36. Emilia mi ha aperto gli occhi
Mi sveglio di colpo, tutta sudata. Cerco con la mano il cellulare sul comodino e mi accorgo che sono appena le cinque di mattina. Metto giù i piedi e mi stiracchio. Brontolo mentalmente perché non ho più sonno, ma soprattutto perché a scuola ci devo andare fra tre ore e sarò in uno stato di catalessi ipnotica. Appoggio i piedi nudi sul pavimento e subito il fresco della mattina si scontra con la mia pelle. Nel letto di fianco al mio dorme Emilia. Alla fine ho dovuto accettare di condividere la mia stanza con lei per non dover discutere ancora con mamma anche se non ne avevo la minima intenzione. L'unica cosa che non capisco è perché sia spuntata dal nulla proprio adesso che sto scoprendo così tanti altarini sulla mia vita. Scendo in cucina perché non so cosa fare e ci trovo inaspettatamente Emilia che sta bevendo una tazza di qualcosa.
- Credevo dormissi - commento, appoggiandomi alla credenza.
- Magari - risponde - ma sono un po' in ansia perché domani ho un colloquio di lavoro e non so se mi prenderanno - aggiunge, tamburellando le dita sul tavolo.
- E pensi di calmarti con del tè caldo? - dico, ridendo.
- Scema, è camomilla - risponde, buttandomi addosso la bustina usata con la stampa di un inconfondibile fiore.
- Non sono scema, semmai sei tu la cogliona che a 19 anni non sa stare a casa da sola anche se sua madre è via.
- Ah perché fare continuamente scenate a tua mamma e inserire una parolaccia in ogni frase ti fa sentire molto matura, giusto?
- Non giudicare, tu non sai niente di me.
- Neanche tu se è per questo, eppure mi hai appena dato della cogliona u.u
Non sopporto la gente che mi chiude, soprattutto quella che non conosco.
- Sei tu quella che dorme in camera mia contro la mia volontà.
- Hai intenzione di farmi la guerra solo perché dormo nel letto di fianco al tuo fino a quanto esattamente? No perché sembro tanto buona e cara, ma se mi rompi le palle tiro fuori le unghie, chiaro?
- Te le romperò finché non te ne andrai.
- Allora hai una vita di merda perché non hai nient'altro da fare che rompere le palle a me.
- Sì, ho una vita di merda e non ne hai neppure un'idea - scoppio a piangere, così dal nulla, perché ultimamente non so fare altro e l'idea di piangere davanti a una persona che mi ha appena trattato come mi ha trattato lei non fa altro che aumentare l'odio verso me stessa.
- Piangere non servirà a niente. Hai 16 anni, devi imparare a reagire. La vita è fatta di difficoltà e tu devi imparare a lottare con i denti.
- Sono undici anni che spero di rivedere mio padre, che mi chiedo che cazzo di male abbia fatto visto che si è allontanato da noi e poi scopro che mia madre è una bugiarda, che lui è morto e che io non lo potrò vedere mai più. Si vive una volta sola e io dovrò vivere un'intera esistenza senza mio padre. E poi mi chiedi perché non sono abbastanza matura? Come cazzo faccio a crescere se non so più di chi mi posso fidare?
Le vomito un vortice di parole, frasi e interrogativi in faccia mentre mi fissa in silenzio, cosa che odio, aspettandosi che continui a spiattellarle tutto il mio dolore.
- Prima di tutto devi fidarti di te stessa.
- Fai presto a sparare cazzate eh? Tu in fondo che ne sai di come si possa vivere una vita come la mia?
- Senti, cosa, prima che tu possa continuare oltre... lo so come si cresce senza un padre, perché anche il mio è morto presto, ma a differenza tua io porto solo il suo cognome. Non ci ho mai passato nemmeno un minuto con lui perché lui doveva crescere con la sua vera famiglia eppure mia madre è rimasta incinta prima di quella che poi è stata sua moglie. Mia madre è rimasta incinta a 16 anni, alla tua età, e mi ha tenuta anche se quel deficiente di mio padre se ne è andato perché non si sentiva adatto a fare il padre. Poi però ci ha ripensato e a 18 anni mi ha riconosciuta come sua. Peccato, però, che non abbia mai mandato nient'altro di lui a mia madre: né soldi né giocattoli né fotografie. Non so neanche come sia fatto, so solo il suo nome. Tu ti piangi addosso perché tua madre è stata bugiarda, io l'ho fatto perché mia madre è stata anche troppo sincera con me. Sai, avrei preferito passare una vita nell'illusione di poterlo incontrare prima o poi piuttosto che sapere fin da subito che questo incontro non ci sarebbe mai stato. Tu ti lamenti e non sai che almeno dei ricordi con lui ne hai, ma io non ne ho neanche uno. Sì, si vive una volta sola, ma - fra noi due - quella che crescerà senza mai avere avuto un padre sono solo io. Siamo state entrambe sfortunate, ma io pagherei per avere una madre come la tua. Ti ha solo voluto proteggere e pensi che abbia sbagliato, ma ti sei mai chiesta come sarebbe stato se ti avesse detto la verità subito?
La guardo, mentre fisso un punto indistinto del muro per non scoppiare di nuovo in lacrime. Ha ragione, cazzo. Lei neppure l'ha conosciuto suo padre. Io invece qualche ricordo ce l'ho e, per quanto continuino a farmi male le bugie di mia madre, lei almeno mi ha fatto vivere nell'illusione finora. Tutti quei cioccolatini mangiati in silenzio per la festa del papà, sperando di sentirlo entrare dalla porta, tutti quei disegni fatti con lui e la mamma per mano, sperando di sentirgli dire 'brava, Gabri, hai fatto un ottimo lavoro', il suo respiro mentre nuotavo in piscina sperando di sentire ancora le sue mani tenermi su per farmi fare i tuffi, la sua voce che mi diceva 'ti voglio bene', le sue braccia che mi tiravano su per farmi fare le capriole, il suo sorriso, i suoi capelli, i complimenti che avrei voluto avere da lui dopo ogni mio traguardo importante e la sua presenza, su quella sedia, dietro di me, mentre i miei amici ascoltavano il mio orale di terza media e io immaginavo che, da un momento all'altro, sarebbe entrato anche lui e saremmo andati a mangiarci un gelato come quando avevo quattro anni. Tutti quei momenti che ci sono stati non ci sarebbero stati con la verità, ci sarebbero state solo lacrime. Forse avrei rifiutato di vivere la mia vita perché lui non c'era più e avrei perso tanti momenti importanti solo per questo invece li ho vissuti comunque sperando che arrivasse lui a interromperli. Perché non l'ho capito prima? Doveva proprio farmelo capire una sconosciuta?
- Comunque, Gabriella, qualsiasi azione farai, tuo padre la farà con te. Lui è sempre con te, tu sei l'espressione di quello che lui è stato.
- Perché non riesco a perdonare mia madre? Perché non ce la faccio? Per quanto ancora la dovrò far sentire in colpa per le bugie che mi ha detto? Hai ragione, forse non avrei voluto sentire la verità, forse avrei vissuto meno se avessi saputo subito tutto, ma perché non riesco a dirle che la perdono?
- Perdonare non è un'azione da fare a cuor leggero. Probabilmente ti serve tempo. Prenditi tutto quello che ti serve e rifletti. Fatti domande, cerca risposte, ma non smettere di vivere. La tua vita deve andare avanti, nel ricordo, ma soprattutto nella gioia. Tuo padre vorrebbe saperti felice, ci scommetto.
- Anche il tuo, se è per questo - le dico, avvicinandomi - tu hai smesso di vivere quando tua madre te l'ha detto?
- Ho passato l'adolescenza in apnea. Non si può proprio dire che abbia vissuto visto che non ho fatto le cose che avremmo potuto fare io e mio padre, ma non ce l'ho mai avuta con mia madre perché lei era sulla mia stessa barca: di quel ragazzo le ero rimasta solo io, non aveva più potuto baciarlo o farci l'amore perché lui se ne era andato. Aveva avuto il coraggio di dirmelo, ma non di andarselo a riprendere visto che lui si era trasferito in un'altra città. Era giovane, non si erano neanche potuti sposare, con che titolo avrebbe potuto dirgli di tornare? Si sarebbe buttata in ginocchio solo per il suo onore, non per me. Credeva di essere in grado di crescermi e di darmi un futuro, ma non è stato così. Lei non è in grado di farlo.
- Va beh ma ormai sei più che maggiorenne, hai 19 anni. Riesci a mantenerti da sola.
- Si può vivere da soli, certo, ma non amati. Si vive amati solo se si è in due.
- Per la cronaca, ho vissuto con mia madre finora, ma lei è anaffettiva e non mi ha mai amato, credo.
- Quanti anni ha tua madre, ora?
- 35.
- E tu ne hai 16 quindi ti ha avuta alla mia età, giusto?
- Sì, perché?
- Direi che ti abbia amata solo decidendoti di farti nascere. Solo per questo dovresti stimarla a vita.
Ora mi sento una merdina. Emilia ha ragione su tutto, cazzo. Sono davvero un'immatura che si piange addosso e che non sa cosa fare. Forse è stato un bene che si sia trasferita per un po' a casa nostra. Parlare con lei che molte cose le ha già passate potrebbe farmi solo bene.
- Dai, andiamo a letto che fra qualche ora tu devi andare a scuola e io a quel colloquio di lavoro.
- Okay - rispondo.
Prima di coricarci nei nostri letti, Emilia mi guarda.
- Sai, ho sempre desiderato una sorella più piccola. Forse tu potresti essere il mio miracolo.
- Il tuo miracolo?
- Beh sì - sorride lei - ogni desiderio esaudito è un miracolo.
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