53. Brando ed Emilia

DALLA REGIA: La narrazione è affidata ad Emilia. 

Torno a casa verso le cinque senza aver cavato un ragno dal buco. Non sono andata dai carabinieri perché stasera alle otto vedrò Manuela e devo andarci con lei. In fondo, Angelo era il suo compagno, come posso andare là con qualche misera ipotesi in mano e una foto di Roma a dire che secondo me è stato lui a uccidere una donna? So solo che l'ha picchiata e che quindi è un uomo violento, ma potrebbe essere stato solo un episodio, che ne so io in fondo? Provo a chiamare Gabri, ma ha il telefono staccato. Non dovevo darle quella sberla. Lei non avrebbe dovuto mandarmi a quel paese dopo tutto quello che ho fatto per lei, ma la capisco perché anch'io, quando ho saputo che papà aveva un'altra figlia, sono stata per troppi anni gelosa di lei. Poi, crescendo, e soprattutto dopo averla conosciuta e aver conosciuto Manu ho capito che sia lei che la figlia erano delle brave persone. Nessuna delle due, come neppure mia madre, meritava di perderlo. Passeggio per il centro, incapace di pensare ad altro. La mia mente è ferma lì, a Gabriella, a quella sberla. Io che non ho mai picchiato nessuno. Io che l'ho sempre difesa da tutto in questi tre mesi ora sono il motivo della sua arrabbiatura, ma una parte di me dice che ho fatto bene. Neanche il tempo di arrivare che vedo Brando appoggiato al muro con il baule della macchina aperto.

- Sono venuto prima perché la situazione è precipitata di punto in bianco - mi avvisa - hai sentito la radio? È morta un'amica di Manu e lei è convinta che sia colpa di Angelo. Non posso lasciarvi sole con un assassino a piede libero.

- Ho litigato con Gabriella - lo interrompo - sono una cogliona e scusami per il termine. Mi sono lasciata sfuggire una cosa che non le avevo detto e ora lei mi ha mandata a quel paese e penso stia girovagando per il centro.

- La dobbiamo trovare, subito!

- Sì, anche perché se chiama Giulio è la fine.

- Senti, facciamo così. Tu vai su, prendi questa valigia e ci carichi più roba possibile sia tua sia di Gabriella poi vieni giù e cerchiamo di vedere dove possa essere andata.

- Se le succede qualcosa, io non me lo perdonerò mai.

- Non le succederà nulla, ma dobbiamo trovarla - sentenzia lui.

Vado su, di corsa, e mi trascino dietro la valigia, con le ruote che segano il marmo delle scale. Spalanco l'armadio e afferro tutti i vestiti che trovo, sia miei che suoi, e glieli caccio dentro. Da una pila di felpe di Gabri cade un quaderno. Lo raccolgo, immaginando sia di scuola, ma da dentro esce una foto. La sollevo e la guardo. È Gabriella, da piccola, in braccio a un uomo che probabilmente è mio padre. Di fianco a loro c'è Manu, con uno di quei sorrisi che non puoi non fotografarli. Leggo la data. È stata scattata esattamente un giorno prima della sua morte. Probabilmente è l'ultimo ricordo che ha di lui. Sfoglio il quaderno. Ci sono tante cose scritte a mano da Gabriella e anche tante chiazze umide. Lo prendo e lo metto nella valigia. Poi torno giù da Brando.

- Hai preso il più possibile? Vestiti, scarpe, maglie?

- Sì, sì, tranquillo - rispondo - ho cercato di prendere quanta più roba potessi.

- Grande - commenta - dai, saliamo. Tu intanto cerca di telefonare a Gabri, dobbiamo poter capire dove sia.

- Aspetta un attimo - mi viene un flash - questo iPhone è tuo?

- Sì, perché? - mi chiede, stupito.

- Posso prenderlo un attimo? Forse riesco a rintracciare la posizione dell'iPhone di Gabriella tramite il tuo iPhone.

- Beh, sarebbe perfetto, Sherlock - commenta, ridendo.

- Ma quale Sherlock - rispondo - è solo che lei ha un iPhone e tramite l'app "Trova iPhone" sapendo il suo ID Apple e la sua password io posso individuare la posizione del suo iPhone. Conoscendola, lo avrà sempre in mano o in tasca.

- Se funziona, ti faccio una statua.

- Dovrebbe funzionare. Ora mi collego.

- No, ma tu sei un pozzo di scienza veramente.

- Ma quale pozzo di scienza, diciamo che so stare al passo coi tempi. Comunque... forse l'ho trovata! È in via Mazzini.

- In via Mazzini? Come trovare un ago in un pagliaio!

- Aspetta che ingrandisco...

Improvvisamente squilla il cellulare di Brando.

- Manu ti sta chiamando - gli dico.

- Rispondi tu, per favore, ora sto guidando.

- Ehm, Manu? Sono Emilia, Brando sta guidando.

- Emilia! State venendo qui, quindi? Tutto bene?

- Tutto bene in realtà no. Manu non mi cruciare, ma ho litigato con Gabriella e lei mi ha mandata a quel paese, ma ho rintracciato il suo iPhone. È in via Mazzini.

- Cazzo, ma in via Mazzini ci abita Angelo! Emilia io non ti crucio, ma dovete andare lì subito. Sei con Brando, vero? Ti prego, la mia bambina non la deve toccare quel disgraziato. Io non posso muovermi se no perdo mio figlio.

- Ah, oddio, no no allora stai ferma. Adesso io e Brando andiamo in via Mazzini. Andrà tutto bene.

- È una domanda? No va beh dai ho già l'ansia. Andate, presto. Via Mazzini 34. Suonate al campanello Babbani.

Riattacco. In via Mazzini ci abita Angelo. No, Manu, io esco.

- In via Mazzini, 34 ci abita Angelo - informo Brando.

- Ti pareva, oh, ma che è sta storia?! Quel coglione c'entra sempre! Allora facciamo così - commenta - tu scendi, suoni, lui scende, apre e io lo prendo sotto con la macchina. Comunque anche tu sai cruciare? Noi due probabilmente andremo molto d'accordo. Guarda se non stessi già con Paolo, il chitarrista della mia band, ti avrei sposata solo per quel verbo lì.

- State insieme da molto? - chiedo, glissando ogni commento che forse si aspettava da me.

Se sono felici, per me è ok. Non sono una di quelle che si scandalizza perché mi ha appena detto che sta con un ragazzo, anzi. Buon per lui che ha trovato l'anima gemella, visto che io sto ancora cercando di individuarla nel mare di gente che incontro ogni giorno.

- Da tre mesi - commenta - ne parlo come se fossero duecento anni, ma sono appena tre mesi. È stata Manu a farci mettere insieme. In fondo, ci piacevamo, ma nessuno aveva il coraggio di fare il primo passo, così una sera lui è venuto a casa mia, Manu ha detto che le sembravamo perfetti per stare insieme e nulla, lui mi ha chiesto se volessi essere il suo ragazzo e ora sono tre mesi che siamo insieme. Non so quanto durerà, ma non voglio fasciarmi la testa ancora prima di essermela rotta - commenta, accostando in via Mazzini.

- Beh, hai ragione e fai bene. Comunque siamo arrivati. Scendi con me, vero? Quell'uomo mi fa paura anche se l'ho visto poche volte.

- Ma certo che scendo con te - risponde - andiamo a riprenderci Gabriella! E fanculo Angelo! 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top