Capitolo 16
Come era possibile che un uomo incontrato per puro caso conoscesse mio fratello? Cosa c'entrava con lui? E soprattutto, perchè non me ne aveva mai parlato?
Tutte quelle domande rimbombavano nella mia testa senza interruzione, mentre guardavo quell'uomo che fino a poco fa ritenevo sconosciuto, chiedendomi cosa c'entrasse con la mia vita.
"Chi sarebbe, mi scusi. Io non la conosco!"
L'uomo, invecchiato di colpo alla mia affermazione, si appoggiò al cancello e mi invitò ad entrare a casa sua a prendere una tazza di tè. Inaspettato, visto il nostro incontro di quella mattina.
La casa era piccola, ma aveva un qualcosa di accogliente che non sapevo indentificare. Era arredata con mobili vecchi, alcuni dei quali mi chiedevo come stessero ancora in piedi. Mi portò in cucina, una stanza quadrata con solo tutto il necessario per essere definita tale: un frigorifero più grigio che bianco, un lavandino e al centro un piccolo tavolo con due sedie di legno. Mi sedetti e l'uomo portò dell'acqua in una ciotola per Apollo. Mise dell'acqua in un pentolino senza manico, per poi metterlo sul fuoco. Aspettammo con ansia che l'acqua bollisse. Quando il tè fu pronto si sedette sulla sedia che dava sulla finestra, da cui l'avevo visto per la prima volta, osservando il suo giardino con una sorta di nostalgia.
"Mi stupisce che tu abbia chiamato il cane così."
"È un ricordo.", dissi sorseggiando il mio tè ai frutti di bosco.
"Capisco. Scusami per essere stato così vago. Immagino che Apollo non ti abbia mai parlato di me."
Come mai assumeva che non me ne avesse mai parlato? L'uomo voleva essere meno vago, ma ad ogni affermazione i miei dubbi aumentavano.
"No, come si chiama?"
"Ulisse."
"Mi prende in giro?". Non poteva anche lui avere un nome collegato alla mitologia. Questa storia cominciava a farmi girare la testa.
"Vedo che non ti manca il temperamento. Comunque, no. Non ti prendo in giro."
"La vuole smettere per un attimo di fare il vago. Mi dica come conosce mio fratello."
Ulisse sembrava quasi turbato dalla mia richiesta, ma acconsentì e dopo aver preso un sorso di tè dalla sua tazza, cominciò il suo racconto.
"Era una giornata come questa. Nuvole che coprivano il cielo che non ti facevano pensare ad altro se non a quando sarebbe arrivata l'ora di andare a dormire. Ero proprio su questa sedia e guardavo il mio giardino prima di rimettermi a lavoro. Diciamo che vi ho incontrati in modo simile. Siete solo voi due ad essere completamente diversi. Passò una volta per la strada e non ci feci troppo caso, passano così tante persone per questa strada. La cosa che mi stupì è che passò un'altra volta, pochi minuti dopo, per poi passare ancora e ancora. Lo fece per una decina di volte. Era come se stesse facendo lo stesso tratto di strada per infinite volte. Poi una volta si fermò davanti al mio cancello e cominciò ad osservare i fiori, non notandomi. Mi dava fastidio che li stesse guardando e mi alzai per mandarlo via, ma quando arrivai al cancello e vidi quel viso così triste rigato di lacrime, non potei fare altro che invitarlo ad entrare per guardare da più vicino i fiori. Era particolarmente colpito da due fiori: la ginestra gialla e le piccole piante di fiordaliso. Gli chiesi se fosse un appasionato di fiori e mi rispose in modo vago. Disse solo che era colpito da come il mio giardino rendesse i colori dei fiori così innaturale. Sai, sono anni che coltivo fiori solo per il piacere di guardarli dalla mia finestra crescere e morire. Così ogni stagione. Nessuno prima di allora si era mai interessato a loro. Quel ragazzo dai capelli d'oro, capì subito, era un ragazzo speciale. Parlammo per una buona oretta del significato di fiori e altro. Era così tanto tempo che non parlavo con qualcuno di qualcosa che mi ero quasi dimenticato come si facesse. Sai, con la pensione e la morte di mia moglie la mia vita è molto solitaria. Il sorriso di quel ragazzo però mi scaldò il cuore. Da quel giorno Apollo veniva almeno una volta a settimana a trovarmi. Quello era il giorno più bello della settimana. Parlavamo e gli insegnavo anche a piantare alcuni fiori. Il suo preferito era tra tutti il fiordaliso, diceva che il suo colore blu era semplicemente unico. Poi non venne più e lessi sul giornale cosa gli era successo."
Ascoltai tutti il suo discorso senza interromperlo e quando finì non sapevo cosa dire. Apollo non piangeva quasi mai, perchè quel giorno avrebbe dovuto farlo? Perchè quest'uomo conosceva il suo fiore preferito e io no? Perchè non mi aveva mai detto nulla? Ero confusa, la situazione si stava facendo pesante.
"Scusi..io devo andare."
Non volevo più ascoltare quell'uomo che ricordava un Apollo che io non conoscevo. Apollo non faceva giardinaggio e non si interessava ai fiori. Non volevo credergli, eppure sapevo che quello che aveva detto era la pura verità. Ero ormai sull'uscio della porta, quando la sua voce mi fermò.
"Aspetta! Puoi farmi un favore!"
In quel momento avevo un nodo in gola e l'unica cosa che volevo fare era uscire da quella casa il prima possibile per non tornarci mai più. La voce rotta dell'uomo però mi indusse involontariamente ad acconsentire con un cenno del capo. Ci dirigemmo in guardino, verso una piccola aiuola dove erano presenti solo fiori di un blu profondo. Non ero un'esperta di fiori, ma capì subito che fossero dei fiordalisi. Con attenzione ne colse una dozzina e ne fece un piccolo mazzo. Me lo porse e mi chiese di posarlo sulla tomba di Apollo.
"Perchè non lo può fare lei?"
"Non so dove sia e non lo voglio sapere."
Capivo, perchè per alcuni mesi dopo la sua morte nemmeno io ero riuscita ad andare sulla sua tomba. Doveva essergli molto a cuore mio fratello. E allora perchè io scoprivo della sua esistenza soltanto ora, per puro caso.
Lo presi e non dissi nulla, andandomene finalmente da quella casa.
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Dovetti uscire di casa di nascosto quella sera. Ormai era buio nel quartiere illuminato solo da qualche lampione. Il silenzio era quasi surreale, interrotto solo dal rumore dei miei passi. Non appena arrivai al cimitero mi dissi che lo facevo per una giusta causa. Quell'uomo sembrava davvero tenere ad Apollo. Entrai e subito il silenzio del cimitero mi mise in soggezione. Ero venuta di notte solo una volta, con Raul ed Emma. Da sola però era tutta un'altra cosa. Illuminando le varie bare con la torcia del telfono era come se quei volti mi guardassero giudicandomi. Cercai di concentrarmi sulla strada, ma l'occhio cadeva insistentemente sulle foto di coloro che avevano vissuto e che ora riposavano chissà in quale luogo sperduto. Arrivai alla tomba di Apollo e quando vidi il suo bel volto sereno e sorridente che avevamo dovuto scegliere quel terribile giorno, una lacrima scese involontaria. Non la scaccai via, nessuno, se non le foto dei morti potevano vedere quella mia piccola debolezza. Cambia il vaso di tulipani gialli ormai appasiti che mia madre aveva portato qualche settimana prima, e ci posi all'interno i nuovi fiordaliso blu. Mi alzai e fu in quel momento che notai che c'era un altro mazzo di fiordalisi blu sulla tomba. Erano proprio come quelli che avevo appena portato io. Non poteva essere una coincidenza. Mia madre portava sempre fiori gialli, ma non avevo mai visto del blu sulla sua tomba. Chi altro sapeva che quello era il fiore preferito di mio fratello? Non poteva essere Ulisse, aveva detto di non sapere il posto. Non mi veniva in mente nessuno che fosse così legato a mio fratello da portargli dei fiori non gialli sulla sua tomba a distanza di mesi. Per tutta la mia famiglia e i suoi amici era il giallo il suo colore, non era mai stato il blu. Doveva essere una persona molto importante e vicina a lui.
Per la prima volta quella sera capii che mio fratello, a differenza di quello che credevo, aveva dei segreti che non raccontava neanche a me. Così come mi aveva tenuto nascosto Ulisse per tutto quel tempo, così aveva potuto tenermi nascosta una persona importante della sua vita. Un amico, un conoscente o forse l'amore.
Non mi diceva mai nulla a proposito dell'amore. Apollo per me non si era mai innamorato e non aveva in mente di farlo. Ogni volta diceva che era una perdita di tempo. E se invece si fosse innamorato di qualcuno e, come aveva fatto con Ulisse, non mi avesse detto nulla? E se quella fosse proprio stata la persona che aveva portato quel particolare fiore?
"Perchè? Perchè non me lo hai detto?! Ti ho sempre detto tutto! Perchè non mi hai detto di Ulisse?! Chi è che ti porta questi maledetti fiordaliso? Perché lei sapeva che questo era il tuo fiore preferito, e io no? Vaffanculo, Apollo!", urlai contro la sua tomba, ma tutto quello che ricevetti in risposta fu la vista del suo sorriso in quella maledetta foto in cui era felice.
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