Passato, Presente, Futuro
Arrivati a casa dopo una giornata sfiancante, il mio unico desiderio, era mangiare qualcosa e infilarmi nel letto. Immaginavo che tornare in questa città non mi avrebbe giovato, sapevo che sarebbe stato difficile; andare a trovare mio padre al cimitero, il notaio e l'apertura del testamento, certo che, non mi aspettavo che in realtà quello che mi fosse riservato era ancora più traumatizzante.
"Mi dispiace che la giornata si sia capovolta così male." Appoggiò la sua mano sulla mia gamba
"Si lo so, ma immaginavo fin dal principio quanto questa giornata potesse rivelarsi difficile, ma non credevo così tanto. Adesso vorrei solo scendere dalla macchina, entrare in casa e rilassarmi al caldo." Gli diedi un bacio sulla guancia
"Certo, andiamo."
Quando aprii la porta, mi trovai ciò che non mi sarei mai aspettato. Un salotto pieno di candele, il camino accesso, sul tavolino c'era una piccola cena che ci aspettava, le luci soffuse, era tutto pensato e realizzato nei minimi dettagli
"Ma cosa hai fatto?" esclamai
"Sapevo che questa giornata sarebbe stata molto dura per te, e così al ritorno a casa, volevo sorprenderti con qualcosa per risollevarti un po." Mi mise le mani attorno alla vita dandomi un lieve e delicato bacio sul collo
"Ma, quando hai realizzato tutto questo se eri sempre con me?" Chiesi girandomi di scatto, facendo rimanere sempre le sue mani attorno alla vita
"Beh questo è un segreto, non posso di certo scoprire tutte le mie carte, allora ti piace?"
"Certo che mi piace, è perfetto." Lo afferrai per dargli un bacio
Il tempo di posare i giubbotti, che ci sedemmo sul divano per iniziare il nostro romantico ma inaspettato appuntamento in casa a lume di candela
"Mi dispiace comunque di averti fatto vivere un po questa giornata complicata, so che non è stato semplice neppure per te." Dissi tagliando la pizza
"Lo sai che con me non devi farti nessun problema, siamo una coppia, e ci siamo promessi di viverci sia nel bene che nel male. Certo, non è stato semplice neppure per me, sopratutto l'incontro con Lucrezia, ma non potevo lasciarti solo." Replicò aprendo la bottiglia di vino bianco
"Ed è la cosa che più apprezzo nella nostra relazione, non è stato semplice per noi, lo sai meglio di me, sopratutto perché io ero sempre bloccato, ma ciò nonostante sei sempre rimasto e ovunque andassi mi trovavo sempre la tua mano sulla mia spalla, e io altrettanto ho sempre cercato di esserci, certo tu in questo sei sempre stato migliore di me; sai esserci nel momento giusto, sai dire le parole giuste e sai trasformare la giornata più nera in un qualcosa di più positivo come oggi." Risposi facendo toccare i nostri bicchieri
"Sai benissimo che non è così. Non sono migliore di te. Anzi. A volte non riesco a trovare parole adatte per stemperare la negatività di un determinato momento, e tu invece le hai sempre trovate, soprattutto nel mio periodo no a Londra, quando nessuno credeva in me, quando nessuno mi apriva una porta per essere ciò che sono, c'eri tu, a spronarmi, a non farmi arrendere, e a farmi trovare sempre il lato positivo nelle cose. Se non ci fossi stato tu, mi sarei arreso molto tempo fa."
La mia relazione con Alex non era partita con il piede giusto. Io ero troppo ancorato al dolore, e lui molto spesso nonostante non me lo facesse notare, si sentiva avvilito perché non riusciva mai a farmi sorridere. Lo stavo perdendo e non riuscivo a rendermene conto, solo quando una mattina di febbraio, lui era scappato in accademia, io avevo la giornata libera, e aveva dimenticato la pennetta a casa, pensavo fosse una delle mie dove registravo tutte le coreografie, quando feci partire uno dei video, mi accorsi che non era la mia, ma di Alex, era un file audio con il mio nome, era una canzone...
Una canzone che mi fece capire chi avessi vicino, e cosa mi stavo perdendo perché non riuscivo a superare quella grande delusione, quella grande paura di credere di nuovo in un sentimento. Quando quel pomeriggio tornò a casa gli feci trovare una sorpresa, come stasera, un appuntamento, il nostro primo e vero appuntamento. Si può dire che la nostra relazione è iniziata quel 22 di febbraio. Da quel giorno ci abbiamo seriamente provato, o almeno io, ci ho messo davvero tutto me stesso...
"A cosa stai pensando?" Alex mi fece svegliare dal nastro di ricordi che stessero passando nella mia testa
"A quando ci abbiamo seriamente provato, o almeno io. A quel giorno di febbraio, te lo ricordi?" Risposi accoccolandomi tra le sue braccia
"Certo che me lo ricordo. Non voglio mentire dicendo che in quei giorni mi stavo arrendendo un po anche con te, non riuscivo a farti aprire, non riuscivo a non farti avere paura, facevamo un passo avanti e trecento indietro, e dopo un po era diventato avvilente. E poi quella mattina, il destino ha voluto che io mi dimenticassi la pennetta a casa." La sua carezza sulla testa non mancava mai
"Il destino ha voluto aiutarmi, ha volte voglio pensare che quella mattina, mia nonna ha voluto aiutarmi. Credo che sapesse che stavo sbagliando."
"L'importante è che ora siamo qui, insieme." Prese il mio viso tra le mani e mi diede uno dei suoi baci che riuscivano a trasmettermi la calma nel cuore
"Lo sai vero che adesso non ci staccheremo più." Risi sotto ai baffi mentre continuava a baciarmi
"Meglio."
"E la cena? Non abbiamo finito."
"E chissenefrega della cena, io voglio te."
Una sera che si concluse nel nostro letto, in questi anni io e Alex siamo diventati una famiglia. La Scozia è diventata la nostra casa, il nostro appartamento il nostro piccolo rifugio.
Lontani da tutto, da tutti, lontano dal male, dalle bugie, dalla cattiveria. Mi sono sentito in pace, sono riuscito a trovare una mia dimensione, ma questo ha avuto un costo; mio papà. Non avrei preso quel volo se avessi saputo quello che realmente stesse passando. Non avrei intrapreso la mia carriera in Scozia, se fossi rimasto in Italia e molto probabilmente Alex non sarebbe la persona più importante della mia vita se non fossi partito. La mia felicità è stata un costo, un costo molto alto.
Ho perso mio padre nel modo peggiore, ma non avrei lasciato che degli arrivisti macchiassero la memoria del mio papà.
La mattina seguente, mi svegliai con Alex al mio fianco, gli diedi un bacio sulla guancia e mi alzai di fretta.
Mi feci una doccia veloce, mi vestii molto casual e scesi al piano di sotto.
Il tempo di prendermi un caffè, e uscii di casa. Avevo più o meno due ore e mezzo di macchina da fare, e non avevo voglia di fare tardi. Per non far preoccupare Alex decisi di lasciargli un biglietto sulla penisola della cucina;
<<So che ti arrabbierai, ma non ti ho avvisato perché voglio risolverla da solo, andrò a Firenze, il tempo di due giorni e tornerò a casa.>>
Nel momento in cui accesi la macchina, la mia mente partì da sola e entrai in un meccanismo fatto di ansie. L'avrei rivisto dopo ben 4 anni. Cosa mi sarebbe aspettato? Come l'avrei trovato? Cosa gli avrei detto? L'avrei trovato da solo? Con altre persone? L'avrei trovato cambiato? O sarebbe rimasto quello di quattro anni fa?
Devo dire che mi scaturiva anche un certo imbarazzo presentarmi così di botto, però quella in teoria è casa di mio padre, e io non sapevo di questa presunta adozione, di questo suo trasferimento nell'appartamento della mia famiglia. E chissa se avesse letto la mia lettera. Nel profondo speravo di si, speravo che dopo le nozze, dopo tornato a casa, e dopo che mio padre gli dissi che c'era qualcosa che lo aspettava in camera mia, lui si sarebbe seduto sulla sedia di fronte la scrivania e avrebbe aperto quella busta. Ci speravo. Ci speravo perché così magari avrebbe capito realmente io chi fossi, cosa avessi provato nei mesi di convivenza e di relazione con lui. Era una bolla, era un qualcosa di nascosto dagli occhi di tutti, ma era pur sempre una relazione che in fondo avevo desiderato anch'io. Christian non era il ragazzo per me, e fin da subito era palese, ma io non mi sono arreso, ci ho provato, e se ho sbattuto la testa di fronte ad un muro di cemento armato è anche colpa mia. Forse in quella lettera non mi sono preso infondo anch'io le mie responsabilità. Sarò troppo duro con me stesso? Poco importa, ma è la verità. I segnali che Christian fosse chiuso, attaccato alla catena dei pregiudizi era evidente fin dal primo momento, fin da quando disse che per lui sarebbe stato complicato scoprire che un suo amico fosse omosessuale. Ma ciò nonostante ho continuato imperterrito su quella strada, strada che non portava a nulla di buono.
E quindi infondo speravo che leggendo quella lettera, avesse capito, e che in questi quattro anni, si sarebbe trasformato nella versione migliore di se stesso. Non gli ho mai augurato del male, e mai lo farò. Ma nascondermi che mio padre l'avesse adottato? Nascondermi il suo trasferimento in casa mia? Lasciare che quella puttana di sua madre tradisse mio padre? E sopratutto nascondermi che mio padre fosse malato; queste cose non gliele perdonerò mai. Tradirmi, umiliarmi, mentirmi, illudermi, nel momento in cui ho scoperto che in qualche modo ha fatto del male a mio padre, sono passate in secondo piano. Mio padre era la mia unica famiglia, la mia seconda possibilità, in quei mesi che ci siamo trasferiti a Verona, ho capito realmente quanto mi volesse bene, e rimpiangerò per tutta la vita di non averlo capito prima, di non essermi goduto fino all'ultimo i momenti con lui. Non mi è stato vicino neanche quando sono tornato in Italia per stare con lui gli ultimi istanti, non è stato presente al suo funerale, e adesso devo accettare che viva nella casa di infanzia della mia famiglia? Di avere il mio cognome? Mai. Non lo accetterò mai. La mia famiglia sono Alex e Anita. Loro sono il mio passato, presente e futuro.
Mi fermai ad un autogrill sull'autostrada per fare il pieno, e nel momento in cui mi fermai, il mio telefono iniziò a squillare
"Pronto?" Risposi al telefono senza vedere chi mi stesse chiamando
"Matti, sono io." Era Alex e sentivo che fosse palesemente arrabbiato
"Ale, lo so che sei arrabbiato, però comprendimi." Dissi senza neppure aspettare che mi dicesse qualcosa
"Si lo so, e si ti comprendo, però perché non dirmelo? Non ti avrei mica aggredito." Mi rispose con un tono al quanto deluso
"Lo so, ho sbagliato, però so quanto lui ti turbi e so che diventati triste solo al pensare che l'avrei rivisto, non volevo appesantire la serata che abbiamo passato ieri, mi dispiace." Speravo che la mia voce rotta non si sentisse, ma con Alex era molto difficile nascondergli qualcosa
"Lo so, forse ho sbagliato anch'io a farti pensare che per me fosse un tabou parlare di lui e del vostro passato, siamo stati insicuri entrambi." La sua voce era cambiata, lo sentivo, non era più deluso, ma come sempre divenne comprensivo e autoanalizzò quello che fosse successo. Era questa la magia del nostro rapporto, capivamo all'istante i nostri sbagli, c'era subito un confronto e provavamo nell'immediato a risolverli
"E io ho sbagliato a farti sentire meno importante di lui, e ti assicuro che non è così, altrimenti non starei con te." Cercai di risollevarlo
"Lo so, me lo dimostri ogni giorno, ti aspetto a casa, va bene?"
"Va bene, ti chiamo appena arrivo a Firenze."
Staccai il cellulare, misi il pieno, e continuai il tratto, non mancava molto all'arrivo, e i pensieri continuavano ad aumentare. Dopo mezz'ora vidi l'uscita autostradale <<FIRENZE>> e non potei non domandarmi cosa sarebbe successo.
//spazio autore
Buongiorno a tutti e buona domenica, lo so che vi ho fatto un po attendere, però spero che non sia stato difficile aspettare un po. Come avete potuto notare siamo vicini al fatidico incontro tra Mattia e Christian, e devo dirvi che sono ansioso anch'io di arrivare al loro rivedersi dopo ben quattro anni. Come sempre spero che questo capitolo vi sia piaciuto, che questa storia vi stia ancora interessando e come sempre vi aspetto nei commenti e se vi è piaciuto lasciate una stellina, sapete quanto per me è fondamentale avere un riscontro. Grazie infinite e ci vediamo al prossimo capitolo.
- Biagio <3
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