Capitolo Sette

Pov. Sarah

Lei è venuta a bussare alla mia porta. Lei era in piedi davanti a me.

Oddio, mi ci vuole un attimo per tornare alla realtà.

Sembrava così diversa da quando mi fissa solitamente da lontano. Meno.. inquietante.

I suoi meravigliosi occhi color oceano hanno catturato i miei, fino a quando la sua domanda non mi ha dato una via di fuga.

Li ho sentiti comunque addosso anche mentre cercavo quella dannata spina.

È tutto così strano. Sono sempre stata timida, dal liceo in poi tutta una serie di fatti mi ha portata a chiudermi ancora di più in me stessa, quindi mi sono sempre trovata a disagio quando si tratta di aver qualsiasi tipo di contatto con persone che non conosco, ma stavolta è diverso.

Scuoto la testa e torno a prepararmi.

Da ieri sera sono chiusa in questa mia bolla, cercando di capire cosa succede.

Laureen sta ancora dormendo, nonostante le lezioni inizino tra meno di mezz'ora. Continuo a farla dormire, ed esco silenziosamente dalla nostra stanza.

"Buongiorno" una voce mi fa sussultare

"Oh, ciao" rimango paralizzata.

Jessica è appoggiata al muro con un piede, le braccia incrociate

"Mattiniera" mi sorride

"Già" rido nervosamente

"Che voglia" ride "stai andando in classe?" guarda il grosso orologio nero che porta al polso

"In realtà stavo andando a fare una passeggiata, per prendere una boccata d'aria"

"Sola?"

"Ehm, sì. Il mio amico stamattina non c'è" alzo le spalle

"Il tuo ragazzo dici?" mi chiede.

I suoi occhi mi stanno fissando, quasi volessero analizzarmi

"Amico. Siamo, siamo amici"

"Ieri vi stavate baciando"

"Non.. non ci siamo baciati" mi gratto il retro della nuca.

Non so perché io l'abbia precisato

"Ho capito, ti accompagno a fare la passeggiata. Quando avrai le idee più chiare, mi spiegherai la storia" mi fa l'occhiolino.

Si incammina lungo il corridoio che porta fuori dal dormitorio, le mani nelle tasche dei jeans, il profumo di colonia maschile che si diffonde dietro di lei.

La osservo: i vestiti maschili che porta la fanno sembrare ancora più piccola di quanto lei già sia, la camminata e il portamento mascolino la rendono.. interessante?

"Che succede? Andiamo?" mi chiede voltandosi, non trovandomi accanto a lei

"Oh, certo" la raggiungo velocemente.

Rimango rigida accanto a lei, le mani rifugiate nelle tasche della mia grande felpa grigia.

Ho lo stomaco chiuso, la gola secca. Non riesco a dire una parola.

Mi sento incredibilmente goffa ed in imbarazzo.

Cerco di controllarmi, respirando profondamente.

La osservo di sottecchi. Porta dei jeans a cavallo basso che lasciano intravedere i boxer, un grosso giubbotto e un paio di semplici scarpe della Nike. Tutto interamente nero.

Porta ancora i grossi anelli di metallo.

"Sei sempre così.. silenziosa?" rompe il silenzio

"Io? Ehm, no.. ecco dipende.. Ehm.." non riesco più a parlare, le parole mi si bloccano

"Ehi, ehi sta tranquilla" ride "Non volevo metterti così in imbarazzo timidona" mi tira una spallata

"L'hai notato" mi gratto la nuca

"Beh, ogni volta che ti guardo diventi bordeaux, non incontri mai il mio sguardo e diventi impacciata. Sì, penso sia timidezza"

"Già" rido imbarazzata

"Ce ne sono poche ormai di ragazze come te. Così timide ed insicure, soprattutto quando arrivi al college. Sono qui da una settimana e fidati, ho già visto ogni singolo stereotipo di ragazza collegiale. Dalla puttana, all'alcoolizzata, alla fattona. Ce n'è davvero per tutti i gusti" scuote la testa

"Hai iniziato dopo il semestre" osservo

"Già, ho avuto una serie di.. complicanze diciamo" alza le spalle

"Capisco" annuisco.

So bene cosa voglia dire avere a che fare con una serie di.. complicanze.

Continuiamo a camminare, finché non ci sediamo nel grosso prato che costeggia l'edificio in cui hanno sede le classi.

Parliamo - o meglio, parla - tirandomi fuori dalla bocca qualche timida parola.

Mi racconta della sua estate, di tutto ciò che ha preceduto il college, anche se ho come il presentimento che mi stia omettendo qualcosa.

Infatti non fa riferimento a nessuna complicanza avuta.

Non mi soffermo troppo su questo, lascio correre, mentre l'ascolto parlare.

I dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni volano, e ci alziamo di malavoglia dall'erba umida, appena sentiamo la campanella suonare.

Ci sediamo ognuna al proprio posto, lei da un lato ed io dall'altro della classe, e così torno a respirare.

È come se avessi passato la mezz'ora precedente in apnea, tesa come una corda di violino.

Mi riempio i polmoni d'aria, e sospiro.

Sento i suoi occhi su di me, il che mi rende ancora un po' tesa.

Perché sento il desiderio di continuare a parlare con lei? Perché sento il desiderio di sedermi ancora vicino a lei sull'erba umida?

La mattinata passa lenta, e quando finalmente suona la campanella del pranzo, quasi non comincio a festeggiare.

Sistemo i libri nello zaino, non troppo velocemente, in attesa di vedere Dj comparire sulla porta.

Mi volto e Jessica non c'è.

Rimango un po' delusa, ma mi torna il sorriso non appena Dj mi abbraccia da dietro, cogliendomi di sorpresa

"Nana" mi stampa un bacio sulla guancia

"Dj" sorrido

"Ti sono mancato stamattina eh?" mi sorride.

Il mio sorriso si spegne immediatamente, ripensando alla persona che l'ha sostituito.

Scuoto la testa

"Già"

Mi poggia un braccio sulle spalle e raggiungiamo la mensa. Mi fa sedere, offrendosi di andare a prendere i vassoi.

Ben presto mi raggiungono Laureen, Pongo e Mark seguito da Marie..

Ora stanno ufficialmente insieme, togliendosi dal libero mercato, provocando disappunto sia nel popolo maschile sia in quello femminile.

Il silenzio che mi permetteva di pensare, ora è stato sostituito da un chiacchierio poco fastidioso, a cui mi unisco volentieri.

Laureen mi racconta di come sia andata la visita che aveva programmato per oggi presso l'infermeria del campus e mi racconta anche di una piccola sveltina avuta con un ragazzo della squadra di atletica subito dopo.

Si chiama Jason, lei già lo conosceva. Frequentano le stesse scuole dai tempi delle elementari, e si sono sempre piaciuti a vicenda, ma non sono mai riusciti a concludere nulla, se non qualche pomiciata quando erano ubriachi alle feste.

Mangiamo allegramente, tra una chiacchiera e l'altra, per poi tornare ognuno verso la propria aula.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top