41. Serata da pugno in un labbro

- Ragazze, sono tornata e ho bisogno di un parere! - mamma entra in quella che è diventata anche la stanza di Emilia e ci mostra due vestiti da sera molto eleganti - stasera vado a cena con Angelo e sono ancora più nel panico del solito. L'ultima volta ha detto che avrei potuto essere più elegante e ora ho l'ansia di non esserlo abbastanza!

- Ti vesti sempre molto bene - commento - se ha qualcosa da ridire che si fotta.

Emilia mi dà una gomitata.

- Intendeva che è meglio che non abbia niente da ridire, ma se ci vai con quello lì nero non avrà proprio nulla da rimproverarti. Scommetto che ti sta d'incanto.

Mamma scoppia a ridere e mi guarda. Sono sedici anni che vivo con lei e sa che per esprimermi infarcisco i discorsi di parolacce. Inutile che Emilia cerchi di correggere il tiro.

-  Quello rosso invece non vi dice niente? - chiede, spostando lo sguardo sull'altro vestito che ha in mano.

- Se devo essere sincera - azzarda Emilia - quello rosso non lo vedo bene indossato da te, mi sembra troppo provocante e Angelo l'hai già conquistato - aggiunge, indicando con un sorriso la pancia di mamma.

- Oh beh sì hai ragione - risponde lei sorridendo - quindi metto il nero?

- Provalo e facci vedere, siamo curiose - commenta Emilia - vero, Gabri?

Mi getta un'occhiata per farmi dire qualcosa di intelligente senza nessuna parolaccia in mezzo, ci scommetto.

- Io ti vedo meglio con quello rosso - rispondo, solo per vedere a chi darà ragione mamma.

A volte so essere proprio antipatica, ma mi diverto a fare la bastian contraria e poi è solo un vestito. In realtà mia madre sarebbe perfetta anche se indossasse un sacco di iuta. Ride e fa un bel sospiro, poi va in bagno e la sento aprire l'acqua della doccia.

- Dovevi proprio dire che la vedevi meglio col vestito rosso? - commenta Emilia, tirandomi un cuscino.

- Ohhh - le restituisco il cuscino - è un mio parere.

- No, sai cosa? Te hai la testa già a questa sera e hai detto la prima cosa a caso che ti è venuta in mente tanto per dire il contrario di quello che avevo detto io.

- Può essere - commento, ridendo.

- Senti, e tu come pensi di vestirti per andare a bere qualcosa con quel Giulio?

- Non di certo con quel vestito rosso - rido.

- Beh, tu Giulio non l'hai ancora conquistato - commenta lei.

Giulio mi ama.

- Ti ama a tal punto da chiamare fuori Giorgia per andare a bere qualcosa con voi?

Sbuffo.

- Come mi dovrei vestire, sentiamo!

Emilia apre l'armadio e tira fuori un paio di jeans e una maglia con una scollatura a V.

- Non sono il mio genere, preferisco i leggings, sorry - commento.

Allora ti lasci truccare.

- Io so truccarmi - ribatto, piccata.

- Va bene, come vuoi - Emilia alza le mani, arrendendosi.

- Dai, non volevo farti arrabbiare, è che sono abituata ad arrangiarmi.

- Tranquilla, lo so, scusami, sono io che mi faccio trascinare. L'idea di avere una 'sorella' anche se solo per poco tempo mi fa sclerare.

Le sorrido. Nel frattempo mamma esce dal bagno con il vestito rosso. Emilia la guarda.

- Uhm, non mi vedo molto, in effetti, forse meglio andare a colpo sicuro su quello nero... - commenta, con una smorfia che lascia intravedere la sua insicurezza.

Emilia sorride.

- Beh, la mia opinione la sapevi già - alza le spalle.

- Sì, in effetti, non ti sta molto bene questo rosso - affermo, facendo l'occhiolino a Emilia.

- Allora non mi resta che provare il nero - risponde mamma, ritornando in bagno.

- Quindi ora mi dai ragione? - scherza, dandomi un'altra gomitata.

- Scema - commento, ridendo - ora voglio vedere come mi trucchi.

- Quindi ti lasci truccare? - commenta, stupita.

- Mi hai incuriosita e poi provare non costa nulla, no?

- Brava, appena tua madre esce ti trucco e ti prepari. Mi aveva chiesto di rimanere a casa perché lei doveva uscire, ma visto che tu devi uscire non le dirò che ti ho accompagnato fuori.

- Potrei iniziare ad adorarti, sai?

Emilia mi sorride. Mamma esce dal bagno con il vestito nero. Sta decisamente una favola.

- Sei bellissima, Manu - commenta Emilia, mentre io mi limito semplicemente a sorridere.

- Sì, direi, che mi stia meglio - risponde, specchiandosi - e il trucco? È troppo? - chiede.

- Sei perfetta, mamma - commento anch'io, rendendomi conto che è la prima volta in sedici anni che le faccio un complimento.

Si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia. Domani nevica, ne sono certa, perché non era mai successo. Saluta Emilia, prende le chiavi ed esce dopo essersi raccomandata di non fare tardi davanti alla televisione.

- E ora ti prepari tu - dice, spingendomi in bagno.

- Va bene, va bene - commento, ridendo e aprendo la mia borsa dei trucchi - questi sono i miei trucchi.

- Siediti - mi dice, indicando il bordo della vasca.

Mi siedo.

- Come pensi di vestirti? Così ti metto un colore simile come ombretto...

- Nero, così mi sfila - rispondo.

- Ok. Ora chiudi le palpebre e cerca di rilassarti.

Emilia inizia a truccarmi. Sento il tocco del pennello appoggiarsi sulle mie palpebre socchiuse e mi rendo conto che è la prima persona che mi trucca. Ho dovuto imparare da sola, tre anni fa, come dovessi fare per rendermi più presentabile perché mamma non è mai riuscita a instaurare un rapporto di confidenza con me.

- Ecco fatto - esclama, dopo un tempo che mi sembra infinito.

Mi allunga uno specchietto.

- Cazzo - commento, interdetta - mi piaccio un sacco!

- Detto da una sedicenne vale doppio - risponde, ironica.

- Grazie, davvero - sorrido - ora mi vesto. Fra venti minuti dovrei essere pronta.

- Va bene, ti lascio vestire - risponde, uscendo dal bagno.

Mi lavo a pezzi, mi spargo un po' di profumo, faccio quattro smorfie davanti allo specchio e poi torno in camera.

- Ecco, sono pronta - annuncio.

- Wow, una piccola grande donna - commenta Emilia - andiamo. Prendo i soldi dell'autobus e il cappotto.

Scendiamo le scale e usciamo in strada, raggiungendo la fermata.

- Il 27 passa fra dieci minuti - annuncio.

- Vi trovate in centro?

- Sì, in un locale vicino al crescentone. Più centro di così si muore - rispondo.

- Il crescentone? E cos'è?

La guardo stupita.

- Ma come, non lo sai? Tutti i bolognesi lo sanno...

Ma non era la figlia di una collega di mia mamma? So per certo che le colleghe amiche di mia mamma sono tutte di Bologna.

- No, non l'ho mai sentito dire, ad essere sincera, non si può sapere tutto.

- Boh, sarà. Credevo lo sapessi. È quello spazio rialzato che c'è in mezzo a piazza Maggiore. È impossibile non notarlo. Comunque dopo quando ci passiamo te lo faccio vedere.

Emilia non risponde e si limita a fare un cenno di approvazione con la testa. Il 27 arriva puntuale: saliamo. Giulio mi manda un messaggio.

Se sei ancora a casa ti passo a prendere col motorino...

Uffa. L'idea di stringerlo a me mentre sfrecciamo per le strade di Bologna era molto allettante. Perché non mi ha scritto prima? Almeno non sarei qui su un anonimo autobus in compagnia di una che non sa neppure cosa sia il crescentone!

Fatti trovare davanti all'autostazione delle corriere. Fra cinque minuti sono lì e poi andiamo insieme col tuo motorino.

Metto in stand-by il cellulare. Ora devo solo trovare un modo per scaricare Emilia senza che se la prenda troppo. Mi sento leggermente in colpa visto che mi ha anche truccato, ma non posso rifiutare un passaggio in motorino da lui.

- Mi ha scritto Giulio - inizio - Giorgia alla fine non viene perché le è venuto il ciclo quindi ci saremo solo noi due. Ti dispiace se vado da sola?

- No, no figurati - risponde Emilia, sorridendo - tranquilla, capisco e poi non mi va di fare il terzo incomodo. Ti vengo a prendere con l'autobus quando avete finito.

- Non importa - rispondo - forse rimarrò a dormire da Giulio.

- Gabri, guardami bene in faccia - mi dice, a sorpresa - ho detto a tua madre che saresti rimasta a casa con me, invece ti copro già per andare fuori con quel Giulio. Quando hai finito mi chiami e ti vengo a prendere, non una parola di più.

- Tu non sei davvero mia sorella, mettitelo in testa - le dico - non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. Se mi va di rimanere da Giulio ci rimango.

- Lo so che non sono davvero tua sorella, ma ho dato la mia parola a Manuela e intendo rispettarla. Quando avete finito, mi chiami e ti vengo a prendere.

- Io rimango a dormire da Giulio - dico, sillabando ogni singola parola.

- Quando non c'è tua mamma fai quello che ti dico io.

- Altrimenti che mi fai, eh? - la provoco.

- Ti taglierei la lingua se potessi - commenta, ridendo - ma visto che non si può, mi accontenterò di spegnerti con un thug life.

- Ah, bene - commento, ironica.

- Dai, Gabri, non sei stupida, hai capito il concetto. Quando avete finito, mi chiami e ti vengo a prendere.

- Va beene - rispondo, per sfinimento - scendo alla prossima fermata.

- Scusa, ma il centro non è più avanti?

- Sì, ma Giulio mi aspetta a questa fermata. Eccolo, vedi? È quel ragazzo lì. Ciaoooo.

- Aspetta... ti devo dare il mio numero per chiamarti!

Esco. Ma che genio sono da 1 a 10? Io il suo numero non ce l'ho perciò di certo non la posso chiamare quando abbiamo finito. Lei non ha il mio perciò amen. Che peccato, dovrò passare la notte da Giulio!

- Ciao - saluto Giulio.

- Ciao, Gabri - ricambia il saluto e appoggia una mano sul mio viso.

Mi alzo sulle punte dei piedi e lo bacio. Un bacio rapido e frettoloso, voglio vedere se ricambia. Lo fa subito, con trasporto, afferrando il mio viso con una mano e lasciando scivolare l'altra lungo la mia schiena. Sobbalzo appena la sento entrare nei miei jeans. Mi sposto subito.

- Forse è meglio andare - rispondo, mettendomi il casco.

- Okay, meglio non far aspettare Giorgia - risponde lui, mentre il solo pensiero che ci sia anche quella vipera mi fa raggelare il sangue nelle vene.

Salgo sul motorino e mi aggrappo a lui. In un attimo siamo in centro. Giorgia ci sta aspettando davanti al locale.

- Ciao ragazzi - esclama, vedendoci.

Saluta Giulio con un bacio sulla guancia e me con un rapido occhiolino.

- Ho prenotato un tavolo nel privé così saremo più tranquilli - ci informa.

Entriamo mentre il cameriere ci fa strada in una stanza che dà su un bel giardino curato e ci indica un tavolino rotondo. Giorgia sposta una sedia, appoggia la sua giacca e si siede. Giulio si siede vicino a me.

- Ci puoi portare la lista dei drink, per favore? - chiede Giorgia - allora ragazzi, che mi raccontate?

- Beh, nulla di speciale - commenta Giulio - oggi ho fatto una verifica di mate, speriamo sia andata bene.

- Noi invece oggi interrogazione di filosofia, eh, Gabri? Come pensi sia andata quella di Miranda? Secondo me è andata da schifo, ma la prof. le ha detto che è stata brava. Bah, quella parla di aria fritta e basta.

Come penso sia andata? In questo momento penso solo che ti vorrei buttare in un burrone perché non hai un'idea della rabbia che mi fai salire se penso che ci sei anche tu in una serata che avrebbe potuto essere solo mia e di Giulio!

- Boh, sì, come dici tu - rispondo, facendo le spallucce.

- Ohi, ma come hai quell'espressione, Gabri? Sembra che ti abbia tirato sotto un camion...

- Proprio non ci arrivi, eh? - sbotto - hai baciato Valerio, il mio ragazzo e ora pretendi di uscire con me e Giulio come se niente fosse? Io ti odio, per me sei una puttana e mi fai schifo, hai capito? Mi fai schifo! Se solo Valerio fosse qui e ti sentisse parlare e ti vedesse forse si renderebbe conto del grande sbaglio che ha fatto nel ricambiare quel bacio schifoso che gli hai dato! Fatti una vita tua invece di farti sempre i ragazzi delle altre.

In un attimo mi ritrovo a terra, colpita da un pugno di Giorgia. Mi tocco le labbra e scorgo del sangue sulle dita. Giulio la tiene ferma, mentre un cameriere si precipita a soccorrermi.

- È scivolata giù dalla sedia - spiega Giorgia al cameriere - un po' di ghiaccio e starà bene.

Il cameriere ritorna in cucina a prenderne un po'.

- Scivolata 'sto cazzo - rispondo - io ti denuncio, hai capito, stronza di merda?

- Ah sì? Mi denunci? E cosa vai a raccontare? Che ho baciato il tuo ragazzo? Valerio è morto, nessuno può testimoniare che stavate insieme. E comunque se hai finito di urlare, vorrei godermi la serata.

- Ecco il ghiaccio - il cameriere me lo porge - se hai bisogno di qualsiasi altra cosa, chiedi pure.

- Se riesci a buttarla fuori dal locale a calci in culo, mi renderai la persona più felice di questa terra.

Il cameriere fa finta di non aver sentito e se ne va. Le labbra mi bruciano ancora e Giorgia non fa altro che intavolare conversazioni ridicole sfottendomi per tutta la sera, alternando una risata a un sorso di mojito. Giulio la asseconda in tutto, anche nelle risate. Lo farà per pietà perché, come dice lui, dopo la morte di Valerio non esce più con nessuno. Ok, quindi dobbiamo scarrozzarcela dietro noi per quante altre serate esattamente? Finalmente arriva l'una e Giulio inizia a dire di dover rientrare perché altrimenti suo padre farà storie.

- Mi dai un passaggio a casa, Giuggiu? - gli chiede, con due occhioni dolci talmente falsi che spero proprio che Giulio non le dica di sì.

- Tu hai un passaggio per tornare? - mi chiede Giulio, imbarazzato.

- Sì, tu - gli rispondo.

- No, perché visto che all'andata ho portato te, adesso portavo a casa lei per alternare - risponde lui.

Per alternare? Per alternare cosa, scusa? Baci me, mi infili una mano nei jeans e mi vieni pure a dire che vuoi alternare?

- Andate ad alternarvi a fanculo - dico, allontanandomi, mentre sento le lacrime salire sempre più prepotenti senza che riesca ad arrestarle.

Arrivata in una via lì attigua scoppio in lacrime mentre continuo a camminare rendendomi conto di aver perso anche l'ultima corsa della notte. Non mi ero mai trovata in centro a Bologna a sera inoltrata e inizio a rabbrividire all'idea di fare qualche brutto incontro. Improvvisamente mi arriva un messaggio vocale su WhatsApp da un numero sconosciuto. Lo ascolto.

Gabri, sono Emilia. Tua mamma è venuta a casa un attimo a prendere la sua borsa di scuola perché dorme da Angelo. Le ho chiesto con una scusa il tuo numero di cellulare dicendole che mi può sempre servire e che eri già andata a letto. Per fortuna non è venuta a controllare. Tu dove sei? Mi ha lasciato le chiavi della sua auto perché Angelo è tornato a prenderla con la sua. Ti vengo a prendere?

Memorizzo il numero e la chiamo.

- Ma tu guidi l'auto?

- Sì, ho la patente, ma non ho ancora una macchina mia. Tua madre ha detto che posso usare la sua per le emergenze.

- Ah, ok, comunque ti vengo incontro io. Fatti trovare in piazza VIII agosto, ok?

- Gabri, cos'è successo? Hai una voce strana...

- Dopo ti racconto. Ora voglio solo arrivare a casa.

Non appena arrivo in piazza VIII agosto, la vedo appoggiata all'auto, stretta nel suo cappotto. La raggiungo e la abbraccio, in lacrime.

- Scusami, non ti dirò mai più di lasciarmi sola con quei due cretini... - esclamo.

- Gabri, cos'è successo? - mi chiede, accarezzandomi i capelli e stringendomi a sé.

- Andiamo a casa così ti racconto tutto.

Salgo in auto e mi rannicchio sul sedile posteriore. Ho freddo e ho la pipì.

- Sbrigati, per favore - le dico, con un filo di voce.

Una volta arrivati, mi precipito in bagno. Mi metto il pigiama e la raggiungo in camera.

- Adesso con calma mi dici chi devo cruciare.

- Chi devi cru-che?

- Ops scusa, intendo chi devo mandare al diavolo.

Mi siedo sul suo letto che è leggermente più grande del mio e mi rannicchio sotto la sua ala. Mi fa spazio e mi rimbocca le coperte. La cingo con un braccio e appoggio la testa sulla sua spalla.

- Lo sai che nemmeno mia madre mi ha mai coccolata così, vero?

- Non siamo tutti uguali... Allora, cos'è successo?

- Giorgia è una stronza e Giulio è un burattino nelle sue mani - mi sfogo - Giorgia mi ha tirato un pugno che mi ha quasi rotto un labbro.

- Ti ha tirato un pugno? Fammi vedere... - mi dice.

- Lascia stare, ci verrà il livido o non so cos'altro, ma ci ho messo subito del ghiaccio. Comunque ok, io le ho detto in faccia quello che pensavo di lei e lei ha reagito così. Continuava a interpellarmi e a chiedermi cose senza rendersi conto di quanto davvero la odi. Beh, ora forse se ne sarà fatta un'idea.

- Per quanto tu possa odiare una persona non puoi andare in giro a dire a quella persona tutto quello che pensi di lei. A volte non bisogna essere così espliciti o manchi di educazione.

- Lei invece può picchiarmi finché vuole, giusto?

- Non dico questo, su - mi fa una carezza - l'importante è che tu stia bene.

Mi accoccolo meglio ed Emilia sorride.

- Comunque mi ha sfottuto tutta la sera e lui che la assecondava sempre. Erano ridicoli, davvero. Ma la scena migliore è stata quando dovevamo tornare. Lei gli ha chiesto un passaggio a casa! Capisci? E quel cretino le ha pure detto di sì "per alternare" visto che all'andata ha dato uno strappo di qualche minuto a me! Li ho mandati a fanculo e sono venuta via.

- Sai cosa penso? Penso che quei due, per intendersela così bene, devono avere avuto una storia.

- Una storia? Giulio e Giorgia? Ma no, lei mi ha portato via Valerio e lui è sempre stato con me dopo.

- Eh, ho capito, allora sono molto amici. Da quello che mi racconti hanno un'intesa strana, insomma definisci lui un burattino nelle sue mani!

- Sì, stasera ho avuto questa impressione. Non ci avevo mai fatto caso sinceramente, anche se a scuola li ho sorpresi alcune volte a parlare insieme.

- Beh, magari sono andati a letto insieme una volta e hanno sviluppato quest'intesa!

- Non scherzare che se scopro una cosa del genere eviro Giulio!

- Ok, dai, però un'intesa così è strana...

- Dici che quei due nascondono qualcosa?

- Boh, non lo so, da come me li descrivi sembra di sì. Tutta 'sta confidenza quando l'hanno sviluppata?

- In effetti, è strano. Dopo che Giorgia ha baciato Valerio io non ho più parlato con Valerio, ma se fosse ancora in vita gli chiederei spiegazioni.

- Come è morto, se posso chiedere?

- Un incidente in motorino, era senza casco.

- E tu da chi l'hai saputo?

- Da Giorgia. Cioè in realtà da lei ho saputo che era all'ospedale. È morto poi.

- E lei da chi lo aveva saputo?

- Boh, forse dai genitori di Valerio. Comunque ora inizio a essere stanca. Ti spiace se vado a dormire?

- No, figurati.

Mi stacco dal suo abbraccio e mi infilo sotto le coperte del mio letto.

- Buonanotte, Gabri e sogni d'oro.

- Buonanotte, sis.

- Awww, mi hai chiamato sis!

- Beh, sì, ora so che mi posso fidare. Cercherò di fare in modo che tu possa avere la stessa fiducia nei miei confronti, anche se premetto che sono un'adolescente quindi... ecco...

- Tranquilla, ammetterò anche qualche balla nel pacchetto...

- Senti, un'ultima cosa... stasera Giulio mi ha messo una mano nei jeans... secondo te perché non mi sento ancora pronta per farlo con lui se l'ho già fatto una volta?

- Secondo me finché non chiariamo se sei incinta o no, non ti senti sicura di niente.

- Aspettiamo ancora qualche giorno per quello, ho paura che stavolta sia positivo.

- Te l'ho detto che non ti lascio sola.

- Grazie, davvero. Buonanotte.

- Buonanotte.

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