PARTENZA
POV NOAH
Fissavo il mondo mutare , vivere e scorrere fuori dalla finestra di casa .
Londra era di una tristezza ineguagliabile in autunno.
La funigine dei camini rendeva l'aria ancor ' più grigia e l'odore della legna arsa rendeva tutto più pesante.
I bagagli erano pronti, avrei portato con me poca roba, lo stretto necessario.
La domestica che curava la villetta stile vittoriano di famiglia, aveva preparato una colazione a sacco per il viaggio; crostata di ciliege e pane all'olio.
Si capiva lontano un miglio che non si era mai mossa da Londra.
Quel cibo sarebbe bastato per arrivare giusto fuori l'angolo.
La ringraziai comunque per il gesto , Salutai il personale cordialmente e loro ricambiarono, la vecchia domestica non riuscì a trattenere le lacrime, le porsi un falzoletto di cotone bianco con le mie iniziali, lo prese delicatamente e con un filo di voce interrotto dai singhiozzi mi ringraziò.
"Abbiate cura della dimora , io avrò notizie di tutto ciò che farete , voglio rivedere i prati rigogliosi e la casa linda e pinta al mio ritorno".
L'avevo detto per farli intimorire e mantenere l'ordine anche durante la mia assenza; sapevo in cuor mio che non sarei ritornato e se lo fossi non sarei stato più quello di una volta , ma già non ero più il vecchio Noah da tempo.
La nave sarebbe salpata alle dieci, una volta approdato in Francia, da lì avrei preso un treno e raggiunto il confine.
Il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso e Dio solo sà cosa mi avrebbe atteso oltre la soglia di casa.
Il taxi era arrivato ed accostava vicino al marciapiede fuori il vialotto.
Consegnai le chiavi di casa al magiordomo che aveva prestato i suoi servizi ai Levi da più di trent'anni.
"Fate Buon viaggio Signore ".
Guardai per un ultima volta quella dimora che i miei avi avevano costruito con sudore e fatica , un velo di malinconia percorse il mio cuore.
Dorian ovvero il vecchio magiordomo e il taxista sistemarono i pochi bagagli che avevo in auto e partì.
I miei occhi erano avidi e fissavano per l'ultima volta la mia vecchia e cara Londra.
Ora sui documenti essa non era minimamente mensionata, ero tedesco al centro per cento.
Il viaggio in auto fu silenzioso sembrava interminabile anche se fu molto breve.
La nave era pronta a salpare e non era molto affollata come l'avevo vista nel mio viaggio precedente per ritornare in Inghilterra, ora nessuno voleva recarsi in Francia o qualsiasi altro luogo vicino la Germania, infatti non salpavano più molte navi dirette lì ed avevo dovuto attendere un mese per quella.
La mia cabina era in prima classe ed era abbastanza grande , non delle migliori dato che la nave di per sé non lo era ma era l'unica che avrebbe intrapreso quel viaggio.
Passai l'intero tragitto chiuso in cabina , non mi andava di socializzare ne di vedere anima viva, il mio cuore tamburellava all'impazzata e la mia testa elaborava giorno e notte,miliardi di pensieri si sovrastavano e si spingevano per farsi largo nella mia mente .
Pregavo affinché tutto fosse andato bene .
La nave dopo tre giorni approdò a Marsiglia, lì ci furono i primi controlli ma non approfonditi come pensavo e temevo.
Mi recai in un Hotel per la notte dato che il treno diretto per Berlino sarebbe partito l'indomani alle otto e trenta del mattino.
La notte è il momento in cui si elabora di più ,perché si è soli con la propria mente, ed io ero alquanto turbato.
Ero ignaro di cosa mi fosse atteso una volta al confine.
Avevo bisogno di un goccio , mi rivestì mettendo la camicia bianca e i pantaloni , nulla di formale dato che erano le due di notte e dovevo semplicemente recarmi al bar di quel vecchio hotel.
La testa mi scoppiava , troppi pensieri facevano capolino nel mio cervello.
Mi sedetti sullo sgabello del bar e pogiai i gomiti al bancone.
" Buona sera signore, cosa le verso?"
Disse il giovane e mingherlino barista, era al quanto ridicolo con quei baffetti alla sparviero.
" whisky , grazie".
Il ragazzo si voltò verso lo scaffale ricolmo di alcolici , prese la bottiglia e ne versò un po nel bicchiere dinanzi a me.
Gli bloccai il polso prima che la posasse .
" Lasciala qui".
Un bicchiere non sarebbe stato abbastanza per rilassare i nervi tesi avevo bisogno dell'intera bottiglia.
" Come vuole signore "
Rispose il ragazzo al quanto intimorito dalla mia possente figura e dal tono autoritario che avevo.
L'alcol scendeva giù nella mia gola facendola ardere, ma ad ogni sorso un pensiero si annullava, ero già mezzo brillo quando alle mie spalle udì una voce femminile e al quanto provocante.
" Non è opportuno bere da soli, che ne dici di condividere con me un altra bottiglia? ".
Voltai il capo e vidi seduta alla mia destra una donna alquanto appariscente.
Dall'aspetto sembrava una prostituta, gonna succinta che lasciava intravedere i reggicalze in pizzo nero, una camicia trasparente ed abbondante trucco .
Si era una lucciola, si capiva anche dal profumo volgare e scadente che indossava e dal modo in cui iniziò a strusciarsi su di me.
Era di una aspettro sciapo e la sua figura lasciava al quanto a desiderare.
" posso offrirvene una ma non condividerla con lei..."
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai con una sua mano sulla patta dei pantaloni.
"possiamo condividere altro se vuole".
Gli tolsi la mano dalla patta con forza ed in modo brusco.
Non ero il tipo da frequentare donnaccie ne tanto meno avrei mai tradito Annah ma l'alcol ormai mi era andato alla testa annebbiandomi i pensieri.
Mi afferrò un polso e mi trascinò al piano superiore dove si trovava la mia camera.
"Vedrai bell" omone, mi occupo io di te".
Entrammo in camera e lei si fiondo' su di me come una piovra.
" Si sei proprio bello diamine ".
Le sue avide mai iniziarono a slacciarmi i pantaloni, io ero completamente ubriaco .
" Annah . . . "
"Si tesoro sono chiunque tu vuoi".
Un momento di lucidità baleno'in me è riuscì a respingerla.
" Vattene "
" Mi hai voluta tu qui"
Cercava di essere ancora sensuale e gentile ma io volevo soltanto cacciarla via con quel poco di lucidità che mi restava.
" Annah, voglio Annah, vai via"
Lei prese il mio portafogli dalla scrivania e prese cinque sterline ma poi la sua vista si posò su di una foto che io ed Annah avevamo fatto prima che io partissi.
" Questa è Annah? ...mmm bella ma ora non c'è l'hai più ".
Strappò la foto in mille pezzi mentre sul suo volto un aria malefica prendeva vita.
Seppur mezzo ubriaco, con il minimo di forza che mi restava le tirai uno schiaffo.
" Come hai osato puttana?".
Aveva fatto un grosso sbaglio, aveva distrutto ciò che rimaneva di me e Annah, non c'era più.
Lei si rialzò e mi sputo'in volto e con aria sprezzante mi maledisse
"Tu non la rivedrai mai più anzi sai cosa mi auguro che lei muoia fra le tue braccia a causa tua ".
Girò i tacchi e con tutta la foga che aveva in corpo sbatte ' la porta alle sue spalle.
Io ero lì a terra con i brandelli di un lontano ricordo tra le mani.
Con la poca forza che mi restava mi stesi sul letto e Crollai in un sonno profondo .
Il giorno dopo la testa mi faceva male a causa della sbornia e del brutto incontro ma la sveglia portava già le sette e trenta.
"Diamine farò tardi , ho la partenza".
Feci capolino giù per le scale con quei due bagagli che avevo.
"Chiami un taxi la prego o farò tardi".
dissi al receptionist.
"Signore disponiamo di un auto posso farla accompagnare da Pierre il nostro portinaio notturno".
"si grazie mille".
Avevo una fretta assurda , volevo rivedere Annah, non m' importava dei mille pericoli che avrei potuto incontrare di lì a poco , avevo bisogno di vederla , di perdermi nei suoi grandi occhi neri e di inalare avidamente il suo odore.
Se tutto fosse andato bene l'avrei sposata non mi sarebbe importato delle leggi razziali , saremmo scappati l'avrei portata lontana da tutto il male che la circondava.
Lei era l'unica cosa per la quale valeva la pena di lottare e morire.
Arrivai in stazione diedi una mancia a Pierre e mi diressi al binario, Salì i tre scalini del vagone e presi posto.
Si udiva il capo stazione fare l'ultimo richiamo ai passeggeri ancora a terra.
"In carrozza , Ultima chiamata per Berlino...tutti in carrozza".
Quando anche gli ultimi passeggeri furono saliti, il treno partì.
Anche questo come la nave sulla quale mi ero imbarcato giorni prima, era semivuoto.
Solo i pazzi ora erano diretti all'inferno.
Ed io mi sentivo come Orfeo pronto a riprendere la sua amata Euridice dagli inferi, ma io al suo contrario non mi sarei voltato indietro , perdendola ancora una volta, ne sarei morto anch'io.
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