Capitolo Ventotto

Pov. Jessica

"No, ma non mi dire?" Luna sta completando uno dei suoi manifesti anti-qualcosa e non presta minimamente attenzione alle mie parole

"Luna sto parlando sul serio. Era sdraiata a letto con quello"

"È il suo migliore amico"

"Sembrano tutto tranne che migliori amici. E poi, io per un bacio sul collo mi prendo un calcio, quel coglione invece ci si sdraia a letto e lei ci sta pure!"

"Mh-mh.."

"Luna!" urlo

"Jessica,erano nudi?"

"No" scuoto la testa

"Lei era sopra di lui o viceversa?"

"No" sospiro

"La mano di lui o di lei era nelle mutande dell'altro?" mi volta scocciata verso di me

"No" abbasso lo sguardo

"Bene, allora non devi preoccuparti di nulla. È il suo migliore amico. Se non si sono messi assieme nei dieci anni precedenti, non vedo perché debbano farlo ora che ci sei tu"

"E se fossero stati fidanzati?"

"Ora sicuramente non lo sono più"

"Sempre utile parlare con te" sbuffo e mi butto sul letto.

Vederla così intima col suo migliore amico mi manda in bestia.

Dio, sembrano tutto meno che migliori amici. E poi non esiste che lei stia sdraiata a letto con una persona che non sia io. E che abbia un pene.

Quel tipo non mi piace per niente.

Si nasconde dietro alla maschera del migliore amico gentile ed amorevole, ma sicuramente nasconde qualcosa.

So benissimo che vuole qualcosa di più da lei, lo vedo dal modo in cui la guarda.

Da come il suo sguardo cada sulle sue labbra a volte.

Li ho osservati spesso mentre erano insieme, e lui non la guarda come un semplice migliore amico.

Possibile che lei non se ne accorga?

"Jess, non starci troppo a pensare, okay? Lei ora è interessata a te, non si concederà a lui" Luna mi sorride prima di uscire dalla stanza.

Sì, forse ha ragione. Non è così stupida da cedere alle ridicole avances di quello stronzo, e se davvero lei è interessata a me non cercherà conforto in lui.

Giusto?



Pov. Sarah

"Forza Sarah, ce la puoi fare" mi sto fissando nello specchio da circa dieci minuti.

Sto cercando il coraggio per andare a parlare con Jess, spiegarle la situazione.

Spiegarle che non sono una pazza psicopatica.

Ma come introdurre il discorso? E soprattutto come spiegarle la mia reazione senza raccontarle ogni cosa?

Mi chiudo la porta della stanza alle spalle e raggiungo il bar. Prendo due caffè da portar via e mi incammino verso il dormitorio

"Forza, forza. Hai affrontato di peggio" mi ripeto davanti alla sua porta, ma sono completamente bloccata.

Fisso la sottile porta in legno che mi separa da lei, il profumo di caffè di invade le narici.

Sento il cuore battere all'impazzata, la gola secca.

Darling, you got to let me know

Should I stay or should I go?

If you say that you are mine

I'll be here 'til the end of time..

Canto nella mia mente, cercando di calmare il casino che ho dentro

"Sarah? Stai bene?" Jess apre la porta della sua stanza, sussultando non appena mi vede

"Cristo" sobbalzo "Scusami io.. Non sono pazza, io.."

"Dovrei essere io a spaventarmi" ride "Da quanto sei qui fuori?"

"Io.. Poco" guardo l'orologio. All'incirca un paio di minuti "Ti ho portato il caffè.. e ho bisogno di parlarti"

Si rabbuia

"Entra" si fa da parte per farmi passare

"Grazie" annuisco e mi siedo sul suo letto.

Mi gusto la mia tazza di caffè, in silenzio. Fisso un punto davanti a me, mentre i suoi occhi sono su di me.

Ha preso le distanze, appoggiandosi alla scrivania. Beve il caffè a piccoli sorsi

"Quindi? Sei venuta qui per parlare o la tua coinquilina ti ha sbattuta fuori?" incrocia le braccia

"Io.. Sono venuta qui per parlarti" mi alzo e mi avvicino a lei, appoggiandomi sulla scrivania di fronte a lei "Volevo chiederti scusa per.. per il calcio di sabato sera. Non avrei voluto farlo"

Lei mi guarda trepidante, in attesa che continui a parlare

"Non sono pazza, lo giuro. È che mi hai colta di sorpresa, non me lo aspettavo. Ti chiedo di fidarti delle mie parole"

"Sarebbe questo l'unico motivo per cui l'hai fatto? Perché ti ho colta di sorpresa?" è confusa

Non riesco a reggere il suo sguardo, guardo fuori dalla finestra.

Anche se volessi parlarle, raccontarle tutto, non potrei. Ogni volta che provo a raccontare, o anche solo avvicinarmi al discorso, sento come un macigno sul petto e le parole mi si bloccano in gola.

"Sarah?" mi riporta alla realtà

"Per favore" la supplico.

Cambia espressione, si addolcisce

"Okay, d'accordo" alza le mani in segno di resa "Ora puoi andare"

"Non ho finito. So che avermi vista con Joe ti ha scossa. Non devi temerlo"

"Io non temo nessuno" ringhia.

Mi avvicino lentamente a lei, fino ad azzerare le distanze tra di noi. Lei si irrigidisce, probabilmente colta alla sprovvista dalla mia vicinanza. Il suo respiro diventa pensante ed incrocia le braccia davanti a sé come per difendersi

"Joe è il mio migliore amico, da quando avevo cinque anni. C'è sempre stato, in ogni momento della mia vita. Il mio è semplice affetto nei suoi confronti, come fosse un fratello. Nulla di più" le appoggio delicatamente una mano sulla guancia.

Inizialmente prova a ritrarsi, poi sospira e si lascia andare.

"Odio vederti così intima con lui" ringhia

"Lo so" sorrido.

È imbronciata, le braccia ancora incrociate. Non mi guarda in faccia, e la trovo adorabile.

La fronte è leggermente corrugata.

Non riesco a trattenermi.

Le prendo il viso tra le mani e la bacio. Le poso un bacio a stampo, poi un altro ed un altro.

Le si scioglie dalla sua posizione di difesa. Inizialmente posa le mani sui miei fianchi ma poi mi prende in braccio sorreggendomi dal sedere.

Mi bacia più intensamente, i suoi baci si fanno più spinti.

In un attimo però, tutta l'eccitazione viene sostituita dal panico. Comincio ad agitarmi proprio come sabato sera. Mi dimeno per sfuggire alla sua presa

"Devo andare" scappo via, per poi rinchiudermi in camera mia.

Apro la finestra per prendere aria. Le mie mani tremano, il cuore sbatte velocemente non riesco a calmarmi.

Baciarla è stato così bello, più bello di quanto mi aspettassi.

La sento bussare alla mia porta, ma non rispondo.

Ho bisogno di calmarmi, tornare lucida ed averla attorno non può che peggiorare le mie condizioni.

Comincio a cantare, e lentamente il mio cuore torna al ritmo naturale.

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