Capitolo Quindici

Pov. Sarah

Il pranzo di ieri mi ha destabilizzata.

Il fattore comune di Dj e Jessica è la capacità di osservare e capire le persone.

Entrambi sono stati in grado di capire che mi porto un peso sulla coscienza, un peso che ancora oggi, a distanza di tre anni, ha delle ripercussioni.

Esattamente come con Dj, non ho avuto il coraggio di raccontare nulla.

Mi piace il modo in cui mi guarda e non voglio che il suo sguardo cambi.

Mi ha toccata. La sua grossa mano si è appoggiata sulla mia.

Ho sentito la sua pelle morbida compressa contro la mia. Le tozze dita hanno avvolto la mia piccola mano, distraendomi dal ricordo degli anni passati e di quel fottuto 14 aprile.

Adesso sto raggiungendo la biblioteca per aiutare Jessica a studiare.

Aveva proposto di andare in camera sua, ma ho preferito rimanere in un luogo più.. neutro.

Non me la sento di andare in camera sua.

Ho un nodo allo stomaco, faccio fatica a respirare.

Laureen ha insistito affinché mettessi una maglia scollata ed aderente, per mettere in risalto il fisico.

Scelta che ovviamente non ho condiviso e che sono stata costretta a seguire.

Quando arrivo davanti all'enorme edificio, Jessica è seduta sugli scalini. Sta fumando una sigaretta mentre scorre il pollice sullo schermo del telefono.

Tiro un sospiro, e mi avvicino

"Ehi" mi rivolge un sorrisone

"Ciao" sorrido timidamente "Aspetti da tanto?"

"No tranquilla. Andiamo?" annuisco, e lei mi mette una mano sul fondo della schiena e mi spinge delicatamente in avanti.

Mi si blocca il respiro. La sua mano aperta è appoggiata poco sopra al mio sedere, e quando la toglie la fa scivolare di lato, sfiorandomi il fianco e accarezzandomi dolcemente il sedere.

Rimango leggermente spaesata dal suo gesto, e cammino confusa per la biblioteca.

Ci sediamo nel primo tavolo libero che troviamo. Lei si siede accanto a me, sdraiandosi sulla sedia, le braccia incrociate.

È girata verso di me, mi osserva sfogliare il libro.

Quando il suo sguardo è su di me, tutto mi viene più difficile. Divento incredibilmente goffa, e sembro proprio una fottuta imbranata

"Ecco, allora.. direi che si può cominciare dal primo capitolo. No?"

"Bhe, almeno che tu non voglia cominciare dall'ultimo e andare a ritroso presumo vada bene" ride "Sei tu l'insegnante" si morde il labbro

"Sì, sì direi che sì, il primo capitolo è l'ideale. Sì sì" annuisco imbarazzata

Si porta una mano alla bocca per coprire la risata che non riesce a trattenere. Mi sento una stupida, e le guance si colorano di rosso.

Sarà un lunghissimo pomeriggio.


Pov. Jessica

Avremmo potuto essere in camera da sole, sedute sul mio letto, e studiare questa merda, ed invece siamo qui.

Lei ha voluto studiare qui, probabilmente perché non ha il coraggio di restare completamente sola con me.

Sorrido.

Non ha scampo. Prima o poi saremo sole, e riuscirò a baciarla e, chissà, anche andare più a fondo.

Ma penso proprio che per quello ci vorrà ancora un po' di tempo.

La guardo mentre legge la pagina del libro, prima di prendere coraggio e voltarsi verso di me.

Comincia a parlare timidamente, blaterando cose che non sto ascoltando perché troppo impegnata ad osservare quelle labbra carnose.

Mi lecco le labbra: desidero baciarla, sfiorarle il viso, stringerle i capelli mentre la mia lingua si incontra con la sua.

La maglietta bordeaux è incredibilmente aderente, segnandole il fisichino minuto.

Il seno piccolino è messo in risalto dalla profonda scollatura che su di lei non risulta volgare, mentre la maglia evidenzia le costole sporgenti.

Scuoto la testa, per concentrarmi. Cerco di seguire ciò che lei dice, ma è davvero difficile concentrarmi

"Hai capito?" mi domanda

"Certo" annuisco

"Sicura?" mi osserva sospettosa

"Sì, tranquilla. Non è difficile questa roba" annuisco, anche se non ho seguito una parola di quello che ha detto

"Bene, allora posso andare avanti.."

"No. Facciamo una pausa" la tiro su dalla sedia portandola sul giardino sul retro.

Ci sediamo sugli scalini, ed io mi accendo una sigaretta

"Non ti da fastidio se fumo, vero?" le chiedo

"No tranquilla" sorride, sedendosi a qualche decina di centimetri da me

"Non capisco perché ti allontani sempre così tanto. Puzzo forse?"

"No" scoppia a ridere "Io, non lo so" abbassa lo sguardo.

Mi avvicino a lei, guardandola

"Se ti dicessi che mi interessi?"

"Che?" balbetta, diventando bordeaux come non l'avevo mai vista

"Sì Sarah, mi interessi" sorrido "Voglio provare a conoscerti. Capisco che per te tutto questo sia strano, in quanto etero, ma sbaglio o non ti sono così indifferente?" ammicco

"Ecco, tu.. Sì" annuisce

"Sì cosa?" chiedo

"Sì ad entrambe le cose. È strana per me tutta questa situazione, perché sono etero o almeno, pensavo di esserlo. E sì, tu non mi sei indifferente" ammette "Ma sono confusa. Ho paura di sbagliare, non so cosa fare"

"Lasciati guidare dal cuore" le dico "Se te la senti di provare, fallo. Non limitarti a quello che pensavi di essere tu. Potresti scoprire una nuova te, che potrebbe piacerti più di quella di prima"

"Non è solo questo.. Ho paura" ammette, stringendosi a sé le ginocchia

"Non devi averne" mi avvicino, cercando di baciarla ma lei si scosta

"Torniamo a studiare?" si alza di scatto

"Certo" sorrido

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