Capitolo 25


Ieri sera ho mangiato il cous-cous che mi avevano conservato loro a pranzo. Sono stati molto carini. Abbiamo cenato tutti insieme sul catamarano. Franca e Mimmo invece sono rientrati molto tardi. Io non li ho visti.

Abbiamo preparato dei panini per il pranzo del giorno dopo. Francesco ci ha informati che stamattina saremmo partiti presto per poter arrivare altrettanto presto a Cala Sataria.

Tuttavia, il clima era meno leggero rispetto al pomeriggio. Angela è rimasta in silenzio per tutto il tempo e anche Giusi era strana. Io non sono più tanto sicura di voler fare questa sosta, ma in ogni caso sono le cinque e sento che siamo in movimento, questo vuol dire che siamo partiti.

Vorrei andare su per vedere, ma non voglio trovarmi davanti Franca o Mimmo. Vorrei provare a raggiungere la cabina di qualcuno di loro, ma per farlo devo uscire di sopra con il rischio di fare incontri non graditi.

Provo a sbirciare dalla scaletta.

Sì, Mimmo e Franca sono alla guida, ma c'è qualcun altro... La voce di Angela. Strano.

Rifletto qualche secondo e poi decido di salire, ormai non ho più sonno e non mi piace stare di sotto quando siamo in movimento.

Il cielo ha quel chiarore delicato del primo mattino, ma il sole ha già fatto la sua comparsa, deciso e implacabile. Il mare è tranquillo, siamo già usciti dal porto.

In silenzio raggiungo la solita seduta nella zona di poppa. Dovrei salutare, ma non mi va di mostrarmi ipocrita come loro.

Avrei tanto desiderato che Francesco fosse già fuori.

Angela si avvicina. La guardo senza dire niente, è evidente che qualcosa non va, è la prima volta che la trovo qui così presto. Non ha la solita espressione solare; gli occhi sono cerchiati come quelli di qualcuno che non ha riposato.

Ci fissiamo per qualche istante. «Stiamo andando a Cala Sataria?» Chiedo per spezzare il silenzio. Lei annuisce.

«Francesco lo ha deciso per te».

«A voi non andava?»

«Ci siamo già stati, quell'inverno» risponde volgendo lo sguardo verso il mare dietro di noi. Io rimango in silenzio, vorrei chiederle chi c'era 'quell'inverno', sapere di più, ma ho timore che qualsiasi cosa dica in questo momento possa risultare fastidiosa.

«Sono cinque anni che io e Iano facciamo coppia fissa e dovevo sapere da uno stupido gioco che ha provato attrazione per un'altra o più di una». Continua mantenendo lo sguardo nella stessa direzione.

Mi sento a disagio, ma provo un bisogno di rassicurarla perché sento che quello che sto per dirle è la verità. «Guarda che Iano è innamorato di te, se ne accorgerebbero pure i pesci».

Lei scuote la testa in un movimento leggero. Vedo affiorare delle lacrime dai suoi occhi. Mi avvicino, l'abbraccio. È l'unica qua sopra che mi ha mostrato un affetto sincero. «Dai, perché fai così? Non è niente di grave». La sento accogliere il mio abbraccio.

«Tu lo hai visto quanto è bello Iano? Le ragazze lo divorano con gli occhi, invece io...»

«Ma che dici? Sei una bella ragazza».

«Sì, con qualche chilo di troppo».

«Ma tu pensi che questo sia un elemento importante? Dai, Angela! Cinque anni e siete qui, insieme, innamorati. Non avere dubbi».

«Il mio corpo non mi piace» dice con sofferenza nella voce.

«Sei una bella ragazza invece, con le forme giuste al posto giusto».

«Parli tu! Sembri una sirena».

«Sai che ci sono culture dove le ragazze magre non vengono considerate? Me lo ha detto mio padre».

«Io vorrei sapere da cosa è stato attratto e da chi».

«Ma che importa, Angela! Lui sceglie sempre te. Non assillarti con questo pensiero e non farlo neanche a lui. Goditi il presente, che è la cosa più importante».

«Come fai tu?» Non è una domanda, ma una richiesta di conferma e mi coglie impreparata. «Come mai hai un ragazzo e sei qui con noi? Non mi sembravi quel tipo».

«Che tipo?»

«Beh...come Antonella o Francesco... Loro non badano a queste cose, si divertono e basta».

Restiamo in silenzio per un po'. Non sono del tutto sicura di confidarmi con lei, ma provo un timido desiderio di farlo.

«Il mio ragazzo si trova fuori Italia per motivi di studio».

Lei mi guarda tra la sorpresa e la curiosità. «Ed è stato d'accordo che tu facessi questo viaggio?»

Rifletto un attimo. Cerco le parole giuste. «Non c'è stato il tempo di dirglielo, lo farò appena tornerà». La sua bocca rimane chiusa, ma i suoi occhi parlano, elaborano, giudicano.

«Ti piace Francesco?» Chiede all'improvviso. Penso che quello che accade in questo momento è molto di più del gioco di ieri.

«Cosa?»

«Ho visto come lo guardi, Alba. Stai attenta».

«A cosa?»

«Non l'ho mai visto con una ragazza fissa... E loro hanno uno strano modo di fare».

«Loro chi?»

«Lui... Antonella... Iano gli è molto affezionato, sono amici da sempre, ma è per questo che io non lo mollo mai, non mi fido... Potrebbe lasciarsi influenzare da quel modo di vivere e poi, adesso se n'è uscito con questa 'attrazione'»

«Ma lui ha detto di aver scelto te, ricordi?»

Annuisce, poco convinta.

Il catamarano avanza a fianco della costa. Si possono notare delle calette magnifiche da qui, alcune difficilmente raggiungibili, anche da mare.

Pantelleria.

La chiamano la Perla nera del Mediterraneo per la sua origine vulcanica e le colate di lava spenta e raffreddata che ricoprono gran parte del territorio interno. Francesco mi ha spiegato che in alcune zone si possono ammirare delle fessure nel terreno da cui esce fumo e vapore caldi.

Ma gli arabi la chiamavano anche Figlia del vento perché qui, mi ha spiegato sempre Francesco, in alcune stagioni soffiano dei venti da Nord-Ovest terribili e in estate invece, caldi e secchi venti dall'Africa. La distanza dalla costa siciliana è di centodieci chilometri e da quella tunisina sessantacinque. Di fatto, è un paese più arabo che italiano.

Franca non mi ha neanche guardata, è chiaro che ce l'ha con me. Chissà quale bugia le avrà rifilato il bellimbusto che le sta accanto.

Guardo ancora Angela, le vorrei dire ancora qualcosa ma non so bene neanche io cosa, non voglio approfondire certi argomenti. Mi piace Francesco? È una domanda semplice, ma a cui non so rispondere, oppure ho paura di farlo. Che cos'ha Francesco che non ritrovo in Bruno?

Bruno.

Non mi manca neanche un po' e questa cosa non è per niente normale. Dovrei desiderare di tornare in questi luoghi meravigliosi con lui e invece, vorrei tanto che il prossimo Natale ci ritrovassimo qui, tutti noi insieme.

Loro se ne infischiano della forma, forse è questo che mi attira. Vivere senza schemi è uno stile che mi affascina, ma mi fa anche paura.

Ho paura di perdere il controllo.

«Siete già qui?» La voce di Francesco mi distoglie dai pensieri.

«Babe, che fai qui?» Anche Iano è salito e si sta avvicinando ad Angela. La stringe, la bacia sulla testa. Lei è un po' rigida all'inizio, ma poco dopo si lascia andare. Lo abbraccia, si baciano.

«Fanno sempre così» la voce di Francesco accanto mi ridesta da quel momento di contemplazione.

«Come?»

«Angela fa sempre così, ogni volta, come se non sapesse niente».

Ma come? Sono confusa. Devo avere un'espressione perplessa quando Francesco dice: «Lo fa per attirare la sua attenzione. È appiccicosa, lo soffoca».

Ma come si permette? Lei lo ama con tutta se stessa!

«Sei davvero cinico, cos'è, non ti va giù che il tuo amico preferisca una relazione stabile invece di cambiarne una a settimana?»

Lui ride, come se si beffasse di me. «Una a settimana?» dice «E questa da dove viene fuori?»

Poi lo vedo distrarsi, guarda verso la costa, si allontana per andare a parlare con Mimmo e ritorna.

«Ci siamo quasi!» dice ad alta voce. «Alba, vai a mettere il costume, tra poco ci tuffiamo... Noi, nudi» e ride di nuovo con tono di sfida.

«Ce l'ho già il costume».

Francesco e Franca si dedicano all'operazione di chiusura delle vele. Mimmo è al timone, non ho ancora visto la sua faccia, ma non ha detto una parola finora.

Il catamarano, a poco a poco, si ferma e della sua corsa sull'acqua rimane soltanto un morbido dondolio. Ho sentito dire da Francesco a Franca che qui sotto c'è un fondale sabbioso dove è possibile ancorarsi. Siamo abbastanza distanti dalla costa, forse, oltre cento metri.

Dopo aver aiutato nelle operazioni di ancoraggio, Francesco scende di sotto per tornare poco dopo seguito da Giusi e Antonella.

«Buongiorno!» saluta lei, rumorosamente. Se ne vanno tutti e cinque al bordo estremo della poppa, si liberano di tutti gli abiti e si tuffano, quasi in contemporanea.

Lo hanno fatto davvero!

«Dai, Alba, che aspetti?» grida Francesco. La sua voce si confonde tra le risa e le grida di eccitazione di tutti gli altri.

Mi spoglio, ma il costume lo lascio addosso e, dopo una leggera esitazione, mi tuffo.

«Cavolo, è freddissima!» esclamo appena riemergo in superficie.

«Sì, ma sentirai tra un po'» mi rassicura Angela.

In un movimento istintivo mi volto a guardare su, verso l'imbarcazione e vedo l'espressione sui volti di Mimmo e Franca, quasi di ottusa commiserazione.

E dopo qualche bracciata, a seguire la loro traiettoria, inizio a percepire una temperatura più tiepida, che va ad aumentare sempre di più finché ci avviciniamo alla costa.

«Allora? Com'è?» Mi chiede Francesco.

«Che bella sensazione! Sembra il mar dei Caraibi».

«Perché, ci sei stata?» domanda Antonella.

«No, ma si sa» rido e anche Francesco ride.

Quando siamo vicinissimi alla costa rocciosa vedo loro dirigersi all'interno di una forma squadrata, delimitata da rocce ricoperte di concrezioni calcaree, ma è facile intuire che quella forma sia stata realizzata dall'uomo e non dalla natura. Sembra proprio una vasca e dietro, maestosa, si apre la volta di una grande grotta. Ci accomodiamo all'interno e ci sosteniamo con le braccia sul bordo dietro di noi. Il resto del corpo fluttua davanti, nell'acqua, adesso davvero piacevolmente tiepida.

«Se ti immergi sotto, in profondità, sentirai che l'acqua è più fredda» mi informa Francesco. Annuisco. Adesso ho voglia di godermi questa meraviglia e di non affrontare altre fatiche. Il pensiero della traversata di ritorno, nell'acqua ritornata gelida, mi esorta a godermi il più possibile questo momento.

Sono le sette e trenta. Qui ci siamo solo noi, spalmati al tepore del sole ancora delicato e cullati da un'acqua, che per misteriosi disegni della natura, ci delizia del suo apprezzatissimo calore. Tutti elementi, questi, che predispongono a uno stato d'animo di tolleranza, accoglienza, condiscendenza. E così, quando Antonella e Francesco si avvicinano e mi sussurrano all'orecchio di togliere il costume, – perché tutti loro non lo indossano – e che vogliono farmi provare una piacevole esperienza sensoriale, non trovo la forza per oppormi e lo faccio, mi spoglio nuda e anzi, loro mi aiutano a farlo.

Si avvicinano, tutti quanti disposti in fila come dei soldatini; mi fanno adagiare sulle loro braccia distese sull'acqua come a formare una base sotto alla mia schiena. Sento tutti quei palmi accarezzare la pelle, in ogni zona. Poi, mi chiedono di esprimere quello che desidero e come voglio essere toccata e allora, in qualche passaggio mi danno delicati pizzicotti, in altri, una miriade di grattini, con tutte quelle punte delle dita che si muovono come immaginarie stelle marine e poi ancora, i palmi che massaggiano le cosce, le natiche, la schiena, le spalle e il collo, fino alla testa. Tutto nello stesso momento.

È un'esperienza indescrivibile. È come aver bevuto un abbondante bicchiere di quello buono e aver fumato allo stesso tempo, aggiunto a qualcosa di più potente. Sarei pronta a lasciarmi andare a qualunque esperienza mi venisse proposta.

E mi viene da pensare che loro sanno come prendersi il proprio piacere e se ne infischiano delle regole, della forma, dei pregiudizi; delle chiacchiere della gente, del falso costume morale.

Se ne fregano e fanno bene.

E quando mi rimettono in posizione verticale sono quasi sul punto di supplicarli a non smettere e mi sento come se stare lì con loro, completamente nuda, dentro un'acqua circondata da rocce millenarie, fosse la cosa più naturale del mondo.

«Adesso tocca a un altro di noi» mi dice Antonella. Io annuisco, con la sensazione di avere una faccia ancora trasognata perché tutti loro mi guardano come fossi un'altra persona.

Si offre Angela. E mi rendo conto che anche stare da questa parte, a procurarlo il piacere, è appagante con un'intensità simile. È piacevole rispondere alle richieste di Angela e vederla in quello stato che definirei quasi estatico.

A turno, tutti si sottopongono a quel trattamento di goduria, ma quando tocca a Francesco, ora che mi sono ripresa del tutto, le emozioni che provo nel toccarlo e ammirarlo per la prima volta in totale libertà, smuovono qualcosa di inaspettato in me. Non vorrei fermarmi, non vorrei staccare le mani dal suo corpo e desidererei le sue sul mio.


Siamo tornati a bordo. Io ho rimesso il costume prima di riprendere a nuotare. Sono le nove e siamo affamati. Francesco prende tutte le provviste in dispensa e le porta dove siamo seduti a poppa. Pan carrè, sottilette, frutta secca, dolciumi vari. Nel frattempo, Franca ha preparato il caffè e chiama Francesco perché lo vada a prendere. Mentre ritorna, lo vedo armeggiare nella zona delle casse della musica.

«Vogliamo fare una gara di danza?» Chiede appena ci raggiunge.

«Una gara?» Chiede Antonella intenta ancora a masticare cibo.

«Sì, dai, tra te e Alba» .

Per poco non mi va di traverso il caffè. 

«Perché io e Alba?»

Brava Antonella

«Perché siete quelle più brave e ci rilassiamo e divertiamo prima di ripartire».

Che astuto, cerca di fare presa sulla nostra vanità.

«Voi siete d'accordo?» Chiede agli altri.

«Sìììì» rispondono in coro.

Antonella mi guarda, come a voler attendere la mia approvazione. Forse è per quella sensazione di benessere e comunione provata prima, quella intima vicinanza e i sensi che avverto amplificati, che le faccio cenno di sì con la testa.

«Vado a cambiarmi». Non mi dicono niente, ma colgo nella loro espressione una sorta di incomprensione. Non mi metto di certo a ballare in costume bagnato.

Quando faccio ritorno di sopra, noto che anche Antonella si è cambiata: soliti pantaloncini striminziti e top che lascia l'addome scoperto. Tutto immancabilmente nero. Io invece, solita gonna a pantalone ampia e fiorata. La vita bassa e il top bianco sopra, lasciano anche a me un pezzo di corpo scoperto.

«Allora, abbiamo selezionato dei pezzi che riteniamo adatti a ognuna di voi due» spiega Francesco «noi voteremo l'esibizione e alla fine dichiareremo la vincitrice» aggiunge.

«Ma quanti pezzi sono?» Chiede Antonella.

«Due per ognuna».

«Va bene» concordo «però, sedetevi tutti da una parte, io mi muoverò qui di fronte e ho bisogno di spazio» , comunico, senza volerlo, con una punta di saccenteria.

Francesco mi guarda prima di dirigersi verso la zona musica. «Inizierai tu, Alba».

Loro stanno tutti seduti e io in piedi di fronte, quando parte la musica: Judas, dei Depeche Mode.

Adoro questo pezzo, evidentemente Francesco ha intuito i miei gusti.

Mi posiziono verso terra creando una forma di fiore chiuso, o almeno, questa è l'interpretazione che intendo dare. Poi, pian piano, con un movimento fragile vengo su, fino a stare in piedi del tutto e le braccia si allungano verso l'alto a disegnare serpenti che avanzano suadenti. Appena inizia la parte ritmata inizio a muovere dei passi come a rievocare una camminata tribale, ma li alterno a movimenti rotatori come quelli tipici di una danza classica. Le braccia si tendono avanti, le dita si allungano e i polsi roteano. Nella parte finale mi muovo roteando i fianchi e ripeto la camminata di prima, un po' verso destra, un po' verso sinistra. Infine, gli ultimi passi li muovo verso avanti, dove sta seduto Francesco con Antonella vicino, che mi divora con gli occhi.

Finisce la musica, scoppia l'applauso. Mi sento colma di gioia.

Antonella si alza e io mi siedo al suo posto. Intanto, Francesco va a inserire un nuovo pezzo: Behind the Wheel. Non c'è dubbio, è la musica giusta per Antonella.

Quando torna si siede accanto a me e, con un gesto che vuole sembrare del tutto naturale, passa un braccio dietro le mie spalle.

Antonella parte con un'energia che ti sfinisce solo a guardarla. I muscoli addominali sono tesi e contratti quando apre e chiude le braccia ripiegate sui fianchi. Il bacino si muove avanti e indietro come le ho già visto fare quella sera. Le gambe saltellano in un movimento frenetico. Lo sguardo accigliato e severo.

«Ma è sempre incazzata?» Mormoro a un tratto. Francesco distende le labbra, lo sento aumentare la pressione delle dita sulla mia spalla.

Intanto, lei si dimena, scuote la criniera corvina, la pelle lucida e umida di sudore.

Quando la musica termina, il suo petto ansimante va su e giù a un ritmo sostenuto e riceve i meritati applausi. È brava Antonella in questo genere, non posso non riconoscerlo, ma se addolcisse di più certi movimenti verrebbe fuori una coreografia più armonica.

Quando ci sfioriamo, nel cambio di posto, mi lancia uno sguardo pieno di sfida e io mi chiedo se sia per la gara o per il fatto che Francesco mi ha quasi abbracciata.

Ed ecco una nuova traccia musicale per me: Sacred.

Cavolo, mi piace da morire, specialmente la parte iniziale mi ispira una coreografia speciale che mi arriva così, senza pensarci troppo.

Di nuovo mi accartoccio a terra per alzarmi verso l'alto; molto lentamente gioco con il movimento delle braccia a interpretare un'adorazione verso qualcosa di sacro. Dò dei colpi di anche e fianchi al ritmo delle prime percussioni, poi, faccio una cosa che sorprende anche me: spicco un salto sul ripiano della seduta dietro di me e saltello fino al limite estremo della punta a poppa, male che vada cadrò in acqua. 

Sento Mimmo esclamare un'espressione di preoccupazione. La tensione è al massimo. Va tutto bene. Continuo a muovermi sul bordo alto dello scafo, poi, poco dopo, riscendo sulla base e inizio a muovermi nello spazio risicato a disposizione. L'energia che sento è quasi sconosciuta, non provo alcun timore o senso di limitazione. All'improvviso, inaspettatamente, nel mezzo del pezzo musicale, vedo Antonella alzarsi e unirsi a me nella danza. La cosa mi provoca eccitazione e sfida allo stesso tempo. La guido nel mio immaginario progetto coreografico e lei mi segue. Ci avviciniamo, poi, ci allontaniamo. Giriamo in tondo, l'una a circondare l'altra. Ci teniamo con il braccio destro allungato e i nostri corpi opposti in una figura quasi medioevale. Poi, ci posizioniamo schiena contro schiena, ad alimentare movimenti sensuali. E quando ci giriamo di nuovo, una di fronte all'altra, non ho il tempo di interpretare quel suo sguardo penetrante che lei, con forza, mi stringe dietro la nuca, mi spinge verso la sua bocca dischiusa e, affamata, divora la mia, intreccia la lingua, mi sbrana.

Sono attimi, di confusione, sorpresa, sgomento. Poi, con un energico strattone mi stacco. I suoi occhi mi fissano con luce piena di soddisfazione; tutti gli altri puntano su di me, le bocche quasi aperte in una sorta di apnea; e poi Francesco. Quando incontro il suo sguardo leggo stupore, ma anche divertimento.

Sconvolta, scappo di corsa di sotto e mi chiudo a chiave dentro la cabina.

https://youtu.be/bWsda-qXUm8

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