Insieme

Bar Harbor si allontana velocemente alle loro spalle. Guardando fuori dal finestrino, Trisha intravede le prime luci dell'alba illuminare quelle strade strette e ancora silenziose. Solo il rumore del mare, che si abbatte prepotente sulla costa frastagliata, spezza quel silenzio così fragile. Un silenzio fatto di tante anime, che tra poche ore, inizieranno a vivere la loro quotidianità, accarezzando la propria vita con le emozioni che le contraddistinguono.
Per una volta, dopo diversi anni, sono i sogni e la speranza ad accarezzare l'anima della ragazza. Nel suo cuore, il silenzio è spezzato da urla di gioia.

Da qualche minuto, al rumore del mare si è aggiunto il rombo dell'auto di Austin a disturbare gli ultimi squarci di sonno degli abitanti della loro quieta cittadina. La fuga romantica, sognata quel giorno in ospedale, si sta materializzando sotto gli occhi di Trisha colmi d'amore per il ragazzo che la sta conducendo alla baita dei Rogers, alle pendici del monte Cadillac.

Venticinque giorni sono trascorsi da quando il dottor Sanchez li aveva informati che la data designata per il trapianto si stava avvicinando. Giorni accompagnati dalla paura di perdere quel frammento di felicità che lei aveva assaporato senza accorgersene, quando aveva scoperto come un cuore, rassegnato come il suo, potesse riacquistare tutti i battiti persi. Pulsazioni smarrite durante le notti passate insonne per realizzare quanto grande possa essere la solitudine di chi non riesce a trattenere nelle proprie mani l'emozione di sentirsi all'altezza.

Le settimane si erano susseguite le une alle altra con una lentezza estenuante. Il giorno del trapianto avevano apposto nel braccio di Trisha un catetere venoso per prelevare il sangue che affluiva all'interno di uno strumento, messo accanto al suo letto. Questo strano macchinario separava le staminali, aumentate grazie all'assunzione di un farmaco nei cinque giorni precedenti, dal sangue per poi restituirglielo attraverso un altro catetere. L'aferesi era durata più di quattro ore.

Tutto era andato per il verso giusto, le analisi, a cui Austin si era sottoposto dopo la donazione, avevano annunciato la stabilizzazione dei parametri nel suo sangue.
Sebbene non si possa parlare ancora di completa guarigione, le parole del dottor Sanchez avevano accesso una luce di speranza in ognuno di loro.

Nei giorni successivi al rientro a casa, la relazione tra i due era stata un susseguirsi di baci rubati, carezze agognate, parole d'amore sussurrate al riparo di orecchie indiscrete e gemiti soffocati nel silenzio della notte.

Austin aveva venerato ogni lembo di pelle del suo corpo, senza mai pretendere oltre poiché lei meritava di più di una prima volta caratterizzata dal costante nascondersi; il ragazzo lo ripeteva all'infinito, desiderava donarle un momento da ricordare per l'eternità.

Avevano deciso di andare alla baita per qualche giorno, fingendo, con i loro genitori, un fine settimana tra amici per festeggiare il ritorno a casa di Austin e la promozione di tutti. Ryan e Bryanna avevano retto il gioco.
«C'è qualcosa che ti turba, Trisha? Sei assente, non hai parlato per tutto il viaggio.»

«Nulla, non preoccuparti. Stavo ripensando alle ultime settimane.»

«Non pensarci più, adesso esistiamo solo noi. Nulla deve turbarci e godiamo di ogni attimo trascorso insieme. Ho avuto paura di non poter assaporare questi momenti, di non poter più perdermi nei tuoi occhi, di non poter più inspirare il tuo odore. Trisha, hai illuminato la strada che mi ha condotto alla salvezza. Non mi hai solo salvato dalla malattia, ma soprattutto da un'esistenza vuota.»

I suoi occhi s'incastrano in quelli di Trisha, le loro dita sono intrecciate mentre percorrono il viale sterrato, delimitato da una staccionata di legno, che li conduce alla baita.

Dinanzi a loro si presenta uno spettacolo sublime: il monte Cadillac padroneggia maestoso e il ruscello riflette la luce del sole mostrandosi nella sua limpidezza. C'è solo una distesa verde che li circonda, le altre baite distano a più di trentamila iarde. Sono completamente isolati.

Entrano nel cottage e Trisha nota, con gran stupore, che è tutto completamente in ordine. Le lenzuola bianche non sono, come di consueto quando la casa resta vuota per tanto tempo, poste sull'enorme divano antistante al camino, i mobili di legno chiaro sono perfettamente spolverati, la tavola è già imbandita e, nell'aria, un profumo di lasagne stuzzica il palato.

Austin sorride dello stupore disegnato sul suo volto. «Ho chiamato Dorotha e lei si è occupata di tutto. Ha anche cucinato per tutti i tre giorni. Dobbiamo solo riscaldare le pietanze al momento giusto. Adesso, andiamo su per metterci i costumi, voglio fare un bagno al ruscello».

Dorotha vive giù al paese, ha un piccolo negozio, dove vende frutta e verdura. La donna non si è mai sposata e non ha avuto figli. Ha dedicato tutta la sua esistenza ai genitori anziani e ai bambini del paese, fanciulli che andavano al suo negozio per farsi raccontare storie di draghi e principesse e per mangiare le sue torte di mele. Anche Trisha e Austin, appena Annie o sua madre li portavano al paese a far compere, sgattaiolavano da lei. Crescendo, la giovane aveva capito come Dorotha fosse una di quelle donne che era riuscita a star bene anche nella propria solitudine. L'amore che non aveva potuto dare a un uomo e ai suoi figli, lo aveva riversato sugli abitanti del paese e Trisha ha cercato, per anni, di capire se ne sarebbe mai stata capace.

Austin ha già steso la coperta sul prato e ha tolto la t-shirt, restando in costume; lei armeggia, inutilmente, con la chiusura lampo del suo vestito color petrolio dalle sottili spalline, si è quasi rassegnata a vederla rompersi quando sente la roca voce del ragazzo alle sue spalle, «Posso aiutarti?»

Le mani di Austin impiegano una frazione di secondi a sbloccare la chiusura del vestito, per passare, poi, sulle spalline e farle scendere sui deltoidi della ragazza con una lentezza capace d'infuocare i suoi sensi.

Il vestito cade accarezzandole il corpo, accompagnato dalle mani di Austin; dopo secondi che a Trisha sembrano interminabili, la bocca umida di lui si poggia sulla sua nuca, per spostarsi, con delicatezza, sul collo.

Austin afferra la sua mano, per trascinarla in acqua, nota il disappunto dipinto sul suo volto e la rassicura: «Con calma, Trisha. Abbiamo tutto il tempo. Meriti il meglio».

L'acqua è fredda e lei stringe il corpo del suo ragazzo per riscaldarsi, muove le mani sulla schiena, accarezza le spalle, il petto, i fianchi e scende sempre più giù, fino ad arrivare al bordo dei pantaloncini che usa come costume. Non ha mai osato tanto, è impacciata ma si bea delle espressioni di godimento che vede sul suo volto. Austin chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore, Trisha sorride nel vederlo in estasi e, in un impeto di coraggio, addentra la mano all'interno del costume; lo accarezza con ardore, lo sfiora con malizia, si nutre dei suoi ansiti e dei sussulti. «Vuoi farmi morire, Trisha?»

«Vuoi che smetta?» un sorriso beffardo compare sul volto della piccola e inesperta tentatrice.

«No, continua. Non aver timore di accarezzarmi, non c'è sensazione più bella delle tue mani su me.»

«Ti voglio, Austin.»

«Trisha, non immagini neppure quanto ti desidero», Austin, frenetico, la solleva tra le braccia e la conduce fuori dal ruscello, poggiandola sulla coperta stesa poco prima, laddove inizia la tortura della ragazza. La bocca inumidita di lui si posa su ogni centimetro della sua pelle, la lingua tormenta i punti più sensibili, i gemiti della giovane coprono i rumori della natura, «T... ti... prego».

«Che cosa vuoi, Trisha?» la voce di Austin è cavernosa.

«Te! Voglio te.»

Austin non se lo fa ripetere, il suo costume raggiunge sull'erba quello di lei, prende le dovute precauzioni e si perde nello scintillio lussurioso che vede riflesso nelle iridi della ragazza. «Sei sicura? Posso aspettare.»

«Io non posso e non voglio aspettare.»

Entra in lei cercando di non farle male, s'incastrano in un'unica entità e si fondono in un solo corpo. Ad Austin, però, non sfugge l'irrigidimento del corpo di Trisha e i tremori che la scuotono. «Scusa, tesoro. Se esco ora, ti farà più male. Posso continuare?»

Lei annuisce, impossibilitata a poter fare a meno di sentire il suo corpo, inarca la schiena per accoglierlo completamente e rassicurarlo che il dolore è passato.

Gli occhi si chiudono per trattenere l'intensità delle emozioni che stanno marchiando indelebilmente il suo corpo.

«Apri gli occhi, tesoro. Non voglio perdermi nulla di te e, soprattutto, non voglio lasciarmi sfuggire la brama di me che ti divora. Sei mia.»

Trisha li schiude lentamente, timorosa di mettere a nudo la sua anima, ma quando lo sguardo s'incastra perfettamente con il suo, comprende che Austin è in balìa delle sue stesse emozioni.
Le iridi del ragazzo traboccano d'amore per lei, i battiti dei loro cuori aumenta notevolmente, quello di Trisha è sul punto di fuoriuscire dal petto per posarsi nelle mani di Austin. Ogni spinta è un colpo mortale inflitto ai ricordi spiacevoli che, sporadicamente, si affacciano nella mente di Trisha tuttora.

Estasiata, raggiunge l'apice del piacere e lui la segue dopo pochi istanti, si stacca da lei cercando di essere delicato e si stende al suo fianco.

Trisha poggia la testa sul suo petto, «È stato bellissimo. Mi dispiace che tu ti sia dovuto trattenere per colpa della mia inesperienza».

«Trisha, oggi ho fatto l'amore per la prima volta. Tutto quello che ho fatto in passato, non è minimamente paragonabile a quello che ho appena vissuto con te. Era solo sesso prima, credimi, sono io a sentirmi inadeguato di fronte alla tua purezza. Non immagini cosa significa per me essere stato il primo. È sarò anche l'unico!»

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