SOLITUDINE

Era passata una settimana dal mio arrivo a Verona.
Le cose erano uguali al mio arrivo, io ero sempre lo stesso. Non era cambiato niente. Certo, ero arrivato da poco, e poi cosa doveva cambiare? Niente.

Papà ogni giorno cercava sempre di essere presente e di non sembrare mai schivo o freddo. Appena lo chiamavo per qualsiasi cosa lui era sempre presente, a me faceva tanto bene questo suo essere così premuroso con me, ma da un'altra parte mi sentivo anche un po' in colpa per tutte le volte che l'ho trattato male credendo che non mi volesse bene.

A scuola non era cambiato nulla. Io ero ancora seduto al mio banco singolo. L'argomento Mattia Gori era durato sulla bocca di tutti per alcune ore poi il giorno dopo era già ritornato tutto alla normalità. Io intanto mi ero confinato nel mio angolo nell'anonimato, volevo così. Non volevo nessuno. Eugenia alcune volte era venuta da me per farmi integrare un po', ma anche lei dopo qualche giorno si era arresa e non mi aveva chiesto di venire al suo banco. Tutti si arrendono. Ormai era anche banale sperare che qualcuno fosse veramente interessato a me. Per quanto riguarda quei due occhi marroni che avevano un nome, ed era Christian, continuavano ad osservarmi. Alcune volte durante l'orario scolastico lo notavo guardarmi. Tutto ciò mi faceva sentire strano. Alcune volte anche imbarazzato. Non sapevo descrivere ciò che provavo quando incrociavo quei occhi, però non so perché ma l'istinto non mi diceva di allontanarmi come al solito, anzi il cuore diceva di avvicinarmi ma io non ero certamente d'accordo. Cosa potevo mai aspettarmi da quel ragazzo? Sicuramente era come tutti gli altri che aveva come amici sbruffoni, arroganti, fastidiosi e imbecilli. Ero da una settimana a scuola, ero nell'anonimato ma sapevo osservare molto bene. Christian era quello amato un po' da tutta la classe, lo veneravano quasi come un leader. Certo però che non piaceva agli altri il suo legame con Manuel, il più fastidioso, colui che aveva provato a sminuirmi con la sua battuta al primo giorno. Eugenia era amata e odiata. Una parte le voleva bene per la sua gentilezza, la sua bontà, la sua calma. L'altra invece la odiava per la sua precisione maniacale, il suo studiare continuamente e quindi ottenere i voti migliori di tutti. C'era Gloria, lei non veniva considerata da nessuno. Come me praticamente. Era una brava ragazza, andava bene nello studio, era cordiale, ma molto paurosa nell'aprirsi agli altri. Parlava solo con Eugenia e Federico. Federico era il nerd di turno. Era il genio della matematica e quindi l'oggetto da usare di tutta la classe, veniva usato solo per quello e poi non veniva minimamente considerato. Lui era troppo buono e aiutava tutti, solo Eugenia era gentile per davvero con lui.

In questa classe ognuno pensava a sé, o perlomeno ci si parlava solo con il gruppo che ognuno si era formato.
Christian e il suo amichetto del cazzo facevano parte del gruppo dei leader, quelli che si credevano chi sa chi, che cercavano di imporre la propria ideologia di pensiero sugli altri. Io, Gloria e Federico anche se non ci parlavamo perché non ci conoscevamo, invece facevamo parte del gruppo degli esclusi. Poi c'era il gruppetto delle vip del cazzo, il gruppo degli asociali e infine quello dei problematici. Io ero sia in quello degli esclusi che in quello degli asociali Giustamente sorge la domanda Come fai a sapere tutto ciò se non parli con nessuno?" La risposta è ovvia, non parlare non significa non ascoltare. Faccio finta di ignorare tutti ma in realtà osservo e anche tanto. Si è vero forse posso aver creato un immagine di una persona sbagliata, ma la maggior parte delle volte, non ho mai sbagliato.

"Buongiorno ragazzi."

La prof di italiano entrò di botto e mi fece quasi sobbalzare.

"Oggi ci sarà un piccolo sfratto di posti." Disse incrociando le braccia ai fianchi per poi osservarci tutti su chi spostare

Posti? Come posti!? Oddio mi avrebbe spostato sicuramente. Sono nuovo, non ho ancora parlato con nessuno e sicuramente sarò uno dei primi.

"Io e il consiglio di classe, abbiamo notato che qui c'è molta individualità, e chi parla, lo fa con il proprio gruppetto. Questo non va bene. Escludete, isolate gli altri e so anche che ci sono vocine maligne e a me non piace affatto. "

La prof mi aveva letto nel pensiero per caso? Come aveva potuto notare tutto ciò? Qualcosa mi puzza.

"Prof forse sono gli altri che non vogliono parlare con noi. Forse si escludono da soli. "

Ecco che il coglione apre bocca e come al solito sputa merda.

"Alessi, non dire cavolate con quella bocca. Invece di dire ste fandonie, la prossima volta usa la bocca per dire qualcosa di sensato, come qualche argomento che avresti dovuto portare per l'interrogazione. Secondo te il trattamento che hai riservato ad esempio a Gori, arrivato una settimana fa è stato uno dei migliori? Oppure a Rocca, che vai vicino a lui solo per copiare. Qui non siamo cretini Alessi, vediamo e osserviamo tutto. Quindi meglio che tu stia zitto."

Ero sconvolto dalle parole della professoressa Castaldi. Da quando sono qui non è mai entrata in discussioni che non gli appartenevano. In questa settimana, nelle sue ore non so quanti professori sono entrati per chiedergli un opinione e lei li ha respinti.

Ma non lo ero solo io, tutti si guardavano abbastanza sorpresi. Quindi confermano la mia ipotesi. Loro la conoscevano da molto prima di me.
Con l'intervento della prof, Manuel finalmente si è stato zitto, rosso dalla vergogna. Era ciò che si meritava quel cretino di prima categoria.

"Quindi oggi, sposterò un paio di voi e non voglio sentire fiatare. Chiaro? Ah e precisiamo una cosa, il consiglio dei professori di questa classe è d'accordo con me, ho già presentato la mia disposizione quindi è inutile che vi sposterete quando io non ci sarò. "

Cazzo. Aveva programmato gia tutto. Era davvero intenzionata a cambiare le cose.

"Alessi, spostati e vai vicino a Giordani"

"Vicino a Gloria? Prof, dai non potete farmi questo."

Mi girai per vedere la faccia di Gloria, ed era bianca. Era sconvolta. Ovvio chi avrebbe voluto stare vicino a lui?

"Gori! Alzati!" Disse lei indicandomi

Era arrivata la mia ora. Lo sapevo. Speravo con tutto il cuore che mi avrebbe messo vicino ad Eugenia, mi aveva suscitato una buona impressione.

"Vicino ad Adami."

Adami? Christian Adami? Nooo. La solita sfiga. Di botto non so perché ma mi girai per vedere la sua reazione e da come avevo immaginato non era delle migliori. Aveva la testa china sul tavolo, come per dire "perché proprio a me?" È vero non ero un compagno di banco perfetto, non lo so perché ma ci rimasi un po' male da quella reazione.

Inoltre la cosa brutta era che alla destra del mio futuro banco, dopo due banchi c'era quello di Manuel con Gloria. Quindi lo avrei avuto anche vicino a quel coglione.

Quando raggiunsi il banco di Christian, Eugenia che era davanti si girò e non aveva una bella espressione. Era dispiaciuta, voleva lei sedersi di fianco a me e molte volte me lo aveva proposto e io avevo rifiutato.

Mi sedetti, e come previsto, né io né lui ci parlammo. Io ero per fatti miei e lui era sempre girato per parlare con il suo amico. Mi dava un fastidio enorme. Io certo non ero perfetto ma l'educazione i miei genitori me l'avevano impartita. Almeno dire "ciao sono Christian." Il suo nome lo sapevo perché era sempre sulla bocca di tutti, non perché lui da educato me l'avesse detto.

Di certo, io non avrei detto una parola. Avevo imparato da un po' che rincorrevo troppo gli altri, dovevo imparare a pensare a me stesso, quindi mi ero prefissato che io non avrei detto una parola.
L'ora con la prof di italiano fini così. Dopo dieci minuti ci venne detto che quella di matematica non c'era, quindi per passare un po' il tempo, presi dalla mia borsa il mio diario e iniziai a scarabocchiare qualcosa. Dopo qualche minuto qualcuno prese di soppiatto il mio diario e lo svolazzò per aria.

"Cosa scrivi Gori?" Era Manuel. Chi poteva essere se non quell'imbeccile.

"Ridammelo." Dissi rimanendo fermo al mio posto.

"Perché cosa mi fai altrimenti? Dai fammi vedere un po cosa nascondi."

Le sue schifose mani stavano toccando la cosa più preziosa per me, nessuno doveva toccarlo. NESSUNO.

//FLASHBACK

Era un estate così calda, stare da mia nonna era una tortura. Anche se era zona di mare, faceva un caldo torrido.
Ero in giardino sdraiato a terra, sotto ad un albero per proteggermi.
Amavo la penombra.
Però dovetti alzarmi, mia nonna mi stava chiamando insistentemente.

"Mattia!! Vieni un attimo qua."

"Sto venendo." Dissi urlando facendomi sentire.

Entrai in salotto e vidi mia nonna seduta sul divano con un pacchetto tra le mani.

"Siediti qua. Ti devo dare una cosa."

Mi sedetti di fianco a lei e senza dire nulla mi porse il pacchetto. Io lo aprii e vidi un diario nero, lo girai e dietro c'erano solo 4 iniziali

"Che cos'è nonna? E perché ci sono queste iniziali?" Ero leggermente confuso

"È un diario Mattia, quelle sono le nostre iniziali. Voglio che quando vedi questo diario pensi a me. È un mio regalo per te. Scrivici tutto quello che vuoi, disegna, racconta. È un diario vuoto. Si riempirà con ciò che vuoi tu. Anche se faccio finta di non vedere, so che sei un ragazzo che tiene tutto dentro e questo ti aiuterà molto, te lo posso assicurare. "

Era emozionata, aveva i suoi occhi molto arrossati, le sue mani tremavano, non capivo tutta quell'ansia per un semplice regalo.

"Grazie nonna, è il più bel regalo mai ricevuto." Mi allugai per stringerla in un forte abbraccio.

//FINE FLASHBACK

All'improvviso sentii un rumore di rottura di un foglio

"Questo è brutto togliamolo." Manuel aveva strappato un foglio e io ormai stavo esplodendo.

"RIDAMMELO.ORA!!! Dissi spingendolo facendolo retrocedere e quindi cadere.

Presi il mio diario da terra, non potei nascondere i miei occhi arrossati. Non volevo mostrare la mia sensibilità, non a persone del genere. Intanto nella classe era caduto un silenzio tombale

"Manuel ma sei un cretino. Ma non vedi che è una cosa preziosa per lui. " Eugenia sbalzò dalla sedia, difendendomi.

"Mentre raccoglievo i fogli strappati, inaspettatamente Christian si abbassò aiutandomi

"Grazie ma faccio da solo." Dissi prendendo i fogli dalle sue mani.

Lui mi guardò un po stranito, quasi volesse scrutarmi, io ero già nervoso e quindi lo risposi.

"Che c'è? Perché mi guardi così? Per caso faccio pena anche a te?

Ero arrabbiato, non mi resi conto che me la stavo prendendo con qualcuno che stranamente mi stava aiutando. Ma succedeva sempre. Quando ero arrabbiato non vedevo più nulla.

"No." La sua risposta fu molto flebile, quasi avesse paura di parlarmi.

Mi risedetti al mio posto e cercai di dimenticare l'accaduto. Però ogni volta che guardavo il mio diario, la rabbia risaliva. Ormai la giornata era distrutta e niente poteva riaggiustarla.

"Mi dispiace per quello che è accaduto, Manuel ha esagerato. "

Christian mi aveva rivolto la parola. Ma quale santo lo aveva benedetto?
Lo guardai sconcertato

"Che c'è? Perché mi guardi così?" chiese confuso anche lui

"No niente, comunque esagerato è dir poco. Non aveva nessun diritto di prendermi il diario, di frugare tra le mie cose e oltretutto strappare delle pagine all'interno perché a lui andava così." Risposi ancora alquanto alterato

"Posso chiederti una cosa?" disse lui poggiando una mano sul mio braccio, come se volesse dirmi spero non ti dia fastidio."

"Si certo." replicai

"Quando il diario è caduto a terra, ho notato che dietro ci sono delle iniziali bianche. Di chi sono?"

A quanto pare Christian osservava bene anche lui. Forse mi ero sbagliato su qualcosa

"Le mie e di mia nonna. Il diario è l'ultimo regalo che mi ha fatto prima di morire per un tumore, io non ne sapevo niente. Solo che una mattina di ferragosto, ero a casa sua e mi porse il diario. Una frase che ricordo benissimo "Voglio che quando vedi questo diario, pensi a me" È l'ultima cosa che mi ha detto. Il giorno dopo fu ricoverata di urgenza. "

Sputai tutto fuori, non sapevo perché gli dissi quelle cose. Non mi ero mai confidato con nessuno. Ma non so perché buttai tutto fuori e non riuscii a fermarmi.

"Mi dispiace. Capisco allora perché tu sia così legato a quel diario. " Disse allontanando quella mano dal mio braccio.

La giornata scolastica fini con l'ultima lezione con il professore di filosofia.
Io uscii di fretta per incamminarmi verso casa
Quando arrivai alla porta di casa mia, casualmente mi finì l'occhio sulla casa affianco e con grandissimo stupore notai che Christian stava aprendo la porta di casa. Manco a dirlo, lui si girò subito dopo e i nostri occhi si incrociarono.

Lui senza dire nulla, avanzò verso di me

"Ciao vicino." Disse Christian ironicamente

"Davvero abiti nella casa di fianco?" Risposi indicandola

"Si è casa mia." Rispose lui tranquillamente

"Scusa ma vivi al buio allora?" Chiesi facendomi scappare un sorriso.

Un sorriso. Era da tempo che non mi veniva naturale. Cosa mi stava succedendo?
Lui alla mia domanda scoppiò in una fragorosa risata.

<<Quanto era bello.>>

Oddio cosa sto pensando. No no. Non devo cadere di nuovo in questo tranello. Non può succedere di nuovo.
Non posso rovinare di nuovo tutto

"No, ma sono sempre solo a casa, mamma è un medico e non c'è mai, quindi è inutile che accendo tutte le luci. Quando mi serve accendo la torcia del telefono." Replicò tranquillamente

"Ah va bene, allora ci vediamo domani?" Chiesi

"Si certo. Ma che dici di entrare mi tieni compagnia. Sono solo."

Mi aveva invitato a casa sua? Ma cosa stava succedendo? In tutto il periodo fino ad ora che mi sono trasferito non abbiamo mai parlato, solo mezze parole sconnesse dette oggi.

"Non lo so, ci sono i compiti da fare, non ho avvisato mio padre." Scuse pietose. Ma cosa dovevo fare? Mi sentivo enormemente in imbarazzo. Non sapevo cosa dire.

"Dai, i compiti sono per dopo domani, domani si possono fare. Tuo padre lo avvisi con il telefono di casa mia. Dai entra, sono solo." Mi fece gli occhi da cane bastonato

" Va bene, ma per poco." Dissi seguendolo

Christian aprì la porta di casa sua e io ebbi quasi timore ad entrare, solo quando lui si girò e mi chiese cosa stavo aspettando entrai.
Christian accese le luci e subito notai la grande pulizia che c'era in quella casa. Brillava come uno specchio. Inoltre era tutto sul tono del moderno, colori chiari , poche cose in giro.

"Allora, vogliamo mangiare qualcosa oppure andiamo direttamente in camera mia? " chiese togliendosi il giubbotto

"Non ho molta fame. " Risposi mentendo spudoratamente. Stavo morendo dalla fame, ma mi sentivo un po' a disagio.
Ma neanche dopo qualche secondo il mio stomaco emise un brontolio e la mia salda copertura fu sgamata.

"Mi sa che il tuo stomaco non è d'accordo." Replicò ridendo rumorosamente

Lo guardai e mi scappò una risata anche a me
Mi tolsi il giubbotto e lo diedi a Christian, faceva troppo caldo. Mentre egli posò il giubbotto sull'attaccapanni disse una frase che mi lasciò di stucco

"Mi fa piacere che ti ho fatto ridere un po', tu non lo fai mai, sei sempre così triste e malinconico. Hai gli occhi spenti. Ed è un peccato."

Non era possibile. Stavo sognando. Come aveva fatto a capirlo? Non mi conosceva affatto. Non parlavamo mai. Come poteva saperlo?
Lui subito dopo, si girò e notò subito il mio stupore e al contempo il mio profondo imbarazzo

"Mi dispiace, non volevo metterti a disagio. Osservo molto e me ne sono accorto. Se avessi saputo che ti avrebbe disturbato non avrei detto nulla." Disse poggiandomi una mano sulla spalla.

"Non preoccuparti." Risposi

Andammo in cucina e mi sedetti sullo sgabello, mentre Christian aprì il frigo.

"Mmh c'è dello yogurt, vari dolci, verdure, gelato. Niente di interessante, mi sa che dovremmo cucinare noi, però il problema è che io non so fare un cazzo." Spiegò ridendo

"Non c'è problema, posso farlo io." replicai alzandomi

"Davvero? Tu sai cucinare? Beato te."

"Controlla nella dispensa e vedi cosa c'è, magari vediamo di fare della pasta."

Christian iniziò a controllare la dispensa e iniziò a prendere varie cose

"Penso che ci siano tutti gli ingredienti per fare gli spaghetti al pomodoro."

"Va bene, faremo quelli" Risposi

Christian mi diede campo libero, disse che dovevo comportarmi normalmente, senza imbarazzo. Inizia a cucinare, ma sott'occhio notai che lui guardava ogni mio movimento

"Perché mi fissi così?" Dissi dopo aver messo il sale nell'acqua.

"Perché voglio imparare."

Christian si mise dietro di me, appoggiò le sue mani ai miei fianchi e allungo la testa per vedere io cosa stessi facendo.
Mi si perse un battito. Sentivo il suo respiro, il suo cuore e se osavo girarmi potevo avere di fronte a me le sue labbra, i suoi occhi. Io cercai di fingere che non stesse accadendo nulla, così continuai a cucinare, cercando di togliermi dalla testa la scena che stava accadendo.

Dopo aver cucinato, ci mettemmo a tavola e notai il mio telefono sul tavolo tremare incessantemente

"Oh mio dio!! Mio padre! Mi sono dimenticato di chiamarlo!" Urlai prendendo di fretta il telefono chiamandolo

"Mattia!! Dio mio. Ti sto chiamando da ore, dove sei? È successo qualcosa? Sono tornato a casa ma non ci sei." Aveva la voce molto tremante, forse aveva pianto, era nel panico più totale.

"Papà mi dispiace, non ti ho avvisato ma sto da un mio compagno di classe. Sto a casa sua, inoltre non mi hai così lontano, mi trovo esattamente nella casa affianco alla nostra." Dissi ridendo un po cercando di scogliere la tensione creata

"Menomale. Mi fa piacere. Finalmente fai amicizia con qualcuno. Però la prossima volta mi devi chiamare ok?" Replicò tirando un sospiro di sollievo

"Si certo papà, lo farò. Mi dispiace." Dissi.

Subito dopo lo salutai e iniziammo a mangiare

"Allora come sono?" Dissi osservandolo che iniziava a mangiare.

<<è sexy anche quando mangia>>

Dio santo. Ancora con sti pensieri.

"Devo dire che sono buoni. Complimenti sei stato davvero un bravo cuoco." Rispose con un sorriso ammaliante

"Ci so fare" Dissi ricambiano con un piccolo accenno di sorriso.

"Come mai sai cucinare così bene?" Chiese riempiendo i nostri bicchieri d'acqua

"A Bari ero sempre da solo, l'unica persona che c'era era la nostra domestica. Mi annoiavo a morte, così mi misi vicino a lei e iniziai ad osservarla mentre cucinava per me. Risultato? Dopo alcune settimane mi cucinavo io, così Cristina non doveva badare anche a me. Gli tolsi un peso di dosso." Replicai bevendo

"Hai fatto bene. Bisogna essere indipendenti. Anche io dovrei farlo, sono sempre solo qua, mamma poche volte è a casa, di solito torna sempre tardi però non mi sono mai concentrato nel farlo. Poi ogni giorno mi invitano sempre da qualche parte. Tipo una volta al pub, una volta in pizzeria, alle volte sto a casa di Manuel. E quindi non pranzo mai a casa, oggi è stato un caso. Forse il destino voleva così perché dovevo trascorrere questa giornata insieme a te." Disse alzandosi prendendo il suo piatto per posarlo nel lavandino "

<<Dio santo, che bel fondo schiena, che bel culo>>

Basta. Basta. Non ne potevo più di questi pensieri. Basta. Perché mi comportavo sempre in questo modo quando un ragazzo si avvicinava più di me? Non volendo diedi una gomitata al bicchiere facendolo cadere a terra, rompendosi in mille pezzi

"Oh no. Cosa ho fatto? Mi dispiace" Dissi abbassandomi prendendo i cocci del bicchiere.

Christian si girò subito di scatto, sentendo il rumore

"No aspetta. Cosa fai. Ti tagli. Non è successo nulla." Replicò alzando il tono della voce

E come Christian aveva previsto, mi tagliai in mezzo alla mano e dal dolore feci cadere i pezzi di vetro a terra.

"Ahi! " Dissi agitando la mano

"Vedi, ti sei tagliato, sei proprio cocciuto. Ti avevo detto di non fare nulla, fammi vedere." Disse prendendomi la mano

Lo guardai. E mi venne un groppo in gola. Nessuno si era mai preoccupato per me. Nessuno si sentiva in debito di controllare come stessi. Era il primo.

"Non ti preoccupare, è solo un taglio superficiale. Aspetta qui che prendo il kit medico in bagno." Rispose alzando gli occhi incrociandoli con i miei.

Rimanemmo così penso per qualche minuto ad osservarci. Lui aveva ancora la mia mano sulla sua. Speravo che non riuscisse a notare i miei occhi leggermente umidi

"Perché stai piangendo?" Disse facendomi alzare

"I...io? Piangere? No no. Io ho sempre gli occhi così, mi scatta l'allergia in questo periodo. "

Ero un maestro a inventare fandonie che manco un bambino dell'asilo poteva crederci.

"Va bene.... aspettami qua, torno subito."

Dopo neanche dieci minuti Christian tornò con il kit medico e iniziò a disinfettarmi la ferita alla mano. Lo osservai e notai la sua delicatezza nell'aiutarmi.
Dopo avermi bendato la ferita, andammo in salotto e guardando un film, eravamo entrambi sul divano e all'improvviso Christian prese dei pop corn e me lo lanciò in faccia.

"Hei ma cosa fai! Dissi girandomi di scatto."

"E dai ridi un po'! Sei troppo concentrato a guardare questo film palloso." Prese il cuscino e me lo lanciò contro

"Eh no. Non sai con chi ti sei messo contro."

E così iniziammo una lotta con i cuscini, con i pop corn.
Era così strano. Non sapevo più cosa significava divertirsi, ridere e scherzare con un amico. In una giornata Christian aveva fatto tutto ciò che cercavo da tempo

Dopo una mezz'ora di puro caos, notammo le condizioni becere in cui avevamo lasciato il salotto

"Ti aiuto io a pulire, poi devo andare via." Risposi

"Va bene grazie." Replicò lui iniziando a togliere la prima metà del disastro compiuto

Ci mettemmo una mezz'oretta a pulire, ormai erano le 7 di sera. Presi il giubbotto e salutai Christian

Entrai in casa e notai tutte le luci spente. Andai in cucina e notai un biglietto sul tavolo

<<Matti, sono dovuto correre in ufficio per una questione importante, torno stasera tardi, se hai fame, scalda la pizza che c'è nel microonde, non aspettarmi, torno tardi.>>

Salii su in camera ed andai in bagno per farmi una doccia. Avevo bisogno di rilassarmi un po'. Avevo la necessità di sentire l'acqua calda addosso. Uscii dal bagno con solo l'asciugamano in vita, ancora con i capelli bagnati, purtroppo avevo dimenticato l'intimo in camera e non l'avevo portato in bagno.

Mi avvicinai al cassettone, presi l'intimo e andai verso il bagno.
Maledettamente ci colpii il piede e sentii un dolore allucinante, tanto da sedermi sul letto. Quando alzai gli occhi involontariamente e guardai la finestra notai un piccolo dettaglio che mi rimase senza parole

Dall'altra parte c'era Christian affacciato alla finestra fumando con un piccolo sorrisetto sulle labbra.
Presi fuoco. LETTERALMENTE. Ero un peperone. Aveva visto tutto. Io con solo l'asciugamano alla vita, a petto nudo, i capelli bagnati, la sfiga di aver colpito il letto. PERCHÉ TUTTO A ME?? Io imbarazzato allungando la mano salutandolo, ormai mi aveva visto non potevo far finta di niente.

MALEDETTA SFIGA.

//spazio autore

Ciao ragazzi.
Benvenuti in questo primo capitolo di questa storia. Io spero vi abbia instillato interesse. Ditemi cosa ne pensate di come ho fatto cominciare questa storia, se l'idea di base vi è piaciuta, se i personaggi vi colpiscono, chi vi piace di piu. I protagonisti Mattia e Christian se vi piacciono. Insomma ditemi tutto nei commenti e mi raccomando lasciate una stellina.
Un abbraccio
Vi voglio bene
Biagio 🤍💛✌

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