44. Giulio crolla
Passo una mattinata nella tristezza più totale chiedendomi dove sia finita mamma. Non posso rimanere orfana a sedici anni. Se non ci fosse Emilia non avrei neppure trovato la forza di uscire di casa e venire a scuola. L'idea che Angelo possa esserle corso dietro e averle fatto chissà cosa mi fa troppo male. Barbara mi si avvicina all'uscita da scuola e mi mette un braccio sulla spalla sinistra.
- Come mai così silenziosa, Gabri? È successo qualcosa?
- Non ho voglia di parlarne - commento, continuando a camminare.
- Ehi, ti sono sempre stata vicina in questi giorni - protesta - potresti anche rendermi partecipe dei tuoi stati d'animo!
- Se non mi va non mi va, okay? - rispondo, con tono scocciato.
Barbara continua a camminare due passi dietro di me in silenzio.
- Lo so io cosa c'è che non va - esordisce davanti a tutti Giorgia non appena usciamo dal cancello di scuola - la principessa qui si è già fatta così tanti piselli che non riesce a farsi anche Giulio.
Neanche il tempo di pensare a come risponderle che la scaravento per terra e inizio a picchiarla, mentre lei tenta di dimenarsi e mi graffia sul collo e sulle braccia, con i capelli che le oscillano a destra e a manca. Non so cosa mi sia preso, ma mi sembra di essere diventata una furia.
- Non sono una troia come te - le urlo in faccia, mentre continuo a infierire su di lei e lei continua a dimenarsi - la devi finire di sbandierare ai quattro venti tutte queste cazzate!
Prima che la situazione possa peggiorare, qualcuno interviene e riesce a dividerci. Per fortuna eravamo già fuori dal cancello della scuola altrimenti avrei rischiato la sospensione. Giorgia si rialza, scacciando dalla sua maglia il terriccio dell'aiuola lì vicino mentre io faccio il conto dei graffi e mi tampono una ferita con un fazzoletto intriso di saliva.
Mi allontano, seguita da Giulio che tenta disperatamente di farmi fermare senza toccarmi, ma non ce la fa e alla fine mi raggiunge e mi afferra per un braccio, imponendomi di fermarmi e di guardarlo in faccia.
- Ti sembra il caso di prendertela con lei? - mi chiede, arrabbiatissimo - adesso mi spieghi che cazzo ti prende, perché io non ti riconosco più.
- Giorgia è una puttana, io la odio, non doveva dire certe cose. Non adesso che mi sta crollando tutto il mondo addosso ed è tutta colpa di tuo padre!
- Mio padre ha picchiato tua madre, non l'ha rapita!
- Spiegami dove cazzo sono finiti allora!
- Non lo so, ieri sera quando sono rientrato...
- Ieri sera hai portato Giorgia a casa tua, vero? - lo interrompo, furibonda - tu non leghi mai il motorino in garage!!!!
- Chi porto a casa mia non ti riguarda.
- Mi riguarda perché ieri mattina se non ti avessi fermato l'avresti fatto in quello squallido bagno trattandomi come una qualsiasi. Io! Io pensavo che tu fossi diverso quando venivi a casa mia a consolarmi dopo la morte di Valerio! E invece ora come ti sei ridotto? Ti porti a casa una come Giorgia mentre al mattino mi baci nei bagni della scuola e alla sera mi infili una mano nei jeans? Sai cosa c'è Giulio? C'è che mi fai schifo! Dimmelo in faccia che fra te e lei non c'è niente! Lo devo sapere! Ora!
- Calmati, cazzo. Devi stare calma - mi dice, abbracciandomi.
- Lasciami stare - gli urlo, dimenandomi - devi dirmi che fra te e lei non c'è niente!
In un attimo inizia a singhiozzare. Mi fissa negli occhi, spostandosi il suo ciuffo leggermente laccato che alle medie mi faceva impazzire.
- L'hai baciata? Hai baciato Giorgia? - continuo a urlare, battendo i palmi delle mani sul suo petto, sperando che afferri le mie mani e me le baci, giurando di non averla mai neppure sfiorata, nemmeno col pensiero.
- Ti prego, è già tutto così difficile... noi diventeremo fratellastri... io, io lo sapevo da sempre che lo saremmo stati.
- Cosa vuol dire da sempre?
- Quello che ho detto. Lo sapevo che mio padre e tua madre stavano insieme, sapevo tutto, ma non potevo dirtelo perché i nostri genitori non sapevano che ci conoscevamo.
- Quindi tu hai baciato Giorgia perché tanto noi saremo diventati fratellastri?
- No, cazzo, Gabri, ti prego, non farmelo dire! - esclama, asciugandosi la fronte imperlata di sudore con il lembo della maglietta.
- Cosa devo farti dire, eh?
- Io e Giorgia ci siamo messi insieme prima ancora che tu stessi con Valerio, ma nessuno lo poteva sapere.
- Cos? Tu e Giorgia, tu e quella puttana state insieme da così tanto? Ma... ma lei mi ha portato via Valerio, cazzo, te ne rendi conto?
- Quel bacio era solo una stupida scommessa...
- Cosa stai dicendo, Giulio?
- Giorgia ha baciato Valerio durante il gioco della bottiglia. Era una stupida scommessa legata a un gioco. Non è successo niente poi fra di loro, lei ha sempre continuato a stare con me, ma ti ha fatto credere il contrario.
Mi siedo, sul marciapiede, con la testa che continua a girarmi e i pensieri che si accavallano gli uni sugli altri che nemmeno un vigile riuscirebbe a riportare un po' d'ordine e a farli stare fermi.
- Ma rimane sempre il fatto che Valerio si sia lasciato baciare.
- Valerio era ubriaco, Gabri. Non era in sé, quella sera! Lui ha amato sempre e solo te.
- E come fai a saperlo? - gli urlo in faccia, disperata.
- Me l'ha detto prima di morire - si lascia scappare Giulio.
Mi alzo in piedi e lo guardo, mentre trattiene a stento i singhiozzi. Sembra un bambino, inerme e impaurito, avviluppato dai suoi stessi traumi che gli pesano sull'anima come macigni. Traumi che credo di conoscere legati alla morte di sua mamma e che invece non immagino neppure.
- Tu eri con lui prima che morisse? - urlo rompendo il silenzio - ma... c'eri anche tu su quel motorino, Giulio? Eri con lui? L'ha dato a te il suo casco? È morto per colpa tua, Giulio?
- Basta! Smettila! - esplode - io non sono quel bravo ragazzo che credi! La vita mi ha chiesto di crescere troppo in fretta e io non ce la faccio più. Dimenticami, mandami a fanculo, lasciami in pace. Io e te non saremo mai felici, continueremo a farci del male. Credevo che mio padre fosse cambiato invece ieri sera ho rivisto in lui la bestia che pensavo si fosse addormentata per sempre dopo la morte di mia madre invece è ancora lì, è viva, pronta a colpire, a picchiare, a fare dei danni. Scappa, Gabri, scappa con tua madre, andate via. Via da qui. Via da qui. Dimenticateci. Scappa finché sei in tempo, mia madre è morta, non voglio che muoia anche la tua.
- Che cazzo dici, Giulio? Tua madre è morta per una malattia non per le botte di tuo padre.
- Vattene via, cazzo, lasciami solo. Solo! - lo urla con una violenza tale da farmi rabbrividire.
Corro via, con le sue parole che mi rimbombano nelle orecchie. Vago a vuoto per la città, senza pranzare. Non ho fame, solo una gran nausea e un senso di vuoto che mi pervade dalla testa ai piedi. Sono tutti sempre e solo capaci di mentirmi, di raccontarmi delle balle, di nascondermi la verità. Emilia mi telefona verso le due, ha finito il turno e mi chiede come sto.
- Sto uno schifo - rispondo, privata di ogni emozione.
Mi sento quasi un automa scomposto.
- Sei in centro? Aspettami in via Rizzoli che ti raggiungo fra dieci minuti. Stamattina verso le 10 mi ha chiamato tua madre.
- Cosa? E cosa ti ha detto?
- Mi ha detto che è tutto a posto. Lei e Angelo si sono presi una settimana di vacanza. Giulio deve essersi inventato tutto perché Angelo non l'ha mai picchiata.
- Ma cosa stai dicendo? Ma hai parlato con lei cioè proprio con mia mamma?
- Sì, Gabri, proprio con lei.
- Ma tu le credi?
Emilia fa una pausa.
- Emilia... ti prego non ho bisogno di altre balle... dimmi se le credi o no, ci hai parlato tu.
- Sinceramente no, aveva una voce troppo strozzata. Credo che qualcuno fosse lì con lei e le intimasse di dire quelle cose.
- Okay...
- Gabri... dimmi dove sei che ti raggiungo.
Non rispondo. Si sente solo il mio respiro farsi sempre più altalenanete.
- Gabri, va tutto bene, andrà tutto bene. Respira profondamente.
- Non ce la faccio, non andrà tutto bene - in un attimo sono nel panico più totale.
- Gabri, dimmi dove sei. Ti sento strana...
- Sono - respiro - in via Indipendenza.
- A che altezza?
- Di fronte a H&M.
- Okay, rimani lì che ti raggiungo.
Annuisco e riattacco.
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