Un giorno a scuola Parte 2

Trisha cammina al fianco di Luke, procede a passi lenti, quasi timorosa di raggiungere il tavolo dove pranza abitualmente il ragazzo, mentre gli sguardi curiosi e sgomenti degli altri alunni si posano su loro. Sono pupille che mai avevano guardato Trisha, la ragazza aveva camminato tra quelle quattro mura sentendosi invisibile per anni.

Arrivano alla loro meta e Luke fa sedere Trisha accanto a sé e le presenta i suoi amici, sebbene la loro fama li preceda: c'è Cody Patel, il miglior amico del ragazzo, guardia tiratrice della squadra di basket ed eterno Peter Pan, ci sono Drew Miller, Jack Torres e Cole Mitchell, altri membri della squadra. Non mancano le componenti della loro squadra di cheerleader, capitanate da Helena Reyes che innalza il capo per osservare la nuova arrivata, muove la chioma rossa in segno di saluto e sorride sincera.

Sono loro, le tre estranee, a necessitare di presentazione, Trisha osserva le sue amiche e non si stupisce delle loro reazioni: Rose è eccitata e Bryanna intimorita; è lei l'unica a essere immune a qualsiasi emozione, almeno finché non guarda lui.

Accarezza il volto di Austin con i suoi occhi, avverte i palmi delle mani sudare e i battiti del cuore accelerare, mentre la mente è affollata da pensieri sconnessi.

Ali che non aveva mai spiegato, un volo che non aveva mai spiccato per assecondare, sebbene inconsapevole, il volere del suo amico.

Avverte le sue iridi incollate alla pelle e vano è il tentativo d'ignorarlo; Austin non smette di osservarla e il disappunto che è possibile leggere nel suo sguardo indispettisce Trisha oltremodo.

«Trisha, oggi hai impegni?» la voce di Luke riporta alla realtà la ragazza, che avverte il silenzio degli altri commensali avvolgerla mentre attendono la sua risposta.

«Non ho alcun impegno e devo studiare. Perché?» le gote della giovane s'imporporano per la soggezione, china il capo e attende di capire quali siano le intenzioni del ragazzo.

«Vorresti restare per assistere agli allenamenti di basket? Appena finito, andiamo a prendere qualcosa alla caffetteria sulla Main, dopo posso riaccompagnarti a casa in auto», la mano di Luke circonda quella di Trisha, stretta a pugno intorno alla forchetta.

«Mi piacerebbe, sì, resto!» la studentessa dalle azzurre iridi ostenta una sicurezza lungi dall'essere provata.

«Potreste restate anche voi?» Cody estende l'invito alle altre due ragazze appena conosciute, nessuna emozione trapela dalle sue parole, sembra quasi che la risposta al quesito posto non sia affatto rilevante per lui.

«Se ti fa piacere, potrei pensarci», Rose innalza le spalle e rivela la natura insolente e sfacciata che la caratterizza, palesando in tal modo l'interesse per quel ragazzo che ammira ogni giorno.

«Mi spiace, ma non posso poiché ho già un impegno con mia madre», Bryanna sorride mestamente e rifiuta con garbo l'invito, i suoi occhi si spostano fino a puntare sul tavolo dei giocatori di football; la mano trema impercettibilmente per l'agitazione che prova a chetare spostando i lunghi capelli castani da un lato della spalla all'altro.

«Scommetto che se te lo avesse chiesto Ryan Howard, avresti dato buca a tua madre!» è un mormorio, quello di Rose, affinché gli altri non ascoltino.

Bryanna cala appena le palpebre, punta sul vivo dall'infelice battuta dell'amica poiché non ha ancora smesso d'inseguire la chimera che porta il nome di Ryan, il migliore amico di Austin.

«Sarà per la prossima volta, allora. Tu pensaci, Rose, perché mi farebbe molto piacere se restassi» ammicca Cody con un sorriso che addolcisce i lineamenti spigolosi del suo volto.

«A... allora va bene pure per me.»
Le orecchie di Trisha guizzano udendo Rose balbettare, evento da ricordare ai posteri, e la osserva divertita quando scorge il viso dell'amica diventare più rosso del gilet delle divise scolastiche.

La pausa pranzo sta per volgere al termine e i primi ad andar via sono i giocatori della squadra di football, accompagnati dalle loro cheerleader. Avanzano in coppia e la strada si spiana al loro passaggio, è un moto di riverenza da parte di ogni studente verso coloro il cui unico obiettivo è far sentire inadeguati gli altri.

Far sentire inadeguata me.

«Edwards, noto con piacere che tu e i tuoi amici non selezionate più con cura il livello delle persone di cui vi circondate. Non dirmi che ti attrae scendere nei bassifondi?» il sorriso di Caroline è velenoso quanto le parole pronunciate.

«Non temere, appena vorrò farmi un giro nei bassifondi, chiederò a te di sedere al mio tavolo, Caroline.»

Nessuno dei presenti riesce a trattenere l'ilarità, Rose e Helena sono le prime a ridere mentre Trisha si limita a stringere le labbra in una linea dritta, un movimento impercettibile che arriva fino alle pupille di Austin.

«Attento a come parli, Edwards!» lo stizzito quaterback interviene per proteggere la reputazione della sua ragazza e le unghie di Trisha s'incuneano nei palmi delle mani, rimembrando che mai erano fuoriuscite dalle labbra di Austin parole a sua difesa.

«Rogers, è stata la tua fidanzata a venir qua per offendere. Ti consiglio di comprarle una museruola e, se permettete, noi vorremmo continuare la pausa pranzo evitando qualsiasi fastidio.»

Helena interviene per sedare gli animi e Caroline, indispettita, si allontana in fretta trascinando con sé Austin.

Un trillo continuo avverte gli studenti che la pausa è terminata, ognuno di loro s'incammina fuori dalla mensa e Luke si offre di accompagnare Trisha alla prossima lezione, una gentilezza che lei rifiuta giacché non vuole che il gentile compagno di studi tardi per colpa sua e perché andrà alla lezione di francese in compagnia delle sue amiche.

«Fantastico! Non ci posso credere, oggi siamo stati al tavolo dei giocatori di basket e invitate ad assistere agli allenamenti», è un chiacchiericcio incessante quello di Rose, non smette di ciarlare da quando ha varcato la soglia dalla mensa.

«Frena l'entusiasmo, Rose, e non ti affezionare troppo a loro. Ci considerano una novità. Vedrai, si stancheranno presto», la voce di Trisha tradisce la perenne disillusione che la caratterizza.

Le tre studentesse giungono in aula e occupano i banchi in seconda fila, senza badare a chi vi sia alle loro spalle; credere di trascorrere un'ora di lezione tranquilla è un'effimera illusione: pochi istanti in cui avevano dimenticato quanto fosse affollato il corso, ma le voci che giungono dai banchi dietro le riportano bruscamente alla realtà.

«Guardate chi abbiamo davanti a noi, ragazzi! Le studentesse insulse che oggi hanno avuto il loro quarto d'ora di gloria!»

Trisha sospira, tamburella le dita sul banco ed elenca mentalmente ogni offesa ricevuta negli anni.

«Smettila, Caroline!» la voce di Ryan squarcia il silenzio creatosi e genera stupore in ogni alunno presente.

Un intervento che dona una punta di coraggio a Trisha, che indispettita dal mutismo di Austin sputa fuori tutta la sua rabbia: «Sei in errore, siamo sempre davanti a voi! Non ci vuole poi tanto a essere davanti a chi ha una vita talmente insulsa da dover denigrare gli altri per brillare».

Rose e Bryanna si voltano per osservare la loro amica, hanno le pupille dilatate e le sopracciglia inarcate, Trisha realizza così di essere stata lei a parlare, a reagire per la prima volta.

«Ora stai esagerando, Trisha!» con le palpebre schiuse appena e voce atona, Austin prova a zittirla, mentre le pupille inchiodano i folti capelli biondi della ragazza seduta dinanzi a lui.

«Austin, è Caroline a esagerare», Ryan sbuffa infastidito e continua a soffiare parole in difesa delle ragazze vittime costanti della fidanzata del suo migliore amico, noncurante delle opinioni altrui.

Trisha batte il piede sulle piastrelle del pavimento, morde le labbra per impedire alle offese di fuoriuscire dalla sua bocca, sebbene l'amarezza non riesca a placarla; rimugina su cosa sia giusto da fare, ma l'entrata in aula del professore mette fine a ogni diverbio.

Le ore sembrano trascorrere lente, Trisha si trascina da un corso all'altro fin quando arriva il momento di andare verso la palestra dove si terranno gli allenamenti di basket; Rose saltella eccitata al suo fianco e le ghermisce un arto quando avvista, nei pressi dello spogliatoio, Austin e Ryan, quest'ultimo sorride mesto nella loro direzione e non riesce a tenere a bada la sua curiosità, «Cosa fate qui? Bryanna non c'è?»

L'atteggiamento di Ryan inizia a essere chiaro a tutti, è ancora vivo l'interesse per Bryanna, colei che aveva frequentato, per alcune settimane, l'anno precedente sebbene si fosse, poi, eclissato senza alcuna giustificazione.

«Siamo state invitate agli allenamenti di basket ma Bryanna aveva già un impegno, purtroppo», Rose si bea dell'espressione accigliata di Austin mentre chiosa i motivi che le portano a essere lì.

«Com'è romantico! Sei diventata il nuovo giocattolo di Luke, Trisha?»

«Come osi, deficiente», il fumo fuoriesce dalle orecchie di Rose mentre la voce s'innalza di un tono.

Il palmo di Trisha circonda l'esile polso dell'amica per indurla a tacere, «Tranquilla, Rose. Le sue parole non mi toccano. Le sue offese non fanno più male.»

«Non volevo offenderti, solo aprirti gli occhi!» Austin urla il suo disappunto, parole che si perdono nel vento poiché le ragazze l'hanno già oltrepassato, a testa alta e dirette verso la palestra.

L'allenamento è stato davvero faticoso per i giocatori e terribilmente noioso per Trisha, l'unica a esaltarsi è stata Rose che si autoproclama cheerleader honoris causa.
Appena usciti dagli spogliatoi, Luke e Cody conducono, come da promessa, le ragazze alla caffetteria, dove sono soliti recarsi per rifocillarsi.

Li accoglie una giovane cameriera che sembra conoscere bene i due ragazzi, tenta di sistemare la divisa rosa, lisciando pieghe immaginarie, e riportando qualche ciocca castana, sfuggita dalla coda, dietro l'orecchio; sorride a Trisha e Rose come a volersi presentare e raccoglie le ordinazioni su un minuscolo taccuino e scrivendo alla velocità della luce.

Luke attende che la ragazza si commiati prima d'inchiodare le pupille in quelle di Trisha, afferrando finanche la sua mano, «Mi farebbe davvero piacere vedervi sabato alla nostra partita. A seguire, ci saranno i festeggiamenti all'Angels Night».

«Siete già sicuri di vincere?» Rose beffeggia il ragazzo, che le rivolge uno sguardo di disappunto.

«Certo che vinceremo! Vinciamo sempre, siamo i primi in classifica» Cody, offeso, ribatte guardandola di sbieco.

È d'obbligo, per Trisha, giungere in difesa dell'amica, prima che dalla sua bocca fuoriesca qualche altra battuta infelice, «Sta scherzando, io accetto e credo che anche Rose non abbia obiezioni. Possiamo dirlo a Bryanna?»

«Certo! Ci fa piacere» Luke, senza indugio alcuno, si mostra felice, destando lo stupore di Trisha che non riesce a immaginare che esista qualcuno interessato alla sua compagnia. Rose annuisce, con finta indifferenza, per confermare anche la sua presenza.

Il pomeriggio trascorrere veloce, qualche battuta, alcuni aneddoti sulle partite, racconti di disavventure capitate durante le trasferte e poi Rose mostra all'amica l'orario impresso sul display del suo cellulare, «Ehi, Trisha, dovremmo andare».

«Luke, sarebbe preferibile che io accompagnassi Rose, mentre tu dessi un passaggio Trisha, non tarderebbero oltre.»

Rose è estasiata dall'idea di Cody, si alza di scatto rischiando di rovesciare la sedia e segue Cody all'esterno del locale dopo aver accennato un saluto ai due che non accennano ad alzarsi.

Trisha non vorrebbe mai andar via da lì, non per il luogo in sé che potrebbe essere qualsiasi, ma per provare ancora la spensieratezza che l'ha accompagnata per tutto il pomeriggio; è stata bene, si è sentita parte di qualcosa, sebbene sia certa si tratti di un episodio isolato, fatica a sperare che possa ripetersi.

«Indicami la strada, Trisha», il viaggio in auto procede come l'incontro alla caffetteria, sereno e con affettuose prese in giro che si rivolgono l'un l'altra; l'atmosfera cambia, però, quando Luke comprende di essere dinanzi all'abitazione di Austin.

«Perché vivi con Rogers?» le palpebre del ragazzo sono spalancate, tra le sue labbra si posa una domanda a cui spera di udire come risposta che si tratta di un errore.

«Mia madre lavora per i Rogers e noi viviamo con loro» Trisha chiosa con disincanto i motivi dalla loro presenza in quella casa; Luke scende dall'abitacolo e accompagna la ragazza fino al portone d'ingresso.

«Perché ti tratta male se vi conoscete così bene?» è la curiosità, o forse il disappunto, a spingere Luke a interrogarsi sul comportamento scorretto del suo compagno di scuola, perché è solo in questo modo che può definirsi, ora, il loro rapporto.

Trisha chiude gli occhi, inspira piano e si perde nei ricordi degli ultimi anni; continua a ripetere a se stessa che non può più far male, benché sia consapevole che è una mera bugia poiché la ferita brucia, nonostante voglia mostrarsi indifferente, e il dolore pulsa come il primo giorno.
Sebbene conosca Luke da poco, le viene naturale raccontargli tutto: butta fuori le parole, che scorrono come un fiume in piena, come se stesse gettando fuori il tribolo che la annichilisce. «Viviamo con i Rogers da quando ero molto piccola, mia madre è stata assunta da loro dopo la morte di mio padre. Io e Austin eravamo grandi amici e gli volevo molto bene, era il mio idolo. Averlo conosciuto mi ha donato il conforto per non aver saputo trattenere i ricordi di mio padre.
Per anni ho creduto che sarebbe stato così per sempre, che l'affetto reciproco non sarebbe mai affievolito. Mi sbagliavo! Averlo conosciuto ha solo aumentato le mie insicurezze, prime fra tutte quella di non essere abbastanza per gli altri. Austin mi ha fatto sentire inferiore a lui tante volte negli ultimi anni. Non l'ha mai detto, però l'ha dimostrato continuamente: non ero alla sua altezza. Dapprima, provavo a giustificare i suoi comportamenti giacché i miei sentimenti erano immutati; poi le umiliazioni sono aumentate ed è diminuito il mio affetto per lui, non lo stimavo più. Sapessi le volte che sono tornata a casa in lacrime, non era la solitudine a pesare bensì la consapevolezza di non significare nulla per chi per me rappresentasse tanto! Austin cercava in ogni modo di calpestare la mia dignità, credimi vorrei non averlo mai conosciuto. L'amicizia che prima c'era tra noi non è valsa quanto ho subito».

Le lacrime si soffermano agli angoli degli occhi della ragazza, lì dove le ciglia si fondono con la carne, prova a trattenerle per non mostrare la sua debolezza, ma solcano le gote quando Luke vi posa un palmo e lei inclina il capo per plasmarsi alla sua carezza, «Se è possibile, adesso, lo disprezzo più di prima. Trisha, tu vali tanto e nessuno può permettersi di farti sentire inferiore. Anzi, nessuno al mondo merita di sentirsi tale, a parte quei tre. Il loro essere inferiore nasce dal malessere che li divora. Loro martirizzano chi ha un enorme potenziale come te poiché invidiosi. Alza la testa e va dritta per la tua strada. Combatti, potrai pure perdere, ma avrai combattuto», le posa un bacio sulla fronte prima di continuare, «a domani, guerriera. Voglio vederti sorridere sempre».

Trisha ritrae le labbra in una linea dritta per celare il sorriso nato dalle sue parole, lo osserva mentre si allontana e innalza la mano in segno di saluto quando lo scorge entrare nell'abitacolo, un cenno ricambiato dal giovane prima di mettere in moto il veicolo.

«Sono stato un grandissimo stronzo!» Trisha sobbalza al suono della sua voce: Austin è seduto sul divano in vimini, posto sotto un gazebo che occupa la zona anteriore del giardino, e ha ascoltato il racconto della giovane, «Era proprio necessario raccontare tutto a lui? Lo conosci appena! Perché non mi hai mai detto di quanto soffrissi?»

«Non puoi averlo detto davvero! Cosa ti aspettavi? Sarei dovuta venire da te per chiedere spiegazioni sul tuo odioso comportamento?»

«No, ma potevi dirmi cosa provavi. Se vuoi sapere perché è finita l'amicizia tra noi, non posso rispondere giacché è ignoto pure a me. Ho conosciuto la popolarità e mi è piaciuta tanto. La tua presenza dava fastidio a Caroline ed io avevo bisogno di lei per essere importante!» Austin prova a giustificarsi con la voce incrinata dall'incertezza, un tentativo che peggiora l'opinione che la sua vecchia amica ha di lui.

«Per sentirti importante, essere è una parola grossa per te», Trisha non può evitare di precisare ciò che ritiene doveroso e che induce Austin a chinare il capo, «inoltre, evita di parlare con me, potresti essere accusato di voler scendere nei bassifondi».

«Non sono stato io a dirlo!»

«Non l'hai impedito, Austin!»

«Hai ragione a odiarmi ma permettimi di metterti in guardia, quello vuole solo portarti a letto», un moto di stizza induce la ragazza ad avvicinarsi a lui.

«Ti sbagli, io non ti odio. Oramai, mi sei solo indifferente. T'informo, inoltre, che il mio rapporto con Luke non è un tuo problema. Ti sembra talmente strano che qualcuno possa essere interessato a me? Verosimilmente, per te non sono neppure alla sua altezza, ma credimi Luke non è un tuo simile.»

Negli occhi di Austin appare un luccichio di delusione ma Trisha non si lascia impietosire e si appresta a entrare in casa.

Austin è più lesto di lei, la sua mano si muove per agguantare il polso della ragazza e sussurra alle sue orecchie: «Non intendevo questo, ho solo detto che vuole approfittarsi di te!»
Trisha, però, è una mina vagante, stufa delle continue mortificazioni e lo ammonisce: «Non ti azzardare mai più a toccarmi!»

Il giovane allenta la presa e Trisha ne approfitta per eclissarsi dal suo mondo. La flebile voce di Austin, però, frena la sua fuga. «Non volevo sporcare pure te, Trisha! Se fossi rimasta al mio fianco, quello che ha infettato la mia anima ti avrebbe annientato», è un sussurro che si posa sulle sue labbra, impercettibile ma che giunge alle orecchie di colei che stava scappando grondante di mortificazione.

Austin non immagina che Trisha abbia ascoltato le sue parole e le stesse scivolano via, velocemente, dalla memoria della ragazza. Sebbene siano parole che, per un assurdo presentimento, lei crede che torneranno a tormentarla quando sarà troppo tardi.

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