Capitolo Dodici

Pov. Sarah

Ho passato il weekend chiusa in camera, non ho avuto molta voglia di uscire.

Ho di gran lunga preferito passare la domenica pomeriggio ad ascoltare il favoloso sabato sera di Laureen: ha partecipato ad una mega festa organizzata da una delle confraternite più grandi del campus, la AWP.

Association Windsor Patrick, la prima confraternita fondata nel lontano 1865 dal primo preside Patrick Windsor appunto.

Inizialmente i suoi principi fondamentali erano la morale, il rispetto del prossimo e il duro lavoro per la creazione di sé stessi. Con il passare degli anni, delle generazioni, questi valori sono andati perduti. Oggi la sigla AWP ha assunto in modo ufficioso un nuovo significato: Alcool, Weed and Pussy.

La AWP è famosa per le sue feste a base di alcool, erba e ovviamente.. ci si può arrivare.

Laureen mi ha raccontato che c'era davvero tantissimo alcool, e anche l'erba non scarseggiava.

C'erano tantissime ragazze, il che ha completato il triangolo su cui si basa questa ormai penosa confraternita.

Mi ha anche raccontato di essersi fatta circa quattro ragazzi diversi, e di essere tornata in camera completamente fuori di sé.

Io non mi sono accorta di nulla, se non al mattino svegliata da un'assurda puzza di alcool ed erba proprio sotto il naso. Laureen, infatti, appena tornata in camera, si era addormentata accanto a me.

Mi sono alzata disgustata e mi sono rimessa a dormire nel suo letto.

Inutile dire che la puzza aveva invaso la piccola camera che condividiamo.

Mi sono trovata costretta ad aprire la finestra e rannicchiarmi sotto le coperte, per sfuggire alla fredda aria mattutina di metà ottobre.

Il lunedì comincia decisamente meglio: l'odore di alcool ed erba è sparito da camera nostra, io mi sento decisamente meglio e con la vitalità del lunedì mattina raggiungo i ragazzi per fare colazione

"È stata una festa mitica, davvero!" Pongo mostra orgoglioso i suoi succhiotti "E sapete qual è il bello? Non so nemmeno chi sia stato a farmeli!"

"Dovevi esserci Sarah! Ti saresti divertita da matti" aggiunge Mark

"Magari alla prossima" rido nervosa.

A dire il vero non ho la minima intenzione di andare ad una festa del genere, per poi tornare a casa marcia come Laureen.

Non è il genere di feste a cui mi piace andare. Non è che non mi piacciono le feste, ne frequento talmente poche, ma quelle poche che frequento sicuramente non sono di questo genere.

Io non sono come loro. Non amo bere, fumare o scopare con la prima persona che capita a tiro.

E soprattutto non tocco alcool da due anni. È stato un traguardo difficile da raggiungere: una volta bere era l'unica cosa che mi permetteva di alleggerire il vuoto che avevo nel petto.

So bene che l'abuso di alcool raggiunto in passato fu dovuto semplicemente dal periodo difficile che stavo attraversando e che probabilmente ora non mi ridurrei di nuovo nello stesso modo, ma perché rischiare?

Dj parla animatamente con la ragazza di Mark, sempre riguardo alla mitica, favolosa festa della AWP.

Non mi guarda più in faccia, e non mi saluta nemmeno quando li raggiungo.

Ha deciso di eliminarmi definitivamente dalla sua vita.

E devo dire che fa male. In fondo io ci tengo a lui, solo non nel modo in cui lui che vorrebbe.

Pongo mi prende a braccetto mi racconta di alcuni flirt avuti con delle ragazze - o almeno, mi racconta i flirt di cui ancora si ricorda - sforzandosi di ricordare quando e chi gli abbia fatto quegli enormi succhiotti sul collo.

Mi lascia davanti al laboratorio di chimica, salutandomi allegramente.

Mi dirigo verso la postazione che di solito divido con Laureen che però stamattina ha deciso di non venire a lezione: ancora non si è ripresa completamente dalla colossale sbronza di sabato sera, così ha deciso di riposarsi ancora.

E di sfuggire al compito di chimica.

Sono le 7.58.

Mi volto.

Lei ha la postazione nella fila accanto alla nostra, una indietro rispetto a noi. Non c'è.

Tiro un sospiro di sollievo.

Prendo il libro di chimica, per poter ripassare le ultime cose

"Non c'eri alla festa sabato" Jessica è seduta accanto a me

"Cristo! Che spavento" sobbalzo sul mio sgabello

"Scusami" alza le spalle. Le tiro un'occhiataccia, per poi tornare a fissare il libro "Allora?" alza il sopracciglio

"Allora cosa?" chiedo, infastidita, agitata e imbarazzata

"Dov'eri? Te la stavi spassando con qualcuno?" mi tira una spallata

"A dire il vero mi stavo godendo un bellissimo film in streaming, comodamente sdraiata nel mio letto, nella mia camera incredibilmente silenziosa senza quella casinista della mia coinquilina"

"Come mai non sei venuta alla festa?"

"Alcool, erba e.. , non fanno per me" alzo le spalle

La nostra conversazione viene interrotta dalla professoressa che, piuttosto irritata già di lunedì mattina, urla isterica di togliere libri e quaderni dalle postazioni e di prendere solo una penna.

Ci posa davanti un foglio fronte e retro con una ventina di domande.

Jessica rimane seduta accanto a me, mandandomi in confusione.

La mano sinistra è appoggiata al bancone, tenendo fermo il foglio.

Non posso fare a meno di osservarla: è così grossa, le dita sono abbastanza lunghe ma affusolate. Nell'anulare un grosso anello di metallo decora il dito, così come nel pollice un sottile anellino.

Le unghie mangiucchiate sono l'unica pecca che riesco a trovare.

La sua pelle dev'essere incredibilmente liscia, e vorrei davvero scoprire cosa si prova a stringere quella mano che all'apparenza sembra così possente, mascolina.

Il suo profumo mi fa stringere lo stomaco.

Il mio cervello va in corto.

Leggo e rileggo le domande, ma è come se stessi leggendo un testo scritto in aramaico antico

"La prima è la b, la seconda la c, la terza bronzo" sussurra Jessica

"Cosa?" scuoto la testa, tornando alla realtà

"B, c e bronzo" ripete

"Oh, grazie" annuisco e continua a suggerirmi la verifica, finché non la completo tutta.

La leggo ancora una volta, e dopo averla letta per la decima volta, spezzoni di sapere mi tornano in mente correggendo gli eventuali errori commessi da Jessica

"Grazie mille davvero" mi volto verso di lei, una volta consegnato "Sono andata completamente nel pallone"

"Non c'è di che" sorride "Ma adesso devi sdebitarti"

"Sdebitarmi?" chiedo nervosamente

"Certo, esci con me" un sorriso malizioso le compare sul volto.

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