37. Perdonando Giulio
Due ore di italiano mi hanno steso. Esco per l'intervallo respirando a pieni polmoni l'ondata di vento che mi si spiaccica in faccia. Un braccio mi afferra all'improvviso e mi trascina in un angolo remoto del cortile. Prima che possa capire qualcosa sento due labbra appoggiarsi sulle mie. È Giulio, lo riconosco dall'odore. Cazzo, non può fare così. Non può mandarmi a fanculo il giorno prima e poi reagire così quello dopo. Sento una scarica di brividi percorrermi la schiena mentre ricambio involontariamente senza la forza di staccarmi e urlargli in faccia che ieri mi ha trattato come una merda e che con un bacio non può pensare di risolvere tutto.
- Scusami, sono stato un coglione ieri. Non è vero che tua madre mi ha obbligato, cioè all'inizio me l'ha chiesto lei, ma poi quello che ho fatto, compreso baciarti, l'ho fatto perché sono davvero innamorato di te.
Mi accarezza i capelli, facendomi rabbrividire di nuovo. Lo guardo, guardo i suoi occhi così dannatamente profondi e gli accarezzo il torace, coperto da una maglietta di una band che adoro.
- Riesci a perdonarmi, Gabri? Ieri non ho fatto altro che darmi del coglione...
Appoggio la mia testa sul suo collo mentre lui mi prende in braccio e finiamo a sedere sull'erba.
- Se vuoi che ti perdoni devi farti perdonare - lo provoco, maliziosamente, sussurrandoglielo nell'orecchio.
In un attimo mi ritrovo senza maglietta, lo chignon dissolto e i capelli sulle spalle a coprire i nostri baci. Adoro il modo in cui mi coinvolge, in cui riusciamo ad avviluppare i nostri gesti in azioni passionali degne di essere chiamate tali. Siamo talmente presi da noi da scordarci persino che l'intervallo dura quindici minuti e che probabilmente la campanella è suonata da un pezzo. Eppure siamo lì, incapaci di staccarci, senza riuscire a dire più nulla, vinti da baci sfrenati e travolgenti.
- Cosa state facendo voi due, eh? Sporcaccioni!
La scopa della bidella ci arriva in testa, mentre Giulio mi trascina per un braccio urlando: "I cazzi nostri". Ci rifugiamo in un bagno che è guasto da tempo e ci chiudiamo dentro. Riprendiamo a baciarci e in un attimo anche lui è senza maglietta. Mi slaccia i jeans, in un impeto di passione, ma sento che per quello non sono ancora pronta. Non ero neanche pronta con Valerio e non so per quale cazzo di motivo, non riesco ancora a pensare che possa vedermi nuda anche Giulio.
- No - gli dico, fermandolo e pronunciando un monosillabo che interrompe tutto - non me la sento, scusami.
Mi rivesto in un nanosecondo ed esco a sciacquarmi la faccia.
- Cosa significa che non te la senti? Ci siamo baciati fino a ora!
- È una cosa diversa, quella e poi farlo qui, in un bagno della scuola, è un po' squallido, non trovi?
- Ho sbagliato qualcosa, vero? Io sbaglio sempre tutto... Non ti ho chiesto se fossi pronta... l'avevi già fatto con Valerio, insomma, non sarebbe poi la prima volta.
- Lo so, ma non è che lo faccia a comando. Non sono una di quelle troiette. Anche se l'ho già fatto non significa che lo possa fare con chiunque. Ho dei sentimenti anch'io, okay? Anche se sono una frana a gestirli...
- Va bene, hai ragione, scusami. Forse è meglio se torni in classe.
- Comunque, la pace l'abbiamo fatta - commento, abbozzando un sorriso.
- Sì, ma ho sbagliato a slacciarti i jeans. Dovevo chiedertelo.
- Non è successo nulla e poi io ho reagito in tempo. Non ti ho lasciato fare. Questo significa che non ti devi sentire in colpa. Io non ero d'accordo e te l'ho detto.
- Hai fatto bene. Dovessi mai fare qualcosa che non ti piaccia, dimmelo.
- Quindi stiamo insieme?
- Ne possiamo parlare in un altro momento?
- E in quale momento ne vuoi parlare? Volevi farlo in un bagno squallido della scuola e mi dici che non è il momento?
- Sono un coglione, vedi? Lasciami perdere...
- No, cazzo, non ti lascio perdere - lo abbraccio - non sparirai anche tu dalla mia vita così, capito? Io ho bisogno di te e se non funzioniamo insieme, anche solo come amici.
- Sono un coglione perché ho perso il controllo per un secondo e se non mi avessi fermato l'avremmo fatto e lì sarebbero stati casini... Gabri, tua madre sta con mio padre. Dobbiamo farcene una ragione.
- Lo so e aspettano anche un figlio insieme.
- Cazzo dici? Un bambino insieme? Ma mio padre non ne può avere... è impossibile che aspettino un figlio insieme!
- Cosa stai dicendo? Come, tuo padre non ne può avere? E tu di chi saresti figlio allora?
- Non suo. Mia madre è rimasta incinta di un suo compagno di classe durante una notte brava a Roma, ma lui era fidanzato con una sua amica e Angelo l'aveva sposata da appena due mesi. Lei gli confessò tutto in lacrime e lui accettò di riconoscermi come suo figlio, confessandole che lui non poteva averne.
- E tu quando hai saputo tutto questo?
- Me l'ha raccontato mio padre qualche anno fa. È stato un duro colpo non poter chiedere spiegazioni a mia madre, ma credo che sia stato meglio così.
- Quindi, aspetta fammi capire... se tuo padre non può avere figli, chi cazzo ha messo incinta mia madre?
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