26. Nessuno si salva da solo
È inutile indagare le occasioni mancate.
Non sai mai se ti sei salvato dalla morte, o ti sei perso la vera vita.
Margaret Mazzantini, Nessuno si salva da solo
Una settimana più tardi, i rintocchi della pendola dell'ingresso cessano, segnando l'inizio di un nuovo giorno.
Fra dodici ore circa il comitato scientifico si pronuncerà sulla paternità degli articoli e la loro eventuale pubblicazione su una delle riviste più celebri del settore accademico.
Fisso il soffitto da ore in attesa del sonno che non vuole saperne di arrivare.
‹‹Sei preoccupata per il gala?››
Kitty, che ha deciso di dividere la camera con me per lasciare spazio a Mino ed Elisa, si riferisce all'altro grande evento del giorno, che si terrà stasera in una villa storica di Tivoli e a cui siamo, ovviamente, tutte invitate per supportare Georgiana come madrina dell'evento. Potrei assecondarla e farle credere che sia questo il motivo per cui non sono nel mondo dei sogni eppure, per una volta, ho bisogno anche io di sfogarmi con qualcuno:
‹‹No, per l'università››.
‹‹Che succede?›› vuole sapere lei.
‹‹Stanno cercando di fregarmi, forse l'hanno già fatto›› semplifico ‹‹E io comincio a credere che non ne valga più la pena, Kit››.
‹‹Ci pensi mai a cosa avresti fatto se non avessi scelto la strada che hai deciso di prendere?›› mi chiede.
Capisco che non è una domanda buttata lì per caso, quindi rispondo di getto:
‹‹Di continuo›› ammetto ‹‹Magari sarebbe andata meglio››.
‹‹A questo punto dubito che lo sapremo mai›› sentenzia la mia sorellina ‹‹Però hai scelto quello che volevi, ti ammiro per questo››.
‹‹Grazie, Kit, però non l'ho fatto per i motivi che pensi tu››.
Mia sorella minore si fa più attenta: ‹‹E perché allora?››
‹‹Non volevo vivere la vita a cui gli altri mi ritenevano destinata›› spiega ‹‹Era la mia ribellione post-adolescenziale, il mio modo di infrangere le regole››.
‹‹Solo tu potevi pensare una cosa così contorta›› afferma, strappandomi una risata.
Mi volto verso di lei:
‹‹E tu? Sei soddisfatta della tua vita da top influencer americana?›› le domando ‹‹Non mi hai ancora raccontato nulla››.
‹‹È difficile lì. Il mondo di accordi di sponsorizzazione e vita scintillante è tutta una bugia›› rivela ‹‹Non credo che ci vivrò ancora a lungo, giusto il tempo di finire gli studi››.
‹‹E cosa vorresti fare, poi?›› la interrogo ancora.
‹‹Mi piace davvero, studiare tutti i modi per valorizzare la bellezza esteriore di una persona, però non so se riuscirò a farne un mestiere›› afferma ‹‹Il trucco è più di questo, è arte, è trasformazione, è magia››.
Il riferimento mi riporta al significato del termine che, in queste settimane, mi è stato più familiare e alle farneticazioni di Elisa sotto l'effetto di alcol:
‹‹Kit, tu sai di cosa stesse parlando l'altra sera nostra sorella?››
Scorgo un accenno di sorpresa nel suo sguardo: ‹‹Era sbronza, Mar, io non ci darei tanto peso››.
Questo tentativo di minimizzare mi mette in allarme, perché non è un atteggiamento da Kitty, così tento un'altra strada:
‹‹Eri appena diventata maggiorenne, sette anni fa, e sei sempre stata quella più attenta ai particolari tra noi tre, Kit›› dichiaro ‹‹Sei sicura che non ci sia altro che dovrei sapere al riguardo?››
Mia sorella minore sbuffa, poi decide di vuotare il sacco: ‹‹Carlotta e Alberto si sposarono in fretta e furia ché la pancia già si vedeva, lo sai››.
Annuisco, con la morte nel cuore.
‹‹Però Carlotta sostenne che il bambino fosse nato prematuro, quando mamma e io andammo a trovarli per salvare le apparenze, su proposta di papà›› mi confida ‹‹Sai quanto ci tenesse all'amicizia con i Brancia Testasecca››.
Non colgo il punto. ‹‹E allora?››
‹‹Che bisogno c'era di specificarlo, quando sarebbe stato più comodo continuare a lasciarci credere che loro due stessero insieme già da prima?››
Il mio cuore precipita: ‹‹Che vuoi dire?››
‹‹Che il pupo non sembrava affatto nato prima del termine e, in fondo, tutti pensavamo che te ne fossi andata a Parigi piantandolo perché avevi scoperto che Mr. Che Barba Che Noia ti tradiva con lei››. spiattella lei, senza mezzi termini.
Non ti ho mai tradita. Carlotta e io abbiamo iniziato a uscire dopo la tua partenza per Parigi. Ma se così fosse Kitty avrebbe ragione, non corrisponderebbero i tempi.
‹‹Quindi quello della relazione a distanza impossibile era un teatrino messo su solo per sbarazzarsi di me e uscire allo scoperto con lei?››
Se non fossi già sdraiata, andrei giù come una pera cotta.
Intuendo la gravità del dramma, Kitty prova a scuotermi: ‹‹Ragiona, Mar, non sei lucida››.
‹‹Hai ragione, non avevo capito fino a che punto Alberto Brancia Testasecca sia uno stronzo bugiardo›› esclamo, mentre la ferita torna a riaprirsi.
La mia sorellina, a sorpresa, scoppia a ridere:
‹‹Certo che dovete esservi lasciati proprio male se, a distanza di anni, nutri una considerazione tanto bassa di lui. O di te stessa››.
‹‹Cosa intendi?››
‹‹Che siete stati fregati entrambi›› afferma lei ‹‹Carlotta stava sì con qualcuno, qualcuno che l'ha scaricata non appena ha avuto la conferma del fatto che ci fosse un bambino in viaggio. Non ti viene in mente nessuno?››
‹‹Alessandro Ferri›› L'epifania è subitanea e lampante.
‹‹Sarebbe lui il vero padre biologico di Attilio?››
Mia sorella fa di sì con la testa.
‹‹Come fai a esserne sicura?››
‹‹Potrei aver casualmente sbirciato gli esiti del test del DNA di cui straparlava Elisa›› ammette in un sussurro la piccola di casa.
‹‹Per come lo conosco, Ferri avrebbe sfruttato la gravidanza a suo vantaggio›› obietto, nonostante le presunte evidenze ‹‹Avrebbe ottenuto prima tutto quello che ha sempre desiderato››.
‹‹Lui forse sì, ma Carlotta?›› mi fa notare Kit ‹‹Lo sanno tutti che ha sempre puntato a un marito ricco che la mantenesse, e Ferri non lo era a quel tempo››.
Suppongo di aver acquistato punti adesso che ha divorziato e io sono il professor Ferri, braccio destro di suo padre, con una reputazione da self made man a precedermi e aprire porte ostinatamente chiuse in precedenza.
Valuto la mole di informazioni ricevute e, alla luce delle recenti scoperte, tout se tient.
‹‹Si spiegherebbe anche la richiesta del test genetico›› medito ad alta voce ‹‹Che deve essere stata avanzata da Alberto, dato il tentativo di Carlotta di falsarne gli esiti››.
‹‹Inoltre papà ti voleva bene›› aggiunge Kitty ‹‹Non avrebbe mai dato una seconda possibilità ad Alberto se non avesse avuto prova della sua lealtà››.
‹‹Devo rifletterci su›› mormoro.
‹‹Perché, cosa cambia?›› vuole sapere mia sorella.
Tutto e niente, penso.
‹‹Hai detto che la giostra era rotta›› mi fa notare.
‹‹Qualcun altro lo sa? Che Alberto non è il padre biologico di Attilio, intendo››.
‹‹A parte le persone coinvolte? Non ne ho idea›› esclama ‹‹Di sicuro non l'hanno saputo da me››.
‹‹Perché non me l'hai mai detto?›› le chiedo.
‹‹Non ne ero sicura e poi credevo che fossi andata avanti›› replica ‹‹Con l'università, l'artista bohemien e tutto il resto. Mi sbagliavo?››
Preda di sentimenti contrastanti, non riesco più a trattenere le lacrime.
‹‹Non lo so›› mormoro con voce rotta e mi rendo conto di non stare mentendo.
‹‹Nel caso in cui la giostra potesse essere riparata e tu lo volessi, immagino che il gala sarebbe l'occasione perfetta per farlo›› insinua Kitty e io le tiro un cuscino, centrandola in pieno.
Le confidenze tra sorelle finiscono a cuscinate, nonostante l'età, momento ricreativo che rimpiango in mattinata quando corro in facoltà senza aver carburato a dovere e in plateale ritardo a causa dello sciopero dei mezzi.
L'ansia mi attanaglia le viscere e imbattermi proprio in Carlotta Luciani non aiuta.
‹‹Marina›› mi apostrofa.
‹‹Carlotta›› replico.
‹‹Suppongo di dovermi congratulare per la pubblicazione dei tuoi articoli sulla Rivista››.
Rimango pietrificata sul posto. La commissione si è già pronunciata, dannazione.
‹‹Alessandro era molto deluso, tuttavia gli ho fatto presente che non ha bisogno di certi mezzucci per affermarsi, lui›› continua lei.
‹‹Ne sei proprio sicura?›› ribatto ‹‹Perché posso provare il contrario››.
‹‹Sul serio?›› finge di stupirsi ‹‹Allora per quale motivo non le hai utilizzate per perorare la tua causa?››
‹‹Perché non sono io a ricorrere a simili bassezze per farmi strada›› le faccio presente ‹‹Ma dubito che chi non ha avuto scrupoli nel manovrare cose e persone per proteggere i propri interessi possa comprenderlo››.
‹‹Come se non avessi fatto lo stesso, la sera del compleanno di Attilio›› mi accusa ‹‹Andarlo a trovare per elevarti a modello di virtù e mettere le bozze degli articoli nello stupido libro che gli hai regalato, facendoli poi finire sulla scrivania di mio padre››.
L'insinuazione è talmente assurda che scoppio a ridere:
‹‹Sapevo che l'amore rende ciechi, non folli›› esclamo ‹‹A proposito, sono io a doverti fare gli auguri. Non ho dubbi che avrai più fortuna con il marito numero due. Tu e Ferri siete fatti l'uno per l'altra››.
‹‹Come te e il mio ex marito, del resto›› replica ‹‹Peccato che vi ostiniate tanto a negarlo››.
‹‹Sarebbe un problema, altrimenti?›› la sfido.
‹‹Attilio resta sempre mio figlio›› sibila.
‹‹Oh, credimi, ora lo so benissimo›› la imito ‹‹È una fortuna che in questi anni abbia sempre potuto contare su Alberto. Adesso, se vuoi scusarmi››.
‹‹Anche voi due vi meritate a vicenda›› commenta ‹‹Il peso della santità deve essere insostenibile››.
Non ho davvero più tempo da perdere, perciò la oltrepasso, dirigendomi a passo sostenuto verso l'aula in cui si è riunito il comitato scientifico, trovandola occupata da una sola persona.
Il professore Attilio Luciani è ormai prossimo alla pensione ma, a vederlo, non si direbbe. Capelli imbiancati, montatura di corno e un accenno di pancetta nascosta sapientemente da un Moncler, il padre della ex signora Brancia Testasecca mantiene un'aria severa, emanando autorevolezza a metri di distanza.
Rammento benissimo il timore reverenziale che nutrivo nei suoi confronti le rare volte che mi capitava di incrociarlo in giardino durante le grigliate tra vicini di casa quando ancora lo eravamo o in università, poi, sebbene le facoltà di Giurisprudenza e Filosofia non fossero tanto vicine da rendere frequenti eventuali incontri casuali.
‹‹Marina Benedetti›› Mi riconosce a colpo d'occhio sebbene non mi veda da tempo.
‹‹L'incarnazione al femminile di Marcello, a parte gli occhi, inconfondibili, di Giovanna›› aggiunge.
Di fronte al mio silenzio, domanda: ‹‹Cosa posso fare per te?››
‹‹Mi dica la verità sui miei articoli›› lo prego. ‹‹Come ha fatto a convincere gli altri che fossero miei e non di Ferri, ottenendone perfino la pubblicazione?››
Sappiamo entrambi, infatti, che se non mi avesse sostenuto contro il futuro genero, Alessandro si sarebbe preso meriti e gloria.
‹‹Hai fatto tutto da sola, ragazza mia›› mi comunica ‹‹Il professor Chiaramonti e gli altri membri della commissione, alla luce del brillante curriculum, non hanno potuto che riconoscere la validità del tuo lavoro››.
‹‹Ma come faceva a sapere che...?›› La voce mi muore in gola, perché Carlotta aveva ragione. Quelle che suo padre mi sta mostrando sono le bozze dei miei articoli, con il mio nome sopra, che avevo in borsa la sera del compleanno di Attilio e che, evidentemente, devono essere scivolate fuori quando mi sono addormentata sul divano con lui leggendo i miti greci.
‹‹A leggere tra le righe si impara con il tempo e una certa dose di perspicacia›› mi informa l'accademico ‹‹Riconoscere il nome dell'autore su un frontespizio mi sembra un ottimo inizio, l'ho detto pure a mio nipote, quando abbiamo sfogliato insieme un bellissimo volume sulla mitologia greca che ha ricevuto come regalo››.
Come diavolo ci sono finite dentro il libro?
Non so bene come reagire, ma il professore non ha finito: ‹‹Congratulazioni, dottoressa Benedetti, i suoi articoli usciranno sul prossimo numero della Rivista››.
E prima che possa ringraziarlo o indagare ulteriormente, Attilio Luciani si calca ben bene in testa un cappello di feltro blu, per poi imboccare la porta, lasciandomi a fare i conti con tutti i sottintesi del caso.
Che, nella fattispecie, hanno un nome.
Sono brava a combattere le mie battaglie, gli avevo assicurato.
Lo so, aveva replicato, Ma non devi per forza farlo da sola.
Alberto, tra le altre cose, il mio personale deus ex machina.
*Nota dell'autrice: anche in questo capitolo ho fatto ricorso a semplificazioni narrative di cui mi assumo la piena responsabilità, ribadendo che ogni riferimento a nomi, cose o persone realmente esistenti o esistite è puramente casuale.
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