Capitolo 30

"Prova a prendermi! Sei troppo lento."

La ricreazione dovrebbe essere il momento più atteso da tutti gli adolescenti. Un solo suono fa si che si possa essere liberi di correre per il giardino senza essere sgridati dagli insegnanti, di non dover più tenere a mente chissà quale nozione di geografia nella testa per la verifica ormai fatta. Un momento di svago in cui incontri i tuoi amici e parli della verifica appena conclusa, confrontando i risultati e ridendo degli stupidi errori che hai fatto.

Tutto questo solo se non ti chiami Emma Leonardi.

Se fai parte della famiglia Leonardi la ricreazione è l'unico attimo in cui puoi ripassare per la verifica per una settimana dopo, l'unico momento in cui devi stare attenta a non sporcare in alcun modo la nuova gonna che mamma ha scelto per te quel giorno di scuola. Se Emma Leonardi torna a casa con una piccola macchia di sugo infatti, quello che l'aspetta potrebbe essere una settimana chiusa in casa, senza la possibilità di andare a lezione di equitazione o di canto.

Se poi ci aggiungi che Emma Leonardi non ha nessuno con cui discutere se la Bolivia si trova o meno nel continente Africano, allora direi proprio che si sta parlando di me.

La ricreazione è quel momento che odiavo, l'unico momento della mia giornata in cui nulla era programmato, in cui avrei potuto fare il nulla più assoluto, per poi ricordami che mamma dice sempre che ogni minuti sprecato a non fare nulla equivale a un pezzo del mio glorioso futuro perso.

Mamma era solita dire che con gli ottimi voti che avevo a scuola avrei potuto diventare qualcuno di importante: una donna in carriera con i fiocchi che non deve dipendere da nessun uomo con i soldi, proprio come lei. È questo che lei si aspetta dal mio futuro: successo e tanti soldi come tutti i componenti della famiglia Leonardi.

Una famiglia molto rinomata in città, in quanto a prestigio familiare, ma soprattutto a soldi. Tutti sono qualcuno di importante nella mia famiglia e io non avrei dovuto essere da meno. Mi sarei dovuta iscrivere al liceo Pascoli, come tutti nella mia famiglia e andrae con la mia unica amica, Giada. Anche lei fa parte di una famiglia molto importante della zona, e come me, dopo aver finito le medie, si sarebbe dovuta iscrivere al Pascoli con me, la scuola della gente come noi.

Mentre pensavo al mio raggiante futuro già scritto, mi guardai intorno e vidi Artemide correre dietro ad un ragazzo di nome Raul, in un gioco simile a prendi scappa. Correvano senza curarsi di cosa sarebbe stato di loro, senza preoccuparsi di diventare qualcuno. Correvano e basta, godendosi il momento appieno. Artemide era la ragazza più solare di tutta la scuola media. Avrebbe parlato anche con i muri e la sua lingua lunga l'aveva portata più di una volta in guai seri. Mi chiesi se sapesse che, continuando con il suo atteggiamento infantile, non sarebbe arrivata da nessuna parte nella vita.

Il moro improvvisamente cadde e subito mi sentii male per i suoi pantaloni strappati. Già sentivo nella mia mente le urla di sua madre che lo ammoniva per essersi comportato come un bambino invece che come un adulto. Poi però Artemide gli andò incontro per poi ridere a crepapelle del buco nei suoi pantaloni, come se fosse felice dell'accaduto. Lui le sorrise e ricominciarono a correre, come se nulla fosse successo.

Eppure io il buco nei suoi jeans lo vedevo eccome, così grande da farci passare un dito. Forse non si era accorto della gravità della situazione, così decisi di fare una cosa che Emma Leonardi non è solita fare. Mi alzai dalla panchina su cui sono solita ripassare o leggere e mi avvicinai ai due ragazzi ancora intenti a rincorrersi.

Camminai velocemente verso il moro e gli toccai una spalla come a intimarlo a fermarsi. Si girò e rimase sorpreso nel constatare che sia andata a parlargli. In tre anni di medie nella stessa classe infatti ci eravamo scambiati due parole solo quando avevamo un lavoro di gruppo di fare. Mi dava sempre fastidio lavorare con lui, perché in voti eccelleva sempre più di me. Non importava che a ricreazione io ripassassi e ripensassi alle lezioni della mattinata, lui poteva giocare tutti il pomeriggio a nascondino con Artemide e avrebbe comunque preso un quarto di voto in più di me.

"Scusa ti volevo far notare che hai un buco nei pantaloni, se non te ne fossi accorto."

Artemide, che aveva corso un po' più in là per non farsi prendere tornò indietro, guardando perplessa la nostra strana conversazione.

"Lo so.", fu tutto quello che mi rispose.

Lo guardai ancora più confusa, mentre Artemide saltellava sul posto incapace di stare ferma per più di due secondi di fila.

"E se lo sai perché non fai nulla? Insomma se poi la tua mamma si arrabbia?"

"Non importa alla mia mamma se c'è un buco nei pantaloni, ci metterà qualche toppa. È successo, non posso farci nulla."

Non posso farci nulla.

Non posso farci nulla.

Quante volte avrei voluto che mia madre mi dicesse così e invece ogni volta finiva con io che piangevo e finivo in camera mia in castigo

Non sentivo più nulla. Semplici parole mi avevano paralizzata. Ero incapace di comprendere perché mia madre non fosse come la sua. Perchè io non potessi tornare a casa con uno strappo nei pantaloni e ricevere un sorriso caldo e una rassicurazione, invece di una ramanzina.

Una mano mi toccò la spalla.

Ero così persa nei miei pensieri che non capii cosa era appena successo. Vedo solo i due ragazzi correre via e guardarmi sorridenti.

"Dai, muoviti! Ora prendi tu!", così sentii dire Artemide, mentre sorrise come non mai per aver trovato una nuova compagna di giochi.

Mi guardai la mano destra, quella con cui avrei dovuto prendere uno di loro. Poi però lo sguardo mi cadde sulla gonna nuova e mi bloccai.

Non potevo sporcarla.

La mamma si sarebbe arrabbiata.

Poi però vidi Raul sorridente con uno strappo nei jeans e solo allora capii che anche io avrei voluto strapparmi i jeans e riderci ancora su. Non volevo più vivere nell'angoscia di dover preoccuparmi dei vestiti indossati, per una volta volevo capire cosa si provasse a a correre senza alcun pensiero.

Sorrisi e corsi incontro ad Artemide, la quale fuggì più veloce di una gazzella.

Ero così felice e spensierata che non mi accorsi di quello che mi circondava. La mia mente voleva solo prendere Artemide, il resto non contava.

Sbam.

Finii addosso a Marco, il bullo della scuola. Era un ragazzo robusto e con una faccia tozza e piena di lentiggini. Tutti sapevano del suo carattere irascibile. Tutti per questo gli stavano alla larga.

Caddi con il sedere sull'asfalto e sentii uno strappo aprirsi sulle calze.

Non era però il momento per pensarci, visto che Marco si avvicinava a me con fare minaccioso.

"Sc-sc-scusa- Io-io n-non ti ho v-visto!"

"Vediamo se ora mi vedi.", fu tutto quello che aveva dirmi. Aspettandomi il peggio chiusi gli occhi e mi coprii istintivamente il viso.

Attesi con ansia la mia morte, che però tardò un po' troppo ad arrivare.

Aprì leggermente gli occhi e mi ritrovai davanti Artemide e Raul che facevano da muro tra me e Marco.

"A bene, vedo che qua sono in tre quelli che le vogliono prendere."

Soddisfatto, stava per lanciare un sinistro sul volto del moro, quando però come una vera dea, Artemide non tirò un calcio in pancia, facendolo andare all'indietro. Poi Raul rincarò la dose, dando un altro pugno sulla sua pancia. Continuarono fino a che non una professoressa non li fermò.

"Cosa sta succedendo qui?", chiese, mentre tutti e tre rimangono zitti davanti all'evidenza.

La professoressa neanche mi notò a terra. Avrei potuto semplicemente farmi da parte, fare finta che nulla fosse successo e che io ero lì per caso. Sto per farlo, sto per uscire da tutta quella storia solo con una calza rotta.

Poi pensai al fatto che mamma si si sarebbe comunque arrabbiata. Al fatto che ormai ero già in castigo per una cosa che non era nemmeno colpa mia. Ripensai a come Raul e Artemide non ci avevano pensato un secondo di troppo per venire in mio soccorso e che se non fosse stato per loro ora avrei non solo un paio di calze distrutte.

Così mi feci coraggio, mi alzai e andai verso la professoressa.

"Sono stata io, professoressa. Ho cominciato a picchiare Marco e Artemide e Raul sono solo intervenuti perché non mi facesse troppo del male."

La professoressa mi guardò come se vedesse un'altra Emma, non quella diligente e mai in un guaio che conosceva.

Artemide mi sorrise e Raul rimase scettico sul mio comportamento.

Il preside gestii poi la cosa con una nota sul diario di tutti e quattro, non capacitandosi di come, una delle sua alunne migliori avesse potuto fare una cosa del genere.

Uscii dalla presidenza con una strana felicità che mi pervadeva tutto il corpo. Marco ci fece una linguaccia e se ne andò per la sua strada.

Noi tre rimanemmo da soli.

"Sei proprio una demente!", fu tutto quello che mi disse Raul.

Quel giorno stesso, prima che mia madre mi venisse a prendere, andai da Artemide e le chiesi di fare un patto.

In ogni guaio in cui si sarebbe cacciata, mi sarei cacciata anche io. Per sempre.

Tornata a casa le urla di mamma rimbombarono su tutti i piani, mentre io ridevo ad ogni punizione che mi voleva infliggere.

Da lì in poi il trio Thementi avrebbe avuto inizio, per tutta la felicità del corpo docenti che non si era preparato a gestire Emma Leonardi in versione ribelle, una ragazza che non avrebbe mai più avuto paura delle conseguenze di sporcarsi una gonna nuova.

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Chi segue questa storia da un po' è ormai abituato a non sentire mie notizie per un po' di tempo, per poi ritrovarsi un giorno a caso nuovi capitoli di questa storia.

Lo so, sono pessima e spero che questo non abbia portato qualcuno ad abbandonare la storia. Se così fosse, mi dispiace molto. La mia incostanza in ogni cosa della mia vita è ormai una parte di me che sto imparando ad accettare.

Per te invece che, nonostante l'attesa e la mie troppe frequenti sparizioni, sei ancora qua non so cosa dirti se non un grazie che viene dal cuore. Non ti preoccupare, prima o poi la storia la finirò, solo per la tua gioia. Nel mentre cerca di perdonarmi con questi due capitoli dove il personaggio di Emma viene finalmente posto al centro dell'attenzione.

Spero di cuore che ti piacciano e ci vediamo alla prossima!

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