16. Today is the day
E sai perché si chiama passato?
Perché non torna più.
Felicia Kingsley, Stronze si nasce
Today is the day.
È finalmente giunto il giorno in cui incontrerò il professor Chiaramonti. Affermare che io sia agitata è un eufemismo.
Punto su un look professionale, un po' meno rispetto al colloquio da Brancia & Associati, ma comunque scelto con cura. Opto per una camicetta bianca coordinata da blue jeans a vita alta, un blazer dello stesso colore e scarpe beige dal tacco basso. Dopotutto si tratta di un incontro informale, sarebbe controproducente atteggiarsi come se avessi già raggiunto l'obiettivo. Che sarebbe, nella fattispecie, quello di instaurare una collaborazione anche a titolo gratuito incrementando, nel frattempo, il numero delle mie pubblicazioni accademiche.
A questo proposito, ho recuperato le bozze di tre articoli a cui stavo lavorando prima di lasciare Parigi, che conto di mostrare a tempo debito, a testimonianza della mia buona volontà.
Villa Mirafiori non è poi molto cambiata da quando la frequentavo in veste di studentessa; continua a splendere di bellezza decadente, molto appropriato per un dipartimento di Filosofia, specie se l'università a cui appartiene ha l'onere e l'onore di chiamarsi Sapienza.
Sempre uguale è l'ubicazione delle stanze in cui i professori ricevono gli studenti ergo, andando a memoria, non impiego molto a rintracciare l'ufficio di Chiaramonti, che è sbarrato, con affissi vecchi avvisi di sospensione o rinvii di colloqui con gli studenti.
Quando le lancette dell'orologio segnano un quarto d'ora di attesa, inizio a considerare l'idea di inviare una mail al docente per ricordargli l'appuntamento ma, per fortuna, la pazienza viene ripagata perché intravedo in lontananza un uomo che si rivela essere proprio chi stavo aspettando.
Calvizie incipiente a dispetto di una cespugliosa barba sale e pepe ingiallita, sul labbro superiore, dall'ingente fruizione di nicotina, Lorenzo Chiaramonti avanza verso di me aggiustandosi sul naso prominente un paio di occhiali da lettura a buon mercato, probabilmente acquistati di recente all'edicola tabacchi insieme alla copia giornaliera de La Repubblica.
È seguito da un codazzo di studenti che lo assediano, ricevendo vaghe rassicurazioni sulla disponibilità del materiale didattico in tempi brevi sulla piattaforma online dell'università. Attendo che lo sciame sia passato per poi farmi avanti con discrezione.
‹‹Mi spiace ma non ricevo oggi, signorina›› mi rimbrotta con fare brusco.
‹‹Che strano, a me aveva scritto diversamente›› lo contraddico ‹‹Sono Marina Benedetti››.
Sul volto di Chiaramonti passa un lampo di riconoscimento:
‹‹Ah dottoressa, mi scusi, non l'avevo riconosciuta›› farfuglia ‹‹È passato qualche anno dall'ultima volta che ci siamo visti, eh››.
‹‹Qualcuno, sì›› concordo.
Nel frattempo ci siamo accomodati nell'ufficio, una stanzetta umida e polverosa con una scrivania ingombra di documenti, le tapparelle rotte e librerie traboccanti di tesi mai sfogliate.
‹‹Cosa la porta qui oggi, dopo tutto questo tempo?›› vuole sapere il professore.
Ecco la parte più difficile.
Cerco di ignorare il groppo in gola, facendo sfoggio di capacità oratorie e autostima che non mi appartengono: ‹‹Probabilmente non se ne ricorderà eppure, proprio in occasione del nostro ultimo colloquio, mi aveva proposto una collaborazione post laurea›› esordisco ‹‹So che è passato un po' di tempo, ma mi chiedevo se, alla luce del dottorato e di parecchia esperienza di ricerca acquisita nel mentre, potessi ancora considerare valida l'offerta››.
Vorrei tirare un sospiro di sollievo anche solo per esser riuscita a portare a termine la mia arringa, nondimeno mi accorgo di avere il fiato bloccato in gola, in attesa del verdetto.
Chiaramonti ha assunto un'espressione grave e non lo reputo un buon segno.
‹‹Dottoressa, sebbene abbia preso un anno sabbatico, mi sono comunque tenuto in contatto con altri membri della comunità accademica›› mi informa ‹‹Posso sapere perché ha lasciato Parigi?››
Non mi scompongo, era una domanda prevedibile:
‹‹Se è tanto informato, conosce già la risposta›› rilancio, con il tono di chi non ha nulla da perdere. ‹‹Anzi, è probabile che ne sappia addirittura più di me››.
‹‹Dottoressa›› torna ad apostrofarmi il prof, e io comprendo di aver perso la battaglia, ché l'influenza di Gerard Moreau si è fatta sentire fin qui.
Caspita, dev'essere parecchio risentito se spende il proprio tempo nel farmi terra bruciata attorno anziché occuparsi del figlio.
Georgiana infatti mi ha riferito che, secondo alcuni contatti di suo fratello all'ambasciata francese, Jean Paul sarebbe finito su una lista di cittadini d'oltralpe sospettati di essere foreign fighters espatriati per raggiungere la Siria, almeno finché l'Antiterrorismo non ha accertato che il mio ex parigino non avesse mai lasciato i confini nazionali, trovandosi invece in una sorta di centro olistico in Costa Azzurra, per riprendersi da un presunto burn out. Altro che Tibet.
Potrei saperne di più se contattassi direttamente mio cognato, ma non mi sembra un argomento di cui discutere in un'amabile conversazione tra parenti che si trovano a chilometri di distanza. Tra l'altro, al contrario di Elisa e sua cognata, ritengo Guglielmo Mattei tutt'altro che amabile. Ma i punti di vista sulla questione sono, come per tutto il resto, vari e controversi.
Persa nelle mie elucubrazioni, sto per mancare la pronuncia della sentenza già scritta circa il mio futuro accademico sennonché, proprio quando Chiaramonti è sul punto di condannarmi a un'interdizione perpetua dalle cattedre universitarie per volontà del mio illustre ex mentore, Alessandro Ferri appare, come il suo omonimo chef giudice di reality, a ribaltare il risultato.
La porta dell'ufficio di Chiaramonti è socchiusa, dunque Occhi di Gatto bussa comunque per annunciarsi:
‹‹Chiaramonti, finalmente ho il piacere di conoscerla›› esclama ‹‹La cerco da giorni per illustrarle il progetto di collaborazione interdipartimentale che pensavo di portare avanti, con la benedizione del rettore, s'intende, tra le nostre due facoltà››. Sembra accorgersi solo adesso della mia presenza: ‹‹Dottoressa Benedetti, che fortunata combinazione››.
Gli sorrido, a dispetto dell'altro accademico presente, che lo scruta corrucciato: ‹‹Non ho ben compreso il suo nome, prego.
‹‹Alessandro Ferri›› si presenta lui, avvolgendo la mano dell'altro accademico in una stretta di ferro ‹‹Professore associato di Filosofia del Diritto alla facoltà di Giurisprudenza››.
Il mio ex relatore non pare apprezzare molto l'irruenza del giovane collega:
‹‹Beh, Ferri, la inviterei a ripassare in un altro momento›› tenta di liquidarlo ‹‹Lo vede anche lei, che sono impegnato ora››.
Alessandro invece ignora platealmente sua richiesta di levare le tende, prendendo posto accanto a me:
‹‹In realtà la presenza della dottoressa Benedetti cade a fagiolo›› afferma ‹‹Sarebbe una perfetta interlocutrice per realizzare il progetto di cui le parlavo››. Poi, senza bisogno di incoraggiamento, si lancia nell'illustrazione di ciò che ha in mente: ‹‹Si tratterebbe di una ricerca condivisa tra le facoltà di Filosofia e Giurisprudenza per illustrare al meglio come branche diverse della stessa materia possano rispondere a quesiti posti dall'attualità. Nonostante la differenza di prospettiva, sono convinto che la Filosofia Morale e la Filosofia del Diritto abbiano diversi punti di contatto che sarebbe interessante esplorare in un'ottica più ampia››. Il discorso appare fumoso, necessita di una dimostrazione pratica. Se ne rende conto anche lui, che mi lancia un SOS.
Che raccolgo, tirando fuori dalla borsa le bozze di articolo da mostrare a Chiaramonti qualora si fosse presentato il momento opportuno:
‹‹Ho con me alcuni pezzi su cui, in realtà, sto ancora lavorando ma che ritengo potrebbero essere utili a chiarire quanto appena esposto dal professor Ferri››. Ringrazio la prontezza di spirito nell'aver stampato più copie mentre ne distribuisco una a testa.
Le sfide della Morale ai tempi della società liquida legge il mio ex relatore, scorrendo con rapidità il resto per poi passare agli altri due articoli.
‹‹Sono concetti in bozza che però sono certa di poter sviluppare in modo esaustivo alla luce degli spunti forniti dalla Filosofia del Diritto›› peroro la mia causa. Ferri mi dà man forte ancora una volta: ‹‹In effetti le riflessioni della dottoressa Benedetti potrebbero prestarsi bene al progetto››.
Chiaramonti è combattuto. Se, da un lato, è frenato dal palese scetticismo verso il collega, peraltro appartenente a un altro dipartimento, dall'altro è molto tentato dal partecipare a un'iniziativa che potrebbe procurargli parecchia visibilità presso le alte sfere accademiche a così breve distanza dalla fine del proprio anno sabbatico.
‹‹Resta il problema della qualifica, dottoressa Benedetti, o meglio, della sua assenza›› mi fa notare ‹‹In questo momento, infatti, non possiede alcun titolo che possa giustificare il suo coinvolgimento nei mirabolanti piani del professor Ferri››.
‹‹Suvvia, collega, non vorrà di certo farsi sfuggire l'occasione di collaborare con un elemento valido come la dottoressa Benedetti›› sbotta Ferri, indisponendolo ancora di più. Quando inizio a credere che il mio ex professore ci caccerà entrambi in malo modo, proprio costui replica: ‹‹Potrebbe inserirsi all'interno dei tutorati non retribuiti per studenti. Compili la modulistica necessaria e mi ci faccia pensare, Benedetti››.
Rivolgendosi ad Alessandro, sentenzia: ‹‹Ferri, vale lo stesso per lei. Adesso, se non vi dispiace, avrei un consiglio di dipartimento a cui partecipare››.
‹‹Tempismo perfetto›› esclamo, dopo esserci lasciati alle spalle Villa Mirafiori.
L'entrata in scena di Alessandro proprio durante il mio colloquio con Chiaramonti non è stata affatto casuale.
‹‹Quando pianifico, tendo a farlo piuttosto bene›› mi informa il mio partner in crime. ‹‹Credi che potremmo prendere quel famoso caffè?››
Annuisco, perché, alla luce del piccolo traguardo appena raggiunto, non ho più motivi per negarglielo.
‹‹Mi sembra un po' presto per festeggiare›› dichiaro ‹‹Ma, in fondo, perché no?››
Entriamo dunque in una caffetteria poco distante, chiacchierando del più e del meno.
D'un tratto, però mi sento osservata con insistenza e, sollevando lo sguardo oltre la spalla di Alessandro, mi accorgo di essere fissata con parecchia acrimonia dall'ex signora Brancia Testasecca.
Eureka!
Spazio autrice
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