché non condivido la notizia con le mie sorelle e Georgiana.
Ci stiamo preparando per il gala, Kitty ha insistito per occuparsi di trucco e parrucco per tutte. Si respira un'atmosfera strana, carica di attesa e chissà cos'altro.
‹‹Pubblicheranno i miei articoli, ho vinto la mia battaglia anche senza giocare sporco››.
‹‹È una cosa fantastica!›› esclama Elisa. Questa sera, di rosso vestita, farà girare parecchie teste. Spero che nel novero sia inclusa anche quella di mio cognato, altrimenti la vedo dura, l'opera di reconquista da parte sua.
‹‹Già›› concordo ‹‹Per il momento, me lo faccio bastare››.
‹‹Brava, pensa un po' a divertirti›› suggerisce mia sorella minore, indirizzando uno sguardo a tutte quante. ‹‹Se non riuscite a stendere nessuno conciate così, siete proprio casi disperati, lasciatevelo dire››.
‹‹Kitty›› la riprendo bonariamente.
‹‹Tranquilla sis, Pel di Carota è già cotto di te, hai buone probabilità di successo›› ribatte lei, per nulla toccata dal rimprovero.
‹‹Confermo la mia venerazione per Raoul Monti›› dichiara poi, rimirandosi nello specchio a figura intera. ‹‹Quell'uomo è un genio, peccato sia dell'altra sponda›› commenta ancora ‹‹Sono sicura che la rossa si sia divertita parecchio, prima di divorziare››.
‹‹Caterina, basta›› La perentorietà di Elisa tuttavia non sembra scoraggiare Kit, che replica: ‹‹Tu dovresti mandare giù qualche bicchiere per scioglierti un po', dopodiché saresti perfetta. Guglielmo apprezzerebbe molto, mi sa››.
Nostra sorella maggiore, furente, sta per sbottare ma viene interrotta dalla cognata, preda dell'insicurezza: ‹‹Ho paura che sia troppo trasparente›› esclama Gigì, lisciando per l'ennesima volta l'abito di pizzo scuro effetto vedo non vedo, disegnato appositamente per lei dall'ex marito di Carolina.
‹‹Non lo è, fidati. Ti sta benissimo›› la rassicuro. ‹‹Ammalierai tutti, compreso un certo baronetto melomane di nostra conoscenza››.
‹‹No one wants to kiss a girl in black›› sentenzia Kitty, citando una delle perle di saggezza della contessa vedova di Grantham di Downton Abbey.
Per quanto possa amare il personaggio interpretato dall'eccezionale Maggie Smith, mi auguro vivamente che Bertrand faccia un'eccezione per la mia migliore amica.
Sarebbe un perfetto idiota se non la facesse, beninteso, perché stasera Georgiana è una bomba sexy a orologeria e potrebbe davvero lasciarsi andare accanto alla persona giusta.
Terminati i preparativi, siamo pronte per recarci a Tivoli, nella villa settecentesca che farà da sfondo al gala, durante il quale verrà presentata Muséeque e si esibiranno gli studenti del Conservatorio beneficiari della borsa di studio finanziata dalla Bertrand Foundation.
Qualche ora dopo, trascorso il clou della serata, osservo i miei familiari in giro per la sala, dove ci siamo spostati al termine della sfilata di moda per il lancio della collezione dell'Atelier Monti.
I coniugi Mattei sembrano impegnati in una fitta conversazione non proprio piacevole, a giudicare dalle loro facce, sir Bertrand ha appena chiesto un ballo a Georgiana, Kitty sta facendo conquiste al tavolo del buffet e mamma tiene banco in un piccolo ritrovo di matrone affiliate al Country Club presenti all'occasione mondana.
La parete affrescata a cui sono appoggiata d'un tratto diventa opprimente, dunque mi sposto all'aria aperta, sotto il portico che costeggia l'immenso parco sul retro della villa.
Il freddo della sera mi causa qualche brivido, rammentandomi che non è saggio andarsene in giro di sera tardi tra i viali di un giardino all'italiana con questa mise.
Il mio abito di seta verde, che lascia la schiena scoperta ricorda infatti quello iconico indossato da Keira Knightley in Espiazione, trasposizione cinematografica di uno dei miei romanzi preferiti di Ian McEwan. Pure i capelli sono acconciati come quelli di Cecilia Tallis, la sera in cui cambiò ogni cosa nel suo piccolo mondo, onde leggere fatte con la piastra e fermate da lacca e forcine.
Il gelo si fa pungente, quindi mi riparo nei pressi di una colonna di quello che, a occhio e croce, pare un tempietto greco, posto in via ornamentale al centro del dedalo di viuzze tracciate con l'ausilio di siepi potate ad arte.
Sento dei passi sulla ghiaia alle mie spalle, udendo una voce che ho imparato a riconoscere ancor prima di voltarmi nella sua direzione:
‹‹Beccarsi una polmonite solo perché annoiata dalla festa mi pare un po' eccessivo, non trovi?››
Alberto mi poggia sulle spalle la giacca di uno smoking, che gli calza a pennello, prima che possa protestare.
‹‹Considerando a chi somiglio stasera, la vena drammatica non dovrebbe sorprenderti›› ironizzo.
‹‹E invece lo fa›› se ne esce il rosso, fissandomi con intensità. ‹‹Non hai mai smesso di stupirmi con la tua imprevedibilità››.
‹‹Sono tutto fuorché imprevedibile, credimi›› esclamo.
‹‹Lo farei se non fossi tanto cieca di fronte alle tue qualità›› afferma il rosso, e sembra pensarlo davvero.
‹‹E non solo davanti a quelle, pare›› ammetto a denti stretti.
Il suo sguardo si fa confuso, costringendomi a essere più esplicita:
‹‹So di Attilio, Carlotta e Alessandro›› lo informo ‹‹E non ti biasimo più per le scelte che hai fatto››.
‹‹No?›› domanda Alberto.
‹‹Almeno non quelle che riguardano il bambino›› preciso ‹‹Temo che una parte di me non ti perdonerà mai per aver scelto di restare anziché seguirmi a Parigi››.
‹‹Nemmeno io rimpiango il passato, tanto più che non avrebbe senso farlo›› esclama lui. ‹‹Però non avrei dovuto porti di fronte a una scelta tanto netta, me ne sono pentito un attimo dopo averlo fatto››.
‹‹E allora perché non mi sei corso dietro?›› ribatto ‹‹Perché hai lasciato che partissi senza muovere un dito?››
‹‹Perché non riuscivo a credere che lo avresti fatto davvero›› confessa ‹‹Ero convinta che ci avresti ripensato, che saresti tornata da me››.
‹‹Se fossi stato tu a scaricarmi in nome di una prospettiva di carriera prestigiosa, nessuno avrebbe avuto da ridire›› gli faccio presente
‹‹Anzi, avrebbero biasimato me per non esserti stata accanto, perché è questo che la società patriarcale si aspetta da una donna››.
‹‹Non era quello il punto per noi, Marina›› mi smentisce il mio ex ‹‹O meglio, lo sarebbe stato in un secondo momento, forse. Quando mi lasciasti, ero soltanto incazzato per aver realizzato di essere più coinvolto di te nella nostra storia››.
‹‹Così coinvolto da esserti consolato subito con la figlia del tuo mentore, certo›› ironizzo ‹‹La gravidanza di Carlotta era solo un'aggravante del tuo comportamento inqualificabile, Alberto››.
‹‹Non vado fiero di quel che ho fatto in quel periodo della mia vita, ma ci ero uscito solo qualche volta quando Carlotta mi comunicò di aspettare un bambino›› rivela lui. ‹‹Lo presi come un segno del destino, uno di quelli che detesti tanto. Non ti avevo dimenticata ma stavo per diventare padre, avrei potuto andare avanti››.
Nel frattempo, ci siamo seduti sui gradini, la distanza fisica inversamente proporzionale a quella mentale.
‹‹Sapevo che anche lei aveva una storia finita alle spalle e tanto bastava per renderci simili, pensavo›› mormora ‹‹Una bella coppia, giusta e appagata. Per di più, con un suocero come Luciani avrei fatto carriera, prospettiva incredibile considerando i guai giudiziari di mio padre››.
È in seria difficoltà, lo vedo, ma non mi accontenterò di una parziale espiazione, questa volta. Voglio sapere tutta la verità, quindi aspetto. Alberto lo intuisce e si riprende:
‹‹Tuo padre mi pregò di ripensarci fino all'ultimo momento utile però non gli diedi retta. Ci sposammo, Carlotta e io, però le nostre divergenze vennero subito a galla›› prosegue. ‹‹Nacque Attilio ed ero felice ma non abbastanza. Litigavamo spesso e Carlotta mi dava la colpa di tutto ciò che andava storto fra noi finché un giorno, stressata da una giornata intera da sola con il bambino che stava mettendo i denti, non ce la fece più››.
Distoglie lo sguardo, incapace di sostenere il mio, adesso: ‹‹Urlò che si era illusa, che non valevo nulla né come uomo né come padre, che non reggevo il confronto con Alessandro. Che lo sapeva benissimo di non essere alla tua altezza e non avrebbe mai dovuto maritarsi con me a costo di perdere la faccia e l'eredità di suo padre››.
Scuote la testa: ‹‹Il giorno seguente mi chiese perdono rimangiandosi tutto, ma il tarlo del dubbio aveva cominciato a rodermi e dovevo sapere››.
Sono tentata di interromperlo ma capisco che Alberto è come un fiume in piena, ha bisogno di raccontare ogni cosa con i propri tempi e quindi non lo forzo, limitandomi ad ascoltarlo.
‹‹Chiesi di fare il test del DNA, tua sorella Elisa lo scoprì e, in nome dell'amicizia con Carlotta, tentò di farmi cambiare idea›› aggiunge ‹‹Però io fui irremovibile e volli andare fino in fondo, nonostante tutto››.
‹‹E Ferri?›› non posso fare a meno di chiedergli ‹‹Eravate stati amici, come poteva sapere tutto e non fare nulla?››
‹‹Non ho idea di cosa sia successo tra lui e Carlotta›› afferma Alberto ‹‹Io non l'ho più visto né sentito per anni, fino all'altra volta, con te, in caffetteria››.
Torna a incrociare per un attimo i miei occhi e capisco che è sincero:
‹‹Dopo aver saputo l'esito del test, feci le valigie e dissi a Carlotta che Attilio sarebbe stato in ogni caso un Brancia Testasecca ma volevo il divorzio››.
‹‹Non provarono a farti cambiare idea?›› lo interrogo.
Annuisce: ‹‹Luciani mi convocò per provare ad aggiustare le cose però ottenne che gli ripetessi quanto avevo già comunicato alla figlia. Allora prese atto della mia decisione ringraziandomi, perfino, di aver scelto di non disconoscere il bambino per non esporlo, assieme a sua madre, alle malelingue››.
‹‹Così lasciasti l'università e andasti a lavorare con mio padre›› ricostruisco ‹‹Ma sono passati anni, Alberto, papà è morto, perché non hai mai tentato...››
Il mio ex torna a scuotere la testa: ‹‹Marcello mi aveva accolto a braccia aperte e tu ti eri rifatta una vita a Parigi›› esclama ‹‹Avevo fatto delle scelte, Marina, e dovevo accettarne le conseguenze››.
Scuoto la testa, passandomi una mano sul viso.
Quanto tempo sprecato. Quante altre cose sarebbero andate in maniera diversa se solo...
‹‹Così ebbe inizio la mia solitudine, i momenti con Attilio limitati ai giorni stabiliti dal giudice e alle feste comandate, mai troppo intensi per timore di affezionarmici troppo›› prosegue Alberto ‹‹Finché non venisti a sbattermi in faccia il mio comportamento indegno, la sera del saggio al Conservatorio››.
Lo sento lanciarmi un'occhiata di sbieco prima di andare avanti: ‹‹Fu come trovarsi dinnanzi Marcello che mi dava una lavata di capo. Lui, che non mi doveva nulla, mi aveva trattato da figlio e io non stavo facendo lo stesso con chi lo meritava più di me quando avevo bussato alla sua porta, disperato per aver perso tutto ed essermi ritrovato con un pugno di mosche in mano››.
È ancora perso nelle proprie elucubrazioni quando aggiunge: ‹‹Perché i figli sono di chi li cresce, non di chi li fa senza occuparsene, adesso l'ho capito. Vado a trovare Eugenio Brancia Testasecca quasi ogni settimana nella sua villa di Bracciano eppure non mi è mai stato vicino come il tuo, di padre››. Fa spallucce: ‹‹Spero di essere per Attilio ciò che Marcello è stato per me. A tempo debito, conoscerà la verità ma, se lo vorrà, sarà sempre mio figlio. E di questa consapevolezza devo dire grazie a te››.
Cerca il mio sguardo tenendo in mano il cuore e, a giudicare dai suoi occhi, sa benissimo che ci stiamo giocando l'ultima chance.
‹‹Ti va di ripartire insieme da quello che siamo diventati?›› esclama ‹‹Perché io, nonostante tutto, sono pazzo di te, Marina Benedetti››.
L'ombra dell'affaire Moreau, i timori per la mia famiglia, le incertezze, tutto scompare nel momento in cui visualizzo il carosello immaginario, lo vedo illuminarsi, pronto a riprendere la corsa, venendo assalita da una voglia matta di saltarci su.
Voglio seguire il consiglio di Kitty, aggiustare la giostra e salirci, anche solo per ricordare che effetto fa.
Il profumo di Alberto, la sua vicinanza, queste parole, sono tutte tentazioni troppo irresistibili per non cedere. E tutto quello che credevo di sapere sulla vita, sull'amore, su noi due, cessa di avere importanza quando le nostre labbra si incontrano senza più nascondersi.
Gli Stoici ci perdoneranno, però sono certa che nessuno di loro ha amato qualcuno in modo tanto ostinato e intenso, assolutamente fuori da ogni logica, come abbiamo fatto noi due.
E mi scuserà anche Georgiana, perché questa serata può finire in una maniera sola e, purtroppo per lei, non era ciò che avevamo previsto.
‹‹Scarsa lungimiranza e pessimo tempismo, Brancia›› mormoro, scostandomi per un momento ‹‹Su questo non siamo cambiati affatto››.
‹‹Potremmo continuare così per un'altra notte, almeno?›› domanda lui.
‹‹Anche più di una›› rilancio, strappandogli un sorriso.
‹‹Sopravvaluti le mie capacità›› ironizza.
‹‹No, caro›› lo contraddico ‹‹Sottovaluto la tua assenza di modestia››.
Ride sommessamente, il rosso del mio cuore, mentre ci tiriamo su per raggiungere un luogo dove dare dimostrazione della teoria con parecchia dedizione alla pratica.
Del resto, se le incognite all'orizzonte restano tante, è bene rifarsi del tempo perso con molto esercizio. La storia può ricominciare.
Note dell'autrice:
L'abito indossato da Keira Knightley in Espiazione (che vedete su nell'header), adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Ian McEwan realizzato da Joe Wright nel 2007, è talmente iconico da avere una pagina Wikipedia dedicata, googlare per credere.
Bonus musicale: questa storia ha una playlist che condividerò con voi a fine pubblicazione ma c'è una canzone che, più di altre, mi ha accompagnata nella stesura, specie delle scene romantiche tra i due protagonisti. Se è vero che tutte le coppie hanno una canzone che le rappresenta oppure ha segnato un momento importante nella loro storia, quella di Marina e Alberto è Mad About You degli Hooverphonic, nella versione cantata live da Noémie Wolfs alla Koningin Elisabethzaal ad Anversa nel 2012. Vi lascio il video qui sotto, se vi va di prestare orecchio. Buon ascolto.
[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per scoprirlo.]
Grazie 100.000 (semi cit.)
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