Miskatonic University, Arkham

«Credo che ci abbiano fatto uno scherzo» sbuffò deluso Azariah, spazzolandosi i capelli con la mano che non reggeva saldamente il candelabro. Le cinque piccole fiammelle traballavano ad ogni suo movimento.

«Avreste dovuto darmi retta». Temperance incrociò le braccia, corrucciata davanti al bustino nero; una piuma le si staccò dal colletto, volteggiando nel vuoto per depositarsi sul marmo grigio. «Questo seminterrato è troppo buio per un incontro di gioco d'azzardo clandestino. Qui di solito Henry ci nasconde le sue cianfrusaglie».

«Oh, oh! Da quando chiami il professor Armitage per nome?» la prese in giro Azariah.

Il sorriso corrucciato di Temperance aumentò di intensità coinvolgendo anche le sopracciglia. «Torniamo alla festa, sono stanca di perdere tempo».

«Certo, andiamo via prima che la tua preziosa gonna possa riempirsi di schifose ragnatele».

«C'è una luce, laggiù». Edward interruppe il loro battibecco e si chinò sotto a un tavolo. Tra polverosi scatoloni raccolse un fagotto di tela con una luce proveniente dall'interno. Era lungo come il suo avambraccio. Lo posò sul tavolo e togliendo l'involucro di stoffa, scoprì un'antica statuetta di cera; raffigurava un angelo con le ali bucate in vari punti e la testa a forma di teschio, che tra le mani porgeva in avanti una mela. Tutto il suo corpo emanava una luce verdognola così forte che Azariah fu tentato di soffiare sulle candele.

«Che cos'è?» domandò avvicinandosi all'amico.

«Spero che non serva al vecchio bibliotecario per fare sedute spiritiche» ridacchiò Edward.

«Henry non fa sedute spiritiche!» intervenne Temperance, afferrando entrambi i ragazzi un braccio ciascuno. «Andiamocene, ho un brutto presentimento».

Azariah si scrollò facilmente dalla sua presa. «Sei la solita fifona».

«Non è morto ciò che in eterno può attendere» sussurrò Edward chinandosi per leggere, incuriosito, una piccola scritta incisa nel piedistallo. «Ma che significa?».

Temperance non fece in tempo a tirarli indietro che una nube di fumo soffocante li avvolse, insinuandosi nei loro polmoni.