2. Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo
Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro
Ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
Lev Tolstoj, Anna Karenina
Il maestoso profilo di Villa Ines, residenza di famiglia da generazioni, si staglia nei pressi di Villa Borghese agli albori di un nuovo giorno.
Vengo colta da una morsa allo stomaco al pensiero dell'ormai imminente incontro con quel che resta della mia famiglia. I miei timori, però, si rivelano infondati perché non c'è nessuno ad attendermi.
Mia madre ha infatti abdicato volentieri al proprio ruolo, prediligendo quello di regina dei salotti della Roma bene.
Cotonatissima chioma biondo platino, sempre in tiro, Giovanna Giardinieri Benedetti preferisce fregiarsi dello status di vedova inconsolabile di mio padre Marcello, principe del foro nonché giurista di fama internazionale, piuttosto che di quello di madre di tre figlie ingrate che l'hanno abbandonata qui, da sola, non appena ne hanno avuta l'occasione. E lei, con ogni evidenza, ha mollato la casa, in apparenza disabitata da mesi. E probabilmente lo è, perlomeno da quando la mia augusta genitrice è partita per una crociera nel Mediterraneo insieme a una comitiva di amici, circostanza a cui aveva accennato in una delle nostre sporadiche telefonate, che rammento però solo adesso.
Preso atto della solitudine che mi attende nei giorni a venire, mi riapproprio dei miei spazi, delle vecchie abitudini e, dopo qualche settimana di grandi dormite, maratone televisive e cibo d'asporto, provo a fare mente locale per rimettere in sesto la mia vita.
La prima, inossidabile, certezza con cui fare i conti è che non voglio arrendermi sul fronte accademico, ragion per cui sarà necessario riprendere i contatti con l'ambiente; pesco quindi dal sito web della Sapienza i contatti di Lorenzo Chiaramonti, ordinario di Filosofia Morale nonché mio relatore di tesi magistrale il quale, all'epoca, aveva ventilato l'ipotesi di una collaborazione post laurea, purtroppo mai realizzata per via del mio trasferimento oltralpe. Sebbene siano passati anni, rimane una carta da giocare, per cui gli invio una mail chiedendo un incontro.
Attendendo un riscontro che immagino affatto celere, spammo il mio curriculum un po' ovunque.
Lo schermo del cellulare, intanto, viene illuminato da una notifica.
Si tratta di un messaggio da parte della mia migliore amica, che mi invita da Babingtons per un tè, durante uno dei prossimi weekend.
Confermo con entusiasmo la mia presenza tuttavia, nel giorno stabilito, è una versione di me piuttosto giù di corda a sedere a un tavolo della sala da tè più rinomata della Capitale. La mia Gigì, invece, risplende di gioia.
Georgiana Mattei, trent'anni tondi tondi camuffati sotto un aspetto da adolescente evergreen, varca la soglia del locale imbacuccata in un tutone informe che ne cela la figura minuta e snella, coordinata da un cappellino da baseball dello stesso colore a nascondere i capelli biondi, sottili come spaghetti, con occhiali da sole a mosca che schermano i tratti da elfo, gli occhi cerulei e il viso costellato di efelidi.
Il contrasto è talmente stridente che non posso fare a meno di assumere un'espressione divertita.
‹‹Perché vai in giro conciata in questo modo?›› le chiedo ‹‹La Brexit ha guastato i gusti musicali dei britannici?››
Georgiana è una virtuosa del pianoforte, studia musica sin dall'infanzia e i suoi concerti, che la portano alle quattro latitudini del globo, vengono considerati dei veri e propri eventi dai melomani, circostanza che la annovera tra i pianisti concertisti più quotati del momento.
‹‹A giudicare dal sold out di tutte le date, non si direbbe››. Una luce nuova, gioiosa, le fa brillare gli occhi, dunque capisco che sta per svelarmi i motivi della sua felicità contrastanti con l'outfit a tinte fosche.
‹‹A questo proposito, devo chiederti un favore››.
‹‹Sono tutta orecchi››.
‹‹Il mio agente è riuscito a procurarmi un ingaggio per un evento d'alto profilo per cui necessito di tutto il supporto morale possibile››. Mi allunga una busta bianca con fare furtivo. Divorata dalla curiosità, ne sbircio il contenuto, scoprendo un invito a un concerto nientedimeno che alla Royal Albert Hall, sul finire del mese.
Rivolgo alla mia amica uno sguardo interrogativo, in attesa di dettagli che non esita a fornirmi: ‹‹Suonerò davanti alle personalità che verranno insignite di varie onorificenze da parte di The Queen e pare possa perfino essere presente qualche membro della casa reale››.
‹‹Caspita, Gigì, è un colpaccio›› esclamo.
‹‹Promettimi che ci sarai e che ti comporterai come si conviene se davvero dovessi incrociare qualche esponente della royal family›› mi intima lei e a me non resta che sollevare gli occhi al cielo.
‹‹Sono contraria per principio a chinare la testa dinnanzi a chicchessia, specie se non ha alcun merito al di fuori dell'essere nato o dell'aver sposato un membro di un'istituzione reazionaria›› borbotto ‹‹Non ti farò sfigurare, è tutto quello che posso assicurarti. Chi altri interverrà dei nostri comuni conoscenti?››
L'espressione di Georgiana non nasconde il disappunto:
‹‹Mino ed Elisa hanno già dato foirfat, sembra che non possano muoversi da Israele al momento, tua sorella per via di alcuni convegni e il mio per l'ennesima crisi nella striscia di Gaza mentre Carolina Monti è in forse, confermerà o meno la propria presenza all'ultimo minuto, come al solito››.
Il fratello di Georgiana, Guglielmo Mattei, e mia sorella maggiore, Elisa, sono sposati da anni, circa sette se non ricordo male, e vivono a Tel Aviv, dove lui è di stanza all'ambasciata italiana mentre lei dirige un'equipe medica di ricerca allo Sheba Medical Center. Carolina Monti invece non è esattamente in cima alla lista delle mie persone preferite, dunque non posso fare a meno di trattenere un moto di fastidio nel sentirla nominare.
. ‹‹Ma dimmi di te. Come va la ricerca di occupazione?››
‹‹Domanda di riserva?››
‹‹La situazione è davvero così disperata?››
‹‹La casella di posta è intasata di mail di rimbalzo, di Chiaramonti nessuna traccia e mia madre, appena rientrata e già impegnatissima con i suoi mille mila ricevimenti di beneficenza, mi sta col fiato sul collo affinché mi unisca a lei e alle sue squinternate amiche del Country Club›› bofonchio ‹‹Mi arrangio con lavoretti saltuari come la dogsitter o la bambinaia per tentare di non pesare sulle sue tasche, ma non potrò andare avanti così per molto››.
Trovare un impiego stabile in attesa di rilanciare la mia carriera accademica sta diventando una questione di vita o di morte, letteralmente.
Un velo di indecisione adombra il viso della mia amica pianista, come se volesse parlarmi di qualcosa ma non sapesse bene come farlo. Però, alla fine, si decide:
‹‹Ho visto Carolina prima di venire qui e, tra le altre cose, mi ha confidato che cercano personale, allo studio legale››.
‹‹No››. Il mio rifiuto è secco e immediato.
Gigì, anche se a disagio, insiste: ‹‹Tu, fra tutti, saresti estremamente qualificata per lavorarci. So che non è il massimo ma sarebbe un'ottima soluzione temporanea. Almeno pensaci››.
‹‹Quel posto è diventato off-limits per me, non ci ho messo piede quando ne avrei avuto i titoli, non lo farò adesso che è gestito dall'avvocato delle multinazionali››.
Il posto in questione è Brancia & Associati, uno degli studi legali di punta della Capitale, specie in ambito di diritto societario. E non uno qualunque, perché è stato fondato da mio padre, che lo ha guidato egregiamente sino alla sua improvvisa dipartita, mentre adesso viene diretto dall'ultima persona con cui vorrei avere a che fare in questo momento, la quale, peraltro, si trova a ricoprire il proprio attuale ruolo anche grazie a me. Perché l'avvocato delle multinazionali è sì dotato di indubbie capacità professionali ma non sarebbe divenuto managing partner tanto presto se mia madre, le mie sorelle ed io non gli avessimo cedute le quote di maggioranza dello studio legale in questione, ricevute in eredità da nostro padre.
Personalmente, considerati pure i miei trascorsi di altro genere con il tipo, l'ho ritenuto un sacrificio necessario a garantire la continuità dell'opera di papà, cosicché il suo impegno non andasse perduto in seguito alla sua scomparsa improvvisa. Tuttavia, da qui a volermi spendere attivamente affinché ciò avvenga, ce ne passa.
Georgiana è combattuta, vorrebbe continuare a perorare la propria causa però, in fondo, sa riconoscere una battaglia persa e questa lo è dunque, a malincuore, desiste.
Del resto, anni di sofferenza per via di un comportamento inspiegabile e indegno non possono essere cancellati di colpo, seppur la necessità economica e l'assenza di prospettive a breve termine rischino seriamente di prevalere sull'amor proprio ferito.
Passiamo a discutere di argomenti più leggeri ma ormai l'atmosfera è rovinata quindi, nel giro di pochi minuti, ci salutiamo e io mi incammino verso casa, in compagnia dei fantasmi che le parole della mia migliore amica hanno evocato.
Spazio autrice
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