22. La descrizione di un attimo

Un po' più in là della tua solitudine,

c'è la persona che ami

Dino Buzzati, Un amore

Alla fine è stata sì una notte lunga e insonne, ma per le ragioni sbagliate.

La mia chiacchierata cuore a cuore con mamma, infatti, non ha avuto luogo perché, proprio quando stava per cominciare, Kitty, incurante del fuso orario tra Roma e New York, ci ha fatto una videochiamata su Skype a sorpresa, elettrizzata dall'idea della festa di compleanno di cui evidentemente la nostra augusta genitrice l'aveva già informata e che ha finito per monopolizzare la conversazione.

Nelle settimane seguenti, comunque, tengo d'occhio Ferri, notando comportamenti un po' anomali.

Il prof si contraddice spesso, sparisce in fretta, pare abbia la testa fra le nuvole.

Ma capisco che la situazione potrebbe essere più grave di quel che sembra quando, per caso, scorgo, su una pila di documenti ammassati sulla sua scrivania, alcune copie dei miei articoli con il suo nome sopra anziché il mio.

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.

E quella che cercavo è data da alcuni colloqui informali con i componenti della commissione scientifica, che si occupa del procedimento di revisione paritaria al fine della pubblicazione sulla rivista accademica, da cui emerge che gli articoli sono stati sì presentati al comitato di valutazione ma a nome di Ferri e non mio.

All'inizio non riesco a crederci, penso si tratti di un equivoco, che ci sia il suo nome in fondo perché si tratta di un professore associato, responsabile e supervisore del progetto interdipartimentale; tuttavia l'atteggiamento sempre più scostante di Alessandro non mi dà modo di chiedergli spiegazioni, alimentando i non pochi sospetti che nutro nei suoi confronti.

Mi appello allora a Chiaramonti, tra i valutatori degli elaborati, il quale sostiene di vederci anche lui poco chiaro in tutta la faccenda, avendo però le mani legate dal punto di vista formale davanti agli altri membri della commissione.

Mi impegno dunque a far pervenire loro le bozze originali degli articoli, pur essendo consapevole delle scarse probabilità di successo nella rivendicazione della maternità della mia opera intellettuale.

Se pure Chiaramonti si schierasse a mio favore, basandosi sui testi originali di cui ha preso visione durante il nostro primo colloquio, quello in cui Ferri presentò l'idea del progetto interdiparimentale, l'assenza di mie reali qualifiche accademiche in questo contesto e la presenza, tra gli altri, di Attilio Luciani in commissione, giocano del tutto contro di me.

Sarebbe la parola di una dottoressa di ricerca al momento impegnata in attività di tutoraggio non retribuito agli studenti contro quella di un professore associato dello stesso ateneo, presto probabilmente legato anche da vincoli inerenti la vita privata, all'ordinario della sua cattedra, tra gli esponenti più in vista della facoltà di Giurisprudenza e dell'ateneo tutto. Senza contare che Alessandro potrebbe discolparsi affermando che l'idea del progetto all'inizio fosse di entrambi.

Queste cupe riflessioni mi accompagnano mentre mi reco alla sede romana della Bertrand Foundation, dove la mia migliore amica mi ha chiesto di raggiungerla.

Le previsioni di Carolina sembrano essersi avverate, perché Georgiana parteciperà, in veste di madrina, al gala annuale della fondazione benefica del cavaliere di The Queen, evento durante il quale verrà presentata, con una sfilata in anteprima, Muséeque, la collezione eco-friendly dell'atelier Monti ispirata proprio alla musica della mia amica pianista.

In ogni caso, come condizione necessaria e non negoziabile della sua presenza alla serata, Gigì ha preteso di essere coinvolta nell'organizzazione, a garanzia della trasparenza delle intenzioni di Bertrand. Tra l'altro, nel corso dell'occasione mondana, si esibiranno pure gli studenti del Santa Cecilia beneficiari della borsa di studio finanziata proprio dalla fondazione del britannico.

Giunta agli uffici dell'ente, invio un messaggio alla mia migliore amica per sapere dove si è cacciata quando mi sento apostrofare da una voce fin troppo nota a cui, voltandomi, associo un viso che lo è altrettanto, nonostante tutto.

‹‹Marina››.

‹‹Alberto››.

‹‹Come mai da queste parti?›› si informa il rosso.

‹‹Cercavo Georgiana›› spiego ‹‹Dovrebbe essere qui per via del gala di beneficenza della Fondazione››.

Annuisce. ‹‹In effetti, è appena andata con Bertrand a fare un sopralluogo nella location designata per ospitare l'evento››.

Questo potrebbe essere un problema, in quanto il posto in questione è una villa settecentesca dalle parti di Tivoli, alquanto fuori mano.

‹‹Capisco, grazie dell'informazione››. Dovrei accampare una scusa e andarmene ma, per qualche imprecisato motivo, non riesco a farlo. Dondolo da un piede all'altro aspettando che sia Alberto a congedarsi eppure anche lui sembra incapace di schiodare i tacchi dal pavimento.

‹‹Tu perché sei ti trovi da queste parti?›› chiedo, giusto per fare conversazione.

‹‹Sono venuto a comunicare al mio cliente che le indagini sono terminate›› mi informa ‹‹Abbiamo ottenuto una piena confessione dall'ex manager indagato che solleva Bertrand Company da ogni responsabilità››. Un attimo dopo, aggiunge: ‹‹Ci sarà un processo ma la multinazionale non sarà al banco degli imputati››.

‹‹Suppongo si possa considerare una buona notizia›› commento.

Alberto mi sorride: ‹‹Immagino sia il massimo che una detrattrice delle multinazionali come te possa ammettere, quindi mi accontento››.

Sorrido di rimando, come una scema: ‹‹Come sta Attilio?››

‹‹Ieri abbiamo tolto la gessatura›› mi informa suo padre ‹‹Niente più sport per il resto dell'anno e la caviglia dovrebbe tornare come nuova››.

‹‹Ne sono felice›› affermo.

‹‹Ha apprezzato moltissimo il libro che gli hai regalato, abbiamo finito di leggerlo proprio ieri sera›› rivela ‹‹Forse con la lettura avremo più successo che con la musica o lo sport››.

‹‹Chissà›› esclamo ‹‹I libri sono un ottimo antidoto contro la solitudine››.

‹‹A proposito›› Prendo il coraggio a due mani e mi lancio: ‹‹Riguardo all'altra sera io...››

Alberto mi osserva in silenzio, negli occhi tutte le domande che si sta trattenendo da porre.

‹‹Volevo dirti che potresti aver avuto ragione su Ferri››.

Non era ciò che si aspettava di sentire, temo: ‹‹Cosa è successo?››

‹‹Nulla, per il momento›› affermo, in maniera un po' troppo brusca però, perché intuisce qualcosa: ‹‹Tutto bene con l'università?››

Faccio cenno di sì: ‹‹Sono brava a combattere le mie battaglie››.

‹‹Lo so›› ribatte lui ‹‹Ma non devi per forza farlo da sola››.

Lo guardo e, d'un tratto, penso a quanto debba apparirgli patetica, ostinatamente attaccata a un sogno che in gioventù avevamo condiviso e invece adesso sembra frapporsi tra noi come una barriera insormontabile.

‹‹Ci sono tante persone che ti stimano e apprezzano quello che fai›› aggiunge ‹‹E quella che sei››.

Queste parole giungono come una carezza inattesa e perciò ancora più apprezzata.

Ma prima che possa replicare in alcun modo le suonerie dei nostri smartphone irrompono tra noi come bombe, a spazzare via il momento, salvandoci da gesti e dichiarazioni avventate.

Alberto viene richiamato allo studio legale, io al The Lion King, dove mi attende un turno massacrante.  Giunta nei pressi dei cancelli di casa, mi auguro che mamma sia dentro e disponibile a riprendere la chiacchierata interrotta sennonché Villa Ines risplende come se vi si stesse svolgendo una festa dentro.

Avanzo piano verso il retro, da cui poter sbirciare senza essere vista, prima di entrare.

Il salotto delle grandi occasioni è illuminato a giorno ma vuoto, così come la cucina.

Forzo la porta finestra che dà sul giardino, varcandone la soglia con passo felpato. Purtroppo la mia furtività ha vita breve, perché finisco per inciampare con malagrazia sul mobile posto all'ingresso, ornato di trine e merletti, che trascino con me nella caduta insieme a tutto ciò che vi sta sopra.

Il fracasso tremendo risveglierebbe pure i morti ma è una mano viva, dalle dita affusolate ed eleganti, a rimettermi in piedi.

‹‹Ciao Mar›› mi saluta Elisa, sotto lo sguardo preoccupato di mia madre e di una ragazza che assomiglia moltissimo a Kitty. ‹‹Ti sei fatta male?››

Mi massaggio la nuca: ‹‹Potrei aver beccato una botta in testa e soffrire di allucinazioni, perché mi sembri proprio mia sorella maggiore›› esclamo.

‹‹Non preoccuparti, sono proprio io›› conferma ‹‹E quelle sono mamma e Kit››.

‹‹Sorpresa›› urla la nostra sorella minore, correndo ad abbracciarmi. ‹‹We're back, bitches››.

Sopraffatta dal suo entusiasmo, sospiro.

Mi aspettano giorni lunghissimi.

Spazio autrice
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