23. Happily ever after
Diamine, certe volte ho creduto fino a sei cose impossibili prima di colazione!
Lewis Carroll, Attraverso lo specchio
Uno dei lati positivi della reunion familiare è l'incremento delle probabilità di consumare i pasti in compagnia.
Le mie sorelle sono tornate a Villa Ines da circa una settimana e non c'è stato giorno in cui non abbia fatto colazione insieme con una delle due, a volte con i pancakes, aggiornandoci a vicenda su tutto ciò che ci siamo perse delle rispettive vite negli ultimi tempi.
Tra noi tre, infatti, l'unica davvero avvezza all'uso dei social è Kitty, che ne ha fatto un lavoro; Elisa e io, al contrario, non distinguiamo Instagram da Pinterest, lei per mancanza di tempo, io per assenza d'interesse, ergo abbiamo riscontrato qualche difficoltà di utilizzo perfino delle piattaforme più utili come Zoom.
‹‹Dove hai mollato il maritino?›› chiede Kit a Eli.
Noto un impercettibile irrigidimento da parte della mia sorella maggiore.
‹‹Guglielmo è rimasto a Tel Aviv›› ci informa ‹‹Forse ci raggiungerà giusto in tempo per il compleanno di mamma››.
La versione ufficiale per spiegare il simultaneo ritorno in patria di entrambe le mie sorelle, infatti, ha a che fare con la festa faraonica che si terrà al Country Club per celebrare il sessantesimo genetliaco di nostra madre. Io, però, sospetto che ci siano altri motivi dietro la decisione di rientrare.
‹‹E tu?›› Kitty continua il suo terzo grado, sotto lo sguardo di disapprovazione di Elisa: ‹‹Hai fatto qualche giro di giostra con qualcuno da quando il francese ti ha mollata?›› L' insensibilità ai sentimenti altrui della mia sorellina non smette mai di stupirmi ma, per fortuna, ho smesso da tempo di nutrirne per Jean Paul: ‹‹No, la giostra è ferma da un pezzo e io non ho più voglia di salirci››.
‹‹Neppure con quel gran gnocco che sta allo studio legale?›› rilancia lei e io quasi mi strozzo con una frittella dolce.
‹‹Non sapevo avessi una cotta per Alberto Brancia Testasecca›› ironizzo, non appena riesco a respirare di nuovo.
La piccola di casa - si fa per dire, dal momento che quest'anno ha raggiunto il quarto di secolo - alza gli occhi al cielo: ‹‹Dio, no, lui te lo lascio volentieri, visto che ti è sempre piaciuto nonostante sia barboso da morire›› esclama, per poi lanciarmi un'occhiata di sottecchi e aggiungere: ‹‹O forse proprio per quello››.
Tocca a me sbuffare mentre Kit precisa: ‹‹Sto parlando del sosia di Jamie Dornan versione Christian Grey››.
‹‹Poi mi spiegherai cosa c'è di tanto eccitante nel farsi sedurre da un sociopatico con evidenti manie di controllo e altri squilibri mentali›› esclamo ‹‹Comunque, se ti riferisci ad Alvaro Malaguti, no, non è il mio tipo›› Mando giù un sorso di succo prima di precisare: ‹‹L' ho solo aiutato a selezionare il personale per la succursale estera dello studio legale e adesso si è appunto trasferito ad Aix en Provence››.
‹‹Sono sempre i migliori ad andarsene›› sentenzia Kitty.
‹‹Guarda che non è mica morto›› le faccio notare ‹‹È solo emigrato all'estero. Come hai fatto anche tu, del resto››.
‹‹Già ma gli States sono un'altra cosa, niente a che vedere con la Francia›› ribatte lei.
‹‹Nemmeno lì si sta male, te lo assicuro›› replico. Divento un po' suscettibile quando qualcuno inizia a dir male del Paese che è stato mia patria di adozione per tanti anni.
‹‹Però poi sei tornata›› mi fa notare.
‹‹Già, ma potrei dover andare via di nuovo›› mormoro.
‹‹Perché mai?›› vuole sapere Elisa ‹‹Credevo che fossi riuscita a inserirti all'università››.
‹‹Potrebbero esserci delle complicazioni›› taglio corto ‹‹Forse farei meglio a cercare altrove››.
Eli vorrebbe aggiungere qualcosa ma sono in ritardo, quindi saluto entrambe di fretta e corro a prendere i mezzi.
Davanti all'ufficio di Chiaramonti, anziché lo studente con cui avevo appuntamento per un excursus del pensiero cartesiano, trovo Ferri ad attendermi.
‹‹Alessandro››.
‹‹Quindi te lo ricordi ancora come mi chiamo›› esclama lui ‹‹Perché, visto il casino che hai fatto, mettendo tutti al corrente della mia presunta slealtà tranne il sottoscritto, non si direbbe››.
‹‹Se c'è qualcuno che è stata tenuta all'oscuro di parecchie cose qui, sono io›› gli faccio presente.
‹‹E sentiamo, quali sarebbero?›› ha la faccia tosta di replicare.
‹‹Dovresti essere tu a parlarmene ma d'accordo, visto che siamo in argomento, lo farò io›› lo affronto ‹‹Quando avevi intenzione di dirmi che hai spacciato per tuoi i miei articoli?››.
‹‹Mi stai accusando di furto di proprietà intellettuale, Benedetti?›› Finge di indignarsi, ma ormai un po' lo conosco e l'ho capito. Sta solo cercando di prendere tempo.
‹‹Sei tu ad affermarlo, non io›› ribatto. Poi recupero una copia delle bozze trovate sulla sua scrivania, che ho ancora in borsa e gliela mostro ‹‹Qui sopra c'è il tuo nome e non il mio, pur trattandosi dello stesso articolo che ho fatto vedere a Chiaramonti proprio in questa stanza››.
‹‹C'è il mio nome sopra perché sono responsabile del progetto, nel caso non lo avessi notato››. Prova a difendersi, ma si sta arrampicando sugli specchi e lo sappiamo entrambi, infatti ci metto un attimo a smontarlo:
‹‹Peccato che nel resto del documento non se ne faccia menzione, di modo che chiunque lo legga pensi che tu ne sia l'autore›› osservo ‹‹Come hai anche affermato davanti al comitato di valutazione››.
Messo all'angolo, Alessandro si decide finalmente a calare la maschera:
‹‹Benedetti, credevo sapessi come gira il mondo›› esordisce ‹‹Pensavi sul serio che mi sarei dato tanto disturbo per te se non ne avessi potuto trarre qualche vantaggio?››. Le labbra si tendono in un ghigno ferino, rendendolo più simile che mai alla iena ridens che si è rivelato essere: ‹‹Homo homini lupus, Marina. Se non lo hai imparato, la promozione a cui aspiravi non la meritavi poi tanto››.
Stringo le nocche fino a farle sbiancare ma l'esimio truffatore, ops, professore, non ha ancora finito: ‹‹In ogni caso, è la tua parola contro la mia››.
È il mio turno di ridere, adesso, penso, mostrandogli il cellulare che ha registrato l'intera conversazione: ‹‹In realtà è la tua parola contro la tua, ora››.
‹‹Avrei dovuto dar retta a Carlotta, quando sosteneva che fossi una viscida vipera manipolatrice›› sibila.
‹‹E io a tutti gli altri, soprattutto ad Alberto›› rilancio ‹‹Quando dicevano lo stesso di te››.
‹‹Povera cara›› mi deride ‹‹Sei sempre stata così cieca››.
L'accusa è così assurda da spiazzarmi.
‹‹Io invece li ho visti, il caro Bertie e Luciani, a confabulare fitto›› rivela ‹‹Ma Lottie e io non siamo più gli sprovveduti di un tempo e non accetteremo imposizioni››.
‹‹Imposizioni?›› ripeto, confusa.
‹‹Vivremo il nostro amore alla luce del sole e ci riprenderemo quello che è sempre stato nostro›› esclama ‹‹In ogni caso non finisce qui››.
Se ne va come una furia, allungando la scia di dubbi e incertezze che continuano a tormentarmi.
Quello che è sempre stato nostro.
È tempo di tornare a indagare, in cerca di risposte.
**Nota dell'autrice: la procedura che porta a una pubblicazione scientifica universitaria è alquanto lunga e articolata e, di base, non è così semplice produrre false attestazioni circa la paternità del materiale sottoposto a valutazione, grazie anche (ma non solo) alla procedura di peer review (o revisione paritaria) che viene posta in essere dal comitato scientifico della rivista che andrà, eventualmente, a divulgarlo. Qui (e nei capitoli successivi) mi sono permessa di "semplificare" il tutto a finalità narrative, ma ci tengo a ribadire che eventuali errori siano da imputare solo a me e che, in ogni caso, questa storia è frutto della mia immaginazione e ogni eventuale riferimento a fatti, persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.
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