Capitolo Settanta
Pov. Jess
Io Sarah camminiamo in silenzio, mentre ci dirigiamo verso l'ufficio del preside.
Fuori ad attendermi, uno dei professori a cui sono più legata: il sig. Birder.
Fin dal primo giorno il suo strampalato modo di insegnare mi ha colpita e mi ha fatta affezionare a lui.
Più volte mi sono ritrovata a chiedergli dei consigli, perché solo con lui sono riuscita ad aprirmi.
Sarah mi cammina accanto, il petto si muove velocemente. Lo posso vedere anche se è coperta da un grosso giaccone.
Cosa accadrà ora? La mia media dei voti è alta, forse potrebbe essere per me motivo di salvezza. Forse me la caverò con qualche giorno di sospensione e basta.
Dio, ma perché proprio a me?
Quando arriviamo davanti all'ufficio del preside, la porta è chiusa
"Aspetta qua" il professore mi indica una sedia
"D'accordo" annuisco, e mi siedo.
Provo a mostrarmi serena davanti a Sarah, quando invece vorrei solo spaccare tutto. La mia gamba si muove velocemente.
Lei mi poggia delicatamente una mano, e mi sorride. Per un attimo sento il cuore rallentare.
Oh, Sarah.. come fai a calmarmi in questo modo?
"Thompson? Dentro" il preside esce dalla stanza.
Sembra scocciato nel suo completo da due soldi. Mi alzo dalla sedia e prima di entrare le rivolgo un ultimo sorriso.
Rimango a bocca aperta quando noto seduta alla scrivania Laureen.
Ha la testa bassa, la gamba si muove troppo velocemente.
"Hashish? Cos'è questa storia signorina Thompson? Dove crede di essere?" il preside si siede alla sua scrivania.
Mi osserva con i suoi grandi occhi sporgenti, il viso coperto da una barba sottile ormai grigia.
Avrà sì e no quarantasette anni, mal portati.
È un uomo stanco, lo vedo dai profondi segni sotto agli occhi. La carnagione pallida non fa che peggiorare il suo aspetto già malandato.
Certo, doversi occupare di tutto questo dev'essere estenuante.
"Ho sbagliato signore, le chiedo scusa" abbasso lo sguardo
"Dovevo aspettarmelo da una tipa come lei. Ho letto il suo fascicolo, sa? Dal primo giorno. Non è la prima volta che ha a che fare con questi brutti giri"
"Lo so. Ho passato momenti difficili"
"Anche ora stava passando momenti difficili?" mima con le mani il segno delle virgolette.
Stringo i pungi
"Riconoscono le mie colpe signore, le chiedo scusa"
"Quali colpe?" stringe gli occhi a fessura, dopo aver posato un rapido sguardo su Laureen
"Stavo possedendo della droga all'interno del campus" sussurro a denti stretti
"E mi dica Thompson.. Era sua la droga in questione?" rimango spiazzata dalla domanda
Alzo lo sguardo, e do una rapida occhiata a Laureen che mima un no con la testa. Perché lei è lì?
Tentenno prima di rispondere.
Se dicessi che quella roba era roba mia, vorrebbe dire testimoniare il falso. Potrebbe comportare la mia espulsione.
Tutto nella mia vita cambierebbe. Il viso deluso di mia mamma mi compare nella mente.
Rabbrividisco.
Però raccontare la verità vorrebbe dire distruggere un'altra vita, per uno stupido e sciocco errore.
"Signorina Thompson?" il preside richiama la mia attenzione
"Io.."
"Era mia" interviene Laureen "Era mia quella droga. Jessica me l'aveva tolta, per evitare che potessi farmi del male. Voleva disfarsene davvero, ma.. non sapeva come fare" si alza in piedi di scatto
Rimango senza parole. Mi gira la testa.
Il fatto che lei abbia confessato potrebbe essere per me una cosa buona.
"Qualcosa da dire a riguardo signorina Thompson?" il preside mi guarda: sembra quasi stia ridendo di sottecchi
"Io.. no" scuota la testa.
Laureen mi sorride, gli occhi lucidi.
Mostra il cellulare al preside con tutti gli scambi di messaggi con il suo vecchio pusher.
Ad un certo punto perdo il contatto con la realtà: Laureen ha confessato tutto.
Dalla prima all'ultima cosa.
Probabilmente mi beccherò comunque dei servizi sociali per aver cercato di procurare della droga ad una mia amica, ma questa confessione cambia le carte in tavola.
Non sono colpevole di nulla, se non di aver voluto aiutare un'amica da qualcosa che potenzialmente avrebbe potuto ucciderla.
Il pacchetto è ancora perfettamente sigillato - o meglio, è ancora chiuso in quella ridicola pellicola da cucina - segno che non ne ho fatto utilizzo nei due giorni in cui l'ho avuta con me.
So che sarò comunque nei guai, ma sono felice che la verità sia venuta galla.
"Mi aspetti fuori signorina Martinez, io e lei parleremo dopo" il preside aspetta che Laureen lasci la stanza per iniziare a parlare "Il suo tentativo di coprire la sua amica è lodevole signorina Thompson, ma capisce che ci sono dei casi in cui diventa non solo giusto ma anche necessario" sottolinea quest'ultima parola "ricordarsi chi viene prima di tutto?"
"Le chiedo ancora scusa. Io mi sono ritrovata in questa situazione senza nemmeno volerlo. Le posso assicurare che non ho più niente a che fare con spaccio o roba simile. Ci ho sbattuto la testa più di una volta, ma ora non più" lo guardo
"Nulla è ancora deciso per lei. Il consiglio degli insegnanti dovrà riunirsi per decidere quale punizione ritiene più giusta"
"La prego, non mi cacci. Per la prima volta dopo tanto tempo sento di aver trovato il mio posto" sento gli occhi inumidirsi.
"Possiamo raggiungere un compromesso. Mi scriva entro domani un tema, di circa tre pagine sul perché non dovrei buttarla fuori da qui. Mi racconti cos'è cambiato in questi mesi. Da li valuteremo cosa fare"
"D'accordo, sarà fatto" annuisco e lascio la stanza.
Una volta varcata la porta, l'unica cosa che riesco a fare è lasciarmi andare su una sedia. I miei muscoli immediatamente si rilassano, quasi mi sentissi male. Come se fossi stata in tensione tutto il tempo.
Sento un po' la testa girare. Chiudo gli occhi, nella speranza di calmarmi.
Sarah mi si avvicina, lo sguardo sconvolto.
Deve aver scoperto tutto.
Pov. Sarah
Mi manca il respiro.
Non so da quanto Jess sia dentro, non riesco più a riflettere. Da questo incontro probabilmente dipenderà il nostro destino.
Quando sento la porta aprirsi, quasi ho un mancamento
"Laureen? Che ci facevi dal preside?" chiedo confusa
"Sarah, devo parlarti. Vieni, siediti" mi indica una sedia accanto a lei
"Cos'è successo? L'hanno espulsa?" sento gli occhi riempirsi di lacrime
"No! Lei.. no!" si affretta a rispondermi "devi sapere la verità"
Mi prende le mani e così inizia a parlare.
Mi racconta del pusher e di come Jess abbia voluto aiutarla, procurandole la droga. Non perde tempo a spiegarmi i motivi che l'abbiano spinta a fare questo gesto.
Mi si annebbia la vista
"Questa situazione è.. tutta colpa tua?!" ringhio "Ti rendi conto in che guaio hai messo Jessica? Te ne rendi conto o no?"
"Sarah io ho confessato tutto. Per questo Jess è stata convocata. Il preside già sapeva che non fosse roba sua. Mi dispiace tanto, ho fatto un casino.."
"Un casino? Laureen, Jessica rischia l'espulsione. Sai cosa vuol dire questo?"
"Mi dispiace tanto Sarah, davvero. È un periodo difficile per me.."
"Non me ne fotte un cazzo Laureen, non è questo il modo di affrontare i problemi. Dio, ma che cazzo di problemi avete tutti?!" urlo, spintonando Laureen.
Lei inizialmente rimane di stucco, poi a testa bassa si allontana.
Ho il cervello che va a duemila. Cazzo, tutto ciò si sarebbe potuto evitare se lei avesse avuto le palle di parlare. Se solo avesse avuto il coraggio di affrontare la realtà dei fatti.
Perché ha dovuto ricorrere a tutto ciò?
La porta dell'ufficio si apre, e Jess esce barcollante. Si accascia sulla sedia, non dice una parola.
Mi siedo semplicemente accanto a lei, in attesa che lei dica qualcosa.
Non voglio disturbarla, anche se muoio dalla voglia di sapere cosa sia successo dentro quella stanza
Cosa le avrà mai detto il preside? Le avrà già dato una sentenza?
"Sei proprio sconvolta" ridacchia
"Già, anche tu" cerco di ridere anche io, ma ciò che esce risulta una risata forzata e nervosa
"Già, è vero. Non ricordavo di averla affrontata così male la prima volta" scuote la testa "Laureen dov'è?" si guarda attorno
"Quella stronza? Non lo so, e nemmeno mi interessa. Meglio che non si faccia più viva con me. Mi ha raccontato tutto. Mi dispiace di non averti creduta" abbasso lo sguardo
"Come biasimarti piccola?" mi alza il viso "Non importa, l'importante è che ora tu sappia che quella roba non era mia. Non lo è mai stata e non ho intenzione di averci a che fare ancora"
"Cosa ti ha detto?" faccio un cenno con la testa, indicando l'ufficio del preside
"Ho tempo fino a domani per scrivere un tema di tre pagine sul perché dovrei rimanere qui" sbuffa "tre pagine!"
"Anche in questo caso riesci a lamentarti, sei incredibile" scoppio a ridere
"Certo che sì" sorride annuendo "Per fortuna ci sei tu" appoggia la fronte alla mia
"Sempre Jess" le poso una mano sul cuore "Sempre"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top