40. Come un fiume in piena
DALLA REGIA: La narrazione è restituita a Gabriella XD
Verso le sei mando un messaggio a Giulio. Non credevo di aver dormito così tanto dopo pranzo. Emilia rientra a casa con un'espressione piuttosto allegra.
- Ce l'ho fatta - esclama, sorridente, gettando la borsa sul letto - ora ho un lavoro!!!
Non rispondo neanche, troppo impegnata ad aspettare la risposta di Giulio. Quei baci di stamattina mi hanno fatto venire la voglia irrefrenabile di baciarlo di nuovo, ma prima gli devo dire di mia madre. Quel bambino che porta in grembo è di suo padre e poche storie. Si deve convincere, insomma, mia madre non mentirebbe mai su una cosa del genere. Okay, ha mentito su molte altre cose del genere, ma su questa - mi assale qualche dubbio - oddio, spero di no. Ceh, se ha un altro e spaccia il bambino per figlio di Angelo chiamo il telefono azzurro e me ne vado di casa perché a quel punto davvero non riuscirei proprio a fidarmi di una donna così.
- Ehiiii, Terra chiama Gabri. Ci sei? - Emilia si avvicina al mio letto e mi scompiglia i capelli: una cosa che odio, specie se ho appena fatto la piastra.
- Non farlo mai più - commento, spostandomi - i capelli sono sacri.
- Dai, sei fatta di vetro che non ti si può neppure toccare? - commenta, ridendo - e poi se non rispondi continuerò a scompigliarti i capelli perché io può.
- Okay, okay, te lo dico - rispondo, scocciata - sto aspettando che uno mi risponda.
- "Uno". Pensi che sia nata ieri, vero? - si toglie le scarpe e si sdraia sul letto - non mi rispondi e fissi il cellulare come se fosse un oracolo. Ci hai già fatto cose, vero?
- Oh ma saranno fatti miei? - sbotto, scocciata.
- Sì, sì, certo che lo sono, tranquilla. E comunque la tua reazione mi sta dando ragione.
- Ci siamo solo baciati - ammetto dopo un po' - contenta?
- Guarda che io sedici anni li ho avuti tre anni fa, lo so come ci si sente in determinati momenti. Se ne vuoi parlare sono qua.
- Io non ho bisogno di parlarne, non ne ho mai avuto bisogno. E poi ho un'amica con cui mi confido.
- Va bene, come vuoi - taglia corto, aprendo un libro.
- In realtà forse dovrei parlarne con qualcuno di più grande, ma non così troppo distante da me di età. Però lo devo decidere io, soprattutto devo stabilire se posso fidarmi.
- Tranquilla, immagino, prima mi devi fare la radiografia, giusto?
- Più o meno. La verità è che in questo periodo non so nemmeno io di chi possa fidarmi.
- Senti, io non ci guadagno nulla a raccogliere le tue confidenze e di certo non andrei a riportarle a tua madre, se è quello che ti spaventa.
- Beh, in parte sì, insomma se dovessi raccontarti delle cose e tu poi gliele andassi a raccontare, ci rimarrei di merda.
- Tranquilla, se ti dico che ti ascolto è perché mi va di farlo non per andare a parlarne con tua madre.
- Okay - rispondo - magari un giorno te ne parlo.
- Va bene, quando vuoi, sai dove trovarmi. Adesso leggo un po' perché domani inizio a lavorare e ho bisogno di rilassarmi.
Cinque secondi dopo mi arriva la notifica della risposta di Giulio.
Stasera esco a bere qualcosa da qualche parte. Vuoi venire?
Subito mi parte una scarica di brividi lungo la schiena. Con lui farei qualsiasi cosa, ovvio che sì. Prima che possa rispondergli, mi arriva un altro messaggio che interrompe l'euforia del primo.
Ci sarà anche Giorgia. È un problema per te? Da quando Valerio è morto so che non esce più con nessuno.
- Certo che è un problema, cazzo. Perché non lo capisce! - sbotto ad alta voce, senza rendermene conto.
- Ehi, ehi che succede? - Emilia abbassa la copertina del libro - tutto bene?
- No, non c'è niente che vada bene! Ha invitato la puttana che mi ha portato via il mio primo ragazzo, capisci? L'ha invitata a bere qualcosa con noi, ma perché! Io la odio quella, non l'ho mai sopportata!
- Adesso ti calmi e mi racconti dall'inizio perché così agitata non ti lascio andare da nessuna parte. Vuoi un bicchiere d'acqua?
- No, vorrei solo che le cose andassero per il verso giusto, per una cazzo di volta!
Si siede vicino a me e mi abbraccia, senza dire nulla. Fa un gesto così semplice, che mi spiazza completamente. Quante volte avrei voluto avere vicino qualcuno disposto a volermi calmare con un abbraccio, disposto ad ascoltare le mie confidenze quando le amiche, spesso, deludevano più di qualsiasi altra persona che non avrebbe dovuto deludermi. Si stacca e mi fa una carezza sui capelli.
- I ragazzi a volte fanno fatica a capire le cose - sorride - specie se non hanno ancora capito quanto teniamo a loro.
- Io a lui tengo tantissimo. Mi è stato vicino quando è morto Valerio, il mio primo ragazzo, e poi abbiamo scoperto di essere innamorati l'uno dell'altra. Ci siamo sempre e solo baciati, ma quando mi bacia io non capisco più niente. Il problema è che lui è il figlio del compagno di mamma. Se mamma sposa suo padre diventeremo fratellastri e a quel punto non potremo più stare insieme - le racconto tutto, come se fossi diventata improvvisamente un fiume in piena che allaga il mondo di parole e di frasi senza controllo.
- Non dev'essere stato facile perdere il tuo primo ragazzo - continua ad accarezzarmi i capelli e in un attimo mi sento piccola.
- È successo tutto così in fretta... Giorgia si è messa in mezzo e si sono baciati, è riuscita a portarmelo via. Giulio era il migliore amico di Valerio ed è sempre stato dalla mia parte, per fortuna, ma ora non capisco. Gli scrivo che voglio parlargli e lui mi scrive che ci sarà anche questa Giorgia stasera a bere qualcosa con noi. Perché? Perché non capisce che io la odio, che non la perdonerò mai per avermi portato via Valerio. Io Valerio lo amavo, capisci? Lo amavo così tanto che ho rischiato di rimanere incinta per colpa sua!
Lo urlo, trascinata dall'emozione, senza rendermi conto di aver confessato a qualcuno che ho rischiato una gravidanza indesiderata.
- Hai rischiato di rimanere incinta per colpa sua?
- Dimentica quello che ho detto. Se mamma lo scopre sono nella merda.
- Aspetta. Hai avuto un ritardo?
Fisso il pavimento e mi si riempiono gli occhi di lacrime.
- Non so con chi parlarne, Emilia. Io... io mi sento male. Ieri ho fatto il test con un'amica, ma è risultato negativo, però il ciclo non mi è ancora venuto... quanto dovrò aspettare ancora? - scoppio a piangere mentre sento le sue braccia circondarmi ancora e stringermi forte a lei.
- Shh, se è negativo è negativo - cerca di rassicurarmi.
- Ho aspettato tanto perché non avevo la pipì e così ho bevuto un sacco di roba per farmela venire e dopo ho fatto il test.
- Hai bevuto un sacco di roba? Uhm potresti aver diluito molto l'urina e aver dato luogo a un falso negativo.
- Cioè m-mi stai dicendo che p-potrei essere incinta?
- Senti, facciamo così. Lasciamo passare due o tre giorni e poi ti accompagno in farmacia, ne compri uno e lo rifai. Se è positivo ti aiuterò a dirlo a tua madre.
- Non deve essere positivo, non deve. Valerio è morto, non saprà mai di diventare padre e poi io ho solo sedici anni, cazzo - riprendo a singhiozzare.
- Shhh, andra tutto bene, okay? - mi dà un bacio in fronte - ti accompagno io stasera con Giulio e quell'altra baldracca così non ti viene voglia di farla fuori?
Annuisco. Emilia si sdraia di nuovo sul letto e apre il libro, riprendendo la lettura. Rimango immobile per un certo lasso di tempo, incapace di prendere il cellulare e dire a Giulio che ci vado, ma poi alla fine lo faccio. Finalmente sono riuscita a dire a qualcuno del test di gravidanza e questo qualcuno è riuscito a tranquillizzarmi. Mi sento svuotata di un gran peso perché ora c'è un'altra persona a portarlo con me.
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